ENCICLICA
CUM NUPER
DEL SOMMO PONTEFICE
PIO IX
Ai Venerabili Fratelli Arcivescovi e Vescovi e agli altri Ordinari locali del Regno delle Due Sicilie.
Il Papa Pio IX. Venerabili Fratelli, salute e Apostolica Benedizione.
Era trascorsa da poco la solenne, festiva ricorrenza annuale che celebra il giorno in cui l’Unigenito Figlio di Dio, per il grandissimo trasporto con il quale Ci ha amati, scendendo dal cielo senza recedere dalla gloria del Padre, fattosi in tutto simile agli uomini, ha voluto nascere dall’immacolata e beatissima Vergine Maria, quando Noi abbiamo ricevuto la Vostra gentilissima lettera in cui Voi, Venerabili Fratelli, professando la Vostra particolare e profonda devozione, l’amore e l’obbedienza verso di Noi e verso questa Cattedra di Pietro, avete manifestato ancora una volta che niente Vi sta più a cuore che scongiurare con assidue e fervide preghiere il Dio Ottimo e Massimo affinché, con la sua onnipotente grazia, aiuti, confermi e rafforzi l’umile Nostra Persona, travagliata dalla gravissima sollecitudine per tutte le Chiese, e affinché la conservi salva e incolume ancora a lungo e la ricolmi di ogni prosperità per la maggior gloria del suo santo Nome e per la salvezza delle anime.
Gli egregi sentimenti della Vostra piissima devozione, sempre a Noi graditissimi, hanno, così commosso il Nostro animo paterno, che abbiamo voluto scrivere questa Lettera Enciclica a tutti Voi che esercitate il ministero pastorale in codesto Regno delle Due Sicilie, a testimonianza della particolarissima benevolenza Nostra verso di Voi e nello stesso tempo affinché comprendiate sempre meglio con quanta carità Vi amiamo nel Signore e quanto siamo solleciti delle Vostre persone e dei fedeli affidati alle Vostre cure.
Infatti, Venerabili Fratelli, non possiamo quasi esprimere a parole quell’acerbissimo dolore da cui siamo stati colpiti, allorché abbiamo avuto notizia che nello scorso mese di dicembre molte città di codesto Regno furono talmente sconquassate da grandi terremoti che molte persone, travolte dalle rovine di edifici cadenti, in modo miserando hanno perso la vita, con grande dolore del Nostro carissimo Figlio in Cristo il Re Ferdinando II che, per la sua grande carità cristiana e il suo affetto per le popolazioni a lui soggette, non risparmiandosi negli interventi e nelle spese, non cessò di apportare aiuti e soccorsi alle popolazioni di dette città per sollevare la loro deplorevole condizione.
Appena Ci giunsero le prime tristissime notizie di una così grande calamità, senza alcun indugio, nell’umiltà del Nostro cuore abbiamo levato i Nostri occhi al Signore, implorando e scongiurando la Sua divina misericordia per quelle misere popolazioni affinché risanasse le fratture della terra le cui fondamenta erano state scosse in modo così terribile.
Vi sono noti i passi della Sacra Scrittura, che chiaramente e palesemente insegnano che tali castighi di Dio sono provocati dalle colpe degli uomini. Noi, per il Nostro ufficio, sproniamo vivamente in Domino la Vostra episcopale sollecitudine, Venerabili Fratelli, affinché adempiate con ardore e attivamente ciò che fa parte del Vostro ministero, e abbiate subito in animo di allontanare dal vizio e dal peccato, con ogni sforzo e zelo, i fedeli affidati alle Vostre cure e di incamminarli per le vie della virtù, della giustizia e della religione.
E poiché, con Nostro e Vostro grande rammarico si trovano in codesto Regno anche degli ecclesiastici che, dimentichi della loro vocazione, con la loro riprovevole e malvagia condotta eccitano l’indignazione divina e diventano causa di morte spirituale del popolo cristiano, al quale dovrebbero essere guide per la vita, cercate di sradicare gli abusi e le corruzioni che si sono infiltrate nel costume del Clero, e difendete e favorite con la massima diligenza la disciplina ecclesiastica a norma dei sacri canoni. Non lasciate nulla d’intentato affinché i giovani Chierici fin dai teneri anni vengano educati opportunamente alla pietà, alla religiosità e allo spirito ecclesiastico, e vengano istruiti nelle migliori dottrine, nelle più severe discipline e specialmente nella conoscenza solida e sicura della scienza teologica e dei sacri Canoni.
E prima di tutto, avendo sempre davanti agli occhi il precetto dell’Apostolo, preoccupatevi in modo particolare di non aver fretta ad imporre le mani a chiunque, ma usate somma cura e precauzione nel conferimento degli Ordini sacri.
