SOLENNITÀ DALL'ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
OMELIA DEL SANTO PADRE PAOLO VI
Sabato, 15 agosto 1970
Dopo la lettura del brano evangelico che ricorda la visita della Madonna a Santa Elisabetta e riproduce il canto sublime del «Magnificat» sgorgato dal cuore di Maria nel felice incontro, il Santo Padre rivolge la sua Omelia ai fedeli.
Ad inizio del suo Discorso Paolo VI ricorda con commosse espressioni alcune persone che quest’anno non sono presenti, come in passato, all’ormai tradizionale convegno di preghiere con la popolazione di Castel Gandolfo. Tra esse in primo luogo, il compianto Cardinale Pizzarda, che per tanti anni fu provvido Vescovo della diocesi suburbicaria di Albano e l’Avv. Emilio Bonomelli che contribuì come direttore delle Ville Pontificie al progresso della cittadina laziale e, infine, l’ex parroco Don Sirio che svolge ora altrove il suo ministero sacerdotale. Il Papa sottolinea, quindi, con particolare compiacimento la presenza del Signor Cardinale Segretario di Stato; e rivolge, oltre che al Porporato, un affettuoso pensiero anche al Vescovo Diocesano, ai sacerdoti e religiosi presenti, ai rappresentanti delle varie comunità religiose residenti nella zona e infine al nuovo Parroco Don Di Cola, augurandogli buon lavoro e vive consolazioni nell’ufficio pastorale recentemente affidatogli e ringraziandolo, altresì, per l’indirizzo di omaggio che gli aveva rivolto prima dell’inizio della Messa, e nel quale ha rinnovato al Vicario di Cristo i filiali auguri della comunità parrocchiale per il 50° di Sacerdozio.
Dopo un cordiale saluto al Sindaco e alle autorità civili e militari della zona, il Santo Padre si sofferma sul significato della festa dell’Assunzione di Maria Santissima, una festa - Egli dice - che dà uno splendore tutto particolare ed altamente spirituale all’intera stagione estiva e che rappresenta un incontro della umanità intorno alla Madre di Dio; una solennità che si allarga, a tutte le chiese del mondo in una preghiera corale e universale elevata dall’immensa famiglia della Chiesa.
L’incontro di questo giorno - prosegue il Papa – avviene dinanzi alla Madonna, in una rievocazione liturgica attraverso la quale sembrerebbe che Maria si allontani, perché Ella ormai va in Cielo con l’anima e con il corpo, rendendosi così umanamente assente dalla terra e presente soltanto nel Paradiso. Ma il miracolo consiste proprio nel fatto che l’adempimento glorioso della sua sorte, cioè la sua resurrezione e l’assunzione in Cielo, anticipa la sorte finale per tutti noi. Ecco, infatti, che Maria può raffigurarsi anche come una grande lampada che si accende sopra l’umanità, effondendo su tutti gli uomini una luce sfolgorante e indefettibile.
Questa festa - spiega ancora Sua Santità - è la celebrazione di una Verità che gli occhi non vedono ma che l’animo cristiano, nella fede, riesce a raggiungere. Tra Maria e noi, in virtù di questa assunzione, si apre un rapporto tra i più singolari che costituisce la sostanza vera della celebrazione; un rapporto, cioè, tra la Madonna Assunta in Cielo e le nostre cose: dolori, interessi, speranze, e che non è, né può essere un rapporto immaginario, artificiale, ma vero e reale.
Il Santo Padre rileva che sull’argomento di questo rapporto il discorso si farebbe assai lungo se volessimo tessere tutta la rete di relazioni che passano tra la Madonna e noi. La Chiesa stessa ci presenta quest’oggi Maria in tutta la sua gloria, nel raggiungimento, cioè, della sua sorte finale: la gloria di cui essa gode eternamente nel Cielo.
Questa è una «festa di fede», e Maria porta tra noi la fede. Tutto ciò che la Vergine è viene, in questa occasione, visto o studiato nel suo insieme e pone dinanzi allo spirito cristiano, tra l’altro, una domanda essenziale, alla quale ciascuno può rispondere, - sia pure a suo modo - ed è questa: che cosa rappresenta la Madonna nella nostra vita, in una vita cioè che spesso si manifesta cieca, o almeno miope di fronte alle cose dello spirito? Non è difficile, infatti, rilevare che l’uomo, ormai si rende sempre più attento alle cose terrene e preferisce i fatti, i fenomeni che si vedono, che si toccano e che si trasformano in ricchezze di ordine temporale. E ciò anche in nome della cultura dei nostri giorni, che rende ciascun essere disattento alle cose spirituali.
