DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PRESULI PORTOGHESI DELLA PROVINCIA ECCLESIASTICA
DI BRAGA IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»
Venerdì, 20 novembre 1992
Carissimi fratelli nell’Episcopato,
1. Benvenuti alla Sede di Pietro, in occasione della vostra visita quinquennale “ad limina”. All’inizio di questo nostro incontro, permettetemi di ricordare il mistero della riconciliazione universale nel Verbo Incarnato, celebrato nella Solennità di Cristo Re, che ha luogo in questi giorni: “Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli” (cf. Col 1, 19-20). Per attuare questo disegno divino, siamo stati chiamati e consacrati come suoi messaggeri e mediatori a beneficio dell’umanità di oggi. Dopo essermi incontrato con ognuno di voi nei giorni scorsi, sono felice di potervi ora salutare tutti insieme, e rendo grazie al Signore per questa ulteriore occasione che mi viene offerta di entrare in contatto, tramite voi, con le varie diocesi della Provincia Ecclesiastica di Braga, alcune delle quali ho già avuto il piacere di visitare. A tutte loro va il mio saluto affettuoso e sincero. Lo rivolgo in particolare ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, al laicato cristiano, alle famiglie, ai giovani e ai malati. Sono venuto a conoscenza delle speranze, delle inquietudini e delle sfide che caratterizzano l’ora attuale delle vostre comunità cristiane, tramite le relazioni inviate e i colloqui personali che abbiamo avuto. A questo ha appena fatto allusione l’Arcivescovo di Braga nell’affettuoso saluto che, a nome di tutti, mi ha rivolto. Grazie, Mons. Eurico, per i sentimenti di devozione e solidarietà testimoniati alla persona e al ministero del Papa! Da parte mia, abbraccio cordialmente tutti voi, approfittando di questo momento per ringraziarvi, a nome della Chiesa, per il lavoro che portate avanti con tanto zelo, e per esortarvi a una maggiore fiducia e solidarietà tra le varie componenti della Chiesa in Portogallo.
2. Essa, obbedendo all’opzione che lo Spirito Santo le ha ispirato per la fine del secondo millennio, rivela un forte e generoso impegno nell’evangelizzazione e nel rinnovamento della fede delle comunità cristiane, in particolare delle parrocchie, elemento fondamentale nel tessuto delle diocesi. Con la grazia di Dio, esse si stanno consolidando come promotrici di una catechesi permanente e integrale, di una celebrazione liturgica viva e partecipata, di un servizio caritativo efficace e solidale con i più bisognosi. Questa maturazione cristiana delle comunità si sta concretizzando in una maggiore disponibilità apostolica da parte dei fedeli laici. Di fatto, una volta vinta la tendenza all’appropriazione soggettiva della fede, molti di essi sembrano oggi disposti a dare il meglio di se stessi per rendere possibile un momento di incontro, dialogo e collaborazione nel discernimento evangelico dei problemi e nella soluzione di questi ultimi. Costituiscono un esempio di questo il Sinodo, tuttora in corso, nella diocesi di Aveiro, la Settimana Sociale 1991, i Congressi diocesani e quello nazionale sui fedeli laici. In questo siete stati testimoni delle meraviglie che lo Spirito continua oggi a realizzare in mezzo a voi, sensibilizzando e facilitando l’impegno dei credenti per la missione universale. Infatti, avete potuto raccogliere dalle labbra di molti di loro la generosa offerta personale: “Eccomi, manda me!” (cf. Is 6, 8). Il Papa si congratula vivamente con voi per il forte senso di appartenenza alla Chiesa e per la crescente coscienza missionaria e profetica della quale stanno dando prova i cristiani portoghesi, accompagnati dal conseguente desiderio e da un’apertura alla formazione cristiana e al rafforzamento della loro vita spirituale.
3. Gesù Cristo conta su di voi e sui vostri sacerdoti per illuminare i laici cristiani e confermarli come Suoi apostoli forti e decisi nel proclamare il Vangelo in tutta la sua integrità, nelle circostanze più varie. Per questo non vi stancate di accoglierli e sostenerli, aiutandoli fraternamente a conoscere e servire il Signore, presente nella comunità ecclesiale. Potrete in tal modo superare quel sentimento di inquietudine che tuttora trova spazio nell’ambito dei rapporti tra il clero e i laici cristiani. Essi si lamentano della mancanza di orientamento e d’aiuto, talvolta anche del disinteresse, se non addirittura dell’ostruzione, da parte dei sacerdoti, in quello che si riferisce alla loro crescita umana e cristiana. Da parte loro, i sacerdoti accusano mille difficoltà e limitazioni nella cura dei fedeli, non ultimo il peso degli anni e il sovraccarico pastorale che impedisce loro di prestare aiuto adeguatamente a tutti.
