PAOLO VI
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 30 novembre 1977
Spiritualità dell'Avvento
E’ cominciato l’Avvento. Che cosa è l’Avvento? L’Avvento è quel periodo di tempo che nella preghiera ufficiale della Chiesa precede e prepara la celebrazione del Natale. La preghiera della Chiesa segue il corso del tempo, che per noi si svolge non solo seguendo il ciclo cosmico-stagionale dei periodi termo-agrari, ma nella rinnovata memoria della vita temporale di Cristo e dell’opera da Lui compiuta, ch’è la Redenzione, il mistero di Dio nella storia, e che fissa un tale avvenimento nel ritmo solare del tempo da costituire un punto centrale nella successione della storia stessa, cioè nel tempo che passa, «La santa Madre Chiesa, dice il recente Concilio, considera suo dovere celebrare con santa memoria, in giorni determinati nel corso dell’anno, l’opera della salvezza . . .» (Sacrosanctum Concilium, 102); così che la prima osservanza della vita religiosa consiste nell’avvertire il rapporto del tempo che passa con questa dominante presenza di Cristo sulle vicende della nostra vita transeunte nel tempo, l’inesorabile successione delle cose e degli avvenimenti in cui la nostra esistenza presente nasce, si afferma e muore.
Primo pensiero perciò della nostra matura coscienza dev’essere questa forma e questa misura di esistenza, in cui ci troviamo, affinché, come disse San Paolo nel suo celebre discorso di Atene, noi avessimo a cercare Iddio, se mai arriviamo a trovarlo andando come a tentoni, benché Egli non sia lontano da ciascuno di noi. In Lui infatti viviamo, ci muoviamo, ed esistiamo (Cfr. Act. 17, 27-28). Il senso naturale, fondamentale, primigenio di Dio si deve aprire, in mezzo alle mille esperienze della vita profana, in qualche lampo di chiarezza, che solleva nel nostro spirito il problema fondamentale di Dio. Dio batte alla nostra porta (Apoc. 3, 20). Allora la Chiesa, con la sua sapiente e materna pedagogia, ci parla di Cristo, e nei giorni che noi chiamiamo giorni del Signore, cioè nelle domeniche, ci narra la storia della sua venuta e trasfigura il racconto in celebrazione, perché - ne dovremo riparlare - questa celebrazione liturgica è un momento di presenza: noi a Cristo, e Cristo a noi. Cristo che viene, questa è la veste del suo arrivo storico e figurativo; questo è l’Avvento che in primo luogo noi dobbiamo celebrare. Non è fantasia, è una memoria, è storia. Una storia, rispetto alla nostra temporanea attualità, retrospettiva; una storia che comincia 1977 anni fa (stando al calcolo originario di Cirillo d’Alessandria, che il monaco Dionigi, detto il Piccolo, compose a Roma tra il quinto e il sesto secolo dopo Cristo, compilando la collezione dei Concilii).
Questa necessità di ricorrere ai documenti antichi per avere una notizia cronologica dell’Avvento di Cristo c’insegna che si tratta d’un fatto determinato, storico, come noi diciamo, che riporta alla realtà del tempo, al mistero anzi del tempo scelto da Dio per la venuta nella scena del mondo del suo Figlio divino (Cfr. Hebr. 1, 2); e ci ricorda il nostro dovere di conoscere la « storia sacra », o per meglio dire la «Sacra Scrittura», la Bibbia (Cfr. Dei Verbum, 9-10). È il libro della Rivelazione, che con la Tradizione (Ibid. 8) costituisce la fonte storico-divina della nostra fede. Essa ha lo sguardo al passato, dal quale si proietta nei secoli quella Parola di Dio, dalla quale trae certezza e ricchezza la nostra religione.
