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Pio IX

Costituzione Apostolica

« INEFFABILIS DEUS »

Definizione dogmatica
dell’immacolato concepimento della B. V. Maria

 

Dio ineffabile, le cui vie sono la misericordia e la verità, la cui volontà è onnipotente, e la cui sapienza si estende con potenza da un’estremità all’altra [del mondo] e tutto governa con bontà (cfr Sap 8, 1), avendo previsto da tutta l’eternità la luttuosissima rovina dell’intero genere umano, che sarebbe derivata dal peccato di Adamo, decretò, con disegno nascosto dai secoli, di compiere l’opera prima della sua bontà con un mistero ancor più profondo, mediante l’incarnazione del Verbo. Perché l’uomo, spinto — contro il proposito della divina misericordia — al peccato dall’astuzia e dalla malizia del demonio, non doveva più perire; anzi la caduta della natura nel primo Adamo doveva essere riparata con migliore fortuna nel secondo. Dio quindi, fin da principio e prima dei secoli, scelse e preordinò al suo Figlio una madre, nella quale si sarebbe incarnato e dalla quale poi, nella felice pienezza dei tempi, sarebbe nato; e, a preferenza di ogni altra creatura, la fece segno a tanto amore da compiacersi in lei sola con una singolarissima benevolenza. Per questo mirabilmente la ricolmò, più di tutti gli angeli e di tutti i santi, dell’abbondanza di tutti i doni celesti, presi dal tesoro della sua divinità. Così ella, sempre assolutamente libera da ogni macchia di peccato, tutta bella e perfetta, possiede una tale pienezza di innocenza e di santità, di cui, dopo Dio, non se ne può concepire una maggiore, e di cui, all’infuori di Dio, nessuna mente può riuscire a comprendere la profondità. E certo era del tutto conveniente che una Madre così venerabile risplendesse sempre adorna dei fulgori della santità più perfetta, e, immune interamente dalla macchia del peccato originale, riportasse il più completo trionfo sull’antico serpente; poiché a essa Dio Padre aveva disposto di dare l’unigenito suo Figlio — generato dal suo seno, uguale a se stesso e amato come se stesso — in modo tale che egli fosse, per natura, Figlio unico e comune di Dio Padre e della Vergine; poiché lo stesso Figlio aveva stabilito di renderla sua madre in modo sostanziale; poiché lo Spirito Santo aveva voluto e fatto sì che da lei fosse concepito e nascesse colui, dal quale egli stesso procede.

Tradizione della Chiesa sull’immacolato concepimento di Maria

La Chiesa cattolica, che istruita dallo Spirito di Dio, è colonna e fondamento della verità, ha sempre ritenuto come divinamente rivelata e come contenuta nel deposito della celeste rivelazione questa dottrina circa l’innocenza originale dell’augusta Vergine, che è così perfettamente in armonia con la meravigliosa sua santità e con la sua eminente dignità di Madre di Dio; e come tale non cessò mai di spiegarla, insegnarla e favorirla ogni giorno più, in molti modi, e con atti solenni. Ma questa stessa dottrina, ammessa fin dai tempi antichi, profondamente radicata nell’animo dei fedeli e mirabilmente propagata nel mondo cattolico dalla cura e dallo zelo dei Vescovi, fu nel modo più chiaro professata dalla Chiesa, quando essa non esitò a proporre la concezione della Vergine al culto pubblico e alla venerazione dei fedeli (1). Con tale significativo atto essa, infatti, mostrava che la Concezione di Maria doveva essere venerata come singolare, meravigliosa, differentissima da quella di tutti gli altri uomini e pienamente santa; poiché la Chiesa celebra soltanto le feste dei santi. È perciò costume della Chiesa, sia negli uffici ecclesiastici, sia nella santa liturgia, usare e applicare all’origine della Vergine le medesime espressioni, con le quali le divine Scritture parlano della Sapienza increata e ne rappresentano le eterne origini; avendo Dio prestabilita con un solo e medesimo decreto l’origine di Maria e l’incarnazione della divina Sapienza.

Tutte queste dottrine e questi fatti, da per tutto e generalmente accettati dai fedeli, mostrano con quanta cura la stessa Chiesa romana, madre e maestra di tutte le Chiese, abbia favorito la dottrina dell’immacolata concezione della Vergine. Sembra tuttavia assai conveniente ricordare in particolare gli atti più importanti della Chiesa in questa materia; tanta è infatti la dignità e autorità di questa Chiesa quanta assolutamente le spetta, perché essa è da ritenere il centro della verità e dell’unità cattolica, è la sola che ha custodito inviolabilmente la religione, e da essa tutte le altre Chiese debbono ricevere la tradizione della fede. Ebbene questa Chiesa romana nulla ebbe più a cuore che professare, sostenere, propagare e difendere in tutti i modi più significativi l’immacolata concezione della Vergine, il suo culto e la sua dottrina. Tale premura è apertamente e chiaramente attestata da innumerevoli atti insigni dei romani Pontefici Nostri predecessori, ai quali, nella persona del primo degli apostoli, fu dallo stesso Cristo Signore affidato il compito e l’autorità suprema di pascere gli agnelli e le pecore, di confermare i fratelli e di reggere e governare la Chiesa.