Venerabili Fratelli, non avvenga mai che in una scelta così importante vi sia alcuno di Voi che, indulgendo a interessi d’altri, propensioni, favori e ragioni umane, voglia aggregare al Clero e promuovere alle dignità ecclesiastiche e agli Ordini coloro che, non essendo dotati delle qualità prescritte dai sacri Canoni, sono invece da respingere dal sacro ministero. Infatti ben sapete quale grave colpa commette, quanto danno reca alla Chiesa e quale tremendo e strettissimo conto dovrà rendere a Cristo Signore chi non ha paura di iniziare agli Ordini sacri persone indegne. Per questa ragione, Venerabili Fratelli, per la Vostra singolare pietà, abbiate cura di osservare scrupolosamente le sapientissime e prudentissime prescrizioni dei sacri Canoni nell’ammettere e promuovere ai sacri Ordini gli ecclesiastici; e dopo accurato accertamento ed esame vogliate conoscere e valutare l’origine familiare di ciascuno, la sua formazione, l’indole, l’ingegno e la cultura. Occorre quindi decorare dei sacri Ordini e ammettere a trattare i divini misteri soltanto coloro che, dopo una prova accurata e diligente, sia per il possesso di tutte le virtù, sia per lodata e buona condotta, sia perché dotati di vero spirito ecclesiastico, possono servire le Vostre Diocesi ed esserne di ornamento. Astenendosi da tutte quelle azioni e dagli atteggiamenti che sono vietati ai Chierici e che loro sconvengono, essi siano d’esempio ai fedeli nella parola, nella conversazione, nella carità, nella fede e nella castità. Esigete particolarmente in coloro ai quali si devono affidare la cura e la guida delle anime, buoni costumi, probità, integrità, pietà, scienza e prudenza. E vegliate sempre affinché i Parroci, esercitando premurosamente il proprio ufficio con scienza e virtù, non tralascino mai di istruire il popolo cristiano loro affidato con l’annuncio della parola di Dio, con l’amministrazione dei Sacramenti, e col dispensare la multiforme grazia di Dio, ammaestrando specialmente i fanciulli e le persone ignoranti nei misteri santissimi della nostra divina religione; insegnando diligentemente i comandamenti, onde portarli tutti alla pietà e ad ogni virtù. Voi ben sapete come si corrompono i costumi, con grande danno della società sacra e civile, se si rilassa la disciplina cristiana e si distrugge il culto religioso, se i Parroci non sanno esercitare il loro ministero e compiere il loro dovere, o se lo trascurano. Dovendo inoltre vigilare con particolare attenzione che la gioventù d’ambo i sessi venga educata nel timor santo del Signore, nella Sua legge, e venga preparata all’onestà, dovete avere molto a cuore l’ispezione nelle scuole, sia pubbliche che private, e con particolare zelo procurare che la stessa gioventù, lontana da ogni pericolo, abbia un’istruzione sana e veramente cattolica. Dedicate pertanto tutte le forze della Vostra pastorale sollecitudine a quest’opera, poiché ben sapete che la prosperità della società civile dipende specialmente dalla retta educazione della gioventù, come pure ben conoscete le arti molteplici e nefaste con le quali, in questi tempi scellerati, i nemici di Dio e dell’umanità si sforzano di corrompere e pervertire l’incauta gioventù.
Non tralasciate di erudire ogni giorno con pari sollecitudine i fedeli a Voi affidati sulla dottrina cattolica, sia a voce, sia per iscritto, per difenderli dal contagio di tanti errori ora serpeggianti, ammonendoli a conservarsi stabili e fermi nella professione della nostra Fede e ad osservare diligentemente le leggi di Dio e della Santa Chiesa per non lasciarsi ingannare e trarre in errore dai propagatori di perverse dottrine. E poiché si pubblicano ovunque, emersi dalle tenebre, perniciosissimi libri per mezzo dei quali abilissimi fabbricatori di menzogne si sforzano di portare alla depravazione, con malvage opinioni di ogni genere, le menti e i cuori, confondendo ogni realtà umana e divina, onde far crollare le fondamenta stesse della cristiana e civile società, allora, Venerabili Fratelli, combattete coraggiosamente con tutto il Vostro zelo per tener lontana il più possibile dal Vostro gregge questa esiziale peste di libri.
E affinché possiate più facilmente e con maggior sicurezza difendere la sana dottrina e i buoni costumi e chiudere l’adito ad ogni errore e alla corruzione, non trascurate di esaminare accuratamente tutti i libri, specialmente quelli che trattano di materie teologiche e filosofiche e di cose sacre, oltre che di diritto canonico e civile.
Sapete inoltre che è Vostro compito episcopale e fa parte del Vostro ministero difendere e sostenere costantemente i diritti venerandi della Chiesa, difendere i suoi beni, provvedere alla loro retta amministrazione e specialmente aver cura che siano convenientemente conservati i pii legati di Messe e gli altri oneri, e siano tutti religiosamente soddisfatti, rimovendo qualsiasi frode o turpe lucro. Né ignorate con quale saggezza e con quale delicatezza dovete provvedere a che nelle Vostre singole Curie gli affari siano trattati con ogni giustizia ed equità. Pertanto abbiate cura zelante che nelle Vostre Curie Vescovili siano presenti soltanto quegli uomini che, stimati da tutti per integrità di vita e per esperienza nel trattare gli affari, possano essere incaricati ad adempiere con competenza ed onestà tutti i compiti da Voi affidati.
