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DISCORSO DI PAOLO VI
AI MEMBRI DELL'ASSOCIAZIONE NAZIONALE
DEGLI ALPINI IN CONGEDO

Lunedì, 18 marzo 1968

 

Salute a Voi, Figli carissimi, membri dell’Associazione Nazionale degli Alpini in congedo, che Ci portate con la vostra presenza l’attestato della vostra fede cattolica e del vostro amore alla patria. Salute, salute a tutti ed a ciascuno. Salute agli anziani e salute ai giovani. Salute ai vostri Capi, salute ai decorati ed ai feriti e mutilati. Salute ai vostri Cappellani; salute ai vostri morti; e salute alle vostre bandiere.

Vi siamo molto obbligati per questa visita, che Ci ricorda l’incontro che Noi avemmo con la 32ª vostra Adunata nazionale, il 3 maggio del 1959, sulla Piazza del Duomo di Milano, quando Noi eravamo l’Arcivescovo di quella Città; e siamo lieti che risorgano nel Nostro animo gli stessi sentimenti, con cui allora vi accogliemmo, di stima, di affezione, di augurio. Quanti pensieri sveglia in Noi la figura dell’Alpino, quanti la folla del vostro raduno! Vediamo in ciascuno di voi il campione del nostro popolo montanaro, sano, forte, credente; e vediamo nella vostra adunata uno spirito di corpo, che caratterizza l’Alpino italiano, che gli conferisce uno stile morale, e che lo impegna ad una particolare fedeltà al suo dovere, fino al rischio, fino al sacrificio. Uomini seri gli Alpini, uomini di parola, uomini coraggiosi, uomini generosi. Semplici, rudi, ma buoni e sinceri. Uomini che sanno soffrire, se occorre, per la causa ch’è loro data da difendere; e uomini che sanno cantare, al soffio di poesia che spira dalle vostre maestose e misteriose montagne.

Voi portate, carissimi Figli, sotto la vostra divisa un tesoro di virtù naturali, estremamente prezioso. Vorremmo raccomandarvi di conservarlo autentico questo tesoro, per voi e per i vostri figli, facendone un duplice dono: alla vostra fede religiosa, la quale null’altro desidera di meglio che d’essere professata con la vostra schietta e robusta adesione, con la dirittura del vostro senso morale, con l’ingenua, ma profonda pietà dei vostri cuori cristiani. E al vostro Paese. La vita militare vi ha dato migliore coscienza di voi stessi, e vi ha dato occasione di manifestare codeste virtù, esaltandole fino all’eroismo, e per molti vostri compagni fino alla immolazione di sé. Noi vorremmo ricordarvi che anche la vita civile ha bisogno delle stesse virtù, professate in modo diverso, s’intende, ma con lo stesso spirito di fortezza morale e di servizio per la comunità nazionale. Siate Alpini, vorremmo dirvi, anche se invece di rivestire l’uniforme militare, adesso portate l’abito delle vostre rispettive professioni civili, di lavoratori, di professionisti, di cittadini. Date alla vita della vostra Nazione l’energia, la fedeltà, il patriottismo, di cui il servizio militare vi è stato scuola nobile e severa. Sappiate difendere il proprio Paese non solo sotto le armi, ma anche in congedo, sempre, affinché i valori che fanno saldo, libero e progrediente un Popolo non abbiano mai a deperire. Siate soldati della pace, della pace vera nell’unione degli animi, con vigile senso della giustizia, dell’onestà, del disinteresse e della libertà.

E conforti in voi questi sentimenti e questi propositi la Nostra Benedizione, che a voi diamo di cuore. Figli carissimi; e che voi porterete alle vostre famiglie, ai vostri compagni di milizia e di lavoro, alle vostre Città, alle vostre Parrocchie, ed alle vostre montagne. Così il Papa vi saluta e vi benedice.

   



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