La Madonna che noi oggi in particolar modo esaltiamo, ci dice, però, che noi dobbiamo guardare alla nostra vita con fede. Viene da chiedersi a titolo di ipotesi, che cosa sarebbe la famiglia umana, che cosa sarebbe la Chiesa se non ci fosse la Madonna; o se la nostra dimenticanza diventasse tale da cancellare la sua presenza nelle nostre anime, nelle nostre orazioni, nella nostra pietà, nei segni della devozione che ornano le nostre case e le nostre chiese. È semplice fare le deduzioni e più semplice ancora dare una risposta.
Se Maria non ci fosse, non ci sarebbe Cristo, perché Ella è stata il veicolo, la porta d’ingresso per la sua venuta nel mondo. È stata la Madre di Cristo; per disegno divino ha dato a tutti gli uomini Cristo che è loro fratello, Maria ha offerto alla generazione umana il Figlio di Dio per il supremo interesse e per il vero destino di tutti e di ciascuno, Cristo che è il sole. Se si spegnesse il sole che cosa sarebbe della terra? Una creazione incompleta e mancata dove regnerebbe l’infelicità. Ecco che viene Maria; ci offre Cristo che rimane tra noi, Dio e fratello, e abita con noi: per opera di Maria attua il piano della salvezza.
La celebrazione di questa Creatura privilegiata ci ricorda, dunque, una verità non sperimentata dai nostri sensi, ma reale e che il Signore ci ha dato per abituarci all’obbedienza alla sua voce, per elevarci a una vita spirituale e indurci alla scelta della salvezza.
E ancora: la festa dell’Assunzione, la visione e il beneficio di questa lampada accesa nel Cielo che è Maria, ci insegna che noi dobbiamo credere e, credendo, essere veramente felici. Quante volte incontriamo, specialmente tra i giovani, grandi difficoltà ad accettare il dono della Fede in un ordine di idee comunicate nella maniera che abbiamo detto, come un peso, come un giogo, come una cosa umiliante, antiquata, perfino puerile, come se questa Fede sia destinata agli spiriti deboli. Invece, noi oggi, accettando la Madonna e i misteri che s’intrecciano intorno a lei, accogliamo veramente tutta la gioia, tutto il senso di letizia e di esultanza che circonda la Fede. Perché Maria ci porta la promessa - contro ogni apparenza umana - di una vita sicuramente completa.
La celebrazione dell’Assunta ha questo valore e questo significato; ed è, perciò, una grande festa di fede; di adesione, cioè, a quanto il Cristianesimo ci insegna, a tutto ciò che la Chiesa ci offre e rende possibile e accessibile con il suo magistero. Una nota caratteristica della Madonna (e il Concilio ce lo ha ricordato) è proprio e soprattutto la Fede. Per questo Ella è stata salutata con le parole Beata quae credidisti; Ella ha avuto la somma virtù di accogliere la parola di Dio e di farla sua fin dall’inizio, pronunciando il suo «Fiat» per la quale parola Cristo si incarnò nel suo seno verginale. «Beato, dunque, dice il Signore, chi ascolta la mia parola e la segue!». Allora si rinnova, in certo qual modo, il miracolo della incarnazione di Dio dentro di noi, come avvenne per la Madonna.
Maria - conclude il Santo Padre - è sorgente di fede e nel suo nome ogni cristiano, ogni giusto deve vivere di fede, traendo da questa le leggi, i principi, i criteri, il modello della sua giornata terrena, facendo ciascuno di Maria la sua ispiratrice, l’annunciatrice della sua salvezza; Maria è il «Typus» sul quale - secondo la felice definizione di S. Ambrogio - va modellata e rinvigorita l’esistenza del cristiano, il quale così può davvero invocare la Vergine Assunta con le soavi parole del Salve Regina «vita, dulcedo et spes nostra».
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