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DISCORSO DI PAOLO VI
AI MEMBRI DELL'UNIONE EDITORI CATTOLICI ITALIANI

Sabato, 13 febbraio 1971

 

Figli carissimi,

La vostra presenza ci riempie il cuore di consolazione e di speranza. Nel ricevere, infatti, una così larga rappresentanza della benemerita categoria degli Editori cattolici italiani, si offre spontaneamente alla Nostra considerazione l’alta dignità e l’alto valore sociale e spirituale della missione a cui voi dedicate i vostri talenti e la vostra attività. Operare per lo sviluppo dell’editoria in genere e di quella cattolica in specie, affinché possa sempre più inserirsi nel ritmo dinamico degli altri settori operativi della Nazione italiana, è lavorare per il progresso della cultura. Bene dell’uomo, questo, che, secondo il costante insegnamento della Chiesa riconfermato dal Concilio Ecumenico (Cfr. Gaudium et Spes, 57), il cattolico ha il dovere di promuovere a tutti i livelli. D’altra parte, non mai come oggi è stato così evidente il vincolo inscindibile tra la cultura e lo sviluppo della società nelle sue stesse componenti economiche e sociali. Consolazione vivissima, adunque, ci procurano le vostre persone, e per i distinti meriti di ciascuno di voi, e per il significato che voi assumete ai nostri sguardi, nella vostra qualità di operatori e intermediari della cultura, e quindi in qualche modo di educatori spirituali della comunità.

E di qui, in secondo luogo, traiamo soave motivo di speranza. Infatti, il comune impegno da parte vostra in questo campo, non potrà non aprire nuove prospettive all’editoria cattolica in Italia, per renderla pari al ruolo che deve sostenere in una società, nella quale la diffusione della cultura, non più prerogativa di «élites», si fa sempre più capillare in ogni strato sociale.

Per tale encomiabile impegno, che dimostra una volontà concorde di mettere sempre più decisamente a servizio degli ideali cattolici le energie magnifiche della vostra attività professionale, Noi vi esprimiamo il Nostro elogio e il Nostro incoraggiamento più sentiti.

A SERVIZIO DELLA VERITÀ

Ma voi da questo incontro attendete altresì una parola di orientamento che vi diriga nell’adempimento dei vostri doveri, enormemente accresciuti oggi di fronte alla richiesta sempre più frequente del libro da parte del pubblico. Al riguardo, il. comportamento dell’editore cattolico non potrà prescindere dal valore dottrinale e morale di ciò che egli pubblica. Non è forse questo il primo canone della vostra attività? anzi della vostra ragion d’essere? non è questa la vostra più grave responsabilità? e non è questo il titolo più alto del vostro merito? Il pubblico cattolico deve potersi fidare di voi; ogni vostra ditta deve fare garanzia della bontà dell’alimento culturale che voi introducete nella circolazione intellettuale del corpo sociale. Crediamo doveroso richiamare questo precetto basilare della vostra deontologia editoriale perché oggi, con l’appoggio di alcuni criteri, per sé buoni, che informano la cultura moderna, vogliamo dire la libertà di studio e di ricerca, il pluralismo delle espressioni riferibili ad una stessa verità, il dovere di rifondere in termini d’attualità storica il sapere tradizionale, ecc., non mancano coloro che prescindono dalla autenticità dottrinale e morale delle pubblicazioni che offrono ai loro lettori, e che fors’anche giocano sull’attrattiva dei nomi di certi autori noti per qualche loro posizione eterodossa per conseguire «un successo librario», o per acquistare fama di modernità. Il comportamento dell’editore cattolico non sarà quello di andare incontro in maniera indiscriminata alla moda e al gusto della massa dei possibili lettori. Il libro non è da considerarsi prevalentemente e tanto meno soltanto come prodotto industriale da collocarsi, bensì come portatore di un messaggio da diffondere, e che desidera di raggiungere le menti da illuminare e gli spiriti da sostenere ed arricchire. Sarà quindi necessaria una ponderata scelta sia delle opere da pubblicare, sia degli autori chiamati a collaborare.

APERTURA ALLA CULTURA CONTEMPORANEA

L’editore dovrà certamente essere sensibile alle nuove esperienze della cultura contemporanea per trarre da ogni apporto culturale ciò che potrà contribuire allo sviluppo della propria attività imprenditoriale; ma ciò farà sempre nel rispetto di quegli ideali che sono alla base della sua missione di editore cattolico. La sua coscienza perciò non potrà, non dovrà indulgere all’introduzione indiscriminata e alla diffusione di opere manifestamente contrarie alla dottrina e al pensiero cattolico o tali da turbare e indebolire la sensibilità cristiana del pubblico che le riceve. Nessun interesse deve prevalere sul vero bene del popolo, ma primo scopo sarà sempre quello di portare ad esso un messaggio di cultura spirituale e un contributo alla sua formazione intellettuale e morale.

