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MESSAGGIO DI PAOLO VI
PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE, 1975

 

A voi, Missionari,
a voi, Missionarie,

Quest'anno noi rivolgeremo il nostro consueto messaggio della «Giornata missionaria», sicuri come siamo di essere, ciò facendo, gli interpreti di tutta la Chiesa cattolica, e certissimi che voi, carissimi Figli e Figlie, dispersi su tutta la terra, a causa della vostra vocazione, della vostra «missione», che è quella di diffondere nel mondo il Vangelo di Gesù Cristo, la religione della Verità e della salvezza, ci ascoltate volentieri. Il nostro messaggio non è soltanto per voi, Missionari e Missionarie, ma a voi!

1. Noi vogliamo, innanzitutto, ricordarvi che quest'Anno Santo, l'anno del Giubileo, l'anno della penitenza, della conversione, del perdono, della purificazione, del ritorno a Dio, della coscienza cristiana, dell'energia dei buoni propositi, della pace interiore. Per riassumere il senso e lo scopo di questo anno singolare e santo noi gli abbiamo prefisso un binomio comprensivo e semplicissimo, definendolo l'anno del rinnovamento e della riconciliazione; rinnovamento, s'intende, religioso, spirituale, morale, ideale; e riconciliazione, è chiaro, con Dio, con Cristo, con la Chiesa, e, per quanto è possibile, con tutti gli uomini, cioè col nostro prossimo, con le persone ostili o antipatiche, con i nemici d'ogni categoria (cosa difficile, sì, ma voluta dal Signore - cfr. Matth. 5, 44; 6, 12; 18, 35; Rom. 12, 14; 1 Cor. 4, 12; Act. 7, 60; etc.). Ebbene, noi desideriamo che anche voi, Figli lontani nello spazio, ma tanto più vicini nel cuore, siate spiritualmente associati a questo avvenimento di cosciente e vigoroso risveglio religioso, nella fede e nella grazia; noi vi consideriamo tutti presenti.

2. Sì; anche perché fra i Pellegrini, accorsi a Roma per il Giubileo dell'Anno Santo, noi abbiamo visto, con immenso piacere e con grande commozione, schiere e schiere di Fedeli delle vostre Missioni. O quale gaudio, quale speranza ci hanno recata questi nuovi Cristiani, testimoni viventi della vostra operosità missionaria! Noi abbiamo benedetto il Signore, che ha esteso il suo regno alle vostre terre, o bravi e valorosi Missionari; e a voi diamo lode e grazie per questi frutti del vostro apostolato; che il Signore vi conforti e vi benedica!

3. E così si è ravvivato in noi il pensiero della vostra attività missionaria, anzi della vostra situazione missionaria, nuova e difficile, nella quale spesso voi vi trovate. Una volta la grande difficoltà, che ostacolava l'opera missionaria, era la penetrazione in terre, in popoli, in condizioni estremamente impervie, diffidenti, ostili, pericolose ai passi temerari e inesperti del Missionario; ora a questi ostacoli se ne aggiunge un altro, fors'anche più grave, ed è la permanenza in regioni, che, risvegliate alla coscienza della civiltà, della propria tradizione indigena, qualunque essa sia, non apprezzano più la presenza e l'attività del Missionario forestiero, che proviene da altri Paesi, e che spesso è sospettato di colonialismo, come sfruttatore, come portatore d'una civiltà estranea e dominatrice. È nata una coscienza nazionale anche in molti territori, dove lavorano i Missionari, e dove la loro qualifica non è più gradita, quasi fosse contraria alla così detta autenticità del costume e della religione, tradizionale della Gente locale. Donde la grande obiezione, la grande opposizione: il Missionario non è necessario, non è più necessario. Questo ostacolo assume le forme più insidiose e le più radicali, e per il Missionario le più dolorose, cioè le forme preconcette e dottrinali: sovente esse si (pronunciano in linguaggio pagano ed eretico; e più spesso ingrato ed ostile. Il Vangelo non ci riguarda, dicono, in certe regioni, gli Indigeni; non è indispensabile, non è per la nostra tradizione, non è per la nostra razza; l'epoca delle Missioni è finita!

Il Missionario piange. Non tanto per il rifiuto a lui opposto, ma per il rifiuto a Cristo! Il dubbio circa l'inutilità del sacrificio che egli ha fatto di tutto se stesso, vita, famiglia, amore, professione, salute, patria, tutto sarebbe inutile e tutto è disprezzato, tutto è vanificato e respinto! la Missione è contestata nel suo profondo principio, nella sua ragion d'essere, nel suo carattere assoluto di necessità, di annuncio felice e indispensabile della buona novella.

4. Noi vorremmo, in questa ricorrenza della Giornata missionaria, con la stessa convinzione che voi, Missionari e Missionarie, già custodite nel cuore, confermarvi nella certezza della vostra vocazione: la Missione, cioè l'annuncio del Vangelo a tutte le genti, non è superata, non è in se stessa facoltativa; essa è fondata sul disegno divino, sulla teologia della salvezza, sull'autorità perennemente affermata della Chiesa e sulla documentazione recente e solenne del Concilio Vaticano II. No, cari e venerati araldi del Vangelo ai Popoli non ancora associati al Corpo mistico di Cristo, che è la Chiesa, la vostra scelta non è sbagliata, il vostro sforzo non è vano, il vostro sacrificio, qualunque ne sia l'esito, non è fallito.

