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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI ALLA IX ASSEMBLEA PLENARIA 
DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA

Venerdì, 4 Ottobre 1991

 

Cari fratelli e sorelle,componenti del Comitato di Presidenza
e membri del Pontificio Consiglio per la Famiglia!

1. Do a tutti il mio cordiale benvenuto. Saluto, in particolare, il Cardinale Alfonso López Trujillo, che ringrazio per le parole con le quali ha introdotto questo incontro.

Sono passati dieci anni, come ha ricordato il Cardinale, dall’istituzione del Pontificio Consiglio per la Famiglia (13 maggio 1981) e dell’Istituto per gli Studi su Matrimonio e Famiglia, eretto in pari tempo presso la Pontificia Università Lateranense.

Desidero ringraziare tutti coloro che dall’inizio hanno contribuito alla creazione di codesto Consiglio: il Vescovo Kazimierz Majdanski, il Cardinale James Knox, di felice memoria, il Cardinale Edoardo Gagnon e tanti altri; ringrazio anche coloro che hanno dato vita all’attività dell’Istituto, di cui Monsignor Caffarra è Preside.

2. Il Consiglio, come pure l’Istituto, è una conseguenza del Sinodo del 1980 e del Documento postsinodale Familiaris consortio, che è la “magna charta” di questa vasta e rilevante problematica teologico-pastorale, a cui è chiamato a far fronte il Pontificio Consiglio per la Famiglia. Così è stato nel momento dell’istituzione e così è anche oggi. La Familiaris consortio riprende l’insegnamento sulla famiglia della Costituzione Gaudium et spes; ma anche il magistero postconciliare di Paolo VI, espresso innanzitutto nell’Enciclica “Humanae vitae”.

3. Desidero chiarire che, ovviamente, bisogna avere davanti agli occhi non soltanto i testi, ma i reali problemi del matrimonio e della famiglia nel mondo odierno e nella Chiesa. Questi problemi sono molteplici e differenziati, ma la loro radice è comune. Il Pontificio Consiglio per la Famiglia, consapevole di questa realtà, deve occuparsi di questi problemi e tener conto della loro diversificazione. Questo esige un carattere universale anche nella composizione del personale che opera in codesto Pontificio Consiglio.

4. La struttura di tali compiti richiede la collaborazione con le Chiese locali, mediante le Conferenze Episcopali che nel “Ministerium Petrinum” hanno il loro centrale punto di riferimento. Nello stesso tempo i membri del Consiglio, come rappresentanti delle famiglie provenienti da diverse parti del mondo, in virtù della loro vocazione cristiana, sono in modo particolare i testimoni diretti della vita coniugale e familiare, nei diversi Paesi, culture e territori del mondo.

Essi possono indicare, in certo modo, la via per le possibili soluzioni di questi problemi. Si tratta qui del servizio dei pastori e insieme anche dell’apostolato dei laici.

5. In questo lavoro è necessario che si faccia riferimento al Concistoro Straordinario dei Cardinali del 4-6 aprile 1991; in particolare al tema della difesa della vita umana fin dal suo inizio. Occorre che i suggerimenti e le proposte che sono venute da quell’evento ecclesiale siano tenuti presenti e tradotti nella realtà della vita.

Come ebbi a dire nel discorso di apertura di quel Concistoro: “La lotta tra la cultura della morte e la cultura della vita e dell’amore non ha mai soste . . . Si tratta di problemi di grande importanza per la missione della Chiesa e, al tempo stesso, toccano i rapporti con la dignità dell’uomo e i suoi diritti inalienabili, e, in forma indiretta, col suo stesso futuro e con la società intera” (“L’Osservatore Romano”, 5 aprile 1991).

La necessità della difesa della vita diventa una particolare sfida per tutta l’attività della Chiesa e della evangelizzazione contemporanea.È minacciata, infatti, la stessa istituzione sacramentale del matrimonio e, di conseguenza, la compattezza e stabilità della famiglia. Si tratta qui di una connessione esistenziale ed etica di carattere, in certo senso, “organico”.

Non sarà forse esagerato, se diremo che su questo terreno si concentra, in modo particolare, il fronte “anti-evangelizzatore”, il quale dispone di una specifica argomentazione e, inoltre, di molteplici “mezzi”.

Questi argomenti e mezzi hanno come compito di mostrare la via “più facile” per gli uomini e le donne della nostra epoca. È, questa, la “via spaziosa” alla quale il Signore Gesù contrappone la “via stretta ed angusta”, quella che conduce alla salvezza.

6. A codesto Consiglio per la Famiglia e anche a tutta l’attività pastorale in questo ambito spetta il compito di convincere circa la bontà di questa “via evangelica” e di mostrare perché questo “giogo”, nonostante tutto, è “dolce e leggero” (Mt 11,30).