Vi chiediamo inoltre insistentemente che approfondiate e con grande diligenza esaminiate le cause ecclesiastiche che spettano ai Vostri Tribunali, secondo le prescrizioni dei Sacri Canoni e in virtù della Convenzione; che le giudichiate e Vi adoperiate fortemente a che le sentenze abbiano la loro debita esecuzione; e a questo scopo, ogni qualvolta fosse necessario, chiedete l’aiuto e la forza dell’autorità civile.
E poiché i Sacerdoti Regolari sono dati ai Vescovi come aiuto nel coltivare la vigna del Signore, come ci ricorda il Nostro Predecessore di immortale memoria Benedetto XIV , per quanto dipende da Voi non trascurate di ammonire ed esortare questi uomini, affinché, seguendo le vestigia dei loro Padri ed emulandone l’esempio, si sforzino di ricambiare quello che hanno promesso a Dio, e vivano una vita santa secondo le regole del loro Istituto, e cerchino di dare a Voi e al Vostro gregge un utile aiuto, sia con le parole, che con l’esempio e la preghiera.
In modo particolare datevi cura, con la Vostra pastorale sollecitudine e carità, delle Vergini consacrate a Dio; esse sono la parte eletta del gregge, i fiori dei germogli della Chiesa, decoro e ornamento della grazia dello Spirito Santo. Offrite loro, pertanto, tutto l’aiuto e la Vostra opera, affinché, memori della santa vocazione con la quale Dio le chiamò, distolgano gli occhi dalle realtà umane per rivolgerli sempre ai beni celesti e ogni giorno, progredendo di virtù in virtù, cerchino di diffondere ovunque il buon profumo di Cristo. E chiediamo insistentemente alla Vostra religiosa pietà che abbiate sempre davanti agli occhi e prendiate in seria considerazione e poi eseguiate ciò che lo stesso Nostro Predecessore Benedetto XIV provvidamente raccomanda e sapientemente stabilisce nella sua Costituzione Pastoralis Curae del 5 agosto 1748 sulla designazione di Confessori straordinari per le Monache.
Infine, Venerabili Fratelli, affinché possiate provvedere sempre meglio al bene della nostra santissima religione e alla salvezza delle pecorelle, Vi esortiamo caldamente a celebrare i Sinodi Provinciali secondo le prescrizioni dei Sacri Canoni. Voi ben sapete, infatti, che soltanto in questo modo, esaminando tutte le realtà fra di Voi, potete più facilmente e ponderatamente porre rimedio opportuno ai mali, provvedere alla spirituale prosperità delle vostre Diocesi e ordinare successivamente i Sinodi Diocesani che dovete convocare secondo le Norme Canoniche. E siccome in codesto Regno molti Arcivescovi mancano di Vescovi suffraganei e alcuni Vescovi non hanno il loro Vescovo Metropolitano, e quindi non sono in grado di celebrare un Sinodo Provinciale, è affidato alla prudenza degli stessi sacri Prelati il compito di ponderare diligentemente tutte le circostanze di luogo, di cose e di tempo perché possano giungere ad avere anch’essi un Sinodo assieme a coloro con i quali hanno maggior consuetudine nel Signore, senza nessuna modifica al rango delle Chiese e senza alcun detrimento per i diritti e i privilegi dei quali i predetti Vescovi legittimamente godono e sono in possesso.
Avete davanti agli occhi, Venerabili Fratelli, tutto quello che abbiamo stimato opportuno esporvi per la particolare benevolenza che abbiamo verso di Voi e verso i fedeli affidati alle Vostre cure. Non dubitiamo che vorrete soddisfare sollecitamente e ancor più volonterosamente a tutti questi desideri e ammonimenti paterni, anche perché il carissimo Figlio Nostro in Cristo Ferdinando II, illustre Re delle Due Sicilie, Vi porge la mano ausiliatrice e – come Noi confidiamo – per la sua grande pietà farà sì che, secondo i Nostri desideri, nel suo Regno la Chiesa goda della piena libertà ed eserciti tutti quei diritti che le convengono e di cui deve usufruire per volontà di Dio e secondo i Sacri Canoni.
Frattanto umilmente preghiamo e supplichiamo Dio, ricco di misericordia, perché effonda su di Voi sempre più copiosi tutti i doni della sua bontà e benedica le Vostre fatiche pastorali, le Vostre preoccupazioni e le Vostre iniziative affinché i fedeli che Vi sono stati affidati, ogni giorno sempre più forti nella fede, rigettino il male e facciano il bene e, crescendo nella scienza di Dio e nella conoscenza del Signor Nostro Gesù Cristo, camminino degnamente nella via di Dio, piacendo in tutto e operando proficuamente in ogni buona iniziativa.
Come auspicio di tutto quanto esposto e come pegno certissimo della Nostra particolarissima benevolenza verso di Voi, ricevete l’Apostolica Benedizione che impartiamo dall’intimo del cuore a Voi, Venerabili Fratelli, e con grande amore ai Chierici delle Vostre Chiese e ai fedeli Laici.
Dato a Roma, presso San Pietro, il 20 gennaio 1858, anno dodicesimo del Nostro Pontificato.
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