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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI DIPENDENTI DELLE VILLE PONTIFICIE

Castel Gandolfo - Martedì, 25 settembre 1990

 

Il direttore ha parlato della Messa inaugurale di questo anno. Era la prima domenica del mio soggiorno qui. Si è celebrata questa Messa come ogni anno. In un certo senso tale Messa oggi si conclude. Sì, si è conclusa la prima domenica, liturgicamente; in un altro senso, si conclude con queste parole, non solamente oggi, usate nella liturgia: “La Messa è finita, andate in pace”; o con altre formule simili. Io ritornerei alla formula tradizionale latina che era molto breve: “Ite, missa est”. Molto breve, ma, nello stesso tempo, piena di contenuti, perché parlava della missione. La Messa non è finita. La Messa è sempre aperta, aperta in ciascuno di noi, aperta nella nostra fede e nella nostra vita. Questa fede e questa vita devono farsi missione. Siamo tutti Chiesa qui, in terra, e noi tutti nella Chiesa siamo in stato di missione. Questa è la visione che si trova dentro le brevi parole della conclusione liturgica della Messa latina: “Ite, missa est”. Io vorrei oggi dire questo “Ite, missa est” nel senso che la Messa di inaugurazione di due mesi fa, verso la fine di luglio, oggi arriva al suo compimento, alla sua conclusione, e vorrei fermarmi un po’ insieme con voi su queste parole. Certamente, durante l’estate, non tutti ci siamo incontrati come oggi. Ma tutti eravamo insieme appartenendo alla stessa comunità delle Ville Pontificie. Queste Ville servono anche in un periodo dell’anno al ministero del Papa, al ministero petrino. Possiamo dire un luogo più comodo, ma dentro lo stesso ministero che il Papa compie tutto l’anno nel Vaticano, certamente anche questo “ministero” è una missione.

Il direttore mi ha presentato i suoi collaboratori. Ciascuno di voi ha un ministero, ministeri diversi in questa comunità di Castel Gandolfo, in queste Ville Pontificie, anzi il vostro direttore ha presentato ciascuno indicando questo ministero, questa funzione che compie. Allora, questo ministero fa anche parte della nostra missione in questo “Ite, missa est”. La vostra vita si realizza in questo ministero, in questa funzione, qui, nella comunità di Castel Gandolfo, in questo campo di lavoro che sono le Ville Pontificie e, nello stesso tempo, per tutti durante tutto l’anno.

Ma, la parte più importante di questa missione è la vostra vita personale e familiare. Il nostro incontro conclusivo si ripete, oggi, penso per la dodicesima volta. Allora, in dodici anni, molte cose sono cambiate, specialmente nelle vostre famiglie. Crescono i figli, crescono le figlie, poi si inaugurano le nuove coppie. I figli sposano le loro fidanzate, le figlie sposano i loro fidanzati. Entriamo nella prima, nella seconda, nella terza generazione. Lo vedo ogni anno, anche se in modo molto transitorio ma, nello stesso tempo, in modo molto essenziale: questo appartiene al nostro incontro. Questo incontro è un po’ come vedere il camminare delle persone, delle famiglie; come camminano le generazioni, e, dentro questo camminare delle generazioni, c’è una grande missione, c’è la parte centrale di questo “Ite, missa est” della messa. Certamente, questa è la missione principale dall’inizio dell’umanità, dalla creazione dell’uomo e della donna, la missione principale è questa: vivere la famiglia, procreare i figli, dare vita ad altre persone umane, educare queste persone umane nuove cominciando dai piccolissimi bambini fino ai ragazzi e alle ragazze che già da soli cominciano a pensare ad un’altra famiglia.

Vorrei in questo modo, interpretare a conclusione la riflessione sull’“Ite, missa est” nel giorno in cui si conclude il nostro “essere insieme” durante i mesi estivi a Castel Gandolfo, che questo “Ite, missa est” sia nella vita di ciascuno di voi, delle vostre piccole comunità, delle vostre famiglie, benedetto da Dio; sia pieno del contenuto umano e cristiano, sia pieno di fede, di speranza, e di amore. Questo costituisce la stessa essenza della nostra missione come persone e come cristiani. Questo auguro a tutti.

Ringrazio ancora una volta il signor direttore per le sue parole e per tutti i servizi che ho potuto ricevere durante le vacanze, io e altre persone che mi hanno frequentato come pellegrini ma anche come ospiti.

Ringrazio anche per l’“Antiquarium” che mi ha mostrato, il quale rappresenta gli scavi preziosi dell’antica villa domiziana, perché qui ci troviamo su un territorio che ha una sua lunga storia.

Vorrei offrire a tutti una benedizione, ringraziando ancora una volta per questo incontro e augurando tutto il bene del cielo e della terra a ciascuno di voi e alle vostre famiglie.

 

© Copyright 1990 - Libreria Editrice Vaticana 

 



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