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PAOLO VI

ANGELUS DOMINI

Domenica, 19 agosto 1973

 

Vogliamo invitarvi a fare un passo indietro nel calendario dello spirito, e a ritornare un istante col pensiero e con la devozione alla festa dell’Assunta, che abbiamo celebrato pochi giorni fa, quasi per riavere davanti agli occhi dell’anima la visione della celeste Regina, e per stamparne dentro di noi la suprema bellezza. Quella bellezza che Santi ed artisti hanno cercato di sigillare in immagini celebri e popolari, e che il popolo fedele rivendica come proprio tesoro, riflesso d’un proprio istintivo sogno d’una forma tipica e sublime, e nello stesso tempo specchio ineffabile d’un Pensiero di divina perfezione: «termine fisso d’eterno consiglio». Una bellezza umana, in cui ciascuno può ravvisare il volto notissimo e ideale d’una propria madre; una bellezza celeste, in cui lo splendore angelico e intuitivo della soavissima figura incanta lo sguardo, e lo redime da ogni impressione di falsa ed inferiore bellezza, sollecitando le facoltà visive dello spirito ad uno sforzo estatico, trascendentale, di gioia ineffabile. Maria, la «tota pulchra», punto focale di bellezza, nel quale i raggi, umili ma puri, della sfera terrena s’incontrano con quelli sovrani, ma resi accessibili, della sfera celeste: abbiamo bisogno di questa bellezza, per restaurare in noi, nelle nostre menti, ed anche fuori d’intorno a noi, nei nostri costumi, l’idea ed il gaudio, che sono propri di ciò che è veramente bello.

Gioverà ricordare come questa nozione di bellezza, isolata dalle sue radici essenziali di perfezione, d’integrità, di ordine, si applica, quasi di contrabbando, a valori diversissimi, non sempre veramente umani, come alla semplice forma estetica, ovvero alla vibrazione del piacere, ovvero all’arte separata dalla solidarietà con la vita, all’espressione sensibile offensiva al pudore, alla disonestà, alla delinquenza stessa. È questo libero corso della pseudo-bellezza, che spesso coonesta spettacoli, letteratura, costumi quanto mai deplorevoli, e complici d’una comune decadenza civile, morale e spirituale.

Noi, piccoli ma amorosi discepoli della sapienza cristiana, ricorderemo come la bellezza vera non deve separarsi dalla bontà; e avremo sempre presente, come lampada ispiratrice, la bellezza di Maria, la bellezza innocente.

    



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