Index   Back Top Print

[ IT ]

DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
ALLE LAVORATRICI DOMESTICHE*

Aula della Benedizione e Sala Regia - Domenica, 3 giugno 1956

 

Con particolare sollecitudine abbiamo atteso questo incontro con voi, lavoratrici domestiche di Roma e d'Italia, ed ora godiamo di vedervi, perchè fra tanti Nostri figli e figlie, vicini e lontani, che vengono a visitarCi, voi occupate certamente un posto speciale nel Nostro cuore di Padre. Rappresentando Gesù come suo Vicario in terra, sentiamo di nutrire precipuo amore verso i semplici e gli umili; e voi siete tra questi.

Vi accogliamo, dunque, con viva tenerezza, dilette figlie, e non vi nascondiamo il Nostro rincrescimento per l'impossibilità, in cui Ci troviamo, di intrattenerCi con ciascuna di voi, per parlarvi, per ascoltarvi, per rimandarvi tutte, in quanto è possibile, alle vostre case e al vostro lavoro con la mente più illuminata, col cuore più saldo, pieno di speranza e di fiducia in un migliore avvenire. Vogliamo dirvi che poche volte la Nostra casa ha aperto le sue porte così volentieri: benvenute, dilette figlie, anime generose e così ricche di entusiasmo pur nella vostra modesta attività. Grazie per la gioia che Ci procurate con la vostra presenza; grazie per il conforto che Ci date, invitandoCi a sperar bene per il vostro avvenire. Grazie per essere venute ad ascoltare i Nostri voti, le Nostre ansie, la Nostra esortazione.

1° - Facciamo anzitutto voti per il vostro materiale benessere.

Chi osserva la vostra presente condizione, vede facilmente quanto siamo ormai lontani da usi e costumi un giorno imperanti e ritenuti quasi normali. Grazie alla evoluzione sociale in atto e in continuo svolgimento, oggi, ogni prestatore di opera — compresa la lavoratrice domestica — vede tutelati e riconosciuti i suoi diritti individuali e familiari. Già il Codice civile (art. 2240-2246) regola il vostro rapporto di lavoro, prescrive la durata del periodo di prova, stabilisce i diritti e i doveri di chi è ammesso alla convivenza familiare, fissa le norme per la retribuzione, l'alloggio, la cura e l'assistenza medica nelle infermità, la previdenza, le assicurazioni generali nei casi e nei modi stabiliti dalla legge. Il Codice ordina anche il riposo settimanale, il riposo annuale e dà diritto al conveniente preavviso per la cessazione del contratto, alla indennità proporzionale agli anni di servizio, e al certificato di lavoro. La legge è intervenuta, inoltre, per la concessione della tredicesima mensilità e per estendere l'assistenza nelle malattie anche alle domestiche pensionate.

Questo è già molto; ma non pochi inoltre stimano ingiustificata la distanza fra le vostre condizioni e quelle di altri prestatori di opera, e per conseguenza legittimo il desiderio vostro e di quanti s'interessano alle vostre condizioni, perché sia avviato a soluzione più equa e stabile il vostro rapporto di lavoro; tanto più che una accentuata impopolarità persegue l'attività domestica con la conseguente crisi di questa particolare specie di mano d'opera tanto utile e anzi in alcuni casi tanto necessaria. Abbiamo quindi appreso che autorevoli vostri rappresentanti hanno studiato e proposto, nella competente sede, ciò che, a loro avviso, bisognerebbe ancora fare per venire incontro ai giusti desideri della vostra categoria.

Ma un altro voto è nel Nostro cuore e non vogliamo tralasciare di esprimerlo. Certamente la legge potrà assicurarvi la giusta retribuzione, alcune opportune previdenze e condizioni di lavoro. Ma sarebbe ancora poco, se nella casa ove siete ospitate non trovaste il conforto e la comprensione umana, e più ancora il soffio caldo dell'amore cristiano. Noi vi auguriamo di cuore che i vostri datori di lavoro siano per voi meno padroni e più padri, sostituendosi, in quanto è possibile, ai vostri genitori, ai vostri fratelli e sorelle. Molti sono già tali e sarebbe ingiusto di non riconoscerlo; per altri — che non lo sono ancora — invochiamo la luce di Dio, Padre nostro comune, affinché veggano in voi i propri fratelli, anche se con diverse funzioni e di più umile condizione: veri fratelli, per i quali è prescritto l'amore che prevede, che comprende, che conforta, che soccorre: amore, che vede in voi i membri dell'unica grande famiglia umana e insieme della più piccola famiglia che ha richiesto i vostri servizi.

2°- Dopo i paterni voti, dilette figlie, vogliamo confidarvi anche le Nostre ansie, le tristezze dell'animo Nostro.

Le lavoratrici domestiche partono dalle loro case, non per cercare avventure, ma per trovare lavoro e procacciarsi così i mezzi necessari ad una vita serena ed onesta. Tutte, pensiamo, avete lasciato una mamma in lagrime, un padre trepidante e pensieroso, fratelli quasi umiliati di non poter impedire la vostra partenza per l'insufficienza dei loro modesti guadagni.

