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VIAGGIO PASTORALE NELLA REPUBBLICA FEDERATIVA CECA E SLOVACCA

PAROLE DI GIOVANNI PAOLO II
AI FEDELI DI BRATISLAVA

Bratislava (Repubblica Federativa Ceca e Slovacca)
Domenica, 22 aprile 1990

 

1. La Santa Messa volge al termine. Siamo all’ora del congedo.

Concluderemo con la benedizione e poi il diacono ci invierà a casa, nel mondo, nella vita di ogni giorno, al lavoro.

Succede sempre così: quando gli occhi brillano di gioia, quando i cuori si comprendono, quando le menti si compenetrano, arriva la separazione, triste ma inevitabile.

La visita è stata breve, ma molto intensa. Era desiderata, attesa, non solo da voi, anche da me. Volevo con essa onorare i Santi Cirillo e Metodio, Patroni dell’Europa insieme a San Benedetto. Volevo vedere tutti voi e assicurarvi della mia vicinanza spirituale in tutti questi anni. Volevo rinnovare, insieme con voi, la fede nel Cristo, morto e risorto. Volevo incontrare i miei fratelli vescovi, posti alla guida di diocesi per tanti anni orfane dei loro padri e pastori. Fedele al mandato di Cristo, volevo confermarli nella fede (cf. Lc 22, 32).

Ho potuto realizzare questo mio desiderio e, insieme, adempiere questo mio dovere. Ne sono profondamente grato al Signore.

2. Voglio ancora una volta esprimere la mia riconoscenza anche al Signor Presidente della Repubblica per l’invito a compiere questa visita. Il suo invito e il mio desiderio si sono incontrati, assicurando a noi tutti queste due giornate di condivisione e di gioia. Ne sia lodato il Signore! Ringrazio le Autorità di ogni ordine e grado e tutte le persone che hanno preparato ed accompagnato con la loro premura i vari momenti di questa visita.

3. Porto nella mente e nel cuore il ricordo della vostra fede e del vostro entusiasmo. Gli anni di dura prova hanno lasciato le loro tracce, ma hanno manifestato anche la perseveranza di molti, che ha raggiunto in non pochi casi le vette dell’eroismo. Penso alle famiglie, che a costo di enormi sacrifici hanno cercato di educare e formare nella fede i loro figli. Penso alla gioventù, che si è tentato di fuorviare, ma che non ha perduto la sete della verità, della giustizia e dell’amore, ed è diventata, nella prospettiva di tali valori, protagonista dei recenti cambiamenti. Possano i pilastri della giustizia e della verità, della libertà e dell’amore diventare le basi della vera pace nella vostra comunità!

So del fedele ministero di tanti sacerdoti, che hanno passato ore ed ore nel confessionale, formando le coscienze alla profondità della vita con Dio e non hanno lasciato nulla di intentato per coltivare quella parte della vigna che era accessibile al loro sforzo pastorale. - E come dimenticare i religiosi e le religiose, che non solo hanno conservato la fedeltà, ma hanno trovato la forza di sviluppare in pienezza il germe della loro vocazione? - Come non ricordare i vari movimenti di laici, che con generosità apostolica hanno saputo portare Dio anche in quel mondo che ufficialmente lo ripudiava?

4. Davanti a voi, carissimi, si aprono campi immensi di lavoro per l’evangelizzazione e per la catechesi. Questo sarà il vostro compito principale, da affrontare con ogni impegno. Lo esige la fedeltà alle vostre radici storiche cirillo-metodiane, lo impone la prospettiva di una crescita armoniosa nel rispetto della vostra identità nazionale, lo richiede il vero benessere delle vostre famiglie, l’avvenire dei vostri figli.

5. Mi rivolgo in modo particolare ai giovani: il futuro della vostra Patria dipende soprattutto da voi. Voi siete i costruttori del domani della Chiesa e della Nazione. Pensate quale formidabile responsabilità! Ricordatevi che una costruzione armoniosa è possibile soltanto se si continua ad edificare sul fondamento già posto e secondo le linee del progetto già tracciato. I fondamenti della vostra cultura sono stati posti dai Santi Cirillo e Metodio, i quali vi hanno anche indicato le grandi linee del progetto di sviluppo da essi perseguito. Quel progetto ha un nome: Cristo. Non abbiate paura di Cristo! È il vostro vero amico che non vi abbandonerà mai. Cristo Signore vi darà anche la forza di perseverare, di non deviare: fidatevi di Lui! Cristo conosce l’uomo; Egli solo lo conosce fino in fondo.

