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PAOLO VI

ANGELUS DOMINI

Domenica, 19 ottobre 1975

Fratelli e Figli carissimi, oggi, Giornata Missionaria. Una volta di più: vediamo di capire. Prima di tutto il significato del fatto missionario. È facile farci un'idea di questo fenomeno, che assume l'aspetto, ormai a tutti noto, d'un'avventura apostolica, compiuta da qualche persona fervorosa e immaginosa, che va in qualche Paese pagano per predicare il Vangelo e convertire la gente a farsi cristiana, e ad entrare nella Chiesa cattolica. Sta bene; questo è il semplice paradigma d'un'attività singolare, ma che, vista così, non dà ragione di sé e che sembra non riguardarci personalmente. Ripetiamo: bisogna capire meglio. Vi sono tanti libri, che ci aiutano a ciò. Basterebbe rileggere il grande Decreto del Concilio su l'attività missionaria della Chiesa; è una magnifica sintesi su questo straordinario avvenimento, che sono le Missioni, per comprendere almeno due cose: la prima, che le Missioni sono un mistero centrale della storia divino-umana della nostra salvezza e del mondo. Avete mai pensato a quelle strane parole del Signore Gesù, che dice: «Io sono venuto a portare fuoco sulla terra, e che cosa desidero Io se non che si accenda? » (Luc. 12, 39) Il fuoco della sua Parola, la fiamma del suo amore, l'incendio del suo Regno; di quel suo Regno «che, com'Egli spiega, si acquista con la forza», cioè la virtù, il coraggio, il sacrificio, e che «i violenti », cioè quelli che giocano la loro vita, «sono capaci di conquistarlo » (Matth. 11, 12).

Un dramma è la venuta di Cristo nel mondo; un dramma che si prolunga nella missione, nell'invio ch'Egli fa dei suoi nel mondo: «Andate e ammaestrate tutte le genti » (Ibid. 28, 19), anche se questo dovesse significare, come Cristo dice ancora: «andate, ecco io vi mando come agnelli fra i lupi » (Luc. 10, 3). Seconda cosa: bisogna capire che allo sforzo missionario tutti, in qualche misura, siamo impegnati. La missione è un dovere che impegna la solidarietà d'ogni cristiano. La missione è una tensione che coinvolge tutti i fedeli; un cristiano non può dire: io non c'entro; sarebbe un insensibile ad un suo proprio e personale dovere fondamentale; sarebbe forse un disertore. Tutti in linea missionaria ci vuole Cristo crocifisso. Tutti; ricordiamolo. E se volete degli esempi, informatevi un po' delle mirabili vite dei quattro eletti, che oggi noi abbiamo proclamati «Beati ». Sono così grandi, e sono così nostri. Sono i geni, sono gli eroi, sono i modelli della milizia missionaria. Cerchiamo di farceli amici. Vicini a Maria, essi ci invitano.


Infine Paolo VI aggiunge queste parole di speciale saluto per i donatori di sangue bresciani che durante la mattinata hanno offerto il plasma in Piazza San Pietro per sottolineare il significato del loro pellegrinaggio giubilare. I cinquanta donatori di sangue sono accolti all'Autoemoteca dal Cardinale Presidente del Comitato Centrale per l'Anno Santo, Sua Em.za Massimiliano de Furstenberg.

Una parola ancora. Avete visto i cinquanta «generosi donatori di sangue», di Brescia, che questa mattina, nello spirito dell'Anno Santo, guidati da Padre Marcolini, e accolti dal Signor Presidente della Croce Rossa e dal Cardinale de Furstenberg, hanno offerto il loro braccio al salasso generoso per i malati bisognosi di trasfusioni di sangue? Noi diciamo loro «grazie » nel nome di Cristo e li benediciamo. Ma voi tutti non fareste per loro un applauso?



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