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COMMIATO DI PAOLO VI
DA CASTEL GANDOLFO

Sabato, 12 settembre 1964

 

Figli carissimi, l’odierno Angelus Domini sarà quello del ringraziamento a Dio, che ci ha accordato un soggiorno così bello nel clima, così cordiale nelle persone che abbiamo avvicinate, così propizio anche allo studio per la preparazione al Concilio che adesso ci chiama a Roma. Ne ringraziamo con voi il Signore ed eleviamo a Lui la più viva riconoscenza per il bene che certamente ha elargito anche a voi. Ogni cosa è beneficio di Dio; e ogni cosa, quindi, è un motivo che ci obbliga e ci richiama al dovere di gratitudine verso l’Onnipotente.

Dobbiamo poi ringraziare voi stessi; Ci rivolgiamo particolarmente ai Carabinieri, alla Polizia, alla Polizia della Strada, ai quali siamo lieti di porgere anche pubblicamente il ringraziamento - che poco fa abbiamo già espresso ai loro Superiori - per le prestazioni, il servizio, la presenza di cui tutti hanno dato sentita dimostrazione, e che rivelano la forza, l’ordine, la sicurezza, l’obbedienza; in una parola, le migliori virtù civili e militari.

A tutti, dunque, la nostra gratitudine, in modo particolare dei servizi che voi avete compiuto nei riguardi della nostra persona e anche dell’intera città di Castel Gandolfo. Iddio vi ricompensi di questa vostra milizia, che offre encomiabile esempio anche ai cittadini e fa vedere che l’Italia è ben regolata da Corpi che la rappresentano e la sostengono con generosità di intenti e con nobili sentimenti di patriottismo e di fedeltà al proprio dovere.

Carissimi militi, tra poco vi benediremo, invocando da Dio favori particolari, personali, in modo che possiate dire: il Papa ci vuol bene, l’abbiamo incontrato in un bel giorno della nostra vita ed è stato un vero orientamento spirituale, cristiano, per i giorni successivi.

Vi seguiremo anche con le nostre preghiere perché vi siamo obbligati di quanto avete fatto per noi. Giammai potremmo dimenticare il nostro debito di chiedere al Signore che effonda su di voi ogni prosperità.

Poi dobbiamo salutare la popolazione di Castel Gandolfo. Ad essa siamo grati per le sue buone accoglienze; gli attestati di filiale letizia ci dicono una volta di più, e chiaramente, che la vostra cordialità e i sentimenti filiali per il Papa gli hanno reso ancor più gradito il suo soggiorno in Castel Gandolfo.

E vorremmo che pure voi ringraziaste il Signore del beneficio - anche se dovesse comportare qualche molestia - che tanti altri paesi vi invidiano di avere il Papa con voi. Fate onore a questo privilegio, specialmente accogliendo una raccomandazione che vi lasciamo come ricordo. Questo si incentra nella vostra parrocchia, che abbiamo visto rinnovata e così bella, adesso, nell’edificio restituito alle pure linee berniniane, da essere tanto distinto, e propizio alla preghiera, e all’onore del paese. Soprattutto ogni speranza si allieta nel nuovo Parroco: egli ha formulato eccellenti programmi, i quali richiedono la vostra collaborazione. Farete anche a Noi cosa di cui vi saremo obbligati se lo asseconderete e se cercherete di capire essere giunto il momento di dare un buon impulso per la rifioritura della vita cristiana. Se il Signore ci concederà la fortuna di ritornare a Castel Gandolfo, siate certi della gioia con la quale rileveremo essere voi quei bravi parrocchiani che già conosciamo e che speriamo diventino sempre migliori.

Infine abbiamo i vincitori del concorso Veritas che Ci porta così belle schiere di gioventù. Siamo lieti che il gruppo sia onorato della presenza di Monsignor Costa, di Mons. Cardini e di Ecc.mi Vescovi che poi speriamo di salutare di persona.

