ENCICLICA
OPTIME NOSCITIS
DEL SOMMO PONTEFICE
PIO IX
Ai Venerabili Fratelli Arcivescovi e Vescovi d’Irlanda.
Il Papa Pio IX. Venerabili Fratelli, salute e Apostolica Benedizione.
Sapete perfettamente, Venerabili Fratelli, da quanta gioia e consolazione fummo còlti non appena venimmo a sapere che voi (seguendo con la massima spontaneità, grazie al vostro eccellente spirito religioso, i desideri e le ammonizioni Nostre e di questa Santa Sede) nel Sinodo di Thurles, che concelebraste nel 1850, fra l’altro avevate deliberato – considerate le disponibilità e messe insieme le forze – di voler fondare costà al più presto un Liceo cattolico, nel quale gli adolescenti di codesta illustre vostra Nazione, a Noi tanto cara, senza patire alcuna discriminazione a causa della nostra santissima Fede, potessero essere foggiati con zelo ad una pietà quotidianamente crescente e a tutte le virtù; potessero essere sapientemente eruditi ed istruiti nella letteratura e nelle scienze più severe. E ricorderete certamente come, nella Nostra Lettera Apostolica sigillata con l’Anello del Pescatore in data 23 marzo 1852, Noi abbiamo approvato sia gli Atti dello stesso Sinodo, sia la costituzione di tale Liceo; come, successivamente, con la Nostra Lettera Enciclica inviatavi il giorno 25 dello stesso mese ed anno Noi ci siamo congratulati sinceramente con Voi per aver adottato questa decisione più che opportuna per l’incremento della religione e delle scienze, ed abbiamo contemporaneamente tributato le meritate lodi a quei fedeli che già allora avevano contribuito in misura sostanziosa a far sorgere il Liceo cattolico in Irlanda. Poiché avevamo il massimo desiderio che questo Liceo cattolico, ovvero Università, fosse rapidamente realizzato in Irlanda, con la Nostra Lettera Apostolica già ricordata stabilimmo – ad arbitrio Nostro e di questa Santa Sede – di prorogare l’incarico di Delegato Apostolico al Venerabile Fratello Paolo, a quel tempo Arcivescovo di Armagh, affinché dedicasse ogni impegno per eseguire le decisioni del citato Sinodo di Thurles, e soprattutto per portare rapidamente al compimento desiderato la costituzione del Ginnasio cattolico, decisa dal Sinodo e da Noi ratificata. Quando poi il Venerabile Fratello fu da Noi trasferito a reggere e governare la Chiesa Arcivescovile di Dublino, Noi ritenemmo opportuno che egli continuasse a svolgere il medesimo ruolo di Delegato Apostolico, come disponemmo tramite un’altra Nostra Lettera Apostolica, sigillata con l’Anello del Pescatore il 3 maggio dello stesso 1852.
Eravamo certi, Venerabili Fratelli, che, iniziando senza alcun indugio un’opera tanto salutare, Voi avreste dedicato tutto il vostro ingegno, la vostra saggezza ed il vostro impegno per realizzare con la massima celerità questo Ginnasio cattolico in Irlanda, grazie al quale siamo convinti che si riverseranno su codesti popoli fedeli, con il favore della grazia divina, i più grandi vantaggi.
