VIAGGIO APOSTOLICO IN ESTREMO ORIENTE E A MAURITIUS
INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I SACERDOTI, I RELIGIOSI E I RAPPRESENTANTI DEL LAICATO
Sainte-Croix (Mauritius) - Domenica, 15 ottobre 1989
Cari fratelli e sorelle.
1. “Le tue sentinelle alzano la voce, insieme gridano di gioia, poiché vedono con i loro occhi il ritorno del Signore in Sion” (Is 52, 8).
Nel compiere questo pellegrinaggio alla tomba del beato Jacques Laval, è con gioia che vi incontro nella preghiera e nell’azione di ringraziamento voi, sacerdoti, religiosi, religiose, persone consacrate, laici impegnati della Chiesa di Mauritius.
Il padre Laval è stato qui un messaggero meraviglioso della buona Novella, una di quelle sentinelle che vedono il Signore consolare il suo popolo (cf. Is 52, 7-9). E voi tutti, per i diversi incarichi che rivestite al servizio della comunità, proseguite l’apostolato del venerato missionario, eredi di ciò che egli ha fatto germogliare, e nuovi seminatori per le generazioni attuali. L’opera ecclesiale continua e si rinnova, a immagine della chiesa in cui siamo riuniti, che voi avete senza sosta ricostruito quando i cicloni l’avevano distrutta.
2. Il messaggero che il profeta Isaia vede accorrere “dice a Sion: Regna il tuo Dio!” (Is 52, 7). Sì, il Signore ci ha promesso la sua presenza che santifica il Popolo di Dio che è a Mauritius. Osiamo dirlo: fedeli laici, religiosi o sacerdoti, l’aspetto fondamentale della vostra vocazione, già dal vostro Battesimo, è l’appello a lasciarvi permeare dalla santità di Dio, da questo dono gratuito, ben più grande di tutto ciò che noi possiamo realizzare o meritare per noi stessi.
L’esigenza è grande, poiché si tratta di vivere e di agire conformandoci allo Spirito Santo che ci è dato; ma l’appello è profondamente felice perché, nella nostra debolezza, la grazia sovrabbonda! È Dio che santifica la sua Chiesa. È il Figlio che fa dei suoi fratelli i membri del suo Corpo. È nell’assemblea eucaristica che noi siamo uniti grazie al suo amore supremo.
Rispondiamo dunque con fiducia alla nostra vocazione alla santità: “Il Signore ha consolato il suo popolo; tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio” (cf. Is 52, 9-10). Possiamo noi essere gli interlocutori fedeli della grazia che abbiamo ricevuto, solidali con la Chiesa diffusa in tutto il mondo, nell’unità fraterna di ciascuna delle nostre comunità, nell’amore che nutriamo verso ogni essere umano!
3. Della vocazione alla santità, padre Laval ci mostra il cammino, con la sua umiltà, come anche con l’energia perseverante del suo agire. Che egli vi ispiri, gli uni e gli altri, nei ruoli complementari che sono vostri per adempiere alla missione della Chiesa!
Sentendomi fraternamente molto vicino al vostro Vescovo, il Cardinale Margéot che ha appena detto chi siete e come vivete, vi incoraggio e vi esprimo la gratitudine di tutta la Chiesa per la vostra dedizione.
Penso a voi, sacerdoti diocesani e religiosi, ai seminaristi che si preparano a raggiungervi. Siate nella gioia perché vi è dato di essere pastori al seguito del Buon Pastore, in unione con il vostro Vescovo. Proseguite con coraggio l’opera dei pionieri, come monsignor Collier o l’abate Masuy. Animatori di parrocchie e di comunità, in collaborazione con i religiosi e i laici, attingete nella preghiera la forza per diffondere sempre meglio la Parola, per guidare i fedeli, per celebrare con fervore i misteri, per confortare coloro che sono stati feriti dalla vita, per essere voi stessi i primi fautori della evangelizzazione. Siate a vostra volta i suscitatori di nuove vocazioni!