I Papi favorirono il culto dell’Immacolata Concezione

Infatti i Nostri predecessori hanno ritenuto loro gloria l’avere, con la propria apostolica autorità, istituita nella Chiesa romana la festa della Concezione, dotandola e onorandola di un ufficio proprio e di una messa propria, in cui con la massima chiarezza si afferma la prerogativa dell’immunità da ogni macchia originale. Inoltre con ogni cura promossero e accrebbero il culto già stabilito, accordando indulgenze; concedendo a città, province e regni la facoltà di scegliersi per patrona la Madre di Dio sotto il titolo dell’Immacolata Concezione; approvando confraternite, congregazioni e famiglie religiose, istituite in onore dell’Immacolata Concezione; tributando lodi alla pietà di coloro che innalzavano monasteri, ospizi, altari, templi sotto il titolo dell’Immacolata Concezione, oppure si impegnavano con giuramento a difendere a ogni costo l’immacolata concezione della Madre di Dio. Di più, con la più grande gioia ordinarono che la festa della Concezione fosse celebrata in tutta la Chiesa con solennità uguale alla festa della Natività; che fosse celebrata dalla Chiesa universale con ottava, e scrupolosamente osservata da tutti i fedeli come festa di precetto; che ogni anno, nel giorno della festa dell’Immacolata Concezione di Maria, si tenesse, nella Nostra patriarcale basilica Liberiana, cappella papale. Desiderando poi confermare sempre più nell’animo dei fedeli questa dottrina dell’immacolata concezione della Madre di Dio e stimolare la loro pietà al culto e alla venerazione della Vergine concepita senza peccato originale, furono felicissimi di concedere la facoltà di nominare l’immacolata concezione della medesima Vergine nelle litanie lauretane e nello stesso prefazio della messa; in modo che la norma della fede fosse stabilita dalla norma della preghiera. Noi, pertanto, posti sulle orme di predecessori così illustri, non solo abbiamo approvato e accettato le loro piissime e sapientissime disposizioni, ma, memori di ciò che aveva istituito Sisto IV (2), abbiamo ben volentieri confermato con la Nostra autorità l’ufficio proprio dell’Immacolata Concezione e ne abbiamo concesso l’uso a tutta la Chiesa (3).

I Papi precisarono l’oggetto del culto dell’Immacolata Concezione di Maria

Ma siccome tutto ciò che si riferisce al culto è strettamente connesso col suo oggetto e non può avere né consistenza né durata, se questo oggetto è mal definito o incerto, i romani Pontefici Nostri predecessori, mentre premurosamente si studiarono di accrescere il culto della Concezione, si preoccuparono anche di spiegarne e inculcarne con ogni impeto l’oggetto e la dottrina. Infatti essi insegnarono chiaramente e apertamente che, nella festa da loro stabilita, si celebrava la concezione della Vergine, e proscrissero, come falsa e contraria al pensiero della Chiesa, l’opinione di coloro che stimavano e affermavano che la Chiesa onorasse non proprio la concezione di Maria, ma la sua santificazione. Né credettero di dover avere maggiori riguardi verso coloro che, per far vacillare la dottrina dell’immacolata concezione, escogitarono una distinzione fra il primo e il secondo istante della concezione, e pretesero che della concezione si festeggiasse non il primo, ma il secondo momento. E in realtà gli stessi Nostri predecessori stimarono loro preciso dovere non solo sostenere con ogni impegno la festa della concezione della Beatissima Vergine, ma anche asserire che vero oggetto del culto era la concezione, considerata nel suo primo istante. Di qui le parole assolutamente perentorie con cui Alessandro VII, Nostro predecessore, espresse il vero pensiero della Chiesa. Egli dichiarò infatti: «è certamente antica la pietà dei fedeli verso la Beatissima Madre Vergine Maria, i quali ritengono che la sua anima, fin dal primo istante della sua creazione e della sua infusione nel corpo, per una speciale grazia e privilegio di Dio, in vista dei meriti di Gesù Cristo, suo figlio e redentore del genere umano, fu preservata immune da ogni macchia di peccato originale; e in questo senso celebrano solennemente la festa della sua concezione» (4).

