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MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II 
AL MOVIMENTO LAICALE DEI TERZIARI MINIMI

 

Carissimi Terziari Minimi!

1. In occasione del V Centenario dell'approvazione della Prima Regola, con la quale prendeva vita giuridicamente il Movimento laicale dei Terziari Minimi, mi avete voluto chiedere, tramite il Correttore Generale dell'Ordine, P. Giuseppe Fiorini Morosini, una parola di incoraggiamento a proseguire nel cammino di fede e di impegno apostolico in comunione piena con la Sede di Pietro. Ho accolto volentieri questo vostro desiderio ed auspico di cuore che voi vi manteniate sempre nella più generosa fedeltà alla Chiesa e ai suoi Pastori, come è nello stile del vostro Movimento, da quando, il 1° maggio 1501, con la bolla Ad ea quae, il Papa Alessandro VI, accogliendo la richiesta dell'eremita Francesco di Paola, approvò la prima stesura della vostra Regola, unitamente alla seconda stesura della Regola dei Frati Minimi del Primo Ordine, e nacque così, ufficialmente, il vostro movimento laicale di Terziari di fr. Francesco di Paola.

Alla fine del secolo XV l'Eremita di Paola apparve a tutti quale insigne promotore della riforma della Chiesa. Alcuni tra la nobiltà e il popolo, senza rinunciare alla loro attività ed allo stato coniugale, chiesero di condividere più da vicino il suo impegno penitenziale. Per consentire lo­ro la partecipazione ai privilegi ed ai benefici spirituali concessi dal Papa ai Frati, il Paolano, durante l'Anno Santo del 1500, maturò l'idea di riscrivere la Regola per i religiosi e di stenderne una del tutto nuova per quei fedeli che lo avevano scelto come guida e maestro di vita spirituale. I Terziari Minimi vollero impegnarsi, insieme con i Frati, in una particolare testimonianza della penitenza evangelica, che si esplicò fondamentalmente mediante il ripristino dell'antica forma della disciplina penitenziale, segnata nel secolo XV da profonda crisi.

Nella storia plurisecolare dei Terzi Ordini secolari, l'approvazione della vostra Regola costituisce un interessante segno di novità: non era mai avvenuto, infatti, che le Regole del Primo e Terz'Ordine fossero state composte contemporaneamente dal medesimo Fondatore, definendo così, fin dal principio, rapporti e carismi.

Come in tutti i momenti di cambiamento, anche oggi la Chiesa chiede ai credenti quella indispensabile conversione delle coscienze, che sola può garantire il rinnovamento della società. Non è stato forse all'insegna della penitenza e della conversione che abbiamo celebrato il Grande Giubileo dell'anno 2000, da poco concluso?

2. E' in questa medesima prospettiva che vi invito a commemorare la lieta ricorrenza del vostro centenario, riscoprendo il valore e l'attualità della vostra Regola. Essa si apre con l'invito solenne a prendere sul serio il cammino evangelico, garanzia di autentica felicità: "Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti" (Mt 19,17; cfr Regola, cap. I). E' questo il punto di partenza per chi decide di mettersi alla sequela di Gesù, accettando la radicalità evangelica, che non si accontenta di un'onestà naturale, ma comporta scelte coraggiose, non di rado contrastanti con il comune sentire. Seguite in questo il vostro Fondatore, che fu additato dalla Chiesa come imitatore ardentissimo del nostro Redentore (cfr Alessandro VI, Ad fructus uberes, 20 maggio 1502).

Molto a proposito torna oggi la proposta penitenziale della vostra Regola, fondata sulla spiritualità "quaresimale", vera novità del carisma della famiglia dei Minimi, che voi condividete. Il mio predecessore Alessandro VI, approvando simultaneamente la vostra Regola e quella dei Frati del Primo Ordine, ha inteso additare alla Chiesa uno stile evangelico basato sulla penitenza, secondo un itinerario caratterizzato dagli insegnamenti salutari di fr. Francesco di Paola (cfr Bolla Ad ea quae). E' proprio nello sforzo penitenziale di conversione che voi oggi trovate l'attualità e l'originalità della vostra missione ecclesiale.

L'invito a fare penitenza, rivolto da Gesù all'inizio della sua predicazione (cfr Mc 1,15), pone i battezzati nella condizione di essere nel mondo senza essere del mondo. Perciò la vostra Regola (cfr cap. IV) vi richiama, con le parole dell'apostolo Giovanni, al distacco affettivo dal mondo: "Non amate né il mondo, né le cose del mondo" (1 Gv 2,15); e con san Giacomo vi ricorda che "chi vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio" (4,4). L'esortazione esplicita a fuggire l'usura, i contratti illeciti e ogni forma di avarizia (cfr Regola, cap. I) evidenzia come il Fondatore avesse allora ben chiara la percezione dei cambiamenti in atto nella società; mutamenti che avrebbero creato, fuori dell'ottica evangelica, gli squilibri sociali ed economici, che ancora oggi noi lamentiamo.

 Quanto utili risultano anche oggi i saggi suggerimenti dell'eremita penitente Francesco di Paola: "La gloria di questo mondo è falsa e le ricchezze fugaci. Felice colui che pensa ad una vita buona piuttosto che longeva; felice colui che si preoccupa più di una coscienza pura che della cassa piena" (Regola, cap. IV).

3. Il Concilio Vaticano II insegna quanto sia necessaria quella libertà interiore, che non distoglie dall'impegno nel mondo, dalla volontà di servirlo e di salvarlo (cfr Gaudium et spes, cap. IV), sull'esempio di Gesù (cfr Mt 9,36). Anzi, è proprio in forza di questa "distanza amorosa" che i cristiani possono rendere ragione della spe­ranza che la fede in Gesù, unico Salvatore, dona loro (cfr 1 Pt 3,15), abilitandoli ad essere "buoni samaritani" in questa nostra società (cfr Paolo VI, Omelia per la chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II).

Tutto ciò comporta sacrificio, perché chiede di mortificare e troncare quei legami che rischiano di renderci schiavi del male. Nasce da qui l'importanza del combattimento spirituale, che si attua nella preghiera, nella contemplazione del volto di Cristo e nell'ascesi interiore. Il vostro Fondatore vi ha indirizzato sulla via dell'ascesi, chiedendovi questo impegno spirituale come condizione necessaria per l'appartenenza al suo Ordine: "Chi vorrà militare per Dio in questo genere di vita deve dominare la sua carne" (Regola, cap. V). Egli ha poi ricordato, a sostegno delle prescrizioni della Regola, le parole dell'apostolo Paolo: "Mortificate quella parte di voi che appartiene alla terra" (Col 3,5), perché "se vivrete secondo la carne, voi morirete; se invece con l'aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete" (Rm 8,13).

L'impegno richiesto dalla vostra Regola non vi chiude in una spiritualità intimistica, ma, facendo appello alla peculiare vostra missione penitenziale, vi spinge alla condivisione di ciò che è vostro con i fratelli più bisognosi. A questa costante tensione religiosa della Chiesa è invitato a ispirarsi ogni battezzato. San Francesco di Paola, seguace e imitatore degli antichi Padri, molto saggiamente ha unito in un unico discorso, nella Regola che vi ha lasciato, il digiuno, l'astinenza e le opere di misericordia (cfr Regola, cap. V), dando così a voi, nell'unità del carisma che condividete con i Frati e le Monache, la preferenza per l'impegno di una carità operosa.

