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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI CANADESI DELLE REGIONI DELL

’OVEST
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Giovedì, 16 settembre 1993

 

Cari fratelli Vescovi,

1. “Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!” (Sal 133, 1). Vescovi dell’Alberta, della Columbia Britannica del Manitoba, dei Territori del Nord Ovest, del Saskatchewan e dello Yukon, permettetemi di esprimere la mia gratitudine per la nostra comunione nel Collegio dei Vescovi e, con le parole di San Paolo, perché “la tua carità è stata... motivo di grande gioia e consolazione” (Fil 1, 7). La vostra visita si svolge in un momento significativo. Il Cinquantesimo Anniversario della Conferenza Canadese dei Vescovi Cattolici è per noi un tempo opportuno per ringraziare insieme la Santissima Trinità, da cui discende ogni grazia, per la vita della Chiesa in Canada che voi siete stati chiamati a servire nel nome del Signore quali Successori degli Apostoli. Le vostre visite “ad limina” così come i più frequenti incontri dei responsabili della vostra Conferenza con la Curia Romana costituiscono delle occasioni per un dialogo fraterno e una maggiore unità fra noi. In tal modo vengono rafforzati i vincoli di fede e comunione che uniscono le vostre Chiese particolari alla Sede apostolica.

Il Concilio Vaticano II ci ha ricordato che in ogni Chiesa particolare “è veramente presente e agisce la Chiesa di Cristo, una, santa, cattolica e apostolica” (Christus Dominus, 11). Il ministero universale del Successore di Pietro assiste quindi il Popolo di Dio, affidato alla vostra cura pastorale, “dall’interno” come un dono divino che è parte integrante della vita delle vostre diocesi (cf. Congregazione per la Dottrina della Fede, Communionis notio, 13). Questo avviene in particolar modo con la custodia del “depositum fidei” che deve essere mantenuto intatto e integro fino a quando il Signore ritornerà. La verità è di per sé una forza unificante. Segni di divisione affievoliscono il potere della testimonianza della Chiesa, mentre l’armonia accresce la sua credibilità (cf. Paolo VI, Paterna cum benevolentia, n. 3). È importante che i Vescovi, in comunione con il Successore di Pietro, mostrino che nel loro insegnamento essi sono “un cuore solo e un’anima sola” (At 4, 32) “in perfetta unione di pensiero e di intenti” (1 Cor 1, 10).

2. Durante la recente Giornata Mondiale della Gioventù a Denver, mi ha commosso in particolar modo vedere così tanti giovani, di cui migliaia provenienti dal Canada, cercare seriamente di amare e di servire Cristo nella Sua Chiesa. Questi uomini e queste donne del terzo millennio si aspettano che i loro Vescovi e i loro sacerdoti li aiutino a vivere secondo quella verità che è il prezioso dono di Cristo (cf. Gal 5, 1). La vera carità pastorale esige che non venga omesso nulla nella predicazione della parola salvifica di Cristo. Il successo della nuova evangelizzazione in Canada dipenderà in gran parte dal vostro efficace e unitario annuncio di tutte le esigenze del Vangelo.

I fedeli guardano ai Vescovi della Chiesa per essere “dottori autentici, cioè rivestiti dell’autorità di Cristo, che predicano al popolo loro affidato la fede” (Lumen gentium, 25). E in questa prospettiva dobbiamo costantemente rinnovare in noi stessi il carisma di vigilanza. Come buone sentinelle, devote all’insegnamento degli apostoli (cf. At 2, 42) e investite del compito di custodire, illustrare e diffondere “l’eredità della fede” (cf. Dei Verbum, 10), non dobbiamo mai smettere di predicare la pienezza della conoscenza di Cristo e della Sua Chiesa. Siamo tutti consapevoli di quanto sia realmente difficile essere sentinelle attente e predicatori solleciti della “verità del vangelo” (Gal 2, 5). Sant’Agostino ci ricorda la serietà delle nostre responsabilità quando dice: “Al di là dell’essere cristiano... io sono anche un responsabile, e per questo renderò a Dio conto del mio ministero” (Sermone n. 46, Sui pastori, n. 2).