I Papi proibirono la dottrina contraria

Ma soprattutto i Nostri predecessori si adoperarono con ogni cura, zelo e sforzo a mantenere intatta la dottrina dell’immacolata concezione della Madre di Dio. Infatti, non solo essi assolutamente non tollerarono che venisse da chiunque in qualunque modo biasimata o censurata, ma andarono ancora molto più oltre, proclamando con chiare e reiterate dichiarazioni che la dottrina, con la quale professiamo l’immacolata concezione della Vergine, è e deve essere a buon diritto ritenuta in tutto conforme al culto della Chiesa; è antica e quasi universale; è tale che la Chiesa romana ha preso a favorirla e difenderla; ed è del tutto degna di avere un posto nella stessa sacra liturgia e nelle preghiere più solenni. E non contenti di ciò, affinché la dottrina circa l’immacolata concezione di Maria si conservasse integra, proibirono severissimamente di sostenere, sia in pubblico sia in privato, l’opinione a essa contraria, che vollero in più modi come ferita a morte. E perché queste ripetute e chiarissime dichiarazioni non tornassero vane, vi aggiunsero anche delle sanzioni. Tutto ciò fu espresso dal già ricordato Nostro predecessore Alessandro VII con le seguenti parole:

«Noi abbiamo ben presente che la santa Chiesa romana celebra solennemente la festa della Concezione della intemerata e sempre Vergine Maria, e ha approvato un tempo un ufficio speciale e proprio per detta festa, secondo le disposizioni che allora furono date da Sisto IV, Nostro predecessore. Desideriamo quindi favorire questa lodevole e pia devozione, la festa e il culto a essa prestato e rimasto immutato nella Chiesa romana fin dalla istituzione della medesima; e, dietro l’esempio dei romani Pontefici Nostri predecessori, difendere questo devoto modo di venerare e onorare la Beatissima Vergine, preservata dal peccato originale, per virtù della grazia preveniente dello Spirito Santo. È inoltre Nostra viva preoccupazione conservare nel gregge di Cristo l’unità dello spirito nel vincolo della pace, col togliere le offese e le contese, e rimuovere gli scandali. Perciò, accogliendo le istanze e le suppliche a Noi presentate dai predetti Vescovi, dai capitoli delle loro chiese, e dal re Filippo e dai suoi regni, rinnoviamo le costituzioni e i decreti emanati dai romani Pontefici Nostri predecessori, e specialmente da Sisto IV, Paolo V e Gregorio XV, a difesa della sentenza che sostiene che l’anima della Beata Vergine Maria, nella sua creazione e infusione nel corpo, ebbe il dono della grazia dello Spirito Santo e fu preservata dal peccato originale, e in favore della festa e del culto della concezione della medesima Vergine Madre di Dio, intesi secondo la pia sentenza sopra esposta; e ordiniamo che tali costituzioni e decreti siano pienamente osservati, sotto pena di incorrere nelle censure e nelle altre sanzioni previste dalle costituzioni stesse.

«Decretiamo altresì che tutti coloro che continueranno a interpretare le costituzioni e i decreti sopra ricordati in modo da rendere vano il favore attribuito dalle costituzioni e dai decreti a quella sentenza, alla festa e al culto; che andranno contro questa sentenza, questa festa e questo culto con dispute; o in qualsiasi modo (direttamente o indirettamente) o sotto qualsivoglia pretesto (di esaminare la sua definibilità, di interpretare la sacra Scrittura o i santi padri, o di commentare i dottori) per iscritto o a voce oseranno parlare, predicare, trattare, disputare, precisando, affermando, adducendo argomenti, lasciati poi insoluti, o in qualsiasi altro modo impensabile, oltre a incorrere nelle pene e censure contenute nelle costituzioni di Sisto IV — alle quali vogliamo che essi siano sottoposti e di fatto con questa costituzione li sottoponiamo — sono da Noi privati della facoltà di predicare, di tenere pubbliche lezioni, di insegnare, e di interpretare; sono privati della voce attiva e passiva in ogni specie di elezioni; incorrono «per il fatto stesso», senza bisogno di alcuna dichiarazione, nella pena dell’inabilità perpetua a predicare, a tenere pubbliche lezioni, a insegnare, e a interpretare. Da tali pene poi non potranno essere assolti o dispensati se non da Noi o dai Sommi Pontefici, Nostri successori. Oltre che a queste pene, Noi li assoggettiamo — e con la presente costituzione li dichiariamo soggetti — a tutte quelle altre pene che potranno essere inflitte ad arbitrio Nostro o dei Sommi Pontefici Nostri successori; confermando, al riguardo, le già ricordate costituzioni di Paolo V e Gregorio XV.

«Da ultimo proibiamo e decretiamo soggetti alle pene e alle censure contenute nell’Indice dei libri proibiti, e ordiniamo che siano “per il fatto stesso” e senza bisogno di alcuna dichiarazione considerati proibiti i libri, le prediche, i trattati, le disquisizioni, pubblicati o ancora da pubblicarsi dopo il ricordato decreto di Paolo V, nei quali la suddetta sentenza, festa e culto siano posti in dubbio, o in qualsiasi modo avversati».

