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 DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI XXIII
AI LAVORATORI E AI GIOVANI
VINCITORI DELLE GARE DI CULTURA RELIGIOSA INDETTE DALLA GIOVENTÙ ITALIANA
DI AZIONE CATTOLICA

Basilica Vaticana
Domenica, 25 ottobre 1959

 

É sempre grande la gioia che Ci inonda il cuore, quando Ci troviamo in mezzo ai Nostri figli diletti, convenuti a Roma per soddisfare un voto ardente della loro fede.

Questa mattina essa si rinnova, perchè voi offrite al Nostro sguardo un quadro meraviglioso. Mentre venivano enumerati i vostri Gruppi, l'indicazione dei singoli luoghi di origine ha portato il Nostro pensiero alle dilette città, dalle quali siete venuti: allineate a specchio del mare, protese nei piani operosi, adagiate sui fianchi dei colli e dei monti: diverse ognuna per storia, attività e caratteri, e accomunate in un solo vincolo di fedeltà alla religione Cattolica.

Ma la vostra presenza acquista oggi un particolare valore: voi infatti offrite una solenne testimonianza di fede e di affetto a Colui che è « Re dei secoli immortale ed invisibile » [1], e nostro giudice, legislatore e re: « Dominus iudex no¬ster, Dominus legifer er noster, Dominus Rex noster » [2]. Oggi, infatti, ricorre la festa liturgica di Cristo Re. Nella Epistola della Messa, come nelle pagine del Breviario, è stata presentata agli occhi dei credenti l'immagine, piena di sublime maestà, del Re Pacifico: « l'immagine dell'invisibile Iddio, il primogenito di tutte le creature: ... tutto per lui ed in lui fu creato : ed egli è avanti ad ogni cosa, e tutto in lui sussiste. Ed egli è il capo del corpo della Chiesa » [3].

Questa grandezza regale deriva al Divin Salvatore, per nativo diritto, dalla sua consustanzialità col Padre, che Gli dà un sommo ed assoluto dominio su tutte le cose create; dalla ammirevole e adorabile unione ipostatica, che lo costituisce Capo della umanità; dal suo sacrificio redentore, che ha riconciliato al Padre l'intera famiglia umana.

Il grande Pontefice Pio XI, istituendo nel 1925 tale festa, richiamò l'attenzione di tutti verso questi diritti divini, violati dalla mentalità antireligiosa del cosiddetto laicismo, che vuole sottrarre al mite dominio della legge divina tutte le forme della umana attività. Da allora, si celebrano ogni anno i trionfi di Gesù Cristo Re: e la Chiesa, nel cantare le lodi di Lui, chiede che « tutte le famiglie dei popoli, disgregate dalla ferita del peccato, si sottomettano al suo soavissimo impero ». Se si vuole promuovere la vera pace, ed avviarsi a relativa prosperità e a duratura armonia, occorre che i diritti di Dio siano da tutti rispettati. Violandoli, l'uomo si degrada e perde la sua dignità. Occorre dunque che tutte le forme della vita familiare, sociale, economica e politica siano assunte e trasfigurate nella luce di Gesù Salvatore, che solo può ad esse dare piena perfezione e valore soprannaturale. Tale è il senso della festa odierna: tale è il voto ardente, espresso dall'inno del Breviario:

Te nationum praesides
Honore tollant publico;
Colant magistri, iudices,
Leges et artes exprimant.

« I governanti dei popoli ti esaltino con pubbliche manifestazioni di onore; i dotti, i magistrati ti adorino; le leggi e le arti parlino di te! ». Oh come è bella questa visione di pace, che anticipa in terra le gioie serene del Paradiso!

Diletti figli e figlie!

Noi stamane vediamo le vostre schiere, idealmente unite in un unico palpito portare a Cristo Re il tributo di onore e di amore delle varie professioni ed arti: « leges et artes exprimant ».

I

Intorno a Gesù Re d'amore siete voi, operai di diverse città e industrie, giovani e uomini baldi e generosi, provati dalla fatica ed esercitati nella pazienza, ma fervidi e costanti nella vostra fedeltà a Lui, che è il Signore di tutti. Noi vi salutiamo con tutta l'effusione del cuore, perchè il vostro grande numero, i vostri occhi ardenti, i vostri canti Ci hanno detto chiaramente che il vostro attaccamento a Dio ed alla sua Chiesa è rimasto convinto e profondo, senza tentennamenti e rispetti umani.

