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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE D
ELLA SCOZIA
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Giovedì, 29 ottobre 1992

 

Cari fratelli Vescovi,

1. “Grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù Signore Nostro” (1 Tm 1, 2). Saluto con grande gioia e affetto fraterno voi, Vescovi della Scozia, che siete venuti a “vedere Pietro” (Gal 1, 18) come tappa fondamentale del vostro pellegrinaggio alle tombe dei Santi Apostoli, Pietro e Paolo, fondatori di questa Sede venerabile che è “principale nell’universale comunione della carità” (Sant’Ignazio di Antiochia, Epistola ai Romani, prologo). Dieci anni fa, quando visitai la vostra amata terra, mi commossero le innumerevoli manifestazioni di lealtà al Vescovo di Roma. È evidente che il titolo medievale, “Specialis Filia Romanae Ecclesiae”, costituisce la descrizione più adatta della Chiesa in Scozia oggi, e per questo dobbiamo ringraziare Dio con sincerità poiché la comunione con la Sede apostolica è la garanzia della cattolicità della vostra Fede e della vostra partecipazione. Per secoli, messi a dura prova dalla sofferenza e dalla persecuzione, siete stati purificati in vista della “grande primavera cristiana” (Redemptoris missio, 86) che il Signore sta preparando per la Chiesa mentre si avvicina il terzo Millennio. Gioisco con voi per le benedizioni che il Signore diffonde sulle vostre Chiese particolari e colgo questa opportunità per incoraggiarvi nella vostra fede e responsabilità pastorali (cf. At 20. 28). In modo speciale saluto la Chiesa di Glasgow, che sta celebrando il cinquecentesimo anniversario della sua edificazione come sede Metropolitana da parte del mio predecessore Innocenzo VIII, e ringrazio per la sua fedeltà e sollecitudine missionaria.

2. Una delle vostre principali sollecitudini pastorali riguarda la crescente indifferenza religiosa riscontrata nella società scozzese. In tutto il mondo occidentale la Chiesa affronta le sfide presentate dal secolarismo e da un individualismo sempre più diffuso. Anche se oggi la maggior parte delle persone non rifiutano completamente il Creatore, molti l’hanno dimenticato o agiscono in modo tale che Egli occupa poco spazio nella loro vita (cf. Christifideles laici, 4). Un individualismo distorto che esalta l’autorealizzazione come scopo principale della vita umana e considera la società solo come mezzo per soddisfare questo interesse personale contraddice la chiamata a vivere “per gli altri” che Dio ha infuso nel cuore delle sue creature (Mulieris dignitatem, 7). Qualsiasi stile di vita improntato all’“avere” piuttosto che all’“essere” (cf. Centesimus annus, 36) ha ripercussioni pericolose per gli individui, per la famiglia e per la comunità. Quanto lontana è questa cultura dell’egoismo da una civiltà di amore costruita sulla comunione e la solidarietà! Non sorprende il fatto che questa mentalità individualista è causa di molte tragedie, tra cui, non ultima, l’aumento del numero delle famiglie divise e, all’interno della Chiesa, di una diminuzione della partecipazione alla sua vita sacramentale, specialmente da parte dei giovani. Tra le priorità della nuova evangelizzazione deve esserci uno sforzo comune per riportare alla pratica della fede i cosiddetti “cattolici nominali” che sono incostanti nella pratica religiosa e selettivi nell’aderire all’insegnamento cattolico in materia di fede e morale.

