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MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO NAZIONALE
PROMOSSO DALLA COMMISSIONE EPISCOPALE CEI
PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
( ROMA, 7-10 MAGGIO 1998)

 

Al Venerato Fratello
FERNANDO CHARRIER
Vescovo di Alessandria
Presidente della Commissione Episcopale
per i problemi sociali e il lavoro
della Conferenza Episcopale Italiana

1. Sono lieto di rivolgere il mio beneaugurante saluto ai partecipanti al Convegno nazionale su "La questione lavoro oggi. Nuove frontiere dell'evangelizzazione", che si svolgerà a Roma nei prossimi giorni. In particolare, desidero salutare con affetto il Cardinale Camillo Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e Lei, venerato Fratello, che s'è fatto promotore della provvida iniziativa. Il mio pensiero va, altresì, ai numerosi operatori pastorali delle Diocesi ed ai rappresentanti delle aggregazioni laicali che, con la loro presenza, testimoniano in modo eloquente l'attenzione della Chiesa che è in Italia al mondo del lavoro e la sua volontà di stare nella storia con amore, recando a tutti l'annuncio di salvezza del Risorto.

L'inserimento della celebrazione del Congresso nel secondo anno di preparazione immediata al Grande Giubileo del 2000, dedicato alla riflessione sulla presenza dello Spirito Santo nella Comunità cristiana e nel mondo, sottolinea il desiderio degli organizzatori di porre il Convegno sotto la guida di Colui che conduce alla verità tutta intera (cfr Gv 16,13), per cogliere le numerose sfide e le esigenze di giustizia e di solidarietà presenti nel mondo del lavoro.

2. L'attuale contesto socio-culturale notevolmente mutato pone in maniera nuova la questione lavoro. Come non rilevare la precaria situazione di quanti non riescono a trovare un'occupazione lavorativa, i drammi di tante famiglie colpite dalla disoccupazione e la preoccupante condizione dei giovani in cerca di un primo impiego e di un lavoro dignitoso? Che dire, poi, di coloro, specialmente donne, minori ed immigrati che, costretti a lavorare in "nero", mancano delle più elementari garanzie giuridiche ed economiche?

La nuova situazione, che privilegia di fatto le imprese ed il terziario, pone inoltre in evidenza le difficoltà in cui si dibattono i lavoratori del mondo rurale e di quello artigiano, un tempo struttura portante dell'economia italiana ed oggi in forte crisi. Come ignorare la richiesta, avanzata con crescente insistenza da queste categorie, di vedersi riconosciuto un ruolo socio-economico adeguato?

Non meno degna di considerazione è l'ottica strumentale ed utilitaristica secondo cui spesso ci si muove nell'affrontare i problemi del lavoro, con la conseguente diffusa caduta dei valori della solidarietà e del rispetto per la persona. Sintomi rivelatori di tale impostazione sono, tra l'altro, le carenti condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro e la ricerca del profitto ad ogni costo.

Se, poi, allarghiamo la riflessione a dimensioni mondiali, non possiamo non sottolineare, nei Paesi avviati alla cosiddetta terza fase dell'industrializzazione, il fenomeno sempre più marcato della globalizzazione dell'economia e della finanza. Esso pone l'esigenza di soluzioni che siano in grado di garantire l'irrinunciabile prospettiva del bene comune.

Alla mondializzazione dell'economia è legato, anche in Nazioni sviluppate come l'Italia, il rischio dell'esclusione di alcune aree geografiche dai progetti di sviluppo, con conseguenze penalizzanti per i giovani e per quanti si trovano impreparati ad affrontare le rapide innovazioni tecnologiche. Ciò genera un inquietante senso di insicurezza e di malessere, soprattutto nelle fasce più deboli della popolazione.

Nonostante ciò, nel mondo del lavoro non mancano promettenti fermenti di speranza. Va emergendo in esso una nuova cultura che, in consonanza con la dottrina sociale della Chiesa, considera come fattore decisivo della produzione "l'uomo stesso, e cioè la sua capacità di conoscenza che viene in luce mediante il sapere scientifico, la sua capacità di organizzazione solidale, la sua capacità di intuire e soddisfare il bisogno dell'altro" (Lett. enc. Centesimus annus, 32).

Si va prendendo consapevolezza, inoltre, del fatto che è possibile estendere il benessere sociale ed economico all'intero pianeta, offrendo a tutti i popoli l'opportunità di realizzare il proprio autentico sviluppo.

3. Le inedite frontiere della questione lavoro impegnano i cristiani e gli uomini di buona volontà a ricostruire il senso dell'attività umana nelle sue dimensioni personali, familiari e comunitarie, superando le ricorrenti tentazioni dell'egoismo, del corporativismo e della supremazia del più forte.