Ai religiosi, alle religiose e ai membri degli istituti secolari, vorrei dire quanto la loro generosa adesione all’appello del Signore abbia importanza. Con il Cardinale Margéot, saluto la memoria della fondatrice, che fu madre Marie-Augustine, figlia di questa terra. Voi siete, per la testimonianza della vostra povertà, della vostra castità, della vostra obbedienza e della vostra preghiera, dei segni eloquenti; la vostra semplice disponibilità, il vostro operare competente e disinteressato nei vari campi, attestano agli occhi dei vostri fratelli che l’amore di Dio e l’amore per il prossimo sono una sola cosa; che dare tutto per seguire Cristo è fonte di gioia profonda.
Laici, che vi assumete la vostra parte di responsabilità nelle comunità ecclesiali di base o nei movimenti, voi diffondete i doni ricevuti con il Battesimo e la Cresima. Voi siete i successori degli uomini e delle donne che padre Laval aveva incaricato di diffondere e promuovere l’evangelizzazione. In modi diversi oggi, voi siete chiamati a permeare di spirito evangelico le attività professionali e sociali dove collaborate con uomini e donne altrettanto credenti. Siate, in ogni circostanza, operatori di pace e di unità; testimoniate del rispetto dovuto ad ogni essere umano, quale che sia la sua condizione; difendete, con il vostro modo di vivere, i valori morali e spirituali senza i quali l’uomo viene sminuito. La vostra presenza cristiana nel mondo non è una scelta che escluda la vostra presenza responsabile nelle diverse istanze della Chiesa. Queste due forme di azione sono complementari, e ambedue necessarie.
Il consiglio pastorale diocesano, istituzione che deriva dagli orientamenti dati dal Concilio Vaticano II, vi aiuta, gli uni e gli altri, a bene inquadrare la vostra vocazione e la vostra missione, mentre aiuta il Vescovo nell’esercizio della sua responsabilità pastorale. Sono lieto di vedere che il vostro consiglio esiste e che è un luogo di collaborazione costruttiva di forze vitali della Chiesa diocesana.
4. Nell’ambito del nostro incontro, non posso evocare tutti gli aspetti della vostra attività pastorale né della vita spirituale personale che vi permette di condurla secondo la vostra vocazione. Ma vi è un argomento su cui vorrei insistere, quello della educazione dei giovani cristiani.
Da molto tempo, voi fate notevoli sforzi per dare ai vostri giovani un insegnamento di qualità che vada di pari passo con la formazione cristiana. Io mi auguro che, con un buon rapporto con le autorità responsabili, voi possiate rispondere alle aspettative delle famiglie nelle scuole cattoliche.
Rimane da adoperarsi affinché l’insieme dei giovani battezzati siano aperti alla fede per mezzo di una catechesi vivente nel corso della loro adolescenza. Il compito non è facile, poiché l’attenzione dei giovani è sollecitata altrove in una società che li distrae. Occorre che molti adulti accettino di dedicare il loro tempo, per seguire una formazione da catechista. E, più profondamente ancora, occorre che la comunità intera si senta responsabile di proporre alle nuove generazioni l’incontro con Cristo, la partecipazione alla vita della Chiesa, la riflessione sulle regole di condotta, un chiarimento sulle grandi questioni dei nostri tempi che mettono in causa il senso stesso della loro vita.
Tale missione non può essere portata avanti da pochi specialisti; è cosa che riguarda tutti i cristiani, sostenuti dai responsabili diocesani. Molti di voi prendono parte a questo compito. Mi auguro che essi coinvolgano altri uomini di buona volontà, è una necessità reale.
5. Concludendo, vorrei esprimere i miei auguri e il mio incoraggiamento per tutti i vostri compiti e tutti i vostri ministeri. Conto su di voi per aiutare l’insieme dei vostri fratelli e sorelle a progredire nella fede e nella carità, a servire con predilezione i piccoli e i poveri che devono affrontare i flagelli di questi tempi. Siate i ministri fiduciosi e instancabili della speranza, della vita più forte della morte!
Il successore di Pietro, venuto tra di voi, si rallegra della vitalità e della generosità della vostra Chiesa. I numerosi missionari partiti da Mauritius per annunciare il Vangelo altrove ne sono un degno frutto.
Rendiamo grazie con il profeta Isaia:
“Come sono belli sui monti / i piedi del messaggero di lieti annunzi / che annunzia la pace, / che annunzia la salvezza” (Is 52, 7).
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