Dobbiamo dirvi, carissimi studenti, che siamo, da sempre, un amico del concorso Veritas, che l’abbiamo, fin dal suo sorgere, seguito con grande interesse e ammirazione. Diciamo ammirazione: e ciò suona onore per voi, qui premiati; per la scuola italiana e per la gioventù del nostro tempo, pronta a rispondere degnamente a così alto richiamo, giacché offre ai nostri studenti la maniera di esprimere la loro sensibilità spirituale. Sappiamo, infatti, benissimo che il concorso Veritas è libero; e il vedere che numerosi sona i giovani che vi partecipano, ci lascia ritenere che davvero in fondo al cuore delle nuove generazioni c’è una rispondenza nobilissima che vi fa onore. Voi, cioè, sentite le cose più grandi, sentite le cose vere e vive; quelle che riguardano non solo la rettitudine del nostro cammino terreno, ma la mèta ultima della nostra eterna felicità. Vedere che voi con il concorso Veritas vi occupate di questi problemi, di cui la religione dà la traccia e la scienza, indica, in realtà, che siete favoriti da Dio con un dono d’aperta intelligenza. Ora, i giovani intelligenti non possono non essere apprezzati da tutti e specialmente da Noi che, sull’esempio del Divino Maestro, vogliamo tanto bene ai fanciulli. Vi ringraziamo, perciò, dell’esempio che date, della premura dimostrata verso gli inviti di chi organizza i Concorsi; vi ringraziamo del colloquio che mantenete sugli elevati problemi della religione. Siamo sicuri - e ottimi sintomi lo lasciano prevedere -, che voi non vi appagherete di fare un semplice esame, come avviene per tutte le altre materie, ma vorrete penetrare il senso di questa scienza divina; vorrete afferrare il rapporto vitale e necessario, che essa ha con la nostra vita. La religione, la fede, non è una materia come tutte le altre, ma impegna totalmente il nostro essere nel suo interno, nelle sue più profonde esigenze spirituali e nei suoi più alti destini. Non è una scienza che sta a sé; è una scienza che concerne direttamente la nostra vita. È quella dei rapporti essenziali fra noi e Dio.

Carissimi giovani, vorremmo avere maggior tempo per stare con voi, per dirvi la nostra compiacenza, per ripetervi i nostri auguri. Vi preghiamo di leggerci nel cuore: e sappiate che non potrete mai misurare l’affetto, la stima, la speranza, i voti che nutriamo per voi. Sappiate che tradurremo in particolari preghiere queste disposizioni, e diremo al Signore che vi benedica, vi accompagni, e che questo principio della vostra vita libera e personale sia seguito da una coerenza e da una fioritura che facciano onore a tutti gli anni della vostra esistenza avvenire e vi procurino perenne e vera gioia.

La vita vissuta con fede, con fede alimentata dal colloquio interiore e dalla grazia di Dio, non può essere che una vita lieta, una vita serena. Ci saranno ancora difficoltà, dolori, magari momenti di dubbio, di crisi: siate certi che la grazia e il gaudio di vivere e di vivere bene non mancheranno mai quando si porta Cristo nella mente e nel cuore, con la sua parola, con il suo insegnamento. Per ciò pregheremo: possiate camminare davvero al lume del vostro esperimento Veritas per l’intera esistenza, ricchi sempre di queste belle promesse, di questi eletti pensieri, che vi rendono bravi, forti, esultanti, e, come dicevamo, lieti di procedere alla gloria di Dio e per il bene delle vostre persone e delle vostre famiglie.

Ed ora un incarico. Portate, alle vostre scuole, il saluto del Papa, la sua benedizione, e l’incoraggiamento. Dite ai vostri insegnanti che li abbiamo carissimi, che siamo grati per quanto fanno per voi. Dite ai vostri condiscepoli : sappiate tutti che il Papa vuol molto bene alla famiglia studentesca italiana, con la quale ha passato tanti anni, i migliori e i più fervidi, del suo ministero di giovane sacerdote: e quindi non può, adesso, non amarvi ancora con la medesima amicizia, con lo stesso affetto e desiderio.

Ed ora diciamo l’Angelus con tutte queste care intenzioni. Infine impartiremo la Nostra Benedizione Apostolica.

                                      



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