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INIMICA VIS

EPISTOLA ENCICLICA
DI S.S. LEONE XIII

 

Ai Venerabili Fratelli Arcivescovi e Vescovi Italiani.

Il Papa Leone XIII. Venerabili Fratelli, salute e Apostolica Benedizione.

Le forze avverse, che l’istigazione e l’impulso del genio malefico spingono a combattere il nome cristiano, hanno sempre trovato certi uomini uniti fra di loro, intenti ad abbattere con la loro azione combinata le dottrine divinamente rilevate e a sconvolgere la comunità cristiana con funeste discordie. Nessuno ignora quali danni, in tutti i tempi, hanno cagionato alla Chiesa queste falangi organizzate per l’attacco.

Ora, lo spirito di tutte le sette ostili al Cattolicesimo, che ebbero vita in passato, rivive in quella che si dice la setta massonica e che per il numero ed i mezzi di cui dispone, utilizzando preferibilmente lo spaventoso flagello della guerra, combatte dappertutto ciò che vi è di sacro. Questa setta, voi lo sapete, è stata dai Pontefici Romani, Nostri Predecessori, più volte proscritta, da un secolo e mezzo a questa parte; Noi stessi, come era necessario, l’abbiamo condannata, esortando vivamente i popoli cristiani a preservarsi con somma cura dai suoi allettamenti e a respingere gagliardamente i suoi assalti iniqui, come conviene ai discepoli di Gesù Cristo. Inoltre, per evitare in questa situazione ogni inerzia ed ogni torpore, Noi, con diligenza, abbiamo procurato di svelare i misteri di questa setta nefasta ed abbiamo mostrato, quasi a dito, con quali artifici essa si sforzava di portare alla rovina il Cattolicesimo.

Malgrado ciò, se si deve badare a quanto avviene, una sicurezza inconsiderata porta molti italiani a mancare di prudenza e di previdenza, per cui o non vedono la gravità del pericolo, o non tengono conto della realtà. Ora sono in pericolo la fede degli avi e la salvezza assicurata agli uomini da Gesù Cristo, e conseguentemente anche i benefìci della civiltà cristiana. Infatti, la setta dei Massoni, non temendo nulla, non indietreggiando davanti a nessuno, aumenta ogni giorno d’audacia: il suo contagio è penetrato in tutte le comunità ed essa si sforza sempre più per insinuarsi in tutte le istituzioni pubbliche, cospirando in tal modo, secondo la sua abitudine, per strappare al popolo italiano la religione cattolica, principio e sorgente dei beni supremi.

Da qui i molteplici artifìci per attaccare la fede divina; da qui il disprezzo della legittima libertà della chiesa oppressa dalle leggi. Si ammette così in teoria ed in pratica che la Chiesa non ha in sé il diritto e la ragione d’essere di una società perfetta; che lo Stato debba avere la prevalenza su di lei e che il potere civile debba avere la precedenza sul potere spirituale.

Da questa dottrina perniciosa e falsa, più volte condannata dai giudizi della Sede Apostolica, derivano molti mali, e specialmente il fatto che i governanti civili si arrogano dei diritti che non appartengono ai loro poteri, e non esitano punto ad appropriarsi di quello che hanno tolto alla Chiesa.

Voi lo constatate in materia di benefìci ecclesiastici, a proposito dei quali essi si attribuiscono la facoltà di dare e di togliere a loro arbitrio il diritto di riscuotere le rendite. Ciò che non è meno insidioso, è che essi meditano di sedurre con le loro promesse il clero inferiore. È facile comprendere a che cosa tenda tutto questo, dal momento che gli autori stessi di questi disegni non badano a nascondere i loro scopi. Essi vogliono infatti, con questo modo insinuante, condurre i ministri del culto ad appoggiarli, per poterli poi distogliere, una volta implicati nel nuovo ordine di cose, dal rispetto dovuto all’autorità legittima. Ma in questo, pare che essi non conoscano a sufficienza la virtù dei nostri sacerdoti, che, provati da tanto tempo ed in tante diverse maniere, hanno dato sempre luminosi esempi di integrità e di fede, cosicché si può sperare, con l’aiuto di Dio, e qualunque sia la difficoltà dei tempi, che persevereranno costantemente nei loro doveri religiosi.

Ma da quanto Noi abbiamo rapidamente indicato, è facile scorgere ciò che può la setta dei Massoni e in pari tempo qual è il fine ultimo al quale essa aspira. Ciò che accresce il male, ciò che Noi non possiamo considerare senza una viva angoscia dell’animo, è che vi sono molte persone, anche nel nostro paese, che l’interesse o una miserabile ambizione ha spinto ad aggregarsi alla setta od a prestarvi il proprio aiuto. Stando le cose in questi termini, Noi ci rivolgiamo, Venerabili Fratelli, alla vostra carità episcopale, come lo impone in coscienza il vostro dovere, e vi chiediamo anzitutto che voi vi proponiate la salvezza di coloro che vi abbiamo indicato; che il vostro zelo si spieghi assiduamente e costantemente per strapparli all’errore ed alla sicura perdizione. Certamente, se si esamina la natura della setta massonica, si vede come sia difficile riuscire a liberare dai suoi lacci coloro che vi sono caduti; ma non bisogna disperare della salvezza di nessuno poiché è ammirevole la forza della carità apostolica che, con la grazia di Dio, domina e dirige la volontà stessa degli uomini.

