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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELLA ROMANIA
 IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Sabato, 7 dicembre 1996

 

Cari Fratelli nell’Episcopato,

1. Sono lieto di accogliervi nel corso della vostra visita “ad limina”. Mi ricordo con emozione del nostro incontro, nel 1991, che ha costituito il vostro primo pellegrinaggio presso le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo dopo 43 anni. Saluto in particolare i Vescovi della Chiesa greco-cattolica, che ho avuto l’opportunità di incontrare lo scorso anno, in occasione della loro visita a Roma per preparare la riorganizzazione delle loro comunità. Ringrazio il Presidente della vostra Conferenza inter-rituale, Monsignor Ioan Robu, Arcivescovo di Bucarest, per le cordiali parole che mi ha appena rivolto.

2. Voi siete i Pastori di comunità di riti diversi. È insieme che dovete annunciare il Vangelo e costruire la Chiesa cattolica in Romania. Nel ministero che voi svolgete, talvolta in condizioni ancora difficili, la mia preghiera vi accompagna. I diversi riti non possono considerarsi concorrenti in seno all’unica Chiesa cattolica, ma cammini spirituali diversi che, ognuno a modo suo, apportano le ricchezze della loro lunga tradizione e donano frutti per il bene di tutti e al servizio della comunione.

Una vita fraterna ancora più intensa fra le comunità rituali costituirà un appello ai nostri fratelli cristiani, perché tutti si uniscano attorno al loro Signore; sarà anche una testimonianza evangelica per l’insieme dei vostri concittadini. Mi rallegro dunque delle collaborazioni sempre più importanti che voi ricercate e dell’aiuto fraterno che vi apportano, in particolare nell’ambito delle riforme liturgiche, nell’accoglienza delle comunità che non dispongono ancora di luoghi di culto e di incontro appropriati, e nella formazione del clero.

3. In vista del Congresso sul sacerdozio e sulla vita consacrata in Europa che avrà luogo a Roma dal 5 al 10 maggio 1997, voi avete constatato gli effetti negativi che l’assenza di formazione religiosa nel corso degli anni passati ha sortito sulla vita spirituale dei cristiani e sulle vocazioni. Tuttavia, allo stesso tempo, vi rallegrate del nuovo slancio delle vostre comunità e dell’aumento del numero di giovani che desiderano dedicare la propria vita al Signore. Per questo rinnovamento possiamo rendere grazie a Dio, che continua senza posa a chiamare uomini e donne al suo servizio, anche nelle situazioni difficili, contrassegnate dalla scarsità di mezzi.

4. Fra le preoccupazioni espresse nelle vostre relazioni, occorre notare la vostra sollecitudine ad applicare un reale discernimento delle vocazioni e a perseguire la riorganizzazione dei seminari. Spetta a voi, Pastori della Chiesa, aiutare i giovani a maturare le loro vocazioni, a instaurare un rapporto sempre più intimo con Cristo e a diventare servitori del Signore e della sua Chiesa. In particolare, una lettura attenta degli insegnamenti del Concilio Vaticano II permette di riconoscere il posto di ogni vocazione nella storia della salvezza, di ravvivare la chiamata speciale alla santità da parte di coloro che hanno scelto di dedicare la propria vita al Signore e di mostrare che il ministero sacerdotale è un servizio specifico a Cristo e alla Chiesa. Vi incoraggio a mobilitare tutte le energie disponibili nelle vostre comunità per la formazione degli educatori del clero e dei futuri sacerdoti.

Vi preoccupate di riformare la ratio studiorum dei seminari secondo le norme attualmente in vigore nella Chiesa. Certo, nella situazione attuale in cui mancano ancora il personale, gli edifici per alloggiare i seminaristi, le biblioteche e gli strumenti di lavoro, le Diocesi non hanno la possibilità di costituire il proprio seminario. È dunque importante vedere fra di voi e con i responsabili delle Congregazioni religiose presenti nel vostro Paese come realizzare al meglio la preparazione dei seminaristi secolari e regolari, il cui numero continua ad aumentare in maniera significativa.

Non esitate a inviare alcuni sacerdoti in formazione in università straniere, in particolare a Roma, perché divengano domani gli educatori del clero ed entrino in contatto con altre realtà ecclesiali; negli incontri che potranno fare, essi prenderanno maggiormente coscienza dell’universalità della Chiesa, approfondiranno le loro ricerche teologiche e scopriranno forme diverse di vita pastorale. Questi sforzi testimoniano il vostro attaccamento all’educazione dei seminaristi sul piano intellettuale, spirituale e pastorale, per formare sacerdoti capaci di essere testimoni illuminati della fede e buoni educatori.

5. Voi sentite il bisogno di sviluppare la formazione permanente del clero, chiamato a scoprire i grandi documenti che hanno segnato la dottrina, il pensiero e la vita della Chiesa, e in particolare quelli del Concilio Vaticano II. Nel corso del loro ministero, i sacerdoti sono invitati ad approfondire le proprie conoscenze. Ciò contribuisce a ravvivare in essi il dono di Dio (cf. 2Tm 1,6) con una sicura influenza sulla loro vita spirituale e sul loro dinamismo pastorale. In effetti, la natura profonda di questa formazione è di essere una forma eminente di “fedeltà al ministero sacerdotale” e un “processo di continua conversione”. Si tratta di un atto di amore sia verso Cristo sia “verso il Popolo di Dio, al cui servizio il sacerdote è posto” (Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis, 70). In questo spirito, mi rallegro degli sforzi fatti per tradurre, diffondere e spiegare i testi del Magistero, e per organizzare sessioni di formazione e ritiri spirituali.

6. Voi percepite anche l’importanza della formazione umana e religiosa dei fedeli laici, che devono assumersi le loro responsabilità nelle comunità cristiane. Vi incoraggio a proseguire in tal senso e a formare laici per la Chiesa di domani, poiché essi avranno un ruolo importante nell’educazione spirituale, morale, intellettuale e civica dei loro fratelli, e dovranno partecipare sempre più attivamente alla vita ecclesiale.

Molti fra voi hanno fatto dell’educazione dei giovani una delle loro priorità. Vi esorto a fare tutto il possibile affinché questa dimensione pastorale venga ampiamente presa in considerazione, poiché è il futuro della Chiesa e della società ad essere in causa. Innanzitutto vi adoperate per sviluppare la catechesi dei bambini e dei giovani, nonostante le difficoltà che potete incontrare, in particolare per l’organizzazione di corsi di religione nell’ambito scolastico. Non scoraggiatevi! Dopo gli anni dolorosi che avete vissuto urge che troviate i mezzi appropriati perché i giovani imparino nuovamente le parole della fede e le parole della preghiera; essi potranno allora entrare in comunione intima con Dio e partecipare pienamente alla crescita della Chiesa. Siate perciò attenti a sviluppare la pastorale sacramentale.

Voi mi avete anche messo al corrente delle questioni morali con le quali devono confrontarsi la gioventù attuale e tutti i Rumeni. Alcuni comportamenti, come l’abuso di alcol, l’uso della droga e l’aborto, costituiscono gravi minacce per le persone, colpite nella loro dignità, e anche per la collettività, poiché distruggono i vincoli coniugali familiari e sociali. Per arginare questi flagelli dei tempi moderni, vi sforzate opportunamente di sviluppare la pastorale familiare, in particolare la preparazione al matrimonio, il senso della responsabilità nei rapporti interpersonali e la pastorale dei liceali e degli universitari. È importante offrire ai bambini, agli adolescenti e ai giovani ragioni per credere e sperare, e anche fornire loro punti di riferimento spirituali e morali affinché possano compiere scelte libere e responsabili conformi alla legge di Dio. Il divenire di una società si fonda in gran parte sull’educazione di quanti saranno i responsabili di domani.

7. Con il desiderio di ravvivare la vita delle comunità cristiane, il loro impegno ecumenico e il loro senso missionario, invito i cattolici a preparare intensamente il grande Giubileo dell’anno 2000. Auspico che, nel vostro Paese, i Pastori e i fedeli si preparino a questo incontro mediante la conversione dei cuori e un rinnovato impegno nella Chiesa e nella società. In questa prospettiva, spetta a voi promuovere l’elaborazione e l’applicazione di piani pastorali che faranno sbocciare una “nuova primavera di vita cristiana che dovrà essere rivelata dal Grande Giubileo, se i cristiani saranno docili all’azione dello Spirito Santo” (Giovanni Paolo II, Tertio Millennio adveniente, 18).

Con la ritrovata libertà, vi siete preoccupati di intraprendere una riorganizzazione profonda delle Diocesi, dei servizi diocesani e delle parrocchie, per rispondere in modo sempre più appropriato alle nuove condizioni di vita e all’urgenza dell’evangelizzazione. Vi incoraggio a proseguire questo compito, poiché un buon riassetto dell’amministrazione diocesana, a tutti i livelli, favorisce il dinamismo di una comunità. Nelle vostre relazioni quinquennali avete sottolineato la mancanza di personale e la scarsità delle vostre risorse. Occorre salutare l’aiuto internazionale apportato da alcune Chiese dell’Europa e dell’America del Nord, così come da associazioni caritative, per sostenervi materialmente e spiritualmente. Questa solidarietà fra le comunità ecclesiali deriva direttamente da ciò che accadeva ai tempi apostolici, in cui “tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e mettevano ogni cosa in comune” (At 2,44).

8. Fra i problemi urgenti, mi avete confidato che incontrate ostacoli nel dialogo con le autorità sulla questione della restituzione dei beni che appartenevano alla Chiesa cattolica prima del 1948 e che le furono ingiustamente presi. Per una pratica autentica della libertà religiosa e di una vera vita democratica, il Concilio Vaticano II ha sottolineato la necessità della libertà di azione dei ministri della Chiesa, poiché “le comunità religiose hanno anche il diritto di non essere impedite di insegnare e di testimoniare pubblicamente la propria fede ( . . .) e di manifestare liberamente la virtù singolare della propria dottrina” (Dignitatis humanae, 4). In effetti, spetta ai dirigenti delle nazioni permettere ai fedeli delle diverse famiglie religiose di vivere la propria fede liberamente e di avere i mezzi per farlo, in quanto le persone hanno bisogno di sviluppare la dimensione spirituale della loro esistenza quotidiana e dei loro impegni familiari e sociali.

9. Le vostre relazioni quinquennali mi hanno fatto conoscere i vostri passi a favore dei rapporti ecumenici, in particolare con la Chiesa ortodossa rumena alla quale appartiene la maggioranza della popolazione. Sono lieto di questa rinnovata attenzione da parte vostra. Auspico che possiate continuare l’educazione dei fedeli in questo ambito, poiché essi sono chiamati a intraprendere, sotto la vostra guida, il cammino della piena unità. Per quanto vi concerne, vi invito a mantenere e intensificare i vostri vincoli fraterni con i fratelli separati, che hanno anch’essi intrapreso il cammino del dialogo e della riconciliazione. Per la Chiesa cattolica, l’ecumenismo è ora un compito urgente e irreversibile, una testimonianza dell’amore fraterno vissuto con pazienza, “un imperativo della coscienza cristiana illuminata dalla fede e guidata dalla carità” (Giovanni Paolo II, Ut unum sint, 8). Ciò presuppone realizzazioni concrete. Per esempio, è importante che le diverse Chiese cristiane si associno per la preghiera e per opere caritative, poiché la povertà non conosce frontiere e il nostro amore per i fratelli deve divenire creativo. Le collaborazioni nelle attività sociali aiuteranno i cristiani del vostro Paese a comprendere che essi sono chiamati ad agire insieme, come discepoli di Cristo che tutti proclamano Signore. Ricordiamoci delle esortazioni dell’Apostolo delle Nazioni: “mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri” (Gal 5, 13), poiché “la carità edifica” (1 Cor 8, 2).

10. Al termine del nostro incontro, il mio pensiero si volge ai fedeli delle vostre comunità. Portate ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e ai cattolici della Romania i saluti cordiali e l’incoraggiamento del Papa, assicurandoli della mia preghiera affinché, nelle difficoltà presenti, non perdano la speranza e lo Spirito ispiri a tutti sentimenti di unità e di pace! Vi chiedo di trasmettere il mio saluto affettuoso al Cardinale Alexandru Todea, Arcivescovo emerito di Fagaras e Alba Julia, assicurandolo del mio sostegno fraterno nella prova riguardante la sua salute che attraversa, così come agli Arcivescovi e ai Vescovi del vostro Paese.

Mediante l’intercessione dei santi della vostra terra, imparto di tutto cuore la mia Benedizione Apostolica a voi e a tutti i membri del popolo di Dio affidati alla vostra sollecitudine pastorale.  

 

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