Per questo abbiamo saputo con non poco dispiacere che questa Università cattolica, tanto desiderata da Noi e da tutti i buoni, non è ancora stata realizzata, nonostante siano a disposizione tutti i mezzi necessari per fondarla. Perciò vi scriviamo questa lettera, con la quale vi preghiamo insistentemente, Venerabili Fratelli, tralasciato assolutamente ogni indugio, di dedicare, con animo concorde e raddoppiato zelo, tutte le vostre cure ed i vostri pensieri all’istituzione dell’Università cattolica. Affinché sia rapidamente compiuta un’opera tanto pia e salutifera, disponiamo ed ordiniamo che tutti voi, entro tre mesi dacché avrete ricevuto questa lettera, vi riuniate presso il Venerabile Fratello Paolo, Arcivescovo di Dublino, che nominiamo Presidente di tale consesso e Delegato Apostolico; colà riuniti nel Signore e radunati secondo la norma dei sacri canoni, ma senza alcuna solennità, ribaditi fra di voi i pareri e concordate le opinioni, in primo luogo deciderete tutto ciò che può avere attinenza con la sollecita istituzione e l’apertura di questa Università cattolica. In questa riunione sarà altresì vostra preoccupazione episcopale adottare le opportune deliberazioni in modo che questa Università, che viene fregiata del titolo di cattolica, risponda pienamente alla santità ed alla dignità del nome. Perciò vi preoccuperete col massimo zelo che la nostra divina Religione vi sia considerata come anima di ogni formazione letteraria; che siano incrementati e promossi il santo timore di Dio e il culto; che sia custodito integro ed inviolato il deposito della nostra fede; che tutte le discipline progrediscano congiunte in strettissimo vincolo con la religione; che tutti i tipi di studio siano illuminati dai raggi splendenti della dottrina cattolica; che la forma delle parole di salvezza sia solidamente conservata; che sia considerato ed accolto come cattolico ciò che proviene da questa suprema Cattedra del Beatissimo Pietro. Principe degli Apostoli, sicurissimo porto di tutta la comunione cattolica [Hieronym, Epist. 16], nonché madre e maestra di tutte le Chiese [Conc. Trid., sess. 7, De Baptism., can. 3]: che venga rigettato strenuamente e costantemente tutto ciò che le è contrario, affinché siano respinti ed eliminati tutti gli errori e le novità profane, cosicché i Professori della stessa Università si mostrino costantemente e personalmente quali esempi di buone opere, per dottrina, integrità e fermezza; ritengano loro compito fondamentale formare con ogni cura e diligenza gli animi dei giovani alla pietà, all’onestà e ad ogni virtù, educarli con ottimi principi ed istruirli attentamente nelle lettere e nelle altre discipline, secondo gl’insegnamenti della Chiesa cattolica, che è colonna e sostegno della verità.
Avendo saputo che avete già scelto il diletto Figlio Sacerdote Giovanni Enrico Newmann perché regga e governi codesta Università, approvando l’elezione vogliamo che questo stesso Sacerdote, ricco di eminenti doti d’ingegno e d’animo, ed eccellente per pregevole pietà e dottrina e per la conoscenza della religione cattolica, assuma la cura e la guida della stessa Università e ad essa presieda in qualità di Rettore.
In verità non dubitiamo, Venerabili Fratelli, che nella stessa riunione, grazie al vostro scrupolo pastorale ed allo zelo sacerdotale, vi preoccuperete anche di adottare all’unanimità tutte le altre decisioni necessarie ad aumentare quotidianamente nelle vostre Diocesi la gloria di Dio e la disciplina e la santità del Clero; a promuovere e favorire la pietà e la devozione dei fedeli. Comprendete infatti perfettamente che è assolutamente necessario, soprattutto in questi tempi così aspri e luttuosi, che i sacri Pastori della Chiesa pongano la massima, instancabile cura, operosità, diligenza e fatica per affrontare con dedizione i compiti del servizio episcopale, così oneroso e tale da intimidire. Perciò non trascurate, in questa riunione, di effettuare quelle scelte che vi permetteranno, adempiendo al vostro ministero, di mantenere assolutamente salva e integra la nostra santissima Fede in codeste regioni; di promuovere la devozione religiosa; di stimolare la giusta educazione e santità del clero; d’istruire i fedeli a voi affidati con i santissimi precetti dell’augusta religione e di fortificarli con i doni della grazia: di tenerli lontani dai pascoli avvelenati e di spingerli a quelli salutari; di ricondurre con ogni gesto affettuoso e con la dottrina i miseri erranti all’unico ovile di Cristo; di sconfiggere le insidie, gli errori e le frodi degli uomini nemici rendendo vani i loro assalti.
Poiché non ignorate quali frutti di gioia e di abbondanza, con l’aiuto della grazia celeste, producono per i popoli cristiani le sacre Missioni, specie se affidate ad operai idonei, non trascurate dunque di promuovere, secondo i riti, l’unione di ecclesiastici sia del clero secolare sia regolare, mediante i quali possiate avere più facilmente operai premurosi ed attivi, che, brillando per l’ornamento di tutte le virtù ed amministrando rettamente la parola di verità, siano in grado di esercitare diligentemente nelle vostre Diocesi, con lo spirito necessario, il salutare ministero delle sacre Missioni.
Ora non possiamo evitare, Venerabili Fratelli, di inculcarvi nuovamente e con la massima insistenza il suggerimento di dedicare ogni vostro impegno e la vostra autorevolezza per far sì che i decreti del predetto Sinodo di Thurles, da Noi approvati e confermati, siano da tutti osservati con la massima dedizione e venga portato a compimento con il massimo zelo tutto ciò che in quei medesimi decreti è stato sancito.
Perché possiate realizzare tutto ciò più agevolmente, Venerabili Fratelli, non tralasciate di promulgare nel modo più solenne i decreti del medesimo Concilio di Thurles; di raccomandare con forza e prescrivere il loro rispetto nei Sinodi sia provinciali sia diocesani, che, come sapete, dovete concelebrare in particolare secondo le saggissime disposizioni del Concilio di Trento. In quella occasione soprattutto, considerando in maniera approfondita le caratteristiche di ciascuna Provincia, quello che le circostanze ed i tempi hanno recato alle Diocesi ed i bisogni, non smettete, Venerabili Fratelli, di dispiegare sapientemente e benevolmente il vostro zelo episcopale, per rafforzare ciò che è indebolito, risanare ciò che è ammalato, ricomporre ciò che è spezzato, ricondurre ciò che s’era allontanato, cercare ciò che è perduto, affinché, secondo la virtù che Dio amministra, in ogni momento Egli stesso sia onorato per Gesù Cristo Nostro Signore (1Pt 4,11). A Voi poi stia sommamente a cuore, in ottemperanza alle Costituzioni Apostoliche, di visitare personalmente, a tempo debito, queste venerande Sedi degli Apostoli Pietro e Paolo e di riferire ed illustrare diligentemente a Noi ed a questa Santa Sede la situazione, lo stato e le attività delle vostre Diocesi, affinché possiate ricevere gli aiuti opportuni per svolgere le mansioni del vostro ufficio con alacrità e zelo sempre maggiori.
Sono assolutamente persuaso, Venerabili Fratelli, che per la vostra egregia devozione e per la vostra singolare, amorevole pietà verso di Noi e verso questa Sede Apostolica, voi darete una completa soddisfazione a questi Nostri desideri, moniti, richieste e disposizioni, che mostrano con la massima chiarezza quanto Noi siamo preoccupati per la salvezza e la prosperità spirituale di codesta vostra Nazione. Nel frattempo, con umiltà e premura preghiamo e supplichiamo Dio, ricco di misericordia, affinché voglia esservi sempre propizio nell’abbondanza della sua grazia divina e benedica le vostre sollecitudini e le vostre fatiche pastorali, grazie alle quali i fedeli a voi affidati camminino ogni giorno più degnamente, piacendo in tutto a Dio e fruttificando in ogni buona opera.
Come auspicio di tutto ciò e soprattutto come testimonianza del Nostro affetto nei vostri confronti, tratta dal più profondo del cuore impartiamo amorevolmente la Benedizione Apostolica a voi personalmente, Venerabili Fratelli, a tutti i religiosi di codesta Chiesa ed ai laici devoti.
Dato a Roma, presso San Pietro, il 20 marzo 1854, anno ottavo del Nostro Pontificato.
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