BEATIFICAZIONE DEL MARTIRE GIACOMO BERTHIEU
ALLOCUZIONE DI SUA SANTITÀ PAOLO VI
Domenica, 17 ottobre 1965
Signori Cardinali!
Venerati Fratelli!
Illustri Signori del Madagascar e della Francia!
Fedeli e Figli tutti carissimi!
Gaudeamus omnes in Domino! Rallegriamoci tutti nel Signore! La Santa Chiesa, con la beatificazione di Giacomo Berthieu, Sacerdote, Religioso, Missionario, Martire, ci autorizza, anzi ci esorta ad onorare uno dei suoi figli migliori, riconosciuto oggi ufficialmente meritevole dell’eterna gloria celeste, e degno pertanto del nostro culto, riflesso di quello che dobbiamo a Cristo Signore, e della nostra fiducia nella sua intercessione in nostro favore. Un nuovo filo si aggiunge alla trama dei rapporti soprannaturali, che intercedono fra la Chiesa trionfante in paradiso e la Chiesa pellegrinante sulla terra, e che formano il tessuto animato della carità, che mai non muore, della comunione dei Santi.
La Chiesa intera guarda commossa e fiera verso il nuovo Beato; contempla nell’umile e tragica vicenda di questo suo testimonio, immolato alla fedeltà intrepida del suo ministero, la presenza perenne di Cristo, che nel suo inviato continua a cercare gli uomini, a parlare, a soffrire, a morire per loro, e per loro a vivere alla destra del Padre, riverberante speranza e gaudio sul Popolo di Dio, nel suo faticoso cammino verso gli eterni destini.
Gaudeamus omnes in Domino!
Questa beatificazione di Giacomo Berthieu viene molto a proposito, non solo a confortare ed a edificare i nostri animi sul sentiero della via cristiana nei suoi molteplici e ardui doveri, variamente assegnati a ciascuno di noi (non è questo uno degli scopi precipui d’ogni canonica esaltazione d’un Beato, o d’un Santo?), ma viene altresì a commentare ed a illustrare la duplice celebrazione missionaria propria di questi giorni; vogliamo dire la Giornata missionaria mondiale, indetta per la prossima domenica, in tutto il mondo cattolico; e vogliamo anche dire l’approvazione dello Schema sull’attività missionaria della Chiesa, testé votata dal Concilio ecumenico. Un campione eroico dell’evangelizzazione cattolica è sollevato davanti a noi quasi per mostrarci all’evidenza in un autentico tipo, in una vita silenziosamente e drammaticamente vissuta, in un determinato momento storico e in un preciso ambiente etnico e geografico, che cosa sia in realtà la Chiesa missionaria.
Faremo bene, Fratelli e Figli carissimi, a ripensare la breve storia di questo Missionario martire; e noi vi scopriremo facilmente quelle leggi che reggono la dottrina dell’evangelizzazione e la vita missionaria. La sua vocazione documenta invero la necessità che domina il fatto missionario; necessità che deriva dal piano di salvezza instaurato dalla sapienza e dalla bontà di Dio; piano non facoltativo (anche se non esclusivo per la misteriosa ampiezza della misericordia divina, che trascende i confini stessi del sistema in cui essa si esercita); non facoltativo, ma unico e necessario, e realizzabile normalmente solo se la libera volontà dell’uomo vi corrisponde; donde la forza obbligante della vocazione missionaria, la più spontanea fra tutte e la più generosa. Documenta la sua vocazione altresì l’aspetto eroico della vita missionaria, che partendo da un distacco d’ogni proprio bene (reliquimus omnia! - Matth. 19, 27) e da un dono totale di sé, non dice mai basta, non dice mai di no a tutte le pene che essa comporta, nemmeno a quella suprema, la morte, che arriva spietata ed assurda, e diventa per il missionario logica ed amica.
Così fu per Giacomo Berthieu. E la sua vocazione missionaria documenta altresì la passione per le anime, la carità per gli uomini, la quale tanto più si compiace mostrarsi eccelsa e sconfinata quanto più gli uomini a cui si rivolge affabile e gratuita, sono lontani, sono sconosciuti, sono per lingua, per costumi, per diffidenza, per cecità di giudizio e d’interesse, difficili e quasi refrattari al colloquio del messaggero evangelico; mentre poi con la fede si accende, dapprima timida ed incerta, dal cuore del missionario a quello del neofita, e divampa in nuova fiamma, che nessun vento contrario mai più spegnerà. Come appunto avvenne alla popolazione evangelizzata della grande isola. Si rispecchia cioè nella semplice e drammatica biografia del Beato Giacomo Berthieu il paradigma della grande idea missionaria, e si realizza in esempio vivente ed eloquente, che sollecita da noi l’ammirazione per lui e per l’idea missionaria che in lui s’incarna; e mentre questo nostro primo e fervoroso atto di culto al Martire Beato ci conforta a pensare che la sua protezione non mancherà di sostenere lo sforzo missionario, a cui oggi la Chiesa cattolica s’impegna con giovanile audacia, e tutti ci farà missionari; tutti cioè ci ammonisce essere dovere comune e grave d’ogni cristiano cercare di trasmettere ad altri il dono della fede; tutti ci vuole collaboratori e sostenitori dell’esercito missionario militante ai margini del regno visibile di Dio per allargarne i confini di civiltà e di salvezza; tutti ci invita a pregare, a offrire, ad operare per la causa missionaria, ch’è quella di Cristo, del suo Vangelo, della sua Chiesa, della sua gloria.
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