5. Vogliamo anzi dirvi, Figli e Figlie, in Cristo tutti carissimi, che voi non siete soli. La Chiesa è con voi! Noi vogliamo sperare, sì, che tutta la Chiesa cattolica, prendendo conoscenza di questa nostra parola, la voglia onorare con la sua adesione. Noi siamo sicuri che la nostra voce abbia risonanza, a profitto delle nostre amatissime Missioni, in ogni cuore fedele. Perciò ci rivolgiamo ora ai nostri Sacerdoti, a quelli in cura d'anime specialmente, ai Parroci, ai Fedeli, ai più riflessivi e comprensivi del mistero della santa Chiesa di Dio, agli Oranti, ai Sofferenti, agli Innocenti, per invocare la loro solidarietà con la causa missionaria; la loro comprensione, il loro senso di responsabilità, la loro comunione con voi, Fratelli e Sorelle, che per portare alle Genti lontane il nome e la salvezza di Cristo, vi siete fatti veicolo, a nome di tutta la comunità ecclesiale, di un'attività sorprendente e gratuita, ignorata ed eroica, che costa a voi un dono di sé senza riserva alcuna, l'attività missionaria.

6. Ai Vescovi, nostri Fratelli nell'ufficio pastorale, noi ci rivolgeremo in modo speciale, facendoci avvocati, umili ma autorizzati, dalla vostra causa, Missionari e Missionarie, affinché con la loro valida preghiera, con il senso della loro responsabilità universale, con i carismi della loro dottrina e della loro carità, e anche con la generosità dei loro aiuti economici e materiali, vengano sempre più in vostro soccorso. Essi conoscono e comprendono il momento presente delle Missioni; è un momento grave e urgente, come lo è ogni momento della storia della Chiesa e della civiltà, ma oggi il momento è singolare e forse decisivo per la vita e l'espansione delle nostre Missioni; ad esse, sì, sono opposti nuovi e talora insuperabili ostacoli, ma, nello stesso tempo, sono aperte e perfino spalancate porte nuove per una loro presenza educativa e assistenziale, che di per sé è testimonianza evangelica, domani può essere ministero religioso.

E la nostra esortazione si dirigerà con paterna insistenza ai Superiori e alle Superiore delle Famiglie religiose, affinché vogliano conservare e intensificare il loro interessamento per le Missioni, mirando specialmente a prodigare a voi, Missionari e Missionarie che già siete nelle trincee più avanzate dell'evangelizzazione, ciò che essi ed esse hanno di più prezioso: nuove vocazioni, nuovi Fratelli e Sorelle che vengano a sostenere e ad allargare l'efficienza del vostro lavoro.

7. Ma le questioni missionarie non sono con ciò esaurite, le vostre, che militate sul campo delle frontiere della Chiesa; le nostre delle retrovie, che sono il campo della Chiesa già costituita e vivente di tradizione. Vogliamo guardare le due situazioni, la vostra e la nostra, con occhio aperto e coraggioso? Le due situazioni hanno un comune bisogno: quello della coscienza missionaria, che la Chiesa ha sviluppato in questi ultimi tempi e che il Concilio ha tradotto in termini teologici e moderni. Si tratta ora di approfondire questa dottrina missionaria per scoprirla come radice stessa del piano divino della salvezza; è dottrina essenziale e vitale, non solo complementare e facoltativa; è lo sforzo normale e instancabile che il Popolo di Dio, la Chiesa, deve compiere per realizzare il programma che lo definisce: essere apostolico e universale.

Poi i compiti si differenziano, il vostro, quello della Missione locale, è un complesso problema di metodo, come fondare, come far crescere la giovane comunità ecclesiale: il nostro, quello, rivolto al sostegno delle Missioni, è principalmente un problema di uomini e di mezzi: come reclutare e formare i Missionari? come mantenerli e dare loro la possibilità di azione e di sviluppo? Ebbene, voi, noi, la Chiesa, tutti insieme abbiamo consapevolezza degli enormi problemi che sono perciò da risolvere; ma essi, visti nella luce di Cristo, in cui si pongono e crescono fino all'inverosimile, lungi dallo spaventarci, ci infondono energia e fantasia per risolverli, quando la fiducia nella Provvidenza ci sostiene, quando il vostro esempio, Fratelli e Sorelle nelle Missioni, ci esorta e ci stimola, e quando qui, nelle comunità ecclesiali costituite, echeggia nelle nostre Chiese la prodigiosa parola del Signore: «Tutte le volte che voi avete fatto qualche cosa di bene a uno di questi minimi miei fratelli ( . . . così Gesù parla dei vostri possibili fedeli), voi l'avete fatta a Me» (Matth. 25, 40).

Cari Missionari e Missionarie! saranno queste le parole (o altre equivalenti), che in tutte le nostre Chiese, in occasione della «Giornata Missionaria», noi faremo ancora risuonare per fedeltà a Cristo Signore, e per l'affezione che a voi nel suo Nome vi portiamo! Abbiate fiducia! la Chiesa è con voi! E con voi tutti è la benedizione del Papa, vostro amico, vostro servitore.

Dal Vaticano, 20 Settembre 1975.

PAULUS PP. VI



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