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VISITA PASTORALE NELL’ARCIDIOCESI DI GAETA

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLE NUOVE GENERAZIONI
NELLO «STADIO DEGLI ARANCI» DI FORMIA

Domenica, 25 giugno 1989

 

Carissimi giovani.

1. Vi saluto tutti con affetto e vi esprimo la mia gratitudine per essere venuti qui numerosi. Grazie per le manifestazioni di accoglienza che mi avete riservato, grazie per i vostri canti.

Un ringraziamento speciale va poi al sindaco della città ed al presidente del CONI per i nobili indirizzi da essi rivoltimi, come pure ai componenti della scuola nazionale di atletica, che ospita tutti noi in questo meraviglioso scenario. Saluto i dirigenti, i responsabili ed i giovani atleti di questa valorosa scuola, ed auspico per tutti loro che questo momento della loro vita non sia solo una tappa per conseguire i desiderati risultati tecnici e sportivi, ma diventi una vera esperienza di vita, un momento di crescita non solo delle forze fisiche, ma anche di quelle spirituali.

Esprimo le mie congratulazioni ai sei atleti che ci hanno dato la possibilità di seguire un momento di questa bella disciplina internazionale, ed in loro saluto i loro paesi e tutte le altre nazioni qui rappresentate. Saluto inoltre anche tutte le associazioni qui rappresentate, con i loro animatori e dirigenti, in particolare quei gruppi e movimenti che collaborano nell’apostolato con tutte le componenti di questa Chiesa diocesana per la diffusione del Vangelo. Ringrazio il vostro giovane rappresentate il quale mi ha dato il benvenuto a nome di tutti.

I giovani sono e devono sempre più diventare gli apostoli dei giovani, i testimoni di Cristo tra i loro amici, nella scuola come nel lavoro, nello sport come nelle quotidiane relazioni di amicizia e di fraterna solidarietà.  

La Parola di Dio non inganna ma è luce sicura

2. Nella prospettiva di questo incontro voi mi avete posto alcune domande, che corrispondono ai problemi che voi percepite con maggiore intensità, perché li avvertite - per così dire - nell’aria, in conseguenza anche del forte impatto psicologico dei mezzi di comunicazione sociale.

Devo, dunque, rispondere alle vostre questioni, e devo farlo obbedendo ad una norma che voi giustamente apprezzate. L’apostolo Paolo, in una sua lettera, ci avverte che occorre rispondere “senza comportarci con astuzia né falsificando la parola di Dio, ma annunciando apertamente la verità” (2 Cor 4, 2). Con questa franchezza io intendo parlarvi e il criterio a cui mi atterrò è la verità contenuta nella Parola di Dio. Voi sapete bene che la Parola di Dio non inganna, ma è luce sicura che guida il nostro cammino.

Voi giovani portate dentro di voi un desiderio profondo di verità, dal quale scaturisce la esigenza di discernere gli autentici valori e di elaborare un degno progetto di vita. Proprio per questo voi intuite che, al di là delle gratificazioni offerte dalla cultura, dalla professione, dallo svago, resta l’attesa di una risposta all’interrogativo essenziale che sale dalle radici stesse del vostro essere: l’interrogativo sul senso della vita, sul fine per il quale siete stati chiamati a lottare e a soffrire, a vivere e a morire.

Ebbene, cari giovani, io sono qui per dirvi che la risposta a questo interrogativo esiste. Questa risposta è Cristo, il Figlio di Dio fattosi uomo per insegnarci ad essere pienamente uomini e per offrirci, al tempo stesso, la possibilità di essere, anche noi con lui, figli di Dio. Questo è il nostro futuro: figli nel Figlio, chiamati a partecipare con lui al suo stesso destino di gloria.

Ecco, perciò, il mio augurio: accogliete Cristo nella vostra vita. Senza l’esperienza di questo incontro interiore con Cristo, la vita può disperdersi, fin troppo facilmente, verso esperienze illusorie e consumistiche, compresa, ovviamente, quella suicida della droga o quella egoistica dello sfruttamento del prossimo e del rifiuto della solidarietà.  

Una coscienza che crede di essere libera e autodeterminata costituisce un pericolo

3. Voi avete già capito, che uno dei grandi pericoli per il mondo giovanile è proprio quello di una mentalità secolarizzata, preclusa ai valori della trascendenza. Una mentalità che nega il senso del peccato in nome di una coscienza che crede di essere libera ed autodeterminata.

Giustamente alcuni di voi hanno sottolineato questo aspetto. La Chiesa, come sapete, riconosce la presenza del peccato nell’uomo. Anzitutto quello delle origini: la Sacra Scrittura insiste su questa realtà, che ha sconvolto i rapporti fondamentali tra Dio e l’uomo, e tra uomo e uomo; ma poi anche il peccato personale, che è la ribellione dell’uomo nei confronti di Dio e della sua legge. Esistono inoltre quelle forme sociali di peccato, contro le quali voi giovani, in particolare, reagite, esigendo profondi cambiamenti delle strutture. Non a caso ho parlato, in una mia enciclica, di “strutture di peccato”, che condizionano la condotta degli uomini e si innestano su atteggiamenti egoistici, su vedute grette dei valori, su calcoli politici ed economici intesi ad asservire più che a servire, col proposito di imporre agli altri la propria volontà a qualsiasi prezzo e con qualsiasi mezzo.

