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DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI XXIII
AI COMPONENTI
DEL TRIBUNALE DELLA SACRA ROTA ROMANA

19 ottobre 1959 

 

La Inaugurazione dell'Anno Giudiziario del Tribunale della Sacra Romana Rota Ci offre questa mattina la soddisfazione di riceverne l'inclito collegio dei Prelati Uditori, gli Officiali tutti, e gli Avvocati, subito dopo la fiduciosa preghiera allo Spirito Paraclito, per implorare i doni della divina grazia su le molteplici sollecitudini del nuovo anno di attività.

Diletti figli! L'indirizzo testè letto Ci è stato gradito anche per la sua semplicità, che conviene a chi, possedendo l'arte di soppesare le parole, annette a ciascuna grande importanza. Il fatto stesso di non avere ricercato una speciale celebrazione del primo Cinquantennio dell'attività del Tribunale, dalla promulgazione della Sapienti consilio di San Pio X - cosa che peraltro sarebbe stata ampiamente giustificata -, è indice di uno spirito di riserbo, che fa onore alla Istituzione ed ai suoi Membri.

Siamo lieti di rilevare dalla secolare storia del vostro Tribunale - e la Relazione a Noi presentata lo sottolinea felicemente - come proprio l'ultimo Nostro omonimo Predecessore, Giovanni XXII, abbia avuto per voi i segni di una altissima fiducia. Fu infatti lui a dimostrare una particolare attenzione al collegio dei Capellani Papae ac Auditores causarum sacri palatii apostolici, il cui nobile servizio si perpetua nelle vostre dignità e mansioni. Nel 1326, dettando quel Pontefice Sommo la Ratio iuris, riconobbe una piena autonomia a quella eletta accolta di sacerdoti giuristi, eredi dell'antica sapienza romana e tutori della giustizia cristiana, autonomia che ben si confaceva con la delicatezza dei compiti ad essa demandati. In seguito a tale distinzione, essi giudicarono anche in assenza del Papa, ebbero coadiutori e notai, ricevendo allora una nuova e compiuta organizzazione, con speciale regolamento e propria sede.

Questo particolare, di cui vi allietate, e che abbiamo voluto ricordare per l'amabile coincidenza a cui esso accenna, si confonde con tutti gli attestati di affetto che i Romani Pontefici vi hanno dimostrato, su per il corso vario dei secoli: fino a San Pio X, che definitivamente ordinò la Sacra Romana Rota stabilendone il modo di procedere, fino a Pio XII di ven. memoria, i cui nove discorsi, in occasione della inaugurazione di altrettanti Anni Giudiziari, formano un monumento di vera sapienza e alta dottrina.

Amiamo pertanto come coronare queste prove di affetto dei Nostri Antecessori, esprimendovi il Nostro paterno plauso, e la Nostra considerazione per il lavoro che svolgete. Quando pensiamo ai diletti figli, che, nel complesso organismo della Curia Romana, si dedicano al servizio della Sede Apostolica, un senso di soddisfazione e, vi diciamo anche, di calma e di sicurezza Ci pervade, perchè sappiamo che essi sono validi collaboratori del Nostro quotidiano lavoro. Amiamo trasmettere questo Nostro sentimento a voi, che costituite uno dei Tribunali di più alto prestigio e di più vasta competenza, a cui ricorre il mondo cattolico. L'importanza della Sacra Romana Rota, oltre che dalla sua storia, si rileva altresì dalla mole di lavoro svolto ogni anno; dalle monumentali collezioni delle sue decisioni, che offrono materia di studio ai dotti, e una sicura norma sapienziale e procedurale agli altri Tribunali; dalla fioritura attuale dello Studio Rotale, che forma e prepara un numero sempre più grande di giovani sacerdoti e laureati in diritto canonico, lieta speranza del domani.

Ciò che caratterizza la vostra opera è la dedizione alla causa della giustizia. Voi siete stati chiamati dalla Provvidenza a lavorare per essa e a difenderla, a scoprirla e a farla trionfare, senza tener conto di elementi estranei ad essa, quali il censo, l'autorità, la fama dei ricorrenti: imitando in questo la sovrana equità di Dio giusto e misericordioso, dinanzi al Quale non v'è accettazione di persone.[1]

Grande merito lavorare per il trionfo di una virtù, che suppone tutte le altre, e quasi le completa per il bene comune; ed è quanto fu espresso dagli stessi pensatori pagani, secondo la felice sintesi di Lattanzio: Plurimi quidem philosophorum... de iustitia multa dixerunt adserentes et extollentes eam summa laude virtutem, quod suum cuique tribuat, quod aequitatem, in omnibus servet; et cum ceterae virtutes quasi tacitae sint et intus inclusae, solam esse iustitiam, quae... foras tota promineat, et ad bene faciendum prona sit, ut quam plurimis prosit.[2] Ed è appunto questa la vostra divisa: quam plurimis prodesse, giovare a quanti più si può, cercando di fare il bene, e facendo rispettare diritti e doveri reciproci.

Diletti figli!

Avete voluto farCi conoscere, con una sobria ed efficace relazione, il numero e la complessità delle cause, che avete trattate nello scorso anno. Ora, nella molteplicità delle vostre incombenze, eccelle su ogni altra l'opera benemerita, che voi compite a tutela del più sacro fra gli umani vincoli: la società coniugale. Con felice definizione, il Nostro Predecessore Pio XII, in uno dei suoi primi discorsi a voi rivolti, disse che «la Sacra Romana Rota ha la gloria di essere il Tribunale della famiglia cristiana, umile o alta, ricca o povera, nella quale entra la giustizia a far trionfare la legge divina nell'unione coniugale, come vindice del vincolo indissolubile, della piena libertà del consenso nell'unità di vita, della santità del sacramento».[3]

È ben naturale che voi compiate con diligenza e riserbo questa mansione delicata di tutori della santità e indissolubilità del matrimonio, difendendolo dai subdoli attacchi dell'egoismo edonista; e come al tempo stesso siate i patroni dei sacri diritti della persona umana, quando riconoscete e dichiarate, dopo lungo e approfondito esame, l'invalidità, cioè l'inesistenza del vincolo coniugale.

Continuate pertanto, diletti figli, su la via che vi è segnata, illuminata dai riflessi di una storia gloriosa, e dai meriti di un ministero tanto utile alla Chiesa. Noi vi formuliamo l'augurio paterno che l'Anno Giudiziario, iniziato presso l'Altare, possa essere per voi ricco di sante soddisfazioni, ed accrescere ancora di più la fama della Sacra Romana Rota, in cui spendete le vostre energie.

Che il Signore, la Cui eterna Sapienza «abita nel consiglio, ed è presente ai saggi pensieri... ed ama quelli che l'amano»,[4] illumini le vostre menti, protegga i vostri studi, fecondi i vostri sforzi, affinchè dal vostro congiunto lavoro sgorghi una fonte incessante di bene e di spirituale vantaggio all'intera Chiesa.

In pegno degli invocati doni celesti, ed a piena, rinnovata conferma della benevolenza, con cui vi accompagnamo, siamo lieti di impartire a ciascuno di voi, ed a quanti vi sono cari nel Signore, la propiziatrice Benedizione Apostolica.


[1]Rm 2, 11.

[2]Epitome divinarum institutionum, 50 (55), 5.

[3]L'Osservatore Romano, 2 ottobre 1940, p. 1.

[4] Prv 8, 12.17.

    



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