Oltre alle vostre responsabilità di editori e di cattolici, che costituiscono l’aspetto più immediato e significativo che ci preme soprattutto far rilevare, altri aspetti vi sono nella vostra attività, sui quali ameremmo soffermarci, se il tempo a nostra disposizione ce lo consentisse. Ci basti accennare alla possibilità, e quasi al dovere, che voi, editori cattolici, avete di stimolare una produzione culturale originale nel vostro Paese: troppo in Italia si è abituati a vivere della produzione straniera; a profittare del lavoro compiuto in altre Nazioni per importarlo con facili traduzioni nel campo nazionale. Noi crediamo che la cultura cattolica anche in Italia è ormai matura per cimentarsi con una produzione sua propria; bisognerà approfondire l’impegno ed il metodo di studio; bisognerà confortare chi scrive a meglio conoscere e meglio adoperare la propria lingua e l’arte di farsi leggere. Voi potrete stimolare ed educare una nuova generazione indigena di autori, badando voi stessi all’impegno con cui dovete curare il rigore scientifico e il valore letterario delle vostre pubblicazioni, ed anche la loro veste tipografica decorosa e moderna. A ciò il lettore moderno è molto sensibile. Dovrete quindi tener conto anche di questo, non soltanto per mantenere alto il prestigio delle edizioni cattoliche, ma altresì perché il libro cattolico sia più favorevolmente accolto e possa più facilmente raggiungere le anime, anche le più lontane, ed avvicinarle al Vangelo.

PER UNA LETTERATURA CATECHISTICA

Se il tempo ce lo consentisse vorremmo anche accennare ai bisogni che Noi avvertiamo nel campo della produzione libraria cattolica; voi li conoscete del resto benissimo. Ci limitiamo ad indicare due di questi bisogni: il primo è quello della letteratura catechistica, che dev’essere rifusa su le linee direttive segnate recentemente dall’Episcopato italiano, le quali tengono conto del tesoro dottrinale offerto al mondo moderno e al Popolo di Dio dal recente Concilio, non che delle forme espositive e didattiche del nostro tempo, per offrire alle Parrocchie e alle Scuole un «messaggio» di verità cristiana, un «kerigma», di alta qualità e di moderna pedagogia.

Altro bisogno sarebbe la ripresa di qualche collezione di libri narrativi, sia di storia vissuta, sia di storia di fantasia letteraria, libri, diciamo, altrettanto buoni che belli e interessanti, e non derivati da false concezioni della vita o infarciti di pagine guaste e deplorevoli. Compito difficile, certamente; ma a questo riguardo Noi vogliamo credere che il genio artistico non sia spento nelle file dei pensatori e degli scrittori cattolici italiani. Anche a questo fine voi forse potete dare ali a nuova produzione di piacevole lettura.

STABILI RAPPORTI DI COLLABORAZIONE

Consentiteci un’ultima raccomandazione che riguarda la fattiva unione dei vostri sforzi nella ricerca di vie sempre migliori verso i comuni traguardi. La società di oggi esige che si accresca, a tutti i livelli, la capacità di stabilire rapporti di collaborazione. Ciò è assolutamente indispensabile per aumentare la vostra forza di penetrazione e creare una editoria cattolica degna di assurgere al ruolo di suscitatrice di problemi spirituali e di valido ausilio all’individuo nella sua progressiva formazione umana e cristiana.

Figli carissimi, la vostra attività si svolge in un’ora in cui, dopo il Concilio, è offerto al laicato cattolico più pressante l’invito alla partecipazione alla missione apostolica della Chiesa. Voi sapete come il Concilio abbia fatto grande assegnamento, per la diffusione del Regno di Cristo nel mondo contemporaneo, sulla testimonianza cristiana del laico, la quale «acquista una particolare efficacia dal fatto che viene compiuta nelle comuni condizioni del secolo» (Lumen gentium, 35).

Risponderanno gli editori cattolici italiani alla fiducia e alle attese del Concilio? È ciò che Noi auspichiamo in questo delicato e importante settore della vita laicale cattolica, e che da voi, sorretti da un’antica gloriosa tradizione, siamo sicuri che sarà offerto, con rinnovato ardore, alla Chiesa di Dio in Italia.

A tanto vi conforti la Nostra stima e vi sostenga la Nostra Apostolica Benedizione, che attiri su di voi, sulle vostre famiglie, su tutte le vostre iniziative editoriali la pienezza delle celesti benedizioni.



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