Contro questa logica del peccato, che è in atto, tocca anche a voi giovani reagire, per favorire la vittoria del bene sul male e sulle sue regole inique. Ciò si ottiene accogliendo i valori morali voluti da Dio, e perfezionati da Cristo con la legge della carità. Solo Dio è il sicuro fondamento di ogni morale destinata a elevare la condizione umana, solo la sua Sapienza può essere misura e guida di una vita più degna dell’uomo.  

I giovani sono e devono sempre più diventare gli apostoli dei giovani

4. Uno di voi mi ha scritto: “Cosa potrei chiedere al mio Papa? Potrei chiedergli tante cose . . . ma cosa? . . . Io ho l’amore della mamma, la comprensione del papà, in breve, l’affetto della famiglia . . . cosa potrei chiedere di più?”.

Vorrei innanzitutto dire a questo giovane quanto egli debba ringraziare Dio per il dono di una famiglia unita e per questa esperienza di autentico amore che gli è dato di fare. Una famiglia riuscita non è frutto del caso, dell’improvvisazione. Essa nasce dall’impegno generoso di tutti i suoi componenti: non solo dall’impegno dei vostri genitori, cari giovani, ma anche dal vostro. Sentitevi, dunque, responsabili delle vostre rispettive famiglie. È questo, oltretutto, il modo più serio di prepararvi a formare domani una vostra famiglia armoniosa e serena.

Vorrei, però, aggiungere al mio interlocutore sconosciuto che una famiglia riuscita è molto ma non è ancora tutto. Dio nella sua bontà ci ha offerto la possibilità di entrare a far parte della sua stessa famiglia, diventando figli suoi ed acquistando in Cristo un’immensa moltitudine di fratelli. Ecco, dunque, il “di più” che questo giovane può e deve chiedere: poter essere membro degno e attivo della grande famiglia dei figli di Dio.

5. È ben vero che, per tanti aspetti, nonostante questo stupendo messaggio di Cristo, l’uomo “sembra ben poco cambiato”, come ha detto uno di voi. Ma è anche vero che Cristo ha affidato alla vostra libertà l’attuazione del suo piano di salvezza. Ogni epoca è stata una tappa del cammino della Redenzione, ed ogni epoca è formata da persone concrete, che esprimono idee e determinano comportamenti, influendo sulla mentalità e sulle scelte comuni. A voi, giovani di oggi, il compito di preparare un mondo migliore, operando con coerenza per realizzare quei valori per i quali Cristo è morto ed è risorto.

Ma badate: non si tratta di accontentarsi di aspirazioni velleitarie! Occorre agire, accogliendo un tipo di impegno che spesso vi chiederà dei sacrifici. “Bisogna che la giovinezza sia una crescita” (Epistula Apostolica ad iuvenes internationali vertente anno iuventuti dicato, 14, die 31 mar. 1985: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII, 1 [1985] 790): che sia, cioè, una esperienza che raccoglie tutto ciò che è bello, che è buono, che è vero; ma che non si perde d’animo quando incontra la fatica, il sacrificio, la rinuncia. Quando si è capito questo, si è pronti a ricostruire un mondo nuovo, un mondo migliore.

6. Le altre domande rivoltemi sono connesse col tema della vocazione cristiana. Esse riguardano, infatti, la preparazione professionale, la famiglia ed i suoi problemi d’oggi, il ruolo della donna nella Chiesa.

La vocazione di ogni cristiano, e quindi del giovane che si prepara ad un effettivo servizio nella vita, è anzitutto quella di condividere la missione della Chiesa, assumendosi la responsabilità di essere testimone del Vangelo, in comunione con tutti gli altri membri del Popolo di Dio (cf. Christifideles Laici, 32).

Dovete prepararvi, certamente, ad un lavoro che contribuisca a promuovere il vero bene della società, di ogni uomo e di ogni donna. Ma dovete, altresì, tener presente che ogni impegno temporale è visto dal cristiano nella prospettiva del Regno di Dio. In questa prospettiva può essere che Gesù ripeta a qualcuno di voi, come un giorno ai suoi discepoli, l’invito a seguirlo più da vicino, ad accettare una speciale missione nella comunità, per essere associato a lui nel ministero sacerdotale o nella vita religiosa.

A tutti, in ogni caso, Gesù dice: “Andate anche voi nella mia vigna” (Mt 20, 4). Anche la famiglia, perciò, è una vocazione, ed il nostro secolo ha bisogno che siano maggiormente affermati i valori che la riguardano: la fedeltà, il rispetto della vita e dell’amore. Ciò avviene se nella casa trovano posto la preghiera, i sacramenti, il dialogo, la carità, e soprattutto una intensa e fiduciosa intimità con Cristo.

Vocazione è anche quella della donna, anch’ella partecipe, come tutti i battezzati, della triplice missione di Gesù Cristo, sacerdote, re e profeta. Cristo, infatti, associò Maria al mistero della Redenzione, chiamò le donne a diffondere la sua Parola e la sua carità e ad essere le prime testimoni della Resurrezione. Egli, tuttavia, riservò ai dodici il ministero eucaristico, affidando loro il compito di assicurare la sua presenza nella comunità mediante la celebrazione del memoriale della sua Pasqua.

Carissimi giovani, la Chiesa confida molto su di voi, e a voi affida il messaggio di Cristo sull’uomo, su ogni uomo. Imparate ad amare Cristo e ad amare l’umanità, per divenire a vostra volta maggiormente capaci di donarvi. Sarete così uomini e donne per gli altri, e il mondo di domani, grazie anche al vostro contributo, sarà un mondo più ricco di umanità.

Con questa speranza e con questo augurio imparto a tutti voi la benedizione apostolica.

 

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