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PAOLO VI

ANGELUS DOMINI

Domenica, 2 gennaio 1977

 

E adesso? l’anno è incominciato; e noi ripetiamo l’augurio: buon anno, buon anno!

E perché sia buono davvero noi ricorderemo uno dei principii propri della vita cristiana, e cioè la continuità, la coerenza, la fedeltà.

Le celebrazioni religiose, quando sono come il Natale, innestate, non tanto nella semplice successione del tempo, ma negli animi, nella vita, tendono a continuare: a continuare nel pensiero, cioè nella mentalità, diciamo pure nella fede; e tendono a continuare nell’azione, cioè nella condotta, e diciamo pure nella novità del bene, e nella fermezza dell’amore. Esse non sono come le candele, che si spengono a festa finita, ma sono luci che in qualche modo rimangono accese nella coscienza per rischiarare il sentiero del tempo davanti a noi. In altri termini, i momenti di intensità spirituale sopravvivono, specialmente nei propositi direttivi, che la festa religiosa ci ha ispirati.

Questo tema dei propositi merita di essere ristudiato. La mentalità moderna rifugge spesso dall’impegno, che dà un aspetto coerente, energico e volontario al nostro modo di vivere. La mentalità cristiana invece tende a convertire in fedeltà di promesse i contatti momentanei e passeggeri della luce interiore.

Così dovremmo fare. Imprimere maggiore chiarezza e maggiore energia alla nostra vita cristiana: da professione puramente nominale la nostra religiosità cristiana deve tradursi in coerente e forte stile dal carattere personale (Cfr. Matth. 5, 21-23). Non temere perciò di fare programmi nuovi e forti, purché ragionevoli, s’intende.

Ma non escludere da tali programmi il coraggio, la perseveranza, la rinuncia, il sacrificio. La preghiera poi sostiene il buon volere, perché il Signore conforta gli animi volenterosi ed oranti.

Questi pensieri sembrano trovare stimolo anche dal dovere dell’austerità, proprio dell’ora presente. Il cristiano vi sia preparato.

E la Madonna ci sia esempio ed aiuto alla fortezza umile e cristiana.

                               



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