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[ IT  - LA ]

LETTERA DI SUA SANTITÀ PIO XII

AGLI ECC.MI ARCIVESCOVI E VESCOVI D'UNGHERIA,

IN SEGNO DI PROTESTA CONTRO L'ARRESTO

DELL'ARCIVESCOVO DI STRIGONIA

 

Agli Eccellentissimi Arcivescovi e Vescovi d’Ungheria.

Venerabili Fratelli, salute e Apostolica Benedizione.

La notizia che il diletto Figlio Nostro Cardinale Giuseppe Mindszenty, Arcivescovo di Strigonia, con temerario ardire è stato tratto in arresto e allontanato dalla sua Sede, Ci ha procurato profondo dolore, poiché vediamo in questo Presule, tanto benemerito, gravemente offeso sia il sacro rispetto dovuto alla religione, sia la stessa dignità umana.

Pertanto la coscienza e il dovere C’impongono di esprimere pubblicamente il Nostro rammarico e la Nostra indignazione per quanto è stato perpetrato contro i diritti della Chiesa; ciò che è accaduto non solo contro di voi, ma contro i cattolici d’Ungheria e di tutto il mondo, con somma tristezza deploriamo solennemente come ingiuria inferta a tutta la Chiesa.

Ben conosciamo i meriti di questo ottimo Pastore; conosciamo la tenacia e l’illibatezza della sua fede; conosciamo la sua fortezza apostolica nel tutelare l’integrità della dottrina cristiana e nel rivendicare i sacri diritti della religione. Che se con petto impavido e forte sentì il dovere di opporsi quando vide che la libertà della Chiesa veniva sempre più limitata e in molte maniere coartata, e soprattutto quando vide impedito con grave detrimento dei fedeli il magistero e ministero ecclesiastico — il quale deve esercitarsi non solo nelle chiese, ma anche all’aperto nelle pubbliche manifestazioni di fede, nelle scuole inferiori e superiori, con la stampa, con pii pellegrinaggi ai santuari e con le associazioni cattoliche — questo certamente non è per lui un motivo di accusa o di disonore, ma piuttosto di alto elogio, giacché devesi ascrivere al suo ufficio di vigilante pastore.

Desideriamo, quindi, Venerabili Fratelli, prender viva parte con animo paterno al vostro dolore e al vostro cordoglio; e desideriamo pure rivolgervi nel nome del Signore la Nostra esortazione perché, come sempre siete soliti fare, così in modo particolarissimo in questo grave frangente vogliate continuare a svolgere il vostro pastorale ministero con assidua solerzia e con unità di mente, di cuore e di opera, sempre memori che per la libertà della Chiesa e per i suoi sacrosanti diritti si debbono sopportare non solo fatiche e dolori, ma anche la privazione della vita, qualora sia ciò necessario. Abbiamo piena fiducia che voi risponderete a questo Nostro appello paterno con spontanea e volenterosa operosità; e che tutta l’Ungheria cattolica, a Noi tanto cara, la cui storia rifulge di gloria negli annali della Chiesa, saprà esser pari a se stessa nelle travagliate e difficili contingenze dell’ora presente, e saprà, altresì, dare agli altri popoli splendidi esempi di cristiana fortezza.

Conosciamo bene quale pericolosa tempesta si è abbattuta su voi e sul gregge alle vostre cure affidato; ma in pari modo Ci è noto il vostro zelo apostolico, in pari modo è certa e sperimentata la vostra prudenza pastorale e la salda unità d’intenti, di consigli e di opere; e così pure è nota e sperimentata l’indomita vostra fermezza, che, poggiandosi unicamente sull’aiuto di Dio, tutto può vincere, tutto può superare. Unendo dunque le vostre direttive e fondendo insieme le vostre forze, andate avanti, Venerabili Fratelli, armati di quella fortezza, che viene dal Cielo e che si alimenta con la divina grazia. Non lasciatevi sviare da quelle fallaci apparenze di verità, con cui si suole per mezzo d’inganni e di allettamenti adescare gli animi. I vostri antenati che già nei tempi passati dovettero resistere ad ogni genere di errori e superare le più aspre difficoltà, v’insegnano luminosamente che la religione cristiana può essere calunniata e combattuta, ma non può esser vinta!

Camminate fiduciosi dietro i loro esempi; tutto ciò che la dottrina cristiana richiede nei riguardi della fede e dell’azione, sia per voi campo fruttuoso d’apostolato, di quell’apostolato che non risparmia fatiche e che non è scosso o turbato da alcun timore. Voi troverete un conforto, di cui non è possibile trovarne uno maggiore: il conforto cioè di lavorare e combattere per il Regno pacificatore e salutare di Cristo, Regno che non è di questo mondo [1], perché ha il compito di riformare i costumi, e d’indirizzare tutti, attraverso questo terreno esilio, verso la patria celeste e la felicità eterna.

In modo particolare desideriamo, Venerabili Fratelli, che, sollevando le vostre preghiere, anche per coloro che vi perseguitano, al Divino Redentore ed alla sua Santissima Madre, Patrona dell’Ungheria, unitamente ed insistentemente imploriate luce celeste alle menti ottenebrate dall’errore, concordia e cooperazione per coloro che sono disgregati dall’odio e dai rancori, affinché sorgano finalmente, con l’aiuto della divina grazia, tempi migliori e più tranquilli per la vostra diletta patria.

Avvalori ed attui questi Nostri auguri e voti la Benedizione Apostolica, che Noi con grandissimo affetto impartiamo a Voi, Venerabili Fratelli, ai greggi a voi affidati ed in modo particolare a coloro « che per la giustizia soffrono persecuzione » [2].

Dato a Roma, presso S. Pietro, il 2 gennaio 1949, festa del Nome Ss.mo di Gesù, anno decimo del Nostro Pontificato.

PIUS PP. XII


[1] Cf. Ioann., XVIII, 36.

[2] Matth., V, 10.

 



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