Consensi di dotti, Vescovi e famiglie religiose; il Concilio di Trento in armonia con la tradizione

D’altra parte tutti sanno con quanto zelo la dottrina dell’Immacolata Concezione della Vergine Madre di Dio sia stata tramandata, sostenuta e difesa dalle più illustri famiglie religiose, dalle più celebri accademie teologiche e dai dottori più profondi nella scienza delle cose divine. Tutti parimenti conoscono quanto siano stati solleciti i Vescovi nel sostenere apertamente, anche nelle assemblee ecclesiastiche, che la Santissima Vergine Maria, Madre di Dio, in previsione dei meriti del redentore Cristo Gesù, non fu mai soggetta al peccato originale e fu perciò redenta in una maniera più sublime. A tutto ciò si aggiunge il fatto della massima importanza e autorità che lo stesso Concilio di Trento, quando promulgò il decreto dogmatico sul peccato originale, nel quale, secondo le testimonianze della Sacra Scrittura, dei santi Padri e dei più autorevoli concili, stabilì e definì che tutti gli uomini nascono contagiati dal peccato originale, dichiarò tuttavia solennemente che non era sua intenzione comprendere in detto decreto, e nell’estensione di una definizione così generale, la Beata e Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio. Con tale dichiarazione infatti i padri tridentini fecero abbastanza chiaramente comprendere, per quelle circostanze, che la Beatissima Vergine Maria fu esente dalla colpa originale; e dimostrarono perciò apertamente che né dalle divine Scritture, né dall’autorità dei padri si può dedurre alcun argomento che sia in qualunque modo in contraddizione con questa prerogativa della Vergine (5).

E in verità, illustri e venerande testimonianze dell’antica Chiesa orientale e occidentale sono là ad attestare che questa dottrina dell’Immacolata Concezione della Beatissima Vergine, sempre più splendidamente spiegata, chiarita e confermata presso tutte le nazioni del mondo cattolico dall’autorevolissimo sentire, dal magistero, dallo zelo, dalla scienza e dalla sapienza della Chiesa, è sempre esistita nella Chiesa medesima, come ricevuta per tradizione, e rivestita del carattere di dottrina rivelata. Infatti la Chiesa di Cristo, custode e vindice delle dottrine a lei affidate, non le ha mai alterate, né con aggiunte né con diminuzioni; ma tratta con tutti gli accorgimenti e la sapienza quelle che l’antichità ha delineato e i padri hanno seminato; e cerca di limare e affinare quelle antiche dottrine della divina rivelazione, in modo che ricevano chiarezza, luce e precisione. Così, mentre conservano la loro pienezza, la loro integrità e il loro carattere, si sviluppano soltanto secondo la loro propria natura, ossia nello stesso pensiero, nello stesso senso.

Pensiero dei padri e degli scrittori ecclesiastici

Ora, i padri e gli scrittori ecclesiastici, ammaestrati dai divini insegnamenti, nei libri che scrissero per spiegare la Scrittura, per difendere i dogmi e per istruire i fedeli, ebbero soprattutto a cuore di predicare ed esaltare, in molteplice e meravigliosa gara, la somma santità, la dignità e l’immunità della Vergine da ogni macchia di peccato, e la sua piena vittoria sul crudelissimo nemico del genere umano. Per tale motivo, nello spiegare le parole con le quali Dio, fin dalle origini del mondo, annunziò i rimedi preparati dalla sua misericordia per la rigenerazione degli uomini, confuse l’audacia del serpente ingannatore e rialzò mirabilmente le speranze del genere umano: «Porrò inimicizia fra te e la donna, fra la stirpe tua e la stirpe di lei» (Gn 3, 15), essi insegnarono che con questa divina profezia fu chiaramente e apertamente indicato il misericordiosissimo Redentore del genere umano, cioè il Figlio unigenito di Dio, Gesù Cristo; fu designata la sua Beatissima Madre, la Vergine Maria; e fu insieme nettamente espressa l’inimicizia dell’uno e dell’altra contro il demonio. In conseguenza di ciò, come Cristo, mediatore fra Dio e gli uomini, assunta la natura umana, distrusse il decreto di condanna che c’era contro di noi, attaccandolo trionfalmente alla croce; così la Santissima Vergine, unita con Lui da un legame strettissimo e indissolubile, fu insieme con Lui e per mezzo di Lui, l’eterna nemica del velenoso serpente, e ne schiacciò la testa col suo piede immacolato.

Figure bibliche della Vergine Maria

Di questo nobile e singolare trionfo della Vergine, della sua eccellentissima innocenza, purezza e santità, della sua immunità dal peccato originale e dell’ineffabile abbondanza e grandezza di tutte le sue grazie, virtù e privilegi, gli stessi padri videro una figura nell’arca di Noè, che, fabbricata per ordine di Dio, rimase completamente salva e incolume dal comune naufragio; nella scala, che Giacobbe dalla terra vide giungere fino al cielo: scala per i cui gradini gli angeli salivano e scendevano, e alla cui sommità stava il Signore stesso; nel roveto, che sebbene visto da Mosè, nel luogo santo, ardere da ogni parte in mezzo a fiamme crepitanti, tuttavia non si consumava né soffriva alcun danno, ma continuava a essere mirabilmente verde e fiorito; in quella torre inespugnabile, posta di fronte al nemico, dalla quale pendono mille scudi e tutta l’armatura dei forti; in quell’orto chiuso, che non può essere violato o danneggiato da nessuna frode o da nessuna insidia; in quella splendente città di Dio, che ha le sue fondamenta sopra montagne sante; in quell’augusto tempio di Dio che, rifulgente dei divini splendori, è pieno della gloria del Signore; e infine, in tutte quelle altre innumerevoli figure, nelle quali i padri ravvisarono e tramandarono il chiaro preannunzio dell’eccelsa dignità della Madre di Dio, della sua illibata innocenza e della sua santità, mai soggetta a nessuna macchia.

