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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI STATUNITENSI DELLA CALIFORNIA, DEL NEVADA
E DELLE HAWAII

IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Sabato, 4 dicembre 1993

 

Eminenza,
Cari fratelli Vescovi,

1. Vi saluto con affetto, “nell’amore di Dio Padre... misericordia a voi e pace e carità in abbondanza” (Gdc 2, 3).

È una grande gioia darvi il benvenuto, Vescovi della California, del Nevada e delle Hawaii, e celebrare la fede e la carità che ci unisce nel Collegio dei Vescovi (cf. Lumen gentium 23). Nel Corpo di Cristo, che è la Chiesa, c’è uno scambio costante di doni spirituali fra una Chiesa particolare e l’altra e fra le Chiese particolari e la Chiesa universale. In questo contesto, la vostra visita “ad limina” è espressione del mistero di Grazia per mezzo del quale “lo Spirito Santo li aveva posti per pascere la Chiesa di Dio... quali maestri di dottrina, sacerdoti del sacro culto, ministri del governo” (Lumen gentium 20). Con la Grazia di Dio la vostra visita ci incoraggerà reciprocamente e ci arricchirà nel momento in cui cercheremo di continuare l’opera di Cristo, l’Eterno Pastore, il Pastore delle nostre anime (cf. 1 Pt 2, 25).

La vostra è l’ultima della serie di visite “ad limina” dei Vescovi degli Stati Uniti. Queste visite alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo ci hanno permesso di riflettere sul momento che la Chiesa sta vivendo nel vostro Paese, e sulle responsabilità che i Vescovi hanno di fronte al Signore di ubbidire al comandamento evangelico di predicare il Vangelo a tutti i popoli, di santificare i fedeli nella verità e di nutrirli con la vita divina della Grazia. Sebbene il vostro compito non sia mai facile, ricordo le parole dell’Arcivescovo Keeler, Presidente della vostra Conferenza, pronunciate a Denver lo scorso agosto, quando egli ha sottolineato che la Chiesa negli Stati Uniti è molto vitale e fiorente, e ha menzionato il fatto che solo lo scorso anno un milione di nuovi membri si sono aggiunti ad essa. La maggior parte dei sacerdoti, dei religiosi e dei laici vi sostengono mediante la fede fervida e la valida testimonianza della vita cristiana e dell’amore.

2. In effetti, la Giornata Mondiale per la Gioventù a Denver ha dato a tutti noi la conferma della vitalità della comunità cattolica negli Stati Uniti. In particolare i giovani sono un segno vivo e promettente della presenza vivificante di Dio nel cuore del mondo. Lo Spirito Santo sta risvegliando nei membri della Chiesa un anelito di trascendenza e infondendo nei loro cuori il desiderio di un rapporto intimo e personale con il Dio Trino. La gente si chiede sempre più: “che cosa devo fare per avere la vita eterna?” (Mc 10, 17). Individualmente e come gruppo, i Vescovi degli Stati Uniti sono stati chiamati a soddisfare quella sete spirituale rendendo disponibile a tutti la pienezza, l’importanza e la forza unificante del mistero di Cristo (cf. Col 1, 27).

In quanto Pastori secondo il cuore del Signore (cf. Ger 3, 15), uno dei compiti e delle gioie principali è quello di guidare le vostre comunità nel culto e nella preghiera. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci ricorda che la preghiera è quello “slancio del cuore” (n. 2558), che è il frutto e il sangue vitale del mistero della salvezza, fondato sulla fede, rafforzato dai sacramenti e attivo nella carità. Nella nostra preghiera dobbiamo preoccuparci di tutelare la trascendenza divina e di purificare il nostro cuore da false immagini (cf. Ivi, 2779). La nostra preghiera deve sempre riflettere l’autentica fede della Chiesa. Il centro della preghiera cristiana è la rivelazione del Padre ai piccoli (cf. Mt 11, 25), suoi figli adottivi (cf. 1 Gv 3, 1-2). In unione con il Figlio attraverso lo Spirito Santo, siamo in grado di avvicinarci al Padre e dire “Abbà! Padre!” (Rm 8, 15). Non insegnare questa verità sublime, o insegnare qualcosa di meno, significherebbe fallire nella nostra responsabilità di essere autentiche guide spirituali, che offrono il cibo sicuro dell’autentica spiritualità cristiana e aiutano i membri della Chiesa a raggiungere la piena maturità in Cristo (cf. Ef 4, 13).

