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PIO XII

UDIENZA GENERALE*

Mercoledì, 14 giugno 1939

 

Il Sovrano della famiglia

A voi, sposi novelli, va, come di costume, la Nostra prima parola e il Nostro primo saluto, che vogliamo accompagnato, come sempre, dalla Nostra benedizione, giacché particolarmente questa vi aspettate da Noi e questa siete venuti a domandare e ricevere.

Ma alla parola di saluto e di benedizione Ci piace aggiungere una parola di esortazione, suggeritaCi dalla circostanza di questa udienza, che precede di un giorno la festa del Sacro Cuore di Gesù.

La devozione al Cuore Sacratissimo del Redentore del mondo, che in questi ultimi tempi si è così mirabilmente diffusa in tutta la Chiesa nelle più alte e svariate manifestazioni, è stata stabilita e voluta dal medesimo Salvatore Divino, sollecitando e suggerendo Egli stesso gli ossequi con i quali desiderava che fosse onorato il Suo Cuore adorabile.

Gesù ha determinato lo scopo di questa cara devozione, quando nella più celebre delle apparizioni a S. Margherita Maria Alacoque uscì in quelle accorate parole : « Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini e li ha ricolmati di tanti benefici, e che nulla ha risparmiato sino a esaurirsi e a consumarsi per testimoniare ad essi il suo amore; e in cambio non riceve dalla maggior parte di loro che ingratitudini ».

Amore e riparazione: ecco quello che in modo tutto speciale questa devozione domanda, amore per ricambiare chi tanto ci amò, riparazione per risarcire gli oltraggi recati a questo amore infinito.

E per attirare gli uomini ad accogliere questi suoi desideri Gesù si degnò di confermarli con le più larghe promesse.

Tra queste promesse ve ne sono alcune che riguardano specialmente le famiglie cristiane, e quindi gli sposi, i genitori e i figli che domani verranno ad allietare il vostro focolare domestico.

« Io metterò e conserverò la pace nelle loro famiglie — Benedirò le case nelle quali l'immagine del mio Cuore sarà esposta e venerata »

Da queste promesse può dirsi abbia origine quella manifestazione di culto familiare che si chiama la Consacrazione delle famiglie al Sacro Cuore di Gesù e che in questa circostanza vogliamo raccomandata a voi, o sposi cristiani, che avete or ora iniziato nuove famiglie ai piedi dell'altare di Dio.

Questa consacrazione dice una dedizione completa al divin Cuore : è un riconoscimento della sovranità di Nostro Signore sulla famiglia, esprime una fiduciosa supplica per ottenere sulla propria casa le benedizioni di Lui e il il compimento delle sue promesse. La famiglia, consacrandosi al Divin Cuore, protesta di voler vivere della vita stessa di Gesù Cristo, di far fiorire le virtù da Lui insegnate e vissute; Egli ne presiede le riunioni, ne benedice le imprese, ne santifica le gioie, ne lenisce gli affanni, conforta i morenti, infonde rassegnazione in coloro che restano.

Così nelle vostre famiglie consacrate Gesù sarà la regola sovrana della vostra condotta e il protettore vigilante dei vostri interessi. Possa ciò impetrarvi la Nostra paterna benedizione che di tutto cuore impartiamo.

Questa benedizione Noi estendiamo, come sempre, anche a tutti gli altri diletti figli e figlie qui presenti. In particolar modo salutiamo i Nostri Venerabili Fratelli e zelantissimi Vescovi di città di Castello, di Urbania e S. Angelo in Vado, e di Acquapendente : Acquapendente e S. Angelo in Vado, due antiche e amene città, ricche di vicende storiche, al cui patriziato — non possiamo tacerlo in questa occasione — siamo lieti anche Noi di appartenere per eredità di famiglia. Il pellegrinaggio che i primi due Presuli conducono ha voluto essere un devoto omaggio nella ricorrenza centenaria della Canonizzazione di quell'astro fulgidissimo di santità che fu S. Veronica Giuliani, della quale, per la circostanza sopra ricordata, il nobile indirizzo a Noi rivolto Ci ha designato col nome di «Concittadino». Il secondo pellegrinaggio è una numerosa rappresentanza della popolazione, a Noi cara per giovanili ricordi, della diocesi di Acquapendente; popolazione sana, forte, laboriosa coltivatrice della terra feconda, salda nella sua fede e nella sua devozione verso la Vergine Immacolata, Madre di purezza e di salute. Su tutti coll'espressione della Nostra riconoscenza vogliamo che discenda la più larga apostolica Benedizione.

Ma una visita singolarmente gradita al Nostro cuore è quella che Ci viene da voi, quanti siete qui raccolti, dirigenti ed alunni di un Liceo che nelle memorie della Nostra adolescenza ha tanta e sì viva parte.

