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PAOLO VI

ANGELUS DOMINI

Domenica, 21 settembre 1969

 

Ascoltiamo oggi le voci che in questi giorni corrono sugli orizzonti del mondo. Sono voci che parlano degli interessi superiori dei popoli, dei conflitti acuti e latenti fra gli Stati, degli spiriti che guidano le intenzioni dei capi, le aspirazioni delle genti, gli orientamenti dell’opinione pubblica internazionale. Sono voci che in questo periodo si moltiplicano, si accentuano, si intrecciano e si scontrano. Discorrono dei destini politici, sociali, morali delle Nazioni; si pronunciano sul tempo presente, ma presagiscono il futuro. Alcune di queste voci arrivano direttamente anche a Noi, scandite con accenti tesi e gravi, che Ci avvertono del carattere importante, e sotto certi aspetti decisivo, dei pensieri dominanti sia negli ambienti responsabili, sia negli animi della gente comune.

Notiamo due ispirazioni principali, che soffiano come due venti, sulla faccia della terra. La prima, per fortuna, è quella della pace, ispirazione ereditata specialmente dalla tragica esperienza delle ultime guerre (le cui scene, a ripensarci oggi, ostentano il loro inverosimile e fatale terrore), e ispirazione penetrata abbastanza, come dovere supremo, come aspirazione somma, nella coscienza contemporanea: la pace dev’essere la vita normale della civiltà; e perciò la collaborazione fraterna fra i popoli dev’essere il nostro fondamentale programma.

L’altra ispirazione, senza apertamente smentire la prima, le è in realtà contraria, come lo dimostrano alcune irregolari situazioni che tutti conosciamo; è cioè data dalla simpatia per la violenza bellica e rivoluzionaria, dalla prevalenza di interessi particolari su quelli generali, dall’esclusivismo ideologico o politico, dall’egoismo del prestigio e del potere, dall’equilibrio instabile fondato ancora sulla gara degli armamenti e sulla paura reciproca.

L’instaurazione della concordia e della solidarietà nella comunità mondiale, ancora in se stessa tanto divisa, sembra diventare più difficile e quasi apparire utopistica.

Ma non dev’essere così. Vi sono legislazioni e vi sono istituzioni internazionali, che tutelano la pace e la promuovono con alti e civili sentimenti. Dobbiamo sostenere questo mirabile e poderoso sforzo, della civiltà. Dobbiamo tutti condividerlo come ideale e come programma della vita del nostro secolo.

E sempre convinti che senza un soccorso divino, trascendente le umane capacità, la mole della città terrestre non regge al suo stesso peso, invochiamo questo provvido intervento celeste con la nostra preghiera, e cerchiamo di meritarlo con virile e attiva rettitudine d’ogni nostro comportamento.

                                  



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