Inoltre, bisogna vigilare in ogni occasione per guarire lo spirito di coloro che hanno peccato per pusillanimità, cioè di coloro che, piuttosto che per malvagio istinto, si lasciano trascinare per debolezza d’animo e per mancanza di consigli, a favorire le imprese massoniche. Assai gravi sono a questo proposito le parole di Felice III, Nostro Predecessore: Non resistere all’errore è approvarlo … La verità che non viene difesa è tradita... Non si è esenti da colpa in fatto di società segrete, allorché si omette di evitare una evidente cattiva azione”.

È dunque necessario riconquistare gli spiriti depressi di queste vittime delle sette, riconducendo i loro pensieri agli esempi dei loro antenati, a quella forza che è custode del dovere e della dignità, affinché essi si pentano totalmente e si vergognino di quanto hanno fatto, o di non essersi comportati virilmente. La nostra intiera esistenza, infatti, è consacrata ad una specie di combattimento, in cui si tratta sopprattutto della salute eterna, e nulla è più vergognoso per un cristiano che venir meno ai propri doveri per viltà.

Bisogna inoltre sostenere in tutti i modi coloro che cadono per imprudenza: cioè coloro, e non sono pochi, che sedotti dalle apparenze ed ingannati da lusinghe di diverso genere, si lasciano trascinare a far parte della Massoneria, senza sapere quello che fanno. Per costoro, vogliamo sperare, Venerabili Fratelli, che qualche volta, ispirati da Dio, essi abbandoneranno i loro errori, e vedranno dov’è la vera luce soprattutto se voi — come vi domandiamo con viva istanza — vi sforzerete di strappare le maschere alla setta, e di svelare i suoi segreti disegni, benché, in verità, questi non possano più sembrare occulti ad alcuno, dal momento che coloro stessi, che ne erano i depositari, li hanno fatti conoscere in tanti diversi modi.

Infatti, in questi ultimi mesi, si sono sentite in Italia delle voci che manifestavano a tutti, anche con ostentazione, i disegni della Massoneria.

Essi vogliono che si ripudi assolutamente la religione istituita da Dio, e che tutta la vita pubblica e privata sia diretta dai princìpi del puro naturalismo: questo è ciò che essi, nella loro folle empietà, chiamano la restaurazione della società civile. In quale abisso si precipiteranno dunque gli Stati se il popolo cristiano non si metterà a dar prova di vigilanza, a lavorare, ad occuparsi della sua salvezza?

Ma in presenza di una così perversa audacia non basta pronunciarsi contro gli agguati di una setta così tenebrosa; è necessario impegnare la battaglia contro di essa con le armi fornite dalla fede divina, le stesse che hanno già vinto il paganesimo. E per questo, Venerabili Fratelli, voi dovete infiammare gli spiriti con la persuasione, le esortazioni e l’esempio: voi dovete esercitare in mezzo al Clero ed al popolo uno zelo attivo, costante, intrepido, come Noi lo vediamo sfavillare molte volte nei cattolici degli altri paesi in consimili circostanze.

Generalmente si dice che il primitivo ardore per conservare la fede avita è diminuito presso il popolo italiano. Ciò può essere, giacché, se si osservano le disposizioni degli spiriti nei due campi avversi, si vede che vi è più ardore in coloro che attaccano la religione, che non in quelli che la difendono.

Ma, per coloro che desiderano essere salvi, non v’è via di mezzo: o lottare incessantemente, o perdersi. Pertanto i vostri sforzi dovrebbero tendere a risvegliare il coraggio delle anime fiacche e languide, e conservarlo presso le anime forti, e così pure mettendo fine a tutti i dissensi, dovreste fare in modo che sotto la vostra guida e i vostri auspici, tutti si gettino vigorosamente nella lotta col medesimo spirito e la medesima disciplina.

Davanti alla gravità della situazione e alla necessità di scongiurare il pericolo, Noi abbiamo stabilito d’indirizzarCi al popolo italiano con una Lettera: quella Lettera, Venerabili Fratelli, che Noi abbiamo procurato di diramare assieme con la presente a voi diretta. Voi dunque avrete cura di diffonderla il più largamente possibile fra il popolo, e, se sarà necessario, spiegarla con opportuni commenti. In questo modo, e con l’aiuto di Dio, si può sperare che la constatazione dei mali che si avvicinano scuota gli animi, sicché senza indugiare si rivolgano ai rimedi da Noi indicati.

Come pegno della misericordia divina e come testimonianza della Nostra benevolenza, Noi accordiamo a Voi, Venerabili Fratelli, come pure al popolo che vi è affidato, la Nostra Apostolica Benedizione.

Dato a Roma, presso San Pietro, l’8 dicembre 1892, anno quindicesimo del Nostro Pontificato.

 

LEONE PP. XIII



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