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PAOLO VI

ANGELUS DOMINI

Domenica, 9 marzo 1975

Questi sono per noi giorni anniversari d'una grande memoria, che occupa il nostro animo e impegna la nostra preghiera, l'elezione, vogliamo dire, del nostro venerato e grande Predecessore Eugenio Pacelli eletto Papa col nome di Pio XII, il 2 marzo 1939, e incoronato il 12 marzo successivo, festa allora di S. Gregorio Magno, di cui Papa Pio XII fu per tanti aspetti fedele imitatore. Noi non possiamo dimenticare come Pio XII seppe reggere con la saggezza del suo governo, la ricchezza della sua parola, la bontà dei suoi esempi la Chiesa di Dio, con visione antiveggente su tante questioni, che poi il Concilio mirabilmente trattò, come la riforma liturgica, la costituzione della Chiesa, le comunicazioni sociali, gli studi biblici, l'apostolato dei laici, la diffusione missionaria, le Chiese Orientali, e così via. Immensa e feconda preparazione alla successiva parola dottrinale e pastorale del Vaticano II. Ma ciò in cui più rifulse la figura di Pio XII furono il coraggio e la bontà, da lui irradiati durante il periodo della guerra, le cui tremende vicende investirono anche l'Urbe, che egli, come a noi confidò, per nessuna ragione avrebbe abbandonato, e che egli, con cuore commosso e intrepido, cercò in ogni modo di proteggere e di assistere, anche nei momenti più pericolosi e più tragici. In tutte le situazioni dolorose, che hanno colpito la città di Roma, Pio XII fece quanto era umanamente possibile per risparmiare vite umane ed alleviare indicibili sofferenze, anche quando il fulmineo precipitare degli eventi stroncò sul nascere la possibilità di successo delle sue generose e benefiche iniziative. Risuonano ancora al nostro cuore le parole da lui pronunciate, proprio su questa Piazza, il 12 marzo del '44, ad una ingente moltitudine di profughi e di cittadini: «Diletto Popolo romano! Nel turbine di tante sventure e cimenti, noi sentiamo e riconosciamo nell'amarezza del nostro spirito quanto tutti i soccorsi umani siano impari e inadeguati all'immenso eccesso di una miseria senza nome».

E ciò diceva dopo aver esclamato: «Noi preghiamo di nuovo, supplichiamo, scongiuriamo quanti posseggono mezzi per venire in aiuto . . . di non negare il loro efficace contributo e concorso a così urgente e caritatevole azione» (Cfr. Pio XII, Discorsi, VI, p. 6-7). Non indarno perciò la gente buona avvertì che in quel Papa vi era davvero un «defensor civitatis». Non lo dimentichiamo, davanti a Dio, davanti alla storia, facendo nostro l'amore vigile ed operoso ch'egli ebbe per questa sua e nostra Diocesi di Roma. Invochiamo perciò per lui e per noi la «Salus Populi Romani», Maria Santissima. Concedeteci una piccola appendice: Sono oggi presenti sulla Piazza i nostri amici dell'Opera della «Città dei Ragazzi». Sono più di mille, e provengono da 25 diverse loro residenze; alcuni di loro sono anche provati dalla sofferenza! Ebbene, sì! siate i benvenuti! Noi accogliamo il vostro saluto con grande gioia, ricordando la nostra visita, in via della Pisana, alla vostra «Città dei Ragazzi», del 1° gennaio 1972; e lo ricambiamo, lo rinnoviamo di cuore; a voi ed al vostro caro fondatore e valente direttore Monsignor John Patrick Carroll Abbing. Siamo lieti di vedere che voi, carissimi giovani, capite lo spirito ed il programma dell'Anno Santo, che ne traete stimolo per il rinnovamento della vostra formazione ad una vita moderna, intelligente, forte, buona, operosa, e soprattutto onesta e cristiana. Bravi, bravi! a voi il nostro incoraggiamento e la nostra speciale benedizione! Salutiamo anche i coltivatori diretti della Provincia di Alessandria, ai quali diamo ben volentieri il nostro saluto, il ringraziamento per la loro visita e una particolare benedizione.



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