4. Cari fratelli, la nuova evangelizzazione aspetta i suoi profeti e i suoi apostoli. La pastorale vocazionale comincia a produrre i suoi frutti, con una maggiore fioritura di vocazioni e un timido aumento delle ordinazioni sacerdotali. Tuttavia, salta all’occhio la sproporzione tra il numero di sacerdoti disponibili e le reali necessità pastorali del Popolo di Dio. Per questo, senza la formazione permanente dei sacerdoti di oggi, la rievangelizzazione non potrà andare avanti. Questo costituisce un aspetto fondamentale della crescita della Chiesa. Vi incoraggio a dare piena attuazione alle indicazioni dell’Esortazione apostolica postsinodale Pastores dabo vobis, sempre fiduciosi nella promessa divina che vi “dà pastori secondo il suo cuore” (n. 82), tra quelli di ieri, di oggi e di domani: i sacerdoti di sempre. Tutti loro sono chiamati “alla singolare urgenza della loro formazione nell’ora presente: la nuova evangelizzazione ha bisogno di nuovi evangelizzatori, e questi sono i sacerdoti che si impegnano a vivere il loro sacerdozio come cammino specifico verso la santità” (Ivi, 82). Così, vinta qualsiasi tentazione di predominio o di potere sui fedeli che ancora potesse sussistere, e superati i preconcetti e i risentimenti del passato, i presbiteri si impegnino generosamente nell’edificazione del Corpo di Cristo, valorizzando la pluralità dei ministeri e la provvidenziale ricchezza dei carismi, che lo Spirito Santo non cessa di far fiorire nella comunità. Si ricordino di essere stati collocati alla testa del Popolo di Dio, quali amministratori fedeli e saggi, per distribuire a tempo debito la razione di cibo (cf. Lc 12, 42). Una lettura ricca di fede dei cammini della Divina Provvidenza garantirà loro che questo è il tempo giusto e propizio, per il quale essi furono preparati e inviati.
5. Per questo, riproducendo in se stessi la figura del Buon Pastore – che in essi fu impressa dall’Ordinazione sacerdotale – i Pastori riescano a conoscere le proprie pecore affinché anch’esse li possano riconoscere e udire (cf. Gv 10, 14-16): sviluppino un maggior contatto con i fedeli, “condividendo le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce, soprattutto dei poveri e di tutti coloro che soffrono” (cf. Gaudium et spes, 1), conquistando la loro fiducia e la loro amicizia. In questa attenzione e in questa vicinanza del Pastore, dovrà essere sempre più prioritaria la famiglia. Purtroppo, continuano ad aumentare i segnali del suo declino, tanto nella sua unità e perseveranza, quanto nella generosità nel trasmettere la vita, nel salvaguardarla e nell’educazione ad essa. So quanto voi vi siate impegnati in questo campo, ma, di fronte all’atteggiamento di rifiuto, sfiducia o semplice sospetto che continua a predominare nei confronti del piano divino per la famiglia annunciato dalla Chiesa, è giusto chiederci se le parrocchie stiano dando la risposta corretta e adeguata alle reali carenze e ai drammi dei coniugi, dei genitori e dei figli. Dobbiamo tener loro la porta aperta e avere il cuore solidale: adoperiamo “ogni sforzo perché la pastorale della famiglia si affermi e si sviluppi, dedicandosi a un settore veramente prioritario, con la certezza che l’evangelizzazione, in futuro, dipende in gran parte dalla Chiesa domestica” (Familiaris consortio, 65). Per questo, il sacerdote visiti le famiglie, e condivida le loro gioie e i loro dolori; incrementi nella parrocchia la formazione di gruppi di spiritualità familiare e di reciproco aiuto coniugale; la comunità parrocchiale appaia come una famiglia di famiglie, dove sia loro dedicato il meglio delle loro risorse.
