DISCORSO DI PAOLO VI
AI PELLEGRINI POLACCHI
Sabato, 13 settembre 1969
Vitame vas mili Slovazi!
(«Siate benvenuti cari Slovacchi»)
Sì benvenuti nella Casa del Padre, che ci ama di tutto cuore e pensa a voi nelle sue preghiere; benvenuti in questo devoto pellegrinaggio, che dalla vostra terra, come dai vari Paesi esteri, vi ha condotti a Roma, sulle orme del vostro santo Patrono Cirillo, per riaffermare la vostra fede a Cristo, il vostro attaccamento alla Sede di Pietro, la vostra devozione per il vostro grande apostolo. Benvenuto ai Vescovi, Nostri Fratelli, qui presenti, ai Sacerdoti della diocesi di Kosice, i quali hanno voluto in questo modo ricordare il loro venticinquesimo di ordinazione sacerdotale; benvenuto alle Religiose, ai membri delle varie Associazioni cattoliche, e a tutti voi, che affollate questa Udienza. Il Signore sia con voi! Vitame vas mili Slovazi!
È grande la gioia che procurate al Nostro cuore. Voi Ci rinnovate infatti le forti e tonificanti emozioni del grande incontro romano del 14 febbraio scorso, per l’inizio delle celebrazioni dell’undicesimo centenario dalla morte di San Cirillo. Altri gruppi si sono poi succeduti, di frequente, in questi mesi: e ora accogliamo voi, che venite ad affermare solennemente, con un pubblico atto di fede, la vostra volontà di conservare, e di tramandare intatta ai vostri figli, l’eredità spirituale, che è stata nei secoli il vostro più prezioso tesoro.
Ed è questa l’esortazione che vi vogliamo lasciare, a ricordo dell’odierno incontro di anime: siate fedeli, siate intrepidi nelle vostre convinzioni, siate uniti nella preghiera e nella carità! Fedeli, come è avvenuto in tutta la vostra storia, pur in mezzo a prove e a contraddizioni, fedeli alla vostra professione autenticamente cristiana e cattolica.
Intrepidi, perché, senza scendere a compromessi con la mentalità anti-evangelica che permea purtroppo tanta parte della società odierna, sappiate professare le vostre convinzioni, che discendono dal vostro prezioso patrimonio cirillico-metodiano.
Uniti, infine, nella preghiera e nella carità, per dare al mondo quella testimonianza che, oggi, attende dai veri cristiani: non parole, ma fatti; non esitazioni, ma esempi; non dubbi e contestazioni, ma coerenza e fusione di menti e di cuori, nel possesso esaltante della verità che ci libera (cfr. Io. 8, 32), e nella solidarietà dell’amore cristiano. E Ci compiacciamo con voi che, come prova tangibile di cotesto spirito di generosa carità, avete voluto sovvenire alle sofferenze delle popolazioni della Nigeria-Biafra, con un fattivo contributo veramente encomiabile, che è da indicare a esempio.
Come dicemmo il 14 febbraio, «Noi contiamo su di voi tutti con un cuore che si apre trepido alla visione del domani. Contiamo su di voi, Vescovi e Sacerdoti, Religiosi e Religiose, diletti seminaristi, giovani carissimi, membri del laicato credente, sposi e genitori cristiani . . .» (cfr. A.A.S. 61, 1969, pp. 185-186). Il Papa sempre vi è stato e vi è vicino; segue le vicende dei suoi figli e ne condivide profondamente gioie e pene, ansie e speranze. Formiamo l’augurio che tutto quanto sta ardentemente a cuore a voi come cattolici, possa, con l’aiuto di Dio, diventare quanto prima realtà, nella pace dei cuori e nella operosa concordia civile, e nella prosperità del vostro Paese.
Ecco, dilettissimi, le Nostre consegne, di cui vi farete interpreti presso i vostri amici e familiari lontani, anch’essi spiritualmente presenti a questa Udienza. Affidiamo i Nostri voti alla materna intercessione della Vergine Addolorata, vostra specialissima protettrice, affinché li confermi e li porti a compimento, mentre, in pegno delle consolazioni del Cielo, di gran cuore vi impartiamo la Nostra Apostolica Benedizione.
Sbohom! «Con Dio!».
Dovidenia! («Arrivederci!»).
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PORTATE IL VANGELO AI CONFINI DEL MONDO
Avec votre dévoué Pasteur et Préfet Apostolique, Monseigneur A François Joseph Maurer, vous êtes venus comme pèlerins, sur la tombe de l’apôtre Pierre. Et Nous, son successeur, Nous sommes heureux de vous accueillir, pour vous exprimer Notre paternelle affection et vous adresser une parole d’exhortation et d’encouragement.
Vous voici donc en ces jours-ci au cœur de l’Eglise. Puissiez-vous comprendre sa sollicitude pour chacun de ses fils, pour ceux qui sont au loin comme pour ceux qui sont proches, pour les plus petits pays comme pour les plus grands! C’est le même Sauveur qui nous donne à tous sa vie divine, et nous permet de nous approcher de son Père comme des fils, des autres hommes comme des frères. Vous savez quelle intimité le Christ a voulu partager, au cours de sa vie terrestre, avec ceux qui, en Galilée, assumaient le dur métier de pêcheurs, comme la plupart de vos compatriotes.
Votre attachement au Seigneur, c’est votre trésor. Tenez ferme dans cette foi, chers Fils, comme une ancre accrochée à un rocher solide. Vous ne craindrez pas la tempête. Bien plus, vous qui avez reçu cette grâce, faites luire le message de l’Evangile, portez-le jusqu’au but du monde. Nous connaissons votre générosité missionnaire: avec l’apôtre Paul, Nous vous encourageons à contribuer, partout où vous irez, à l’édification de l’Eglise.
Et, recommandant à Dieu toutes vos intentions et celles de vos proches, Nous vous donnons de tout cœur Notre paternelle Bénédiction Apostolique.
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