Espressioni dei profeti; l’«Ave Maria » e il «Magnificat »

Gli stessi padri, per descrivere questo meraviglioso complesso di doni divini e l’innocenza originale della Vergine, Madre di Gesù, ricorsero anche agli scritti dei profeti, e celebrarono la stessa augusta Vergine come una colomba monda; come una Gerusalemme santa; come il trono eccelso di Dio; come arca santificata; come la casa, che l’eterna sapienza edificò per se stessa; e come quella Regina, che ricolma di delizie e appoggiata al suo Diletto, uscì dalla bocca dell’Altissimo assolutamente perfetta, bella, carissima a Dio, e mai imbrattata da macchia di colpa. Siccome poi gli stessi padri e gli scrittori ecclesiastici consideravano che l’angelo Gabriele, nel dare alla Beatissima Vergine l’annunzio dell’altissima dignità di Madre di Dio, l’aveva chiamata, per comando di Dio stesso piena di grazia, insegnarono che con questo singolare e solenne saluto, mai udito prima di allora, si dimostrava che la Madre di Dio era la sede di tutte le grazie di Dio, era ornata di tutti i carismi dello Spirito divino; anzi era un tesoro quasi infinito e un abisso inesauribile dei medesimi carismi; così che, non solo non fu mai soggetta a maledizione, ma fu anche, insieme col suo Figlio, partecipe di perpetua benedizione: degna di essere chiamata da Elisabetta, mossa dallo Spirito di Dio: «Benedetta tu tra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo» (Lc 1, 42).

Parallelismo con Eva

Da queste interpretazioni si desume, chiara e concorde, l’opinione dei padri: la Gloriosissima Vergine, per la quale grandi cose ha fatto Colui che è potente, risplendette di tale abbondanza di doni celesti, di tale pienezza di grazia e di tale innocenza che divenne come il miracolo di Dio per eccellenza, anzi il culmine di tutti i suoi miracoli, e degna Madre di Dio; così che collocata, per quanto è possibile a una creatura, il più vicino a Dio, divenne superiore a tutte le lodi degli uomini e degli angeli. Di conseguenza, per dimostrare l’innocenza e la giustizia originale della Madre di Dio, non solo la paragonarono spessissimo a Eva ancora vergine, ancora innocente, ancora incorrotta e non ancora ingannata dalle mortali insidie del serpente menzognero, ma la anteposero lei con una meravigliosa varietà di parole e di espressioni. Eva infatti sventuratamente ascoltò il serpente e decadde dall’innocenza originale e divenne sua schiava; invece la Beatissima Vergine accrebbe continuamente il dono avuto alla sua origine, e, ben lungi dal prestare ascolto al serpente, col divino aiuto ne infranse completamente la violenza e il potere.

Espressioni di lode

Perciò non cessarono mai di attribuire alla Madre di Dio i nomi più belli: di giglio tra le spine; di terra assolutamente intatta, verginale, illibata, immacolata, sempre benedetta e libera da ogni contagio di peccato, dalla quale fu formato il nuovo Adamo; di giardino ordinatissimo, splendido, amenissimo, di innocenza e di immortalità, delizioso, piantato da Dio stesso e difeso da tutte le insidie del serpente velenoso; di legno immarcescibile, che il tarlo del peccato non corrose mai; di fonte sempre limpida e segnata dalla potenza dello Spirito Santo; di tempio divinissimo; di scrigno dell’immortalità, di unica e sola figlia, non della morte, ma della vita; di germoglio non d’ira, ma di grazia, che, sebbene spuntasse da una radice corrotta e infetta, per una divina e provvidenziale eccezione alla legge generale, fu sempre verdeggiante e fiorente. Ma, come se tutti questi modi di dire, benché splendidissimi, non bastassero, essi affermarono inoltre, con espressioni ben chiare e precise, che, quando si tratta di peccati, la Vergine Maria non deve neppure essere nominata; perché a essa fu data una grazia superiore a quella che si concede agli altri, affinché vincesse totalmente ogni specie di peccato. Asserirono anche che la gloriosissima Vergine fu la riparatrice dei suoi progenitori; la vivificatrice dei posteri; colei che l’Altissimo, da tutti i secoli, si era scelta e preparata; che fu da Dio preannunciata, quando disse al serpente: «Porrò inimicizia fra te e la donna»; che senza dubbio schiacciò il capo velenoso dello stesso serpente. Essi perciò affermarono che la medesima Beatissima Vergine fu per grazia immune da ogni macchia di peccato e libera da ogni contagio di corpo, di anima e di intelletto; che, essendo stata unita e congiunta con Dio da un’eterna alleanza, non fu mai nelle tenebre, ma in una luce perenne; e quindi pienamente degna di divenire abitazione di Cristo, non per le disposizioni del suo corpo, ma per la grazia originale.