Attualmente siete impegnati in una revisione di alcuni testi liturgici, e ciò era compreso nell’ordine del giorno dell’ultima Assemblea Plenaria della vostra Conferenza. Una delle vostre responsabilità a questo proposito, in quanto servitori della grazia del sacerdozio supremo (cf. Lumen gentium 26), è quella di fornire traduzioni esatte e appropriate dei testi liturgici ufficiali cosicché essi, subendo la necessaria revisione e ottenendo l’approvazione della Santa Sede (cf. CIC, can. 838 §§ 2-3), possano essere strumento e garanzia di un’autentica condivisione del mistero di Cristo e della Chiesa: “lex orandi, lex credendi”. Il difficile compito della traduzione deve tutelare la piena integrità della dottrina e, secondo lo spirito di ogni lingua, la bellezza dei testi originali. Poiché così tante persone hanno sete del Dio vivente (Sal 42, 2), la cui maestà e misericordia sono al centro della preghiera liturgica, la Chiesa deve rispondere con un linguaggio di lode e di culto che promuova il rispetto e la gratitudine per la grandezza, la compassione e la potenza di Dio. Quando i fedeli si riuniscono per celebrare l’opera della nostra Redenzione, il linguaggio della loro preghiera, libero da ambiguità dottrinali e influenze ideologiche, dovrebbe promuovere la dignità e la bellezza della celebrazione stessa e allo stesso tempo esprimere fedelmente la fede e l’unità della Chiesa (cf. Vicesimus quintus annus, 9 e 21).

3. Da un profondo rinnovamento spirituale, dalla santità dei suoi membri e delle sue comunità, la Chiesa negli Stati Uniti trarrà ispirazione e forza per la nuova evangelizzazione e per le numerose forme di servizio alla società che essa compie ubbidendo al comandamento evangelico dell’amore. I cattolici americani si sono sempre distinti per il modo generoso in cui esprimono la propria fede mediante atti di giustizia, carità e solidarietà. Lungi dal diminuire, le situazioni che richiedono una risposta efficace sembrano aumentare ogni giorno, in particolare in vista della povertà, dell’aumento dei senzatetto e della disoccupazione crescenti, così come della crisi di valori che spesso porta all’aumento dell’egocentrismo, della frammentazione e dell’aggressività nei rapporti umani. Posso solo incoraggiarvi a continuare a esortare i fedeli laici a infondere nelle istituzioni politiche, sociali e culturali americane lo spirito e la virtù dell’autentica solidarietà sociale.

Incorporare l’insegnamento sociale della Chiesa nel tessuto della società richiede sia una rigorosa fedeltà al Vangelo sia una coraggiosa creatività, un coraggio che non conosce la paura (cf. Eb 13, 6) nell’annunciare il Regno di Dio apertamente e con tutta franchezza (cf. At 28, 31). Le coscienze cristiane devono essere risvegliate al vero senso di sollecitudine per i poveri e gli oppressi, i deboli e gli indifesi, che non possono essere esclusi dalla destinazione universale dei beni della terra (cf. Centesimus annus, 31). “Si deve, altresì, salvaguardare accuratamente l’importanza che “i poveri” e “l’opzione in favore dei poveri” hanno nella parola del Dio vivo (Redemptoris Mater, 37). Ne consegue il compito di promuovere il significato autenticamente cristiano della libertà e della liberazione dell’umanità e dell’universo (cf. Ivi). Ripeto l’appello contenuto nella mia Lettera Enciclica sul mandato missionario della Chiesa, in cui ho esortato “tutti i discepoli di Cristo e le comunità cristiane, dalle famiglie alle diocesi, dalle parrocchie agli istituti religiosi, a fare una sincera revisione della propria vita nel senso della solidarietà con i poveri” (Redemptoris missio, 60). Se questa revisione si compirà ovunque, gli sforzi della Chiesa per promuovere la giustizia sociale otterranno credibilità. Poiché l’amore di Cristo impone alla Chiesa di vedere il suo Sposo in particolare nei deboli (cf. 2 Cor 5, 14; Mt 25, 31-46), essa deve sempre stare all’erta per garantire la giustizia sociale e la solidarietà fra i suoi membri e le sue istituzioni.

4. Nel vostro ministero pastorale dovete spesso affrontare manifestazioni di persistente razzismo che minano le fondamenta di una società giusta e democratica. Il razzismo è un’ingiustizia intollerabile per i conflitti sociali che provoca ma ancor più per il modo in cui disonora l’inalienabile dignità di tutti gli esseri umani, noncurante della loro razza e della loro origine etnica. Le vostre frequenti dichiarazioni al riguardo e la grande varietà di attività pastorali rivolte ai diversi gruppi etnici presenti nelle vostre diocesi, lungi dal sostenere la separazione o l’isolamento tra i gruppi e le comunità, mirano a compiere la vocazione della Chiesa come segno e strumento della più ampia unità dell’intera famiglia umana.

