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PAOLO VI

ANGELUS DOMINI

Solennità di tutti i Santi
Venerdì, 1° novembre 1974

 

Oggi, i Santi, e con loro, domani, i Defunti. Quale meditazione! Essa è entrata nella concezione ordinaria, nella «Meltanschaung» della vita cattolica, e la interpreta magnificamente.
Quale filosofia, quale dottrina, quale sapienza! Non ci lasci indifferenti. Ripensiamola un po’. Questa celebrazione dei Santi e questa memoria dei nostri Morti ci trasportano con il pensiero, con la fede, con la preghiera e con la revisione del nostro modo di vivere nel tempo, alla vita futura, oltre il tempo, alla così detta «escatologia», cioè a quella esistenza reale, anche se difficile a tradursi nei concetti della nostra mentalità presente, a quella sopravvivenza immortale, a quell’«al di là», in cui si compiono i veri e definitivi destini della nostra personalità, in conseguente relazione con il modo buono - quanto doverosamente buono! -, con cui abbiamo vissuto la fase presente della nostra esistenza. Basta questo criterio esistenziale e morale per stabilire la lista dei valori reali della nostra vita. Oggi noi siamo poco disposti a fare questa operazione di calcolo fondamentale: che cosa è che vale realmente nel campo presente dell’essere, dell’avere, del fare, in ordine alla vita eterna?

Il bilancio può essere sconvolgente, Ima la sua soluzione è facile: vale la bontà, Fratelli, quella bontà di cui parla il Vangelo, e che valorizza anche, e specialmente, la povertà, la purezza e la sofferenza, mediante quell’infusione dello Spirito, che associa fin d’ora il nostro stato presente alla vita di Cristo, alla Carità divina che non muore.
È questa simbiosi, questa unione esistenziale e mistica del nostro essere, piccolo e naturalmente effimero, con Cristo, che importa soprattutto, e che ci autorizza fin d’ora a pregustare la «comunione dei Santi», cioè la partecipazione alla società dei redenti, dei salvati, dei fratelli immortali, già viventi nella «Città di Dio», nella Gerusalemme celeste, nella Chiesa del Paradiso.
Non è un sogno, fratelli, non è un mito; è il disegno in atto del pensiero di Dio, è la conclusione della nostra salvezza. Ricordo, venerazione, invocazione, fiducia, imitazione dei Santi, e perciò suffragio per i Defunti, quasi una «conversazione in cielo» (Cfr. Phil. 3, 20), ci è offerta in queste commoventi ricorrenze liturgiche: la pietà vi ha grande spazio; profittiamone con Maria, Regina del cielo e con la Chiesa, «madre dei santi».

                                



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