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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
ALL'AMBASCIATORE DEL BRASILE
CLARK FREDERIC DE CASTELLO-BRANCO
*

Lunedì, 3 maggio 1948

 

Signor Ambasciatore,

Mentre Sua Eccellenza pochi momenti fa, saliva, con gli onori dovuti al suo alto grado, la scala di questo Palazzo Apostolico, per deporre nelle Nostre mani le Lettere che la delegano presso di Noi Ambasciatore straordinario e Plenipotenziario degli Stati Uniti del Brasile, un pensiero elevato e una profonda commozione inondavano il suo spirito: ne sono prova le elevate parole or ora proferite. Effettivamente con quest’atto solenne S. Eccellenza è venuta non solo a compiere, secondo gli usi diplomatici, una cerimonia ufficiale, fissata in tutte le sue particolarità protocollari. Si sente latore di un messaggio di fiducia e di amore di tutto il suo generoso popolo al Padre comune della Cristianità; messaggio della cui spontaneità e sincerità non può assolutamente dubitare chi, come Noi, ebbe la fortuna di trascorrere ore indimenticabili fra i diletti figli e figlie brasiliani.

Con intimo compiacimento abbiamo sentito dalle sue labbra eloquenti, che le Nostre premure dedicate a suscitare e sviluppare un vero spirito di pace tra i popoli, e continuate tra molteplici contrasti e ostacoli, trovarono e trovano nella Sua Patria consenso e appoggio.

I Nostri incessanti e perseveranti sforzi per gettare le basi e i presupposti morali, giuridici, economici e sociali di una pace che corrisponda alla volontà di Dio del genere umano, non sono per Noi un risultato di considerazioni terrene e calcoli politici, ai quali siamo e saremo sempre alieni.

Quel che Ci guida, che Ci stimola, che non Ci permette, per motivi temporali e terreni, di parlare ed agire meno chiaramente ed apertamente, è la profonda convinzione, superiore ad ogni rispetto umano, dell’imprescindibile dovere della Nostra vocazione, secondo il precetto e l’esempio di chi a Pietro e ai di lui Successori affidò l’ufficio di confermare i suoi fratelli nella fede (cfr. Luc. 22, 32).

Forse mai, questa parola del Signore fu così urgente nell’interesse vitale della Cristianità e del genere umano come ai nostri giorni. Fu per compiere questo dovere che Noi, alla Domenica di Pasqua, dalla loggia della Basilica Vaticana, spinti dalla Nostra sollecitudine e dalla Nostra responsabilità pastorale, proferimmo le parole ammonitrici: «E’ sonata la grande ora della coscienza cristiana!».

Era il grido di incitamento ai fedeli della Nostra diocesi di Roma, ai fedeli d’Italia, non solo, ma anche a Lutto l’orbe Cattolico e a tutti quelli che sono a Noi uniti nella difesa della civiltà cristiana e nella fede in quel Dio che è il Padre di tutti gli uomini, il tutore del bene, e il punitore del male.

Con profonda soddisfazione, abbiamo saputo, quale sentita eco ebbe il Nostro messaggio nel cuore del popolo brasiliano ed in seno allo stesso parlamento.

I Nostri amati figli del Brasile sanno e sentono che quel messaggio pasquale, nelle presenti circostanze, è anche per loro di manifesta attualità.

Il popolo brasiliano, che a Cristo, principe della pace e dell’amore, ha eretto sul culmine del Corcovado un monumento, che non si potrebbe immaginare né più bello né più commovente, deve essere pronto, a resistere con tutte le sue forze, con inconcussa vigilanza, con inesorabile fermezza alla franca e dissimulata invasione dei nemici di Cristo, distruttori dei valori cristiani e della sana e inviolabile libertà della coscienza umana.

Ma a questa vigilanza e fermezza deve essere unita la volontà risoluta. attinta alla fonte viva della dottrina sociale Cristiana, di far sorgere anche a costo di sacrifici personali o collettivi, soluzioni e atti che assicurino alle legittime aspirazioni delle classi operaie, secondo le norme della giustizia sociale, adeguata soddisfazione e compimento.

Con vivo interesse e intima benevolenza seguiamo lo sforzo con cui la sua nobile Nazione s’impegna di unire armonicamente alla sollecitudine della propria prosperità l’elevata collaborazione alla grand’opera degli altri popoli e di tutta la comunità degli altri stati.

Per questo Ci è particolarmente gradito aver presso di Noi come rappresentante del Brasile un distinto cultore delle scienze giuridiche e sociali a cui la lunga esperienza e multiforme attività conferisce quelle imparzialità di giudizio. quella maturità d’intuizione. le sole che possano aprire la via a generose e durature realizzazioni in vantaggio di una vera pace . tra le Nazioni.

All’Ecc.mo Signor Presidente, ai Membri del governo e al fedele popolo brasiliano inviamo per mezzo di Vostra Eccellenza con effusione di cuore i Nostri paterni saluti, mentre a tutti e a V. Eccellenza in modo particolare, diamo con affetto l’implorata Benedizione Apostolica.


*Atti e discorsi di Pio XII, vol. X, p.113-116.

 



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