In tale impegno, che richiede la cooperazione di tutti, ai credenti è domandato di offrire un loro peculiare contributo: chiamati ad essere nel mondo segni autentici dell'amore di Dio, essi non possono non sentire il bisogno di varcare i ristretti ambiti del proprio gruppo o del proprio Paese, rispondendo alla globalizzazione dei sistemi economici con la globalizzazione dell'impegno di solidarietà verso le generazioni presenti e future.

Lo Spirito, che invita l'uomo a collaborare responsabilmente all'umanizzazione del mondo ed a costruire rapporti di fraternità, di lealtà e di giustizia, domanda ai cristiani di impegnarsi nel promuovere tra le diverse parti sociali il dialogo e la disponibilità necessari per realizzare il bene comune, affrontando con coraggio soprattutto i problemi dei più deboli e dei più poveri. Alla cultura della conquista e della concorrenza senza regole, che sembra caratterizzare il mercato internazionale, essi devono opporre scelte concrete atte a promuovere un sistema politico e sociale fondato sul riconoscimento della dignità di ogni persona e sul rispetto dell'ambiente.

Il vostro Convegno non mancherà di riflettere su questi argomenti di grande importanza sociale e pastorale. Auspico di cuore che esso possa offrire un apporto significativo al rinnovamento del mondo del lavoro nella linea della realizzazione di "una società del lavoro libero, dell'impresa e della partecipazione" (Lett. enc. Centesimus annus, 34), scrivendo al tempo stesso un capitolo importante del progetto culturale della Chiesa in Italia, che mira a trasformare profondamente, grazie all'annuncio ed alla testimonianza del Vangelo, l'intera società.

4. In effetti, lo Spirito che "è anche per la nostra epoca l'agente principale della nuova evangelizzazione" (Lett. ap. Tertio millennio adveniente, 45), spinge i cristiani ad annunciare il Vangelo nel mondo del lavoro e dell'economia. Tale impegno fa parte della missione del Popolo di Dio e del suo essere al servizio di ogni uomo e di tutto l'uomo. L'accresciuta consapevolezza che "non c'è vera soluzione della questione sociale fuori del Vangelo e che, d'altra parte, le cose nuove possono trovare in esso il loro spazio di verità e la dovuta impostazione morale" (Lett. enc. Centesimus annus, 5) interpella con forza la Comunità cristiana ad essere segno autentico di speranza per offrire all'uomo d'oggi "motivazioni solide e profonde per l'impegno quotidiano nella trasformazione della realtà per renderla conforme al progetto di Dio" (Lett. ap. Tertio millennio adveniente, 45).

La soluzione dei molteplici problemi dell'uomo non può avvenire se non con la riscoperta dei valori spirituali. Non basta dare risposte concrete ad interrogativi economici e materiali; occorre suscitare e coltivare un'autentica spiritualità del lavoro, che aiuti gli uomini ad avvicinarsi a Dio, Creatore e Redentore, a partecipare ai suoi piani salvifici nei riguardi dell'uomo e del mondo e ad approfondire nella loro vita l'amicizia con Cristo (cfr Lett. enc. Laborem exercens, 24).

5. In sintonia con l'esperienza di Maria e degli Apostoli nel Cenacolo, che questo tempo pasquale offre alla nostra considerazione, il credente è chiamato ad orientare la preghiera "in direzione dei destini salvifici, verso i quali lo Spirito Santo apre i cuori con la sua azione attraverso tutta la storia dell'uomo sulla terra" (Lett. enc. Dominum et vivificantem, 66). Alimentando la propria fede nell'incontro con il Signore, egli si adopererà per tenere desta la speranza nel cuore degli uomini e dei responsabili delle istituzioni, perché pongano ogni cura nel promuovere e difendere la dignità della persona.

La questione del lavoro costituisce, oggi, una grande sfida per la Comunità cristiana, e particolarmente per i fedeli laici, stimolati al dovere fondamentale di "animare, con impegno cristiano, le realtà temporali e, in esse, mostrare di essere testimoni e operatori di pace e di giustizia" (Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, 47), attuando misure ispirate alla solidarietà e all'amore preferenziale per i poveri.

Possa questo vostro Convegno, facendo tesoro dei segni positivi presenti nella realtà italiana, individuare nuove vie di evangelizzazione del mondo del lavoro ed offrire indicazioni e sostegni opportuni per risolvere i numerosi problemi aperti.

Sono certo che, al profilarsi di avvenimenti capaci di cambiare il volto dell'Europa disegnando nuovi scenari sociali ed economici, l'impegno dei cattolici d'Italia susciterà nei responsabili della cosa pubblica scelte coraggiose per costruire una società più libera, democratica ed equa, a livello nazionale e planetario.

Con tali auspici, invocando la protezione della Madre del Redentore su di Lei, venerato Fratello nell'Episcopato, sui partecipanti al Convegno e su quanti si adoperano fattivamente per l'umanizzazione del lavoro, con affetto imparto a tutti una speciale Benedizione Apostolica, propiziatrice della grazia e della pace del Salvatore.

Dal Vaticano, 6 maggio 1998

IOANNES PAULUS PP. II

        

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