Sappiamo che tra di voi è il cospicuo gruppo dei Dirigenti e delle Maestranze degli Stabilimenti di Terni e Narni, guidati dallo zelante Pastore della Diocesi, il Venerabile Fratello Giovanni Battista Dal Prà. Vi siete preparati con ardente entusiasmo a questa Udienza, fin dal giorno in cui avete celebrato la Pasqua, nelle vostre fabbriche: ed ora siete venuti a portarCi il saluto delle vostre due belle e antiche città, la cui unione concorde è così edificante. Con ammirevole buon esempio siete convenuti insieme, Dirigenti e Maestranze. Dividendo le vostre fatiche e le vostre gioie, mettete a comune servizio il lavoro manuale e l'intelligenza, la costante applicazione e gli studi, la capacità e gli sforzi produttivi, nella ricerca di un continuo progresso. Vi ringraziamo per le promesse che avete voluto esprimere per mezzo del vostro Vescovo il cui indirizzo di omaggio fu tenerezza ed esultanza del Nostro animo; e raccomandiamo i vostri desideri e

le vostre intenzioni alla soave Madonna delle Misericordie, che voi onorate con tanta devozione.

II

Salutiamo con pari affetto la Direzione e le Maestranze dello stabilimento Piaggio, di Pontedera. Con vero sacrificio, dovendo riprendere domani il vostro lavoro, siete voluti venire in sì gran numero a Roma. Vi esprimiamo la Nostra compiacenza più piena, ed un paterno invito a far sì che, come il nome del vostro Stabilimento è stimato nel mondo per le sue produzioni, così anche la vostra vita religiosa e morale sia nota a Dio agli uomini come veramente sincera, distinta e perseverante, degna in tutto delle sante tradizioni dei vostri padri.

III

Ci ha fatto piacere conoscere che è pure presente un bel gruppo dei membri della Società di Mutuo Soccorso degli operai di Vasto. Anche a voi manifestiamo la Nostra viva soddisfazione per la fede che avete dimostrata, e per la buona volontà con cui sostenete ed animate la vostra Società. Il nome che vi unisce è un ampio e fecondo programma, ispirato ai dettami del Vangelo: « Mutuo Soccorso » esprime fraternità di mani adiutrici e di cuori vibranti, memori dell'insegnamento dell'Apostolo: « Colui che ama il prossimo, ha adempiuto la Legge » [4]. Continuate, diletti figli, in questo scambievole impegno: i vostri meriti cresceranno ogni giorno nella serena coscienza del ben fare.

IV

Porgiamo un largo e paterno saluto agli operai delle ventisette fabbriche di Ceramiche di Gualdo Tadino, venuti col dono prezioso di un ricco Tesoro spirituale, offerto al Signore secondo le Nostre intenzioni. Voi plasmate la materia, piegandola docilmente agli intendimenti della vostra arte, per darle eleganza di forma e armonia di colori. Mentre formuliamo per vostro lavoro i voti di ogni prosperità, vi esortiamo altresì ad sere sempre docili all'azione di Dio, che ci plasma secondo i suoi piani amorevoli, perchè Egli vuol fare di noi un capolavoro di grazia e di virtù: pertanto il dovere di ciascuno consiste nel purificarsi continuamente, in semplicità e umiltà, per essere « un recipiente di onore, santificato e utile per il Signore, preparato ad ogni opera buona », come ancora ricorda S. Paolo [5].