Accogliete, carissimi Terziari Minimi, l'invito che ho rivolto a tutta la Chiesa a fare spazio ad una nuova fantasia della carità (cfr Novo millennio ineunte, 50), considerando le esigenze che avete già individuato nella comune ricerca fatta con i Religiosi del Primo Ordine. Non possiamo ripartire e prendere il largo all'inizio di questo nuovo millennio, senza farci più attenti ai bisogni dei fratelli: "La carità delle opere assicura una forza inequivocabile alla carità delle parole (Ibid., 1). Imparate dal vostro Fondatore la mirabile sintesi tra la dimensione contemplativa e la testimonianza della carità, che egli ha sviluppato mediante un apostolato di accoglienza di quanti a lui ricorrevano, fiduciosi di trovare comprensione e condivisione. Egli ha saputo entrare in sintonia con tutti i bisognosi, afflitti nel corpo e nello spirito.

4. La fausta celebrazione di questo V Centenario vi offre l'opportunità di essere protagonisti privilegiati nella nuova evangelizzazione. Non temete di fronte alle difficoltà, perché la Regola vi indica i mezzi necessari per essere forti e procedere sicuri. Essa vi propone anzitutto la preghiera come sacrificio di lode da immolare quotidianamente a Dio (cfr Regola, cap. II), perché possiate distinguervi in quell'arte della preghiera (cfr Novo millennio ineunte, 32), che ho prospettato a tutte le comunità cristiane, affinché l'azione pastorale sia profondamente radicata nella contemplazione e nella preghiera (Ibid., 15).

C'è, poi, nel vostro codice di vita l'esortazione a curare il decoro della coscienza con il sacramento della Riconciliazione. Le espressioni usate in proposito conservano tutto il loro fascino, nonostante siano legate a una spiritualità lontana dal nostro modo di sentire: "Gesù Nazareno - egli scrive - tutto pieno di fiori, la cui gioia è stare con i figli dell'uomo, si diletta dei fiori delle virtù" (Regola, cap. III). Vi è, infine, l'invito alla partecipazione all'Eucarestia, nella quale trovate la fonte della vostra fedeltà. Le parole del Fondatore meritano di essere ricordate per la loro forza espressiva: "L'ascolto quotidiano della Messa sia per voi un consiglio salutare, affinché muniti delle armi della Passione di Cristo, che nella Messa si ricorda, possiate essere forti e saldi nell'osservanza dei comandamenti di Dio. Ascoltando la Messa pregherete anche perché la morte Cristo sia la vostra vita, il suo dolore il lenimento del vostro dolore, la sua fatica il vostro riposo eterno" (Regola, cap. III). Meditando a lungo la vostra Regola, troverete dunque una nuova spinta per dare ancor più valore al sacramento della Riconciliazione e alla Messa domenicale.

5. Il V Centenario vi porti, pertanto, a una più intima riscoperta del prezioso codice di vita spirituale, che san Francesco di Paola vi ha lasciato. Fatelo come singoli cristiani impe­gnati nel mondo. Fatelo come comunità, testimoniando che è possibile costruire una fraternità universale, secondo il progetto divino. "Fraternità" si chiamano le vostre aggregazioni locali, all'interno delle quali i fratelli sono chiamati a essere strumenti di perdono, di riconciliazione e di pace (cfr Regola, cap. VII).

Partecipando con i Frati del Primo Ordine e le Monache del Secondo Ordine dello stesso carisma, trovate con loro forme di collaborazione e di condivisione apostolica. La partecipazione di una vostra delegazione all'ultimo Capitolo Generale del Primo Ordine ha coronato un lodevole cammino iniziato già da alcuni anni, secondo quanto avevo suggerito e sperato all'indomani del Sinodo sulla vita consacrata (cfr Vita consecrata, 56). Proseguite su tale strada verso una condivisione ancora più piena del vostro comune carisma.

Vi accompagni la Vergine Santa, Madre della Chiesa e sostegno della nostra speranza. Da parte mia, vi assicuro un ricordo nella preghiera e, mentre invoco sui vostri propositi e sul vostro impegno la protezione del Fondatore san Francesco di Paola e dei santi Patroni, Terziari Minimi anch'essi, san Francesco di Sales e santa Giovanna di Valois, di cuore vi benedico.

Dal Vaticano, 1° Maggio 2001

IOANNES PAULUS II

                      



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