Questo compito è enorme e molteplice.Devono condividerlo in modo giusto i sacerdoti e i laici. Il ruolo dei laici è indispensabile e insostituibile: essi sono, in certo senso, gli immediati “testimoni”. Gli uni e gli altri devono cercare l’appoggio nel magistero e nella teologia che ne riflette tutte le esigenze. Per questa ragione è significativo il fatto che il Consiglio per la Famiglia e l’Istituto di Studi su Matrimonio e Famiglia siano stati fondati contemporaneamente. C’è bisogno di tanti Istituti di questo genere, ma a condizione che siano per la formazione e l’educazione nello spirito dell’intera verità proclamata dalla Chiesa.

7. In codesta vostra Plenaria, voi portate la riflessione su un tema di forte incidenza pastorale, come è quello dei “Corsi di preparazione al Matrimonio”.

L’Esortazione apostolica Familiaris consortio ne ha già segnalato la rilevanza: “I mutamenti sopravvenuti in seno a quasi tutte le società moderne esigono che non solo la famiglia, ma anche la società e la Chiesa siano impegnate nello sforzo di preparare adeguatamente i giovani alle responsabilità del loro domani . . . Per questo la Chiesa deve promuovere migliori e più intensi programmi di preparazione al matrimonio per eliminare, il più possibile, le difficoltà in cui si dibattono tante coppie ed ancor più per favorire positivamente il sorgere e il mutare dei matrimoni riusciti” (Ioannis Pauli PP. II, Familiaris consortio, n. 66).

Il Codice di Diritto Canonico, nel canone 1063, fa obbligo ai pastori d’anime di provvedere alla formazione dei fedeli sul matrimonio cristiano. Oltre ad una predicazione e ad una catechesi adatta ai minori, ai giovani ed agli adulti, stabilisce che vi sia “la preparazione personale alla celebrazione del matrimonio, per cui gli sposi si dispongano alla santità e ai doveri del loro nuovo stato” (Codex Iuris Canonici, can. 1063, § 2).

In breve, oggi più che mai si richiede una seria, profonda e accurata preparazione, perché la nobilissima vocazione degli sposi si sviluppi, con fedeltà e serenità, secondo la volontà di Dio. La famiglia deve dare una prova convincente della propria missione di testimoni di Dio, nella cui alleanza gli sposi uniscono le loro vite.

È certamente consolante la realtà di tante e tante famiglie cristiane che vivono facendo presente nel mondo il mistero dell’amore di Cristo per gli uomini; mistero d’amore a cui partecipano per il Sacramento del matrimonio.

Quanto più grandi sono le difficoltà ambientali per conoscere la verità del Sacramento cristiano e dello stesso istituto matrimoniale, tanto maggiori debbono essere gli sforzi per preparare adeguatamente gli sposi alle loro responsabilità.

Voi avete potuto osservare che, stante la necessità di realizzare tali corsi nelle Parrocchie, in considerazione dei risultati positivi dei vari metodi usati, sembra conveniente che si proceda ad una precisazione dei criteri da adottare, sotto forma di Guida o di Direttorio, per offrire un valido aiuto alle Chiese particolari.

È indispensabile che alla preparazione dottrinale vengano dati il tempo e la cura necessari. La sicurezza del contenuto deve essere il centro e l’obiettivo essenziale dei corsi, in una prospettiva che renda più cosciente la celebrazione del Sacramento del matrimonio e tutto ciò che ne scaturisce per la responsabilità della famiglia.

Le questioni relative all’unità e all’indissolubilità del matrimonio, e quanto riguarda i significati dell’unione e della procreazione della vita coniugale e del suo atto specifico, debbono essere trattate con fedeltà ed accuratezza, secondo il chiaro insegnamento dell’Enciclica Humanae vitae (cf. Paolo VI, Umanae Vitae, nn. 11-12). Ugualmente tutto ciò che concerne il dono della vita, che i genitori debbono accogliere in maniera responsabile, con gioia, come collaboratori del Signore.

È bene che nei corsi sia privilegiato non solo ciò che si riferisce a una libertà matura e vigilante di coloro che desiderano contrarre matrimonio, ma anche alla missione propria dei genitori, primi educatori dei figli e primi evangelizzatori.

8. Auguro che i vostri lavori contribuiscano ad illuminare le coscienze su questi argomenti così importanti e delicati per il futuro della fede e dell’umanità, ed approdino ad iniziative concrete, che siano di aiuto e di orientamento per coloro che sono impegnati nella pastorale della famiglia.
 

Con questi voti vi imparto la mia benedizione.

 

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