V

All'omaggio del mondo del lavoro a Cristo Re si aggiunge il vostro, diletti figli dell'Arcidiocesi di Salerno, guidati dal Venerabile Fratello l'Arcivescovo Demetrio Moscato. Una diocesi è un'intera famiglia, nella quale non esistono divisioni di casta, di ceto, di lavoro, perchè tutti sono fratelli, accomunati nell'unità della fede e nel vincolo della pace. Voi portate oggi al Vicario di Cristo l'amore e la devozione della nostra gente, il saluto del vostro mare incantevole, dei vostri colli verdeggianti, che il Signore ha voluto benedire coi più fertili doni: ma soprattutto l'immagine dell'Evangelista S. Matteo, la cui voce robusta sempre risuona in mezzo a voi. La vostra storia antica è la prova eloquente della vostra fedeltà alla Cattedra di Pietro: da quel Gaudenzio, che nel 499 fu il sesto Vescovo di Salerno, e partecipò al Concilio Romano di Papa Simmaco; al successore Asterio, che fu Legato della Sede Apostolica al Concilio di Costantinopoli, agli altri Presuli Luminoso e Giovanni, anche essi attivi partecipanti ai Romani Concili. Tale fedeltà ancora rifulse nella ospitalità con cui fu accolto l'indomito difensore dei diritti della Chiesa, il Papa Gregorio VII, che riposa nella vostra Cattedrale. Questi ricordi, che Ci tornano tanto graditi nella prossimità di importanti fatti per la vita della Chiesa, quali il Sinodo di Roma ed il Concilio Ecumenico, Ci porgono la lieta speranza che voi, eredi di così gloriose tradizioni, sappiate tramandarle intatte ai vostri figli, ed ai figli dei vostri figli, nella fedeltà a Gesù Cristo ed alla Chiesa, nella pratica delle virtù cristiane e civili, nella piena onestà dei costumi.

Questa speranza si trasforma in certezza, allorché lo sguardo si allarga alla visione dei due Seminari di cui Salerno gioisce, 498 cioè il Regionale e il Diocesano, già in esercizio di lieto accoglimento dei nuovi semi di scienza ecclesiastica e di virtù sacerdotali e pastorali, che saranno la edificazione del popolo cristiano del Mezzogiorno d'Italia. Spes messis in semine!

VI

Amiamo nominare anche il gruppo proveniente dalla parrocchia-Cattedrale di Sora. Anche a voi va il paterno incoraggiamento del Papa, a vivere, con entusiasmo e corrispondenza, nello spirito della Parrocchia, cellula viva del cristiano organismo, partecipando fedelmente al ritmo fecondo della sua

VII

Abbiamo nominato gli operai e intere popolazioni. Ma attorno a Cristo Re sono anche le famiglie, rappresentate dalla Associazione Lombarda delle Famiglie Numerose. Il vostro omaggio è particolarmente gradito al Signore, diletti figli e figlie: la vostra presenza Ci dice che nelle vostre case, ove i figli si attendono e si accolgono come dono prezioso di Dio, il Regno di Cristo non ha nulla da temere, perchè vi si rispettano le sue leggi fondamentali. Nelle vostre famiglie si compie il voto dell'inno liturgico dell'odierna festa: « pudica florent limina Domesticis virtutibus »: la soglia delle vostre case fiorisce pudicamente delle virtù domestiche [6]. Noi vi portiamo nel cuore, ed in voi vediamo rappresentate tutte le famiglie numerose, che sono testimonianza vivente di un amore incondizionato a Dio ed ai suoi voleri. Noi siamo con voi a sostenervi e consolarvi: e se il mondo vi può misconoscere, sappiate che le vostre difficoltà sono note a Dio, e da Lui attirano ogni dono della sua predilezione.

VIII

Attorno a Cristo Re ci sono i giovani, a offrirGli l'omaggio delle loro intelligenze vivaci, delle loro energie fresche e pure, delle loro volontà pronte ad ogni sacrificio. Vi salutiamo con paterna compiacenza, perchè sappiamo che avete meritato un premio nella Gara di Cultura Religiosa e di Canto Sacro, indetta in tutte le Associazioni maschili della Gioventù Italiana di Azione Cattolica. Nelle varie eliminatorie, voi siete stati i migliori, e ben a ragione ricevete oggi l'ambito riconoscimento, che corona l'impegno di ciascuno di voi. Quanto è consolante il sapere che tanta gioventù, senza frastuono e senza pose, si dedica allo studio di un tema, pieno di ricchezze nascoste: « La Sacra Liturgia! ». In mezzo a talune parole di sfiducia, che si sentono ripetere, voi avete dimostrato, con la grazia e la prontezza proprie della vostra età, che la gioventù è sana e buona; e che voi volete essere apostoli convinti e trascinatori fra i vostri coetanei. Continuate in una impresa che tanto vi fa onore, e che vi prepara alle future responsabilità della vita: e riportando a casa i Gagliardetti ed i premi, non dimenticate che la gioia di oggi non è un punto di arrivo, ma di partenza verso nuove conquiste nel nome del Signore!