Con un altro gruppo di Vescovi ho parlato delle necessità e dell’apporto speciale alla vita della Chiesa della grande comunità ispanica delle vostre diocesi (cf. Discorso “ad limina”, 2 ottobre 1993). Appoggiando il Piano Pastorale Nazionale per i Cattolici Neri (cf. “Sono qui, manda me”, 9 novembre 1989), avete dimostrato la vostra stima e il vostro sostegno ai fedeli che desiderano essere “veramente neri e autenticamente cattolici”. Condivido inoltre il vostro impegno per promuovere la solidarietà con la comunità americana nativa, in particolar modo per ciò che concerne la giustizia sociale nei campi della sanità, dell’edilizia abitativa, dell’occupazione e dell’educazione (cf. Tempo per Ricordare, Riconciliarsi e Impegnarsi nuovamente come un Popolo, 17 dicembre 1991). Il buon esito di tutto ciò dipende in gran parte dagli sforzi volti a rinnovare la vita familiare, le scuole parrocchiali, il ministero per la gioventù lontana, e dalla promozione delle vocazioni sacerdotali e religiose tra i vari gruppi.

5. Prima di concludere questa serie d’incontri con i Vescovi degli Stati Uniti, desidero menzionare, anche se solo brevemente, i vostri sforzi a favore della comprensione e della cooperazione ecumeniche. Grata a Dio, la Chiesa riconosce che lo Spirito Santo, “colui che indica le vie che portano all’unione dei cristiani” (Dominum et vivificantem, 2), ha dato vita a nuovi atteggiamenti tra i cristiani divisi. Guidati dalla lunga lotta del vostro Paese per il conseguimento della libertà e della tolleranza religiose, i cattolici americani hanno arricchito l’impegno ecumenico della Chiesa con i frutti della propria esperienza. Tuttavia, dopo i rapidi miglioramenti nei rapporti ecumenici a seguito del Concilio Vaticano II, alcuni sono ora scoraggiati dal progresso apparentemente più lento in questa fase più matura degli sforzi ecumenici. Poiché la Chiesa è irrevocabilmente impegnata nella ricerca dell’unità cristiana, non può esserci una diminuzione degli sforzi per promuovere la preghiera comune, il dialogo e la cooperazione. In quanto Pastori, dovere rassicurare coloro che sono scoraggiati, moderare coloro il cui entusiasmo conduce a confusione dottrinale e disciplinare, promuovere nuove iniziative e garantire che tutte le attività ecumeniche nelle vostre diocesi siano in armonia con la fede e la disciplina della Chiesa (cf. Direttorio per l’Applicazione dei Principi e delle Norme sull’Ecumenismo, 25 marzo 1993, n. 30). Un’area particolarmente importante del dialogo è quella che riguarda le verità etiche e morali necessarie per il rinnovamento della società (cf. Veritatis splendor, 36). I cristiani dovrebbero apportare una testimonianza congiunta a quelle verità morali che rendono “un servizio originale, insostituibile e di enorme valore non solo per la singola persona e per la sua crescita nel bene, ma anche per la società e per il suo vero sviluppo” (Ivi, 101).

6. Cari fratelli Vescovi, l’attuale periodo d’Avvento ci parla del “Signore Dio l’Onnipotente, Colui che era, che è e che viene!” (Ap 4, 8). Mentre ricordiamo che Cristo verrà nuovamente nella gloria, queste settimane di preparazione per il Natale elevano anche i nostri cuori al “nuovo tempo di avvento” (Dominum et vivificantem, 56), gli anni di preparazione per il grande Giubileo che commemora l’Incarnazione redentrice del Figlio Eterno. Auspico che la Chiesa in America si prepari per questo evento, come una continuazione e un ulteriore sviluppo della ““pienezza del tempo” ch’è propria del mistero ineffabile della incarnazione del Verbo” (Redemptoris Custos, 32). Con fiducia prego affinché sotto la vostra sollecita, salda e amorevole cura, ognuna delle vostre Chiese particolari sperimenti la “grande primavera cristiana” che Dio sta preparando per la sua Chiesa (Redemptoris missio, 86)

I pensieri che ho condiviso con i Vescovi degli Stati Uniti durante le visite “ad limina” di quest’anno, sono stati guidati dall’orientamento e dal contenuto del Catechismo della Chiesa Cattolica. Nelle vostre mani il Catechismo sarà un aiuto estremamente efficace per mettere a disposizione di tutti i fedeli le inesauribili ricchezze di ciò che la Chiesa celebra e vive, in cui crede e per cui prega.

Proprio in questa fase del pellegrinaggio della Chiesa, lo Spirito Santo ci ha consacrati alti sacerdoti per portare la Buona Novella ai poveri e per confortare gli afflitti, per rimettere in libertà gli oppressi e coloro che si trovano in difficoltà (cf. Lc 4, 18-19). Il sano insegnamento, la fervente celebrazione dei sacramenti e l’intensa attività pastorale sono i “tesori” che dobbiamo offrire al mondo che attende. Con fervente speranza e fiducia chiedo a questo stesso Spirito Santo di infondere la pienezza dei suoi doni nella Chiesa negli Stati Uniti. Affidando tutti i suoi membri all’intercessione di Maria Immacolata, Patrona del vostro Paese, di tutto cuore imparto la mia benedizione apostolica.

 

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