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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PELLEGRINI DELLE «PICCOLE FRATERNITÀ»
DELLA DIOCESI DI VERONA

Castel Gandolfo - Martedì, 10 settembre 1991

 

Carissimi fratelli e sorelle!

1. Siete venuti qui, insieme ai vostri familiari e a un folto gruppo di volontari, in pellegrinaggio per incontrare il Papa. Vi sono particolarmente grato per questo gesto di fede e di filiale devozione e porgo a tutti il mio saluto affettuoso.

Ringrazio in maniera particolare il vostro pastore, il carissimo Monsignor Giuseppe Amari, che ha voluto accompagnarvi.

Voi, membri delle “Piccole Fraternità”, operate attivamente nella Diocesi di Verona, e sono lieto di accogliervi quest’oggi ricordando il nostro precedente incontro di dieci anni fa, precisamente il 17 settembre 1981. Tanto allora - a pochi mesi di distanza dal doloroso avvenimento del 13 maggio in piazza San Pietro - come adesso la vostra visita mi è di grande conforto. So, infatti, che voi non solo accettate con serenità e coraggio le vostre sofferenze, ma le offrite generosamente al Signore per la Chiesa e per l’intera umanità.

2. Accanto a voi scorgo la presenza amorevole dei vostri familiari e di numerosi volontari. Essa sta a testimoniare l’attenzione con cui la Comunità guarda oggi ai soggetti portatori di handicap. L’odierna società sembra aver compreso che quanti si trovano in difficoltà e le loro rispettive famiglie non vanno dimenticati o, peggio, emarginati. Ed a conferma di tale concreta attenzione stanno, tra l’altro, alcune importanti iniziative, che vanno progressivamente affermandosi, quali l’abolizione delle barriere architettoniche, l’inserimento dei disabili nella scuola normale e nel mondo del lavoro, la creazione di strutture riabilitative, l’impegno per la cultura dell’accoglienza e della solidarietà. Si tratta di interventi sociali stimolati principalmente dalle molteplici organizzazioni del “volontariato”, come la vostra, le quali, ispirandosi ai perenni valori umani e cristiani, tendono alla difesa e alla promozione di ogni individuo, soprattutto di quello più debole e indifeso e diventano fermento di autentico rinnovamento sociale.

3. Non è questa l’esperienza che voi fate costantemente, carissimi membri delle “Piccole Fraternità”? Condividendo l’esistenza dei portatori di handicap, voi prendete coscienza di quanto siano necessari nella vita valori ed ideali non riducibili a quelli che una certa attuale cultura edonistica propone. Il dono di sé agli altri, gratuito e costante, è sorgente di interiore serenità e di salda fraternità.

Ma la vostra testimonianza è ancor più significativa. La sofferenza, in qualunque sua forma, rappresenta una prova talora drammatica per tutti e non può essere pienamente compresa ed accettata con la sola luce della ragione. Viene allora in aiuto la fede e il messaggio evangelico. Gesù, il Verbo incarnato, attraverso il mistero della sua morte e risurrezione ci ha svelato il senso dell’umano soffrire.

4. Carissimi! Siate sempre consci della missione che il Signore vi affida: Egli vi chiama a perseverare nella fede, nella carità e nella pazienza, vi invita a trovare solo in Lui la fonte della vostra autentica serenità. Aiutatevi gli uni gli altri, come già fate, crescendo nella carità che trasforma e rinnova il cuore dei credenti e contribuite a costruire un mondo libero da ogni forma di emarginazione e di discriminazione.

Vi protegga e vi accompagni Maria, consolatrice degli afflitti e sostegno dei cristiani. Vi siano di aiuto i santi della vostra Terra, come ad esempio il beato Don Giovanni Calabria, che con bontà e dolcezza inalterabili tanto amò i sofferenti.

Con questi voti e con grande affetto imparto a tutti la mia benedizione.

 

© Copyright 1991 - Libreria Editrice Vaticana

 



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