A queste poi essi aggiunsero altre nobilissime espressioni. Parlando della Concezione della Vergine, attestarono che la natura cedette davanti alla grazia: si fermò tremante e non osò avanzare. La Vergine Madre di Dio non doveva essere concepita da Anna, prima che la grazia affermasse il suo potere: poiché doveva essere concepita quella primogenita, da cui sarebbe stato poi concepito il Primogenito di tutte le creature. Professarono che la carne della Vergine, benché derivata da Adamo, non contrasse le sue macchie; che, perciò, la Beatissima Vergine fu quel tabernacolo fabbricato da Dio, formato dallo Spirito Santo, e veramente di porpora, che quel nuovo Beseleel tessé in oro e con varietà di ricami; che Ella fu di fatto e giustamente celebrata, perché capolavoro di Dio, perché sfuggì agli strali infocati del maligno, e perché, bella per natura e assolutamente immune da ogni macchia, nella sua concezione immacolata comparve nel mondo come un’aurora di perfetto splendore. Infatti non era conveniente che quel vaso di elezione fosse offuscato dal difetto che offusca tutti gli altri, perché esso fu diversissimo dagli altri, e se ebbe con essi comune la natura, non ebbe comune la colpa; conveniva, anzi, che l’Unigenito, come ebbe nei cieli un Padre, dai serafini esaltato come tre volte santo, così avesse sulla terra una Madre, a cui non fosse mai mancato lo splendore della santità. E questa dottrina era così radicata nella mente e nell’animo degli antichi che parlando della Madre di Dio solevano usare termini veramente straordinari e singolari. La chiamavano spessissimo: immacolata, in tutto e per tutto immacolata; innocente, anzi specchio d’innocenza illibata e illibata in ogni senso; santa e lontanissima da ogni macchia di peccato; tutta pura e tutta intemerata, anzi l’esemplare della purezza e dell’innocenza; più bella della bellezza, più graziosa della grazia, più santa della santità; la sola santa; la purissima di anima e di corpo, che sorpassò ogni integrità e ogni verginità; la sola che divenne sede di tutte le grazie dello Spirito Santo; così alta che, dopo Dio solo, fu superiore a tutti; per natura più bella, più graziosa e più santa degli stessi cherubini e serafini e di tutte le schiere degli angeli; superiore a tutte le lodi del cielo e della terra. E nessuno ignora che questo linguaggio fu quasi spontaneamente introdotto anche nelle pagine della santa liturgia e degli uffici ecclesiastici, nei quali ricorre spessissimo con tono quasi dominante. In quelle pagine, infatti, la Madre di Dio è invocata ed esaltata come unica colomba d’incorruttibile bellezza e come la rosa sempre fresca. E invocata e lodata come purissima, sempre immacolata e sempre beata; anzi come l’innocenza stessa che non fu mai lesa, e come la seconda Eva, che diede alla luce l’Emanuele.

Consenso unanime dei Vescovi e petizioni per la definizione del dogma

Nessuna meraviglia perciò, se i Pastori della Chiesa e il popolo fedele si sono sempre compiaciuti di professare con tanta pietà, devozione e amore la dottrina dell’Immacolata Concezione della Vergine Madre di Dio, che, a giudizio dei padri, è contenuta nella sacra Scrittura, è stata tramandata da tante loro importantissime testimonianze, è espressa e celebrata da tanti illustri monumenti della veneranda antichità, ed è proposta e confermata dal più alto e più autorevole magistero della Chiesa. Nessuna meraviglia perciò, se Pastori e fedeli hanno sempre dimostrato di non avere nulla di più dolce e di più caro che onorare, venerare, invocare ed esaltare dappertutto con fervidissimo affetto la Vergine Madre di Dio, concepita senza il peccato originale. Perciò fin dai tempi più antichi, Vescovi, ecclesiastici, ordini regolari e anche imperatori e re presentarono vive istanze a questa Sede apostolica, affinché fosse definita come dogma di fede cattolica l’Immacolata Concezione della Santissima Madre di Dio. Domande che furono ripetute anche ai nostri tempi e presentate specialmente al Nostro Predecessore, di felice memoria, Gregorio XVI, e a Noi stessi dai Vescovi, dal clero secolare, da famiglie religiose, come anche da sovrani e da popoli fedeli.