3. Il Canada, come tanti Paesi, viene influenzato dai numerosi aspetti positivi, ma anche dai mali morali della cultura contemporanea. Molti dei vostri concittadini soffrono di una perdita del senso morale. Ciò porta spesso a chiamare in causa sistematicamente l’insegnamento cattolico in materia di fede e di morale. Come Pastori che devono proporre “l’intero mistero di Cristo” (Christus Dominus, 12), possiamo affrontare questa sfida se il nostro insegnamento è chiaro, trasparente e unitario. Solo allora esso potrà ergersi al di sopra della confusione di opinioni contrastanti con la forza e il potere della Verità.

Nel nostro compito di tutelare il diritto dei fedeli di ascoltare la pienezza dell’insegnamento cattolico, noi, con umiltà, coraggio e carità, dovremmo vegliare affinché nessuno venga spinto all’errore da coloro che vorrebbero turbarlo e che “vogliono sovvertire il vangelo di Cristo” (Gal 1, 6). Ciò vale in particolare per gli insegnamenti che il Magistero ritiene debbano essere “acquisiti in modo preciso” da tutti i fedeli. Essi esigono un consenso assoluto. Come affermato nella Donum veritatis: “Quando il Magistero propone “in modo assoluto” verità concernenti fede e morale, che, anche se non rivelate divinamente, sono tuttavia strettamente ed intimamente connesse con la rivelazione, esse devono essere accettate e acquisite in modo assoluto” (Congregazione per la Dottrina della Fede, Donum veritatis, 23; Professio fidei et iusiurandum fidelitatis). Con grande amore e pazienza, e con lo sguardo rivolto costantemente a Cristo, “la luce del mondo” (Gv 8, 12), abbiamo l’obbligo di guidare i fedeli nella formazione di una coscienza morale che giudicherà e agirà in accordo con la verità, di indicare “quegli atti che di per sé si conformano alle esigenze della fede e promuovono la loro espressione nella vita e quegli atti che, al contrario, poiché intrinsecamente negativi, sono incompatibili con tali esigenze” (Donum veritatis, 16). In quanto parola di vita, il Vangelo include norme morali universali ed eterne, che devono essere insegnate con rinnovato ardore e convinzione. Esorto ciascuno di voi a perseverare nel portare il fardello di questo ruolo profetico di amore vigile, assicurando in tutti i modi che la “sana dottrina” (1 Tm 1, 10) di fede e morale venga insegnata nelle vostre diocesi, in modo concreto e a ogni livello.

4. Per assistere noi tutti nel nostro ministero in questo momento come araldi della verità che ci rende liberi (cf. Gv 8, 32), il Signore ci ha offerto un dono e uno strumento preziosi: il Catechismo della Chiesa Cattolica. Nelle vostre mani questo frutto maturo del Concilio Vaticano II sarà un utile strumento dal quale l’insegnamento autentico del Concilio, che è esso stesso una testimonianza della grande Tradizione della Chiesa, potrà fedelmente introdurre la predicazione e la catechesi. Definendo il messaggio di fede in modo sereno e sistematico, il Catechismo rivela l’unità, la coerenza, la bellezza e l’importanza della fede cattolica. Esso non è rivolto soltanto ai Pastori e agli esperti, come ha dimostrato l’accoglienza entusiasta da parte dei laici in molti Paesi, ma a tutti i settori della Chiesa. So che la Chiesa in Canada accoglierà il Catechismo della Chiesa Cattolica e che, in uno spirito di comunione universale, porrete i suoi tesori a disposizione di tutti i fedeli in ogni modo possibile.

5. Il vostro Paese è benedetto in quanto possiede uno dei sistemi educativi cattolici più sviluppati del mondo di cui siete giustamente orgogliosi. Insieme ai numerosi College cattolici e alle Università, le vostre scuole hanno portato un enorme contributo nel formare giovani uomini e donne come cattolici devoti e istruiti e cittadini generosi e responsabili. In tal modo l’educazione cattolica ha preparato generazioni di uomini e donne laici a cui una profonda armonia fra il loro essere membri della Chiesa e membri della società civile ha permesso di superare la tragica separazione della fede dalla vita e del vangelo dalla cultura (cf. Christifideles laici, 54).