Per celebrare bene l’Avvento noi dobbiamo avere in sommo rispetto questo sapiente atteggiamento: guardare indietro, guardare alla storia, alla «Storia sacra» attraverso la quale è scaturita la luce sul mondo. Rileggiamo il nostro Vito Fornari: «Gesù Cristo così venne al mondo, come arriva a noi una persona di cui abbiamo già udito il suono de’ passi. Il suono della venuta fu prima debole, come suole, e di lontano, e poi forte e vicino; ma incominciato infin dal principio, e poi continuato senza intermissione, e in sull’ultimo così chiaro, che allora tutte le cose parvero voci di annunzio, e il mondo non essere altro se non tutto quanto una preparazione di Cristo» (VITO FORNARI, Vita di Gesù Cristo, L. 1, vol. 1, p. 31).
Facciamo tutti il proposito di completare la nostra cultura profana, di arricchire la nostra formazione religiosa ricercando la Verità che salva nello studio dei Libri scritturali, sotto la lampada del magistero della Chiesa.
Proposito questo che bene ci riapre l’anno liturgico nuovo e conforta i nostri passi per il successivo cammino.
Con la nostra Benedizione Apostolica.
A cinquemila giovani militari
Una speciale parola di saluto vogliamo ora rivolgere all’imponente rappresentanza di militari di diversi Corpi delle Forze Armate Italiane, guidati dal Comandante della Regione, Generale di Corpo d’Armata Giuseppe Santovito, i quali, insieme con i loro Cappellani, ci onorano stamani della loro visita. Siamo lieti di testimoniarvi innanzitutto la gioia che proviamo per questo incontro ed insieme la nostra gratitudine per il pensiero gentile, che qui vi ha portati. La vostra presenza, la divisa che indossate, le tradizioni gloriose dei Corpi a cui appartenete, ripropongono all’ammirazione di chi vi guarda le virtù morali, che devono distinguere il buon soldato: il senso dell’ordine e della disciplina, che sono i valori su cui riposa ogni serena convivenza sociale; quella generosa disponibilità all’abnegazione e al sacrificio, da cui tante volte ormai è sbocciato nelle vostre file il fiore purpureo dell’eroismo; il sempre vigile apprezzamento del giusto e dell’onesto, che svela e corregge le insidiose tentazioni del ricorso gratuito alla forza: l’amore alla patria, che nobilita il vostro servizio e vi concilia la stima di coloro - e sono la stragrande maggioranza - che vogliono un’Italia libera, democratica, concordemente protesa, pur nel legittimo pluralismo delle opinioni, alla conquista di mète sempre più avanzate di progresso sociale, di solidarietà, di pace. Questo, appunto, è l’ideale che deve costantemente animarvi: essere artefici di pace mediante l’esempio di magnanima dedizione al dovere, di imparziale tutela della legalità, di coraggiosa difesa dei diritti del cittadino, specialmente del più debole ed inerme.
Che Cristo, «principe della pace» (Is. 9, 5), conforti il vostro impegno con la sua grazia. Glielo chiediamo con la nostra preghiera e con l’Apostolica Benedizione, che volentieri vi impartiamo, intendendo raggiungere con essa anche le vostre famiglie e tutte le persone, che vi sono care.
Ai partecipanti al «Colloquio Internazionale su François Mauriac»
Nous sommes heureux de saluer aussi le groupe de spécialistes réunis ces jours-ci au Centre d’Etudes Saint-Louis de Frante pour un Colloque sur François Mauriac. Comment ne pas se réjouir de voir l’audience du grand romancier catholique se maintenir vivante et conserver sa force d’attraction? Nous souhaitons un plein succès à vos réunions, et Nous vous encourageons à mettre en relief les racines de ce christianisme vécu qui a inspiré François Mauriac et qui peut toujours éclairer les démarches de notre temps. De grand cœur, Nous bénissons vos travaux et vos personnes.
Ai membri della nave britannica «Ark Royal»
We are pleased to extend greetings to a special group from Great Britain: the Commanding Officer and the crew of the ship “Ark Royal”. To each one of you goes our cordial and personal greeting. We hope that here in Rome you will feel at home and that you will find spiritual refreshment and strength to continue your journey: strength and direction also for the journey of life. We ask you to send back our greetings to your families at home. God bless you all!
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