DISCORSO DI PAOLO VI
AI MEMBRI DELL’UNIONE CATTOLICA STAMPA ITALIANA
Lunedì, 18 gennaio 1965
Il Santo Padre Paolo VI, dopo l’omaggio dei presenti, inizia una affabile conversazione, chiedendo subito notizie sulla Unione, poiché - dice - avendo già avuto altri incontri con giornalisti cattolici, ora, più che esortare Egli desidera ascoltare e rendersi sempre più edotto di un’attività provvida ed importante. Egli considera i giornalisti cattolici quali collaboratori fedeli della Chiesa, della Gerarchia; e perciò fa molto assegnamento sul loro apostolato, il quale, naturalmente, esige doti, preparazione e spirito di sacrificio non comuni, essendo essi soggetti a vera, grave responsabilità, quale è quella degli scrittori cattolici.
Alle informazioni - fornite da Monsignor Vallainc - sul numero e sulle varie categorie degli iscritti, sui convegni già svoltisi, sulle cariche tuttora in funzione dopo il congresso tenutosi in Milano nella primavera del 1963 (con il Discorso programmatico e fondamentale dell’Arcivescovo Cardinale Montini), il Santo Padre osserva che le cifre, assai rilevanti, dànno già notevole conforto e legittimano le migliori speranze. Aggiunge che la insigne causa servita dai giornalisti cattolici, le grandi idee da cui essi devono essere sempre animati, richiedono solida formazione interiore, nella quale devesi, per così dire, intingere la penna, che serve alla loro missione.
E qui il Santo Padre, rievocando quel che si è compiuto nel passato, ha un affettuoso ricordo del sodalizio precedente all’attuale e cioè la Pia Unione S. Francesco di Sales tra i giornalisti cattolici, con tanto zelo promossa dal compianto Mario Luzzi, e dà un augurale saluto al novissimo organismo.
Egli si dice convinto della necessità che, oltre ad accrescere il numero, si pensi, con vivido impegno, alla qualità ed a tutto quanto può coadiuvare sia a prepararsi adeguatamente, sia a diffondere quanto fiorisce in noi, con propositi di fraterno ardore, bene diretto ed illuminato.
Gioverà a questo riguardo tenersi constantemente a contatto con i Vescovi e con il vertice che li rappresenta, la Conferenza Episcopale Italiana; quindi con l’Azione Cattolica e le sue multiformi attività; infine con le schiere elette dei nostri studiosi, sì da offrire loro una preziosa collaborazione a far circolare sempre più le nobili correnti di pensiero e di cultura, di modo che gli stessi giornali ne riescano avvantaggiati.
Se poi si volge lo sguardo agli avvenimenti e, in genere, a tutte le vicende umane, si noterà come, oggi più che mai, sia indispensabile uno slancio generoso di fede cristiana, di unità, di fratellanza, con lo scopo di formare un concerto bene armonizzato ed affiatato pur con strumenti diversi, per cui si sappia giungere sempre, tempéstivamente, a dire la parola giusta, sana, confortatrice, secondo i nostri mirabili principii sociali.
Tra gli avvenimenti - è ovvio - va inserito il Concilio. Il Santo Padre ha notato che, in genere, la cosiddetta grande stampa di informazione ha dimostrato un certo abbassamento di tono circa i lavori della Terza Sessione, dedicandosi, più che a porre in risalto le grandi luci dei dibattiti e delle conclusioni, a divulgare alcuni aspetti secondari, talvolta con notizie di fatti completamente fantastici e in nessun modo rispondenti alla realtà. Occorre che l’opera dei giornalisti cattolici arrivi, nelle forme migliori, le più delicate e convincenti, anche a quei colleghi che vorrebbero insistere piuttosto su taluni aspetti esteriori, anziché studiarsi di cogliere la natura delle eccelse verità, che sempre più attraggono ed occupano lo spirito umano. In una parola, è necessario di continuo vigilare per poter offrire i mezzi migliori e più consolanti, nell’amore del prossimo, per raggiungere tutte le anime e conquistarle al Vangelo.
Sappiano - conclude il Santo Padre - i diletti giornalisti cattolici che Egli è loro Amico; in qualche momento può anche dirsi loro Collega: serva ciò a rinsaldare sempre più la loro fiducia filiale, come Egli, a sua volta, assicura la sua benevolenza, l’interessamento più profondo al loro sodalizio, sì che quanti ne fanno parte possano esultare per la bellezza e grandezza d’un apostolato, che mira all’estensione ed al trionfo del Regno di Dio.
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