IX

Ancora un Gruppo Ci rimane da nominare, numeroso e distinto, convenuto a Roma per una felice e commovente cerimonia: la consacrazione episcopale del venerabile e tanto caro Fratello Ferdinando Baldelli. Se abbiamo lasciato per ultima l'eletta schiera della Pontificia Opera di Assistenza, è stato per darle uno speciale rilievo. Voi amate chiamarvi la « famiglia della carità », e potete ben allietarvi di tale appellativo, che illumina di preziosi riflessi il vostro lavoro: ed è molto bello vedere oggi questa famiglia nei suoi rappresentanti di tutta Italia, riunita in orante comunione di affetto per la consacrazione del suo Presidente. La pienezza del Sacerdozio, a lui conferita, non è soltanto un alto onore per la sua persona, ma è un incoraggiamento e un conforto per l'Opera di Assistenza, collaboratrice della carità del Papa. L'odierno riconoscimento, oltre ad essere per tutti una fonte di fausta letizia, è altresì di stimolo efficace a prodigarvi sempre di più nel servizio della Chiesa, nel beneficare i bisognosi, nel promuovere al di sopra di ogni altro interesse, il trionfo della cristiana carità imitando l'abnegazione del Divin Salvatore, venuto nel mondo « non per essere servito, ma per servire, e dare la sua vita » [7].

Ancora una parola. Questa mattina, dopo la S. Messa, sul punto di riordinare i pensieri e disporre l'animo a questo grande convegno di mezzogiorno, Ci fu riferito che i Nostri occhi avrebbero incontrato un gruppo di veneziani. Non sarà permesso all'antico Patriarca un saluto amabile e distinto, che rassicuri questi buoni figlioli della continuata affezione del Padre? Questo gruppo rappresenta il fervore di attività del Centro Italiano Femminile della Provincia di Venezia. Un servizio adunque di fraternità, di carità e di onore. Ciò basta a dire la Nostra commozione e ad esprimere il Nostro incoraggiamento, mentre rinnoviamo auguri lietissimi di prosperità, di grazia e di pace.

* * *

Diletti figli e figlie!

Raccogliendo ora lo sguardo su tutta la vostra imponente assemblea, un senso di soave soddisfazione Ci pervade, al pensiero che questa Udienza, così varia e numerosa, si è risolta in un commovente omaggio al Divino Re d'amore, quasi un simbolo di quel trionfo di lodi, a Lui tributato in questo giorno dalla Chiesa Universale. Fate che il santo fervore, suscitato nei vostri cuori, non venga dissipato dallo spirito mondano, in cui si nasconde l'« inimicus homo », il nemico di Dio e degli uomini: ma conservatelo gelosamente nel cuore, per attingervi ogni giorno pienezza di vera gioia cristiana, forza di proponimenti decisi, garanzia di incrollabile pace.

La Nostra preghiera vi accompagnerà nel vostro lavoro quotidiano, nelle vostre occupazioni e responsabilità familiari, nel vostro studio, nelle vostre prove : e mentre vi facciamo questa promessa, intendiamo raccomandare al Signore anche i vostri cari, coloro che vi hanno accompagnati qui col loro pensiero : in special modo i vostri piccoli, gli ammalati, i sofferenti, e coloro che, al tramonto della vita, si rinfrancano con desideri di Cielo, e si dispongono lietamente a trasmettere la fiaccola alle nuove generazioni, nella sicurezza che nuove aurore stanno all'orizzonte, apportatrici di giornate luminose.

In pegno dei favori divini, ed a rinnovata conferma del Nostro affetto paterno, godiamo di impartire a voi qui presenti, ed a quanti portate in cuore, la Nostra confortatrice Benedizione Apostolica.


[1] 1 Tim. 1, 17.

[2] dal Brev. Rom.

[3] Col. 1, 15-18.

[4] Rom. 13, 8.

[5] 2 Tim. 2, 20.

[6] Dal Brev. Rom.

[7] Matth. 20, 28.

 



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