Lavoro preparatorio

Noi pertanto, ben conoscendo e attentamente considerando tutte queste cose con singolare gioia del Nostro cuore, appena fummo innalzati, per imperscrutabile disposizione della divina provvidenza, a questa sublime cattedra di Pietro, e, sebbene immeritevoli, prendemmo in mano il governo di tutta la Chiesa, nulla certo avemmo più a cuore — data la tenerissima venerazione, pietà e affetto che fin dai primi anni nutriamo verso la Santissima Vergine Maria Madre di Dio — che condurre a compimento tutto ciò che ancora poteva essere nei voti della Chiesa, perché fosse accresciuto l’onore della Beatissima Vergine e risplendessero di nuova luce le sue prerogative. Ma volendo procedere con ogni prudenza, costituimmo una speciale commissione di venerabili Nostri fratelli Cardinali della santa Chiesa di Roma, illustri per pietà, per ponderatezza di giudizio e per scienza delle cose divine, e scegliemmo tra il clero secolare e quello regolare uomini particolarmente versati nelle discipline teologiche, con l’incarico di esaminare con la maggiore diligenza tutto ciò che riguarda l’immacolata concezione della Vergine, e ci riferissero poi il loro parere. E quantunque le istanze a Noi dirette al fine di implorare la definizione dell’Immacolata Concezione, ci avessero già abbastanza dimostrato quale fosse il pensiero di moltissimi Vescovi, tuttavia il 2 febbraio 1849 mandammo da Gaeta un’Enciclica a tutti i venerabili fratelli Vescovi del mondo cattolico, affinché, dopo aver pregato Dio, ci facessero sapere, anche per iscritto, quale fosse la pietà e la devozione dei loro fedeli verso l’immacolata concezione della Madre di Dio; che cosa pensassero, specialmente essi — i Vescovi — della definizione in progetto; e, da ultimo, quali desideri avessero da esprimere, perché il Nostro supremo giudizio potesse essere manifestato con la maggiore solennità possibile.

E in verità assai grande è stata la consolazione che abbiamo provato, quando ci sono giunte le risposte dei medesimi venerabili fratelli. Essi infatti con lettere, dalle quali traspare un incredibile, gioioso entusiasmo, non solo ci hanno nuovamente confermato la loro personale opinione e devozione e quella del loro clero e dei loro fedeli, ma ci hanno anche chiesto con voto, che si può dire unanime, che, col Nostro supremo giudizio e autorità definiamo l’immacolata concezione della stessa Vergine. Né minore è stata la Nostra letizia quando i venerabili Nostri fratelli Cardinali della santa Chiesa di Roma, membri della menzionata particolare commissione e i predetti teologi consultori, da Noi scelti, dopo un diligente esame della questione, ci hanno con uguale sollecitudine e fervore domandato anch’essi la definizione dell’immacolata concezione della Madre di Dio.

Dopo tutto questo, seguendo i chiari esempi dei Nostri predecessori, e desiderando procedere secondo le norme tradizionali, abbiamo indetto e tenuto un concistoro, nel quale abbiamo rivolto un’allocuzione ai venerabili Nostri fratelli Cardinali della santa Chiesa di Roma, e con somma consolazione del Nostro animo li abbiamo uditi pregarCi di voler pronunciare la definizione dogmatica dell’immacolata concezione della Vergine Madre di Dio.

Ci siamo quindi fermamente persuasi nel Signore che sia giunto il tempo opportuno per definire l’immacolata concezione della Vergine Madre di Dio, che la sacra Scrittura, la veneranda tradizione, il costante sentire della Chiesa, il singolare consenso dei Vescovi cattolici e dei fedeli, e gli atti memorabili e le costituzioni dei Nostri predecessori mirabilmente illustrano e spiegano. Pertanto, dopo aver diligentissimamente considerato ogni cosa e aver innalzato assidue e fervorose preghiere a Dio, abbiamo stimato di non dover più tardare a sancire e definire con il Nostro supremo giudizio l’immacolata concezione della medesima Vergine; e così soddisfare i piissimi desideri del mondo cattolico e la Nostra devozione verso la stessa Santissima Vergine, e insieme onorare sempre più in lei il suo Figlio unigenito, nostro Signore Gesù Cristo; poiché sono tutti convinti che tutto l’onore e la gloria, che si rende alla Madre, ridonda sul suo Figlio.

La definizione del dogma

Perciò, dopo aver offerto senza interruzione, nell’umiltà e nel digiuno, le Nostre private preghiere e quelle pubbliche della Chiesa a Dio Padre, per mezzo del suo Figlio, affinché si degnasse di dirigere e sostenere la Nostra mente con la virtù dello Spirito Santo; dopo aver implorato il soccorso di tutta la corte celeste, e invocato con gemiti lo Spirito consolatore, per sua ispirazione, a onore della Santa e indivisibile Trinità, a decoro e ornamento della Vergine Madre di Dio, a esaltazione della fede cattolica, e a incremento della religione cristiana, con l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei beati apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dichiariamo, pronunziamo e definiamo: La dottrina, che sostiene che la Beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in vista dei meriti di Gesù Cristo, salvatore del genere umano, è stata preservata immune da ogni macchia di peccato originale, è stata rivelata da Dio e perciò si deve credere fermamente e inviolabilmente da tutti i fedeli. Quindi, se qualcuno (che Dio non voglia!) deliberatamente presumerà di pensare diversamente da quanto è stato da Noi definito, conosca e sappia di essere condannato dal suo proprio giudizio, di aver fatto naufragio nella fede, di essersi separato dall’unità della Chiesa, e di essere inoltre incorso da sé, «per il fatto stesso», nelle pene stabilite dalle leggi contro colui che osa manifestare oralmente o per iscritto, o in qualsiasi altro modo esterno, gli errori che pensa nel suo cuore.