Ora, tuttavia, dovete affrontare nuovi problemi: la necessità di proteggere l’identità cattolica delle vostre scuole e la sfida rappresentata dal crescente relativismo religioso e morale presente nell’opinione pubblica. Le istituzioni educative cattoliche devono riaffermare la propria responsabilità di evangelizzare e catechizzare, adempiendo pienamente al dovere di presentare la Parola di Dio in tutta la sua forza.

In alcune province è stato messo in discussione recentemente il diritto ad avere dei comitati scolastici cattolici indipendenti fondati pubblicamente, importanti per la sopravvivenza dell’educazione cattolica. I vostri sforzi determinati per gestire le vostre scuole, in armonia con la pratica e la fede cattoliche, sono fondati sull’inalienabile diritto della Chiesa di istituire e gestire delle scuole liberamente e in accordo con le sue necessità (cf. Gravissimum educationis, 8). Possiate essere pastori saggi e previdenti in questo aspetto importante della vita della Chiesa nella vostra nazione. Desidero incoraggiarvi a continuare a operare per fornire una sana formazione nella tradizione, nella dottrina e nella vita cattoliche a tutti coloro che sono impegnati nell’apostolato educativo, catechetico o sociale della Chiesa.

6. So con quale profonda sollecitudine pastorale desiderate lavorare per edificare l’unità che Cristo ha voluto per la sua Chiesa, l’unità autentica che, per sua natura, è la piena comunione visibile di tutti i cristiani nella verità e nella carità. Il Direttorio per l’Applicazione dei Principi e delle Norme sull’Ecumenismo, pubblicato recentemente dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ha lo scopo di incoraggiare le attività ecumeniche e di sottolineare la necessità di sviluppare la formazione in questo campo. Conservando l’“umiltà d’animo” spirituale che esorta a superare la diffidenza e l’ignoranza, la Chiesa in Canada può offrire un contributo significativo al movimento ecumenico nel suo insieme. Ciascuno deve tenere presente la necessità di salvaguardare la priorità della verità nel dialogo e contemporaneamente l’apertura verso un arricchimento reciproco che caratterizza l’autentico ecumenismo. Innanzitutto, nessuno di noi deve dimenticare che l’obiettivo del movimento ecumenico “supera le forze e le doti umane” (Unitatis redintegratio, 24) e che esso si fonderà essenzialmente su “questa conversione del cuore e questa santità della vita, insieme con le preghiere private e pubbliche per l’unità dei cristiani” (Ivi 8).

7. Cari fratelli nell’Episcopato, il vostro ministero deve rispondere a molte richieste! Con le mie parole, desidero ardentemente confermarvi nel Signore. In modo particolare, vorrei assicurare a quanti tra voi lavorano nel Grande Nord la mia preghiera e i miei incoraggiamenti per il loro ministero presso le popolazioni locali che tiene conto delle loro condizioni e delle loro necessità particolari. Mi unisco volentieri al richiamo compiuto dal messaggio pastorale della vostra Conferenza, in occasione del quinto centenario dell’evangelizzazione delle Americhe, in cui voi scrivete che la qualità della solidarietà vissuta nella società canadese deve essere valutata in funzione delle misure prese per migliorare la situazione economica, politica e sociale delle popolazioni locali (cf. CECC, Verso una nuova evangelizzazione, 23 settembre 1992, n. 19).

Esprimendo la mia fiducia nel Signore, che continuerà ad accrescere l’ardore e la fede dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose e dei laici delle vostre diocesi, poiché “colui che ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento” (Fil 1, 6), affido voi e le vostre comunità diocesane all’amorevole sollecitudine di Maria, Madre della Chiesa, e alla protezione di San Giuseppe, patrono del Canada. Con la mia benedizione apostolica.

 

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