3. Se i “segni dei tempi” ci mettono in allarme contro queste ombre che oscurano l’orizzonte, offrono alla Chiesa in Scozia numerose opportunità di predicare il Cristo crocifisso, “potenza di Dio e sapienza di Dio” (1 Cor 1, 24). In quanto autorevoli insegnanti della fede e “amministratori dei misteri di Dio” (cf. 1 Cor 4, 1), dovete scoprire nel cuore ferito dell’uomo il desiderio ardente di Dio che spesso si manifesta in modo confuso e indiretto. Se vi avvicinate alle tradizionali ricchezze di insegnamento della Chiesa, alla devozione nel proclamare Cristo al mondo senza ambiguità, trasmetterete una fede che rivela il vero significato della vita e apre alla salvezza di Dio e alla grazia confortatrice. Tenendo a mente con umiltà che la testimonianza di una vita santa è l’affermazione più convincente del Vangelo, siete chiamati come Pastori a fare il primo passo per raggiungere coloro che non vengono a voi (cf. Lc 15, 4-7). In particolare vi esorto a perseverare con vigore nella promozione di associazioni e movimenti per i giovani, in quanto essi sono parti integrali di un piano pastorale per l’apostolato dei giovani. Nei luoghi in cui queste organizzazioni si sviluppano, esse assicurano che la generazione futura riceva la formazione spirituale apostolica vitale per la missione dei laici nel mondo. Essi sono anche fonte di vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa (cf. Pastores dabo vobis, 68). L’importanza di promuovere le vocazioni non può essere trascurata. Anche se “tutti i membri della Chiesa, nessuno escluso, hanno la grazia e la responsabilità della cura delle vocazioni... come padre e amico nel suo presbiterio, ed è anzitutto sua la sollecitudine a dare continuità al carisma e al ministero presbiterale, associandovi nuove forze con l’imposizione delle mani” (Ivi, 41). Per combattere un’ulteriore diminuzione del numero dei sacerdoti è necessario incoraggiare la preghiera per le vocazioni e guidare i giovani a un rapporto con Cristo personale e maturo. Dalla loro comunione e amicizia con Lui, guadagneranno forza e si offriranno completamente al servizio della Chiesa e dell’umanità sofferente. Accettando di istituire un Seminario Nazionale al Collegio di Chesters avete intrapreso un passo decisivo e di tutto rispetto. Mi unisco a voi nella preghiera affinché questo Seminario, insieme ai Collegi a Roma e a Salamanca, fornisca una formazione spirituale, dottrinale e pastorale sempre migliore per i seminaristi e rafforzi i legami di carità e di amicizia fra i futuri sacerdoti scozzesi.

4. Un isolazionismo doloroso contraddistingue la società contemporanea. Per superare questa divisione, la Chiesa dovrebbe incoraggiare le comunità nelle quali la gente o le persone possono fare l’esperienza della vicinanza con Gesù Cristo e con gli altri (cf. 1 Gv 1, 3). Le parrocchie dovrebbero continuare ad esplorare nuove vie attraverso le quali possano rispondere al grande desiderio di comunità sentito da molti e, in cui “la fede cattolica trasmessa dagli Apostoli” (Preghiera Eucaristica 1) può essere pienamente condivisa, rafforzata e celebrata. Più di una struttura, un territorio o un edificio, una parrocchia dovrebbe essere una “fraternità animata dallo spirito di unità” (Lumen gentium, 28), una comunità eucaristica che rende presente l’una e indivisibile Chiesa di Cristo. Le parrocchie devono essere centri di carità, aperti alle necessità spirituali e materiali della più ampia comunità. È arrivato il tempo di impegnare le energie della Chiesa per una nuova evangelizzazione (cf. Redemptoris missio, 3) cominciando nella parrocchia una missione la cui riuscita dipende in gran parte dai laici. I laici, uomini e donne, hanno un ruolo vitale nel portare Cristo a coloro che l’hanno dimenticato o che non l’hanno ancora incontrato (cf. Christifideles laici, 34). I vostri sforzi per diffondere e promuovere la catechesi degli adulti e la formazione dei laici sono di grande importanza per la realizzazione della missione della Chiesa all’interno della società scozzese.

5. Per più di settanta anni la Chiesa in Scozia, con molto sacrificio e dedizione da parte di Religiosi, insegnanti laici e genitori, ha costruito un immenso tesoro nell’ambito del suo sistema di scuole Cattoliche. Come principali educatori dei loro figli, i genitori hanno il diritto di aspettarsi che l’insegnamento impartito nelle scuole sia conforme alla visione cattolica del mondo propria della comunità dei credenti e diffusa dai suoi Pastori. Mentre persegue la perfezione accademica, la scuola cattolica deve resistere all’incerto relativismo di una società secolarizzata che guarda con sospetto qualsiasi idea di religione rivelata o obbiettivo di verità morale. Gli educatori cattolici non dovrebbero mai perdere di vista la loro responsabilità di aiutare i giovani ad aprirsi al Signore che sta alla porta e bussa e attende pazientemente di poter entrare (cf. Ap 3, 20). Le scuole cattoliche, elementari e medie, dipendono per la loro sopravvivenza e il loro benessere dall’aiuto e dalle scelte dei genitori cattolici. Attraverso di voi desidero esortare i genitori a rinnovare i loro obblighi verso queste scuole. Famiglia, parrocchia e scuola – tutti pervasi da una visione cattolica comune – dovrebbero costituire un’unica influenza formativa sui giovani scozzesi, conducendoli alla piena maturità in Cristo (cf. Ef 4, 13) e a un notevole senso di solidarietà e impegno per il bene comune.