Il primo incontro con la città vi riempì già di stupore e di meraviglia; forse non immaginavate neppure quante tenebre erano nascoste tra lo sfolgorare di certe luci; quanto fango era pronto a imbrattarvi, a inghiottirvi anche, mentre eravate attonite dinanzi all'offerta di certi fiori; quanta malvagità si celava nell'animo di uomini dall'apparenza innocua e spesso anche piena di fascino. Ingenue, per lo più, non sospettavate che spesso il serpente era annidato dove pur sembrava lecito sperare di non incontrar agguati, di non rischiare la vita.

Grazie alla educazione ricevuta, alla previdenza di anime buone e alle provvidenze di movimenti ispirati dalla carità di Cristo, molte hanno saputo camminare senza cadere, senza infangarsi. Vi sono, infatti, nella vostra categoria schiere di anime veramente elette, pronte a qualsiasi eroismo, resistenti a qualsiasi assalto; capaci di vivere in umiltà e modestia senza cedere al desiderio, peraltro spiegabile, di evadere da un lavoro non di rado senza soddisfazioni. Vi sono anime, che vivono serene pur nel martirio silenzioso della quotidiana fatica, spesso non abbastanza apprezzata nel suo non sostituibile valore, talvolta incompresa e perfino disprezzata. Anime, che rinunciano a tutto per aiutare i vecchi genitori o i parenti lontani. Anime — anche questo accade — che trovano nei loro piccoli risparmi perfino i mezzi atti a soccorrere le altrui miserie.

Ma non tutte, purtroppo, si diportano così. Vi sono anime che dimenticano la loro dignità di creature umane, e quella, anche più grande, di figlie di Dio. Anime incaute, trascinate nel vortice del male, divenute vittime di una misteriosa industria del peccato, che nessun codice umano giunge a colpire con le sue minacce e le sue sanzioni. Per quelle anime il Nostro cuore è in ansia e in lagrime; per esse scongiuriamo quanti possono essere strumenti di salvezza; per esse invochiamo la potenza dell'intervento divino, affinchè non tardino a risollevarsi dal baratro. E quante fossero ancora in tempo, si fermino, Noi le supplichiamo, sull'orlo di un abisso che riesce ad incantarle col fascino spaventoso delle sue orride profondità.

Siano benedetti coloro che si prodigano con commovente zelo a proteggervi, dilette figlie, dai pericoli che vi circondano. Siano particolarmente benedetti i sacerdoti e i laici che nel provvido Movimento « Tra noi » vi aiutano moralmente e materialmente a restare buone; siate, finalmente, benedette voi stesse, dilette figlie, quante vorrete essere apostole tra le vostre sorelle con la semplice parola, con la forza dell'esempio, con la generosità dell'azione, col fervore della preghiera, e con la gioiosa accettazione di ogni pena e di ogni sofferenza.

3° - Questa Nostra ansia per la rovina di anime a Noi care Ci suggerisce un'ultima parola. Ascoltatela, fatela vostra, mettete ogni impegno nel porla in pratica a costo di qualsiasi sacrificio. Eccola, nella sua perenne scultorea semplicità: fuggite, dilette figlie, fuggite il male e operate il bene.

a) Fuggite il male guardandovi dai falsi profeti, dai lupi rapaci. Lo ha raccomandato Gesù stesso a tutti e Noi dobbiamo ripeterlo a voi. Falsi profeti sono coloro che incantano con false promesse o vi invitano ad usare mezzi illeciti per ottenere scopi anche buoni e legittimi. Falso profeta è chi avvelena il vostro animo, chi mette l'odio nel vostro cuore, chi vi esorta alla negligenza nell'adempimento del vostro quotidiano dovere. Falso profeta e lupo rapace è chiunque col miraggio di un vero o presunto benessere materiale chiede la vostra adesione o almeno la vostra indiretta cooperazione ad opere che vogliono la sistematica distruzione di ogni valore umano e divino. Lupi rapaci, travestiti da agnelli, sono coloro che vi attirano in invisibili reti e vi stringono poi con orribili, anche se indorate, catene. Vi scongiuriamo dal profondo del cuore, dilette figlie: non cedete al nemico, dovunque o sotto qualunque spoglia si presenti a voi; resistete, forti, nella fede, quando vi gira intorno per farvi cadere nei suoi lacci.

b) Assicurata la resistenza al male, operate il bene, tra sformando in servizio di Dio ogni vostro lavoro. Gli occhi del corpo vedono creature umane in coloro che vi hanno assunte in servizio; sperano una ricompensa umana per l'opera che ogni giorno prestate secondo gli ordini che vi vengono impartiti. Ma gli occhi della fede sanno andare oltre le apparenze: vedono Gesù Cristo in chiunque legittimamente vi comanda. Questa fede, lungi dall'umiliarvi, conferisce un carattere di santo orgoglio al vostro lavoro domestico. Voi non ubbidite agli uomini, che sono uguali a voi, che talvolta valgono meno di voi; voi ubbidite a Dio. Questa fede vi farà servire con amore i vostri superiori : con fervore, quindi, e con quella esattezza scrupolosa che solo l'amore sa generare. Questa fede alimenterà, infine, la vostra ferma speranza che, dopo il servizio terreno, vi sarà una ricompensa celeste degna di Dio che è padrone e padre, degna di voi che siete sue creature, fatte partecipi della sua vita ed eredi della sua gloria.

Con tale augurio sul labbro e nel cuore, impartiamo a voi qui presenti, alle vostre compagne di lavoro, alle vostre famiglie, a tutte le persone e cose che vi sono care, la Nostra paterna Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XVIII,
 Diciottesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1956 - 1° marzo 1957, