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VISITA PASTORALE IN SLOVENIA

INCONTRO CON I GIOVANI

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

Aeroporto sportivo di Postojna - Sabato, 18 maggio 1996

 

"Haec est dies, quam fecit Dominus . . .": "Questo è il giorno che ha fatto il Signore, rallegriamoci ed esultiamo in esso" (cf. Sal 117, 24).

1. Carissimi giovani, vi saluto con le parole del Salmo, che la Liturgia del tempo pasquale ci ha rese familiari. Esse ci invitano a rallegrarci. È un invito che cade particolarmente opportuno in questa circostanza, in cui il Papa ha la gioia di incontrarsi con voi, giovani della Slovenia, convenuti numerosi qui a Postojna, dove s’incrociano molte strade, per le quali sono passate nei secoli persone di ogni parte d’Europa. Sono lieto di festeggiare con voi il mio settantaseiesimo compleanno.

I giorni della nascita e del battesimo richiamano alla mente il dono della vita e la giovinezza della fede, che Dio incessantemente rinnova. Perciò sono lieto di riflettere oggi con voi su ciò che più caratterizza la giovinezza, cioè il senso della vita e la vocazione.

Ringrazio il Vescovo di Koper, Mons. Metod Pirih, per le parole che mi ha poc’anzi rivolto. Ringrazio pure i vostri tre giovani rappresentanti, che si sono resi interpreti dei vostri sentimenti e mi hanno presentato, anche a nome vostro, alcune interessanti domande. Grazie a tutti per la calorosa accoglienza!

"Questo è il giorno che ha fatto il Signore . . . ". Il giorno fatto dal Signore è il giorno pasquale, che ricapitola in sé tutta l’opera della creazione - "Dio vide che era cosa buona" ( Gen 1, 19) - e rivela al tempo stesso la divina potenza della redenzione. Il Cristo risorto, vincitore della morte, proietta la luce del Vangelo su tutto il creato, Egli che disse: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre" ( Gv 8, 12).

2. Seguire Cristo vuol dire credere in Lui ed accoglierne l’insegnamento. Credere che Egli è la via, la verità e la vita. Il brano del Vangelo di Giovanni, proclamato poco fa, ci ha riproposto il racconto della duplice apparizione di Cristo risorto agli Apostoli nel Cenacolo. In questo racconto assume un particolare rilievo la figura di Tommaso. Vorrei soffermarmi con voi sull’esperienza di questo Apostolo incredulo, che giunge poi ad una solenne professione di fede. È un’esperienza che continua nella storia dell’uomo: con essa ciascuno è invitato a confrontarsi.

L’evangelista Giovanni dice che Tommaso era entusiasta di Gesù ed era persino disposto a rischiare la vita per seguirlo (cf. Gv 11, 16). Possiamo riconoscere in Tommaso tutti i giovani che si entusiasmano per Cristo e per gli ideali da Lui proposti. Tuttavia, quando per Gesù sopraggiunge "la sua ora" ed Egli viene arrestato, condannato a morte e crocifisso, prevale in Tommaso il dubbio. Quando Cristo risorto appare agli Apostoli nel Cenacolo, egli non si trova tra loro. Informato successivamente dagli altri, Tommaso dice: "Se non vedo . . . non crederò" ( Gv 20, 25). E Gesù ritorna, mostra le sue piaghe aperte, segno del perenne amore di Dio per noi peccatori. Tommaso vede e allora crede. Nell’incontro col Signore risorto ritrova pienamente se stesso e crede con tutto il proprio essere. "Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!" ( Gv 20, 29).

Le difficoltà a credere di molti cristiani di oggi non sono forse simili a quelle di Tommaso? Tutti siamo chiamati a prendere posizione nei confronti di Gesù. L’apostolo Tommaso è un esempio di cercatore sincero: egli non si vergogna di manifestare il suo dubbio. E quando incontra Gesù risorto e può toccare con mano i segni della Passione, il dubbio si dissolve ed egli non ha più bisogno di alcuna dimostrazione. Quest’incontro lo trasforma così profondamente che egli esclama: "Mio Signore e mio Dio!" (Gv 20, 28).

3. Cari giovani amici! Qual è il vostro atteggiamento nei confronti di Cristo? Egli non sta davanti a voi visibilmente, come quel giorno comparve davanti all’apostolo Tommaso. Ma anche oggi Egli vi mostra in qualche modo le ferite del suo corpo glorioso nella testimonianza sofferta di quanti, nel corso dei secoli, hanno creduto in Lui e per suo amore si sono prodigati a servizio dei fratelli a prezzo di personali sacrifici, a volte anche eroici. Ecco: stanno dinanzi ai vostri occhi tanti testimoni di Cristo! Si tratta di generazioni di donne e di uomini cristiani, anche del vostro Popolo, che hanno dato la vita per Lui.

Oggi io vorrei ripetere: Beati voi, giovani, se saprete credere senza vedere, senza toccare, attratti soltanto dalla bellezza e dalla verità del Vangelo testimoniato dai santi.

Beati voi, se la fiducia nell’amore di Dio sarà più forte dello scetticismo e dei pregiudizi; se saprete superare con essa le delusioni ed ogni tentazione di scoramento e di resa.

Beati voi, giovani, se avrete il coraggio di non sfuggire agli appuntamenti con Gesù, ma saprete incontrarlo nella fedeltà, nella misericordia, nel perdono, nel sacrificio affrontato per amore.

Beati voi, se il vostro sguardo non si fermerà alla superficie delle cose e delle persone, ma saprà andare al cuore delle vicende; se attraverso il visibile e il tangibile saprete cogliere l’essenziale, che è sempre nascosto e velato per essere donato ed accolto nella libertà. Beati voi!

4. Ed ora, carissimi, vorrei rispondere alle domande che mi avete rivolto all’inizio di quest’incontro.

La prima domanda riguarda la paura e la speranza. Se penso alla mia vita, posso dire che un’indimenticabile esperienza di pericolo e di paura è certamente quella della guerra. Avevo vent’anni quando sull’Europa e sul mondo si scatenò la tempesta della seconda guerra mondiale, seminatrice di morte e di distruzione. La mia generazione è stata segnata dalla paura dei bombardamenti, delle deportazioni, delle rappresaglie. Conosco purtroppo che cosa significhi provare paura.

E posso capire, perciò, lo stato d’animo degli apostoli che - secondo quanto abbiamo ascoltato nel brano evangelico - s’erano chiusi nel cenacolo "per paura dei Giudei" (Gv 20, 19). Probabilmente pensavano che tutto fosse ormai perduto, che non ci fosse più speranza. Ma in quel momento entra Gesù "a porte chiuse" ed allora tutto improvvisamente cambia.

Carissimi, ecco la risposta alla vostra domanda: Cristo è colui che entra costantemente nel cenacolo. Entra in tanti cenacoli, dove si trovano uomini intimoriti e scoraggiati, come gli Apostoli dopo la prova del Venerdì Santo. Cristo entra e va incontro ai tanti "Tommaso" di oggi, per convincerli della sua vittoria sulla morte, del suo amore che dona la pace, della potenza salvifica della redenzione e della grazia.

Dobbiamo essere pronti ad accoglierlo, per "gustare come è buono il Signore" (cf. 1Pt 2, 3). Carissimi, quando siete tentati di chiudervi in voi stessi perché la vita vi preoccupa o, talora, vi spaventa, ricordate che Gesù risorto bussa alla porta del vostro cuore e attende che voi lo lasciate entrare. Egli, se lo accogliete, dice a ciascuno: "Pace a te!". Accoglietelo! Apritegli! Non abbiate paura!

Molti giovani non vedono un avvenire e si rifugiano nell’evasione del divertimento, dell’alcol del sesso, della droga; altri subiscono crolli psichici, altri cercano scampo nell’indifferenza o si lasciano attrarre in gruppi violenti. Sono tentativi di sfuggire al vuoto interiore. Ma il timore e la disperazione rimangono in agguato. Solo la fede e l’amore possono vincere la paura e riaccendere la speranza. Vi auguro di tutto cuore di poter vincere con l’amore ogni paura e di irradiare dappertutto la speranza. Anche ai nostri giorni non mancano testimonianze stupende di persone che credono nell’amore di Cristo e da esso attingono la forza per portare pace dove c’è guerra, verità dove c’è menzogna, perdono dov’è discordia, solidarietà e condivisione dov’è emarginazione ed egoismo.

Cari giovani, guardate a Maria! È un esempio straordinario del coraggio e della speranza che sa avere chi crede alla parola di Dio e l’accoglie nella propria vita. Come Maria, fidatevi del Signore! Poggiando su di Lui non resterete delusi.

5. La vostra seconda domanda dice: Come possiamo costruire la Chiesa? Qui ci viene in aiuto il brano della prima Lettera di Pietro, che abbiamo ascoltato all’inizio. San Pietro afferma che Cristo è la "pietra viva" (1 Pt 2, 4), è colui che dona la vita con il suo Spirito Santo, così che tutti coloro che l’accolgono diventano essi pure "pietre vive", costruttori di un "edificio spirituale" (cf. Ivi, 2, 5). L’Apostolo, rivolgendosi ai primi cristiani, ricorda loro questa stupenda e misteriosa vocazione: "Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce" (Ivi 2, 9).

Cari giovani, impegnatevi ad "essere" Chiesa. Per questo entrate sempre più in comunione con Gesù: mediante la liturgia, la catechesi, la vita fraterna nella comunità. Riscoprite il vostro Battesimo come realtà che continua ad essere attiva nel vostro presente. Rendete più profonda la vostra appartenenza a Cristo mediante i sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia. Siate fieri di fare parte della Chiesa e coinvolgetevi nella sua grande missione. Collaborate con umiltà e generosità alla vita della parrocchia, delle varie associazioni e movimenti apostolici in cui siete inseriti. Lavorate perché crescano in essi fraternità e impegno missionario e si allarghi l’adesione ad essi di altri vostri coetanei. Renderete, così, le vostre comunità cantieri di pace e di unità, nei quali si costruisce un futuro di solidarietà, a vantaggio anche della stessa vostra Nazione.

6. La terza vostra domanda riguarda l’esigenza di tenere unite la fede e la vita: un’esigenza più che mai urgente ai nostri giorni e che giustamente a voi giovani sta molto a cuore. La fede, carissimi, è per la vita, perché la vita sia piena, vera, eterna. I sacramenti, la liturgia, la catechesi, tutto tende a questo. Chi crede in Gesù e lo segue, riempie del suo Spirito la propria esistenza ed offre alla comunità ecclesiale e alla società un contributo responsabile e creativo.

Certo, anche i cristiani sono esposti all’influsso della mentalità individualista e consumista, diffusa talora dai mezzi di comunicazione di massa, con ingannevoli miraggi di felicità e falsi modelli di autorealizzazione. Ma io vorrei oggi ripetervi: conoscete voi stessi, scoprite la verità di voi stessi, perché soltanto la verità vi farà liberi. L’apostolo Tommaso è stato critico riguardo a ciò che gli raccontavano gli altri Apostoli, ma è rimasto aperto alla verità. E nell’incontro col Risorto ha scoperto pienamente che la verità è una Persona viva: Gesù Cristo. Di fronte a Lui ha compreso la propria vita come chiamata e come missione. Per Gesù ha offerto tutte le proprie energie e la stessa vita, spingendosi fin nella lontana India per portare il Vangelo.

Cari giovani amici, voi non avete bisogno di incontrare fisicamente Gesù. Per credere vi basta la testimonianza di Tommaso e degli altri Apostoli e della Chiesa. Possa Gesù diventare per voi la persona per la quale vale la pena di impegnare tutta la vita. Fatelo entrare nei vostri progetti, in ogni vostra attività. Sarete così missionari nella vita quotidiana, nei rapporti con i familiari, con i compagni di scuola e di lavoro, con gli amici del tempo libero e dello sport, nell’impegno sociale. Seguite Gesù nelle scelte importanti della vita: la scelta del matrimonio o quella della verginità per il servizio al Regno di Dio. Chi è chiamato al ministero sacerdotale accolga con umile riconoscenza questa vocazione e risponda generosamente.

Una parola per i giovani di lingua italiana. Carissimi, Cristo vi ama e cammina con voi. Non dubitatene mai! Con Lui tutto acquista senso: i momenti positivi e anche quelli negativi.

Approfondite la vostra amicizia con Gesù: cercatelo nel Vangelo, nell’Eucaristia, nei volti dei fratelli; conversate con Lui nella preghiera; poneteGli le domande importanti su voi stessi, sulla vostra vita, sulla missione che vi attende nella Chiesa e nella società.

Se le vostre giornate saranno permeate della sua presenza, non vi sarà più in voi separazione tra fede e vita; diventerete persone integre, coerenti, capaci di testimoniare con umiltà ed insieme con coraggio il suo amore. Contribuirete così alla trasformazione del mondo; lo renderete più umano e, quindi, più divino. Amate la Madonna! A Lei, Madre e modello dei discepoli, tutti vi affido.

Cari amici, grazie ancora per la vostra accoglienza. Coraggio! Camminate nella fede, nella speranza e nell’amore. Offrite la vostra persona e la vostra esistenza al soffio dello Spirito Santo, e lasciatevi sospingere da Lui verso il mare aperto del Terzo Millennio.

Il Papa vi vuole bene.

Grazie giovani, grazie Slovenia. Siano lodati Gesù e Maria.

 



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