6. Come capi morali, non dovete stancarvi mai di ripetere, come avete già fatto lo scorso agosto alla Conferenza di Stirling, che la Chiesa, araldo del Messaggio di salvezza del Vangelo in Gesù Cristo, appartiene “al cuore del mondo”. Essa continua il suo lavoro di redenzione, che “mentre per natura sua ha come fine la salvezza degli uomini, abbraccia pure l’instaurazione di tutto l’ordine temporale” (Apostolicam actuositatem, 5). Nel mezzo del vostro gregge in qualità di coloro che servono (cf. Mc 10, 45), più siete immersi nelle speranze e nelle gioie, nelle paure e nei dolori del vostro popolo più attentamente sarà ascoltata la vostra preghiera. Tra coloro che alle nostre porte reclamano segni concreti della solidarietà della Chiesa oggi vi sono gli esuli (cf. Lc 16, 20), la cui dignità viene così frequentemente minacciata e minata, i poveri, gli emigranti, i disoccupati e gli emarginati. Per garantire la presenza della Chiesa, non esitate a incoraggiare il vostro popolo ad assumere un ruolo attivo nella vita pubblica, in modo che possa efficacemente promuovere la dignità inviolabile di ogni essere umano in ogni settore della società. L’attività della comunità ecclesiale in favore della giustizia e dello sviluppo può essere misurata con la vitalità delle associazioni e organizzazioni attraverso le quali i cattolici realizzano la loro vocazione di cercare il Regno di Dio “trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio” (Lumen gentium, 31). A questo proposito il vostro popolo deve anche essere lodato per il suo generoso contributo al Fondo Internazionale Cattolico Scozzese per gli Aiuti che promuove la solidarietà nel Paese e all’Estero. Soprattutto, ringrazio l’Onnipotente per la vostra sollecitudine nel difendere il sacro diritto alla vita. Come avete così accanitamente dimostrato, le responsabilità di un Vescovo non sono limitate alla chiesa, al pulpito o alla sacrestia. Egli ha un ruolo pubblico da svolgere, specialmente quello di parlare in nome di coloro che non hanno voce. Il riscatto dei non nati e dei moribondi dipende dal potere della vostra voce che testimonia che la Chiesa “fermamente crede che la vita umana, anche se debole e sofferente, è sempre un dono del Dio della Bontà” (Familiaris consortio, 30). L’aborto e l’eutanasia non sono mai moralmente giustificabili e non importa ciò che le leggi di un Paese permettono. Fate vostro l’appello urgente che San Paolo rivolge a Tito: “Questo devi insegnare, raccomandare e rimproverare con tutta autorità. Nessuno osi disprezzarti!” (Tt 2, 15).

7. Dal tempo della Conferenza Missionaria di Edimburgo, svoltasi nel 1910, i cristiani in Scozia hanno lavorato per instaurare l’unità tra tutti coloro che confessano Gesù Cristo come loro Signore e Salvatore. Il rancore e i pregiudizi che talvolta hanno segnato i rapporti passati, con l’aiuto di Dio sono stati sostituiti da un notevole sviluppo della reciproca comprensione. La vostra partecipazione alle iniziative come ad esempio “l’Azione delle Chiese Unite in Scozia” testimonia il grande progresso fatto. Trent’anni dopo l’apertura del Concilio Vaticano II, dobbiamo perseverare nella preghiera e continuare a lavorare, con pazienza e rinnovato vigore, per ristabilire la piena comunione tra i seguaci di Cristo, un’unità “che Cristo fin dall’inizio donò alla sua Chiesa” (Unitatis redintegratio, 4).

8. Cari fratelli, dal momento che continuate a edificare il Corpo di Cristo in Scozia, facendo affidamento su di Lui, il cui potere è dentro di voi (cf. Ef 3, 20), aprite le porte a Cristo nostro Redentore. Gesù Cristo percorre “con ogni persona la strada della vita, con la potenza di quella verità sull’uomo e sul mondo contenuta nel mistero dell’incarnazione e della redenzione, con la potenza di quell’amore che da essa irradia” (Redemptor hominis, 13). Affidatevi a Lui completamente, perché Egli è sempre fedele. Gesù Cristo, il Figlio di Dio vi sosterrà in ciò che vi chiama a fare per il suo popolo. Prego affinché la Vergine, la Stella del Mattino che annuncia l’arrivo del Millennio di speranza, interceda per voi, per i Sacerdoti che condividono il vostro ministero, per i Religiosi che si dedicano alla preghiera e alla diffusione del Vangelo, e per tutto il popolo della vostra amata Scozia. Con profondo affetto per ciascuno di voi e come segno della nostra comunione in Gesù Cristo, imparto la mia benedizione apostolica.

 

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