Sentimenti di speranza ed esortazione finale

La Nostra bocca è piena di gioia e le Nostre labbra di esultanza, e rendiamo e renderemo sempre i più umili e i più vivi ringraziamenti a nostro Signore Gesù Cristo, per averci concesso la grazia singolare di potere, sebbene immeritevoli, offrire e decretare questo onore, questa gloria e questa lode alla sua Santissima Madre. E poi riaffermiamo la Nostra più fiduciosa speranza nella Beatissima Vergine, che, tutta Bella e Immacolata, ha schiacciato il capo velenoso del crudelissimo serpente, e ha portato la salvezza al mondo; in Colei, che è gloria dei profeti e degli apostoli, onore dei martiri, letizia e corona i tutti i santi; sicurissimo rifugio e fedelissimo aiuto di tutti coloro che sono in pericolo; potentissima mediatrice e riconciliatrice di tutto il mondo presso il suo Figlio unigenito; fulgidissima bellezza e ornamento della Chiesa e sua saldissima difesa. Riaffermiamo la Nostra speranza in Colei che ha sempre distrutto tutte le eresie, ha salvato i popoli fedeli da gravissimi mali di ogni genere, e ha liberato Noi stessi da tanti pericoli, che ci sovrastano. Noi confidiamo che Ella voglia, con la sua validissima protezione, fare sì che la nostra santa madre, la Chiesa cattolica, superate tutte le difficoltà e sconfitti tutti gli errori, prosperi e fiorisca ogni giorno più presso tutti i popoli e in tutti i luoghi, dal mare al mare, e dal fiume sino ai confini della terra, e abbia pace, tranquillità e libertà completa; che i rei ottengano il perdono, i malati la salute, i timidi la forza, gli afflitti la consolazione, i pericolanti l’aiuto; che tutti gli erranti, diradata la nebbia della loro mente, ritornino sulla via della verità e della giustizia, e si faccia un solo ovile sotto un solo pastore.

Ascoltino le Nostre parole tutti i carissimi figli Nostri e della Chiesa cattolica, e con sempre più ardente fervore di devozione, di pietà e di amore continuino a venerare, a invocare, a supplicare la Beatissima Vergine Maria Madre di Dio, concepita senza il peccato originale, e ricorrano con ogni fiducia a questa dolcissima Madre di misericordia e di grazia, in tutti i pericoli, in tutte le angustie, in tutte le necessità, in tutti i dubbi e in tutte le trepidazioni. Non vi può essere infatti motivo di timore o di disperazione quando Ella è la nostra guida e il nostro auspicio, quando Ella ci è propizia e ci protegge; poiché Ella ha un cuore materno per noi e, mentre tratta gli affari che riguardano la salvezza di ciascuno di noi, è sollecita di tutto il genere umano. Costituita da Dio Regina del cielo e della terra, ed esaltata al di sopra di tutti i cori degli angeli e di tutte le schiere dei santi, sta alla destra del suo Figlio unigenito, nostro Signore Gesù Cristo, e supplica con le sue potentissime preghiere di Madre; trova ciò che cerca, e non può rimanere inascoltata.

Infine, perché questa Nostra definizione dell’immacolata concezione della Beatissima Vergine Maria possa essere portata a conoscenza della Chiesa universale, stabiliamo che quale perpetuo ricordo della definizione resti questa Nostra Lettera apostolica, e ordiniamo che alle sue trascrizioni o copie, anche a stampa, purché firmate per mano di qualche pubblico notaio e munite del sigillo di qualche dignitario ecclesiastico, si presti assolutamente la stessa fede che si presterebbe alla presente, se essa fosse esibita o mostrata. Nessuno dunque si permetta di infrangere questo testo della Nostra dichiarazione, proclamazione e definizione, né di avversarlo e contravvenirgli. Che se qualcuno poi avesse l’ardire di tentarlo, sappia che incorre nell’indignazione di Dio onnipotente e dei beati Pietro e Paolo, suoi apostoli.

Roma, presso S. Pietro, nell’anno dell’Incarnazione del Signore 1854, 8 dicembre, anno IX del Nostro pontificato.

PIO IX

 


 

NOTE

1) Cfr Gregorius XVI, Epist. Summa quidem animi, 23 apr. 1845: Gregorii Pp. XVI Acta. vol. III, p. 392.

2) Sixtus IV, Const. ap. Cum praeexcelsa, 27 febr. 1477: Denz 1400.

3) S. Congregatio Rituum, Decr. 30 sept. 1847.

4) Alexander VII, Const. Sollicitudo omnium Ecclesiarum, 8 dec. 1661: Denz 2015.

5) Concilium Tridentinum, sess. V, Decr. de peccato originali, n. 6: Denz 1516.

 



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