Alle famiglie dico: il vostro focolare sia davvero una piccola chiesa! Conservate la fedeltà reciproca. La vostra unione sia la viva immagine dell’unione tra Cristo e la sua Chiesa. Accogliete la vita come espressione del vostro amore. Lasciate che il Signore dimori in mezzo a voi ed in voi!

Ai sacerdoti, ai seminaristi, ai religiosi, alle religiose, ai chiamati alla vita consacrata chiedo con insistenza che siano fedeli alla vocazione particolare ricevuta in dono da Dio. Non fermatevi al ricordo delle prove passate, ma proiettatevi nell’avvenire. La chiamata di Dio è una chiamata dinamica, missionaria, tesa alla diffusione del Regno di Dio.

Ai laici tutti, ai movimenti di spiritualità e di apostolato ricordo: voi siete parte viva della Chiesa di Cristo! Accettate le ricchezze di dottrina e di grazia che essa vi dona, ma diventatene anche voce e presenza in tutti gli ambienti, con coraggio ed amore, nello zelo e nel rispetto.

Agli ammalati si volge il mio cuore con speciale affetto. In questi anni ho espresso più volte il mio grato apprezzamento per i frutti della vostra sofferenza e per il dono prezioso della vostra preghiera: ho cercato in voi solidarietà e sostegno ed ho sempre trovato piena comprensione e generosa corrispondenza. Iddio ve ne rimeriti! Amate il Cristo crocifisso: sia Lui la vostra forza, sia la certezza incrollabile della vostra speranza!

6. Saluto anche gli appartenenti alle minoranze di questo Stato, in particolare i cittadini di origine ungherese.

Sforzatevi di formare tutti una sola famiglia, in Cristo, nella solidarietà umana e cristiana. Saluto quanti sono qui convenuti dagli Stati vicini. Cercate di costruire tutti insieme, nel vostro comune interesse, una convivenza basata sulla giustizia e sulla pace.

Saluto infine tutti i vostri connazionali all’estero: anch’essi amano questa Terra, verso la quale il loro pensiero torna spesso con nostalgia e rimpianto. Possa la loro lontananza diventare feconda per tutti, perché ogni ricchezza spirituale, culturale e anche materiale giovi al comune benessere!

7. Praha, Velehrad, Bratislava: tre brevi fermate, tre brevi occasioni di incontro, ma tanti volti umani, tante persone, e dietro ai presenti ancora tanti assenti, per varie ragioni. Tutti porto nel cuore. In particolare quanti sono uniti a noi nella fede in Cristo e in Dio. Sono tante le cose che ci uniscono, che ci obbligano a stare, a vivere, a lavorare insieme. Il Successore di Pietro vuole annunciare a tutti soltanto Gesù Cristo, morto e risorto, la sua verità e il suo amore.

In questo spirito saluto tutti. Non è, spero, un “Addio!”, ma un “Arrivederci!”

Il Santo Padre ha poi salutato i vari gruppi di fedeli e pellegrini ungheresi e polacchi presenti alla celebrazione della Messa. Questi i saluti del Papa:

Saluto con affetto gli ungheresi della Slovacchia e i pellegrini arrivati dall’Ungheria. Adesso che avete riottenuto la libertà religiosa, educate con più impegno le generazioni nuove alla fede cattolica. Pregate per le vocazioni sacerdotali di lingua ungherese. Aspirate alla fratellanza e all’amore reciproco. I sacerdoti certamente vi aiuteranno a sviluppare la vostra vita religiosa. Ai pellegrini ungheresi un arrivederci l’estate prossima nella vostra patria. La mia benedizione apostolica a tutti i fedeli ungheresi.

Sia lodato Gesù Cristo.

Saluto anche tutti i pellegrini venuti dalla Polonia, dall’altra parte dei Tatra, da Cracovia: il Vescovo Jan e tutti coloro che vengono in pellegrinaggio a questo versante dei Tatra nello spirito di benevolenza e di comunione cristiana.

 

© Copyright 1990 - Libreria Editrice Vaticana

 



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