6. Senza questa solidarietà concreta, senza un’attenzione perseverante alle necessità spirituali e materiali dei fratelli fino a farle proprie, senza orientare la comunità verso la soluzione delle stesse, non esiste vera fede in Cristo (cf. Gc 2, 14-17), in questo contesto non si è realizzata ancora pienamente la dimensione socio-caritativa della Chiesa che quest’ultima definisce come Buon Samaritano rivolto all’umanità. Essa si rivela oggi più sensibile a questo servizio della carità, come via principale per scoprire l’amore infinito di Dio Padre. Per questo, i credenti cerchino seriamente di dar testimonianza dell’amore che, attraverso lo Spirito Santo, fu versato nei loro cuori (cf. Rm 5, 5). Non potendo menzionare tutte le realizzazioni ecclesiali sotto questo profilo della carità, vorrei per lo meno riportare qui il contributo degli Istituti Religiosi Maschili e Femminili i cui carismi fondanti per la maggior parte rappresentano risposte concrete alle richieste di aiuto dell’umanità dell’epoca della loro fondazione; oggi la loro azione congiunta e feconda riesce a dar vita a realizzazioni meravigliose e decisive nel campo dell’istruzione, dell’assistenza e dell’apostolato.
7. La presenza e l’azione apostolica di tanti religiosi e religiose che operano nelle vostre diocesi sono una grande ricchezza che deve essere più efficacemente riconosciuta e valorizzata nei compiti specifici che nascono dai loro carismi. Anche questo rappresenta un punto cruciale nella concretizzazione del progetto comune della rievangelizzazione del Portogallo, non solo nel senso che la Chiesa può contare su numerosi e qualificati evangelizzatori, ma soprattutto perché gli uomini e le donne di oggi si mostrano assolutamente carenti di tali testimonianze vive, che diffondano i valori di santità, di preghiera e di contemplazione, di servizio generoso e totale che la consacrazione religiosa esprime. La prossima Assemblea Sinodale, come è stato annunciato, sarà loro dedicata. Auspico che il cammino percorso insieme, nella preparazione e nella partecipazione al sinodo per i religiosi vi permetta una sempre maggiore coordinazione tra gli Istituti di Vita Consacrata e la gerarchia, nella prospettiva di una presenza più organica e visibile dei religiosi e delle religiose nella vita della comunità ecclesiale della quale rappresentano il carattere profetico.
8. Venerati fratelli nell’Episcopato, costruite l’unità nelle verità e nella carità, tra i laici e i sacerdoti, tra i diversi componenti della parrocchia e i suoi Pastori, tra i Pastori e i Religiosi, e ancora tra le diocesi stesse, secondo la raccomandazione conciliare: “I vescovi, infine, nell’universale comunione della carità, offrono volentieri un fraterno aiuto alle altre chiese, specialmente alle più vicine e più povere” (Lumen gentium, 23). Vi esorto a proseguire in questo cammino di avvicinamento e di solidarietà ecclesiale, sempre nel pieno rispetto dell’autonomia di ogni Vescovo locale e della necessità di incarnazione della Chiesa in ogni sensibilità e cultura: l’evangelizzazione della società della vostra Nazione non sarà possibile senza che sia colmato il grande divario che continua a esistere tra le diocesi portoghesi. Sono certo che evitando le insidie di un certo tipo di malintesa autonomia, che potrebbe, dinanzi all’evidenza dei fatti, dimostrarsi inutile o inefficace, riuscirete a trovare il modo di dar loro più attenzione, eventualmente considerando come Sorelle gemelle le diocesi portoghesi più povere di mezzi e con minor capacità di affermare la loro presenza nel tessuto sociale della regione; questo naturalmente senza che voi dimentichiate gli orizzonti sempre più vasti della missione “ad gentes”, che già caratterizzarono l’anima e la cultura cristiana portoghesi e per le quali la Chiesa intera vi è immensamente grata.
9. Carissimi fratelli, siamo stati chiamati e consacrati dallo Spirito Santo per essere oggi i messaggeri e i mediatori della riconciliazione dell’umanità in Gesù Cristo Re! Insieme a voi, ho voluto stringere al cuore e incoraggiare gli attuali agenti di questo disegno di salvezza, a cui è stato concesso di testimoniare quotidianamente l’amore di Dio alla ricerca dell’uomo.
Il Signore vi chiama a un’opera sempre più intensa e coraggiosa! Con Maria Santissima, proseguite fiduciosi nella vostra missione. Non posso concludere questo incontro senza affidarvi a Lei, in questo anno che celebra le Apparizioni a Fatima: depongo i vostri progetti e i vostri affanni ai suoi piedi, vittoriosi sul serpente maligno. Che Nostra Signora protegga voi così come le vostre diocesi, dia sostegno al vostro sforzo e renda fecondo il vostro ministero apostolico!
Vi accompagni anche la mia benedizione che vi imparto volentieri e che estendo con vivo affetto a ognuna delle Comunità diocesane.
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