Ci premeva infatti di dirvi anche a voce con quale intimo compiacimento vi sentimmo a Noi vicini per aver voluto voi stessi evocare quelle memorie, rianimare da esse la vostra genuina fede religiosa, in esse ravvalorare il proposito di una vita che onori in pari tempo la vostra cultura e Colui che della cultura come della fede è l'origine primordiale e la fonte inesausta.

Riaffermandovi oggi questo compiacimento, siamo lieti di farlo con l'intima convinzione che l'omaggio già da voi reso in così eletta forma al Vicario di Cristo nell'indirizzo onde salutaste la Nostra elezione, nello spettacolo commovente della vostra comunione pasquale offerta a Dio per l'antico discepolo del Liceo Visconti, e ancora, nella fervorosa iniziativa di una lapide che lo ricordi a voi e ai futuri nell'austero tempio del sapere, quest'omaggio — diciamo — è l'espressione spontanea di un sentimento che vuole avere e avrà, coll'aiuto divino, la sua piena attuazione di una vita tanto redditizia per forti studi quanto degna di cattolici e d'italiani.

Di tali propositi chiaramente impliciti nella vostra visita, Noi sentiamo in questo momento, o cari giovani, tutto l'alto valore per la vostra personale felicità, per la prosperità stessa del vostro Istituto, le cui antiche tradizioni sembrano rifiorire nelle nuove generazioni dei suoi studenti, e soprattutto per il beneficio che ne deriverà senza dubbio, alla grande famiglia cristiana di cui fate parte, e alla vostra Patria, che in ciascuno di voi troverà un giorno quanto essa ha diritto di attendersi per le sue migliori e sempre più gloriose fortune.

Pieni l'animo di questa dolce visione e quasi pregustando i frutti preziosi che dalla vostra sana formazione letteraria, scientifica, religiosa, matureranno immancabilmente in voi tutti, noi vi ringraziamo della consolazione che da voi Ci è venuta con tanta spontaneità di manifestazione filiale. Al vostro degnissimo ed illustre Preside — di cui Ci è nota l'alta coscienza nell'adempimento della sua gelosa missione — e ai suoi valorosi collaboratori esprimiamo in particolar modo la Nostra gratitudine ed affidiamo le Nostre speranze.

Su tutti invochiamo dal Signore lumi nell'ardua via del sapere e perseverante fortezza in quella ancor più ardua della virtù. A tutti poi, come altresì alle singole vostre famiglie, ai Nostri cari antichi condiscepoli, qui raccolti o dispersi, alla Maestà del vostro Re Imperatore, a Colui che regge le sorti del vostro Paese imploriamo dall'Onnipotente Datore di ogni bene le più elette e le più abbondanti benedizioni celesti.

Ed ora a voi, diletti giovani dell'Azione Cattolica qui convenuti, la parola che aspettate da Noi, altra non vogliamo che sia da quella che voi stessi avete scritta sulla vostra settimana di preghiera e di studio: « Servire Domino in laetitia ».

Sta qui, nella composta letizia di cui il Cristianesimo inonda ogni forma di vita, di lavoro, di apostolato, la prova manifesta della sua bontà, bellezza, verità essenziale. Ed è essa — la letizia cristiana — che ne difende efficacemente la causa e gli fa attento il mondo. A questo sono ignote le pure fonti della vera ed inalterabile letizia; e a voi soprattutto, giovani, nati alla gioia, spetta il compito, immensamente caritatevole, di ricondurlo ad esse per la sua felicità.

Di tanto apostolato vi farà capaci e degni la purezza dei costumi, e la costanza nel sacrificio, il sereno coraggio della lotta contro le forme perniciose della fallace ed effimera gioia, nella quale lo spirito si immerge, ma non si purifica, si agita ma non si eleva, si distrae, ma non sfugge al disgusto e alla noia. Amate le forti virtù e godrete perpetua e perfetta letizia. Perché questo dono che viene dallo Spirito vi riempia tutti e vi faccia, quali dovete essere, apostoli del Vangelo, Noi chiediamo al Signore che apra su di voi la vena della sua perenne grazia ed effonda l'abbondanza delle sue benedizioni.

L 'Augusto Pontefice salutava infine i fedeli di lingua tedesca presenti all'udienza e dava ad essi alcune paterne esortazioni nel loro stesso idioma.

Sua Santità, prendendo anche per essi lo spunto dalla imminente solennità liturgica e dal mese dedicato in modo speciale al Sacro Cuore del Divin Salvatore, raccomandava alla clemenza e bontà di Gesù le loro persone e le loro necessità materiali e spirituali. Egli, il Divino Amico dei fanciulli, tenga la sua mano protettrice soprattutto sulla gioventù della Germania e la conduca sulla via regia della sua santa legge che porta alla felicità temporale ed eterna. Egli, inoltre, il Principe della pace, fascia maturare dovunque le condizioni di una vera pace e la volontà di tale pace, così che tutti i popoli abbiano presto a goderne i benefici frutti.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, I,
  Primo anno di Pontificato, 2 marzo 1939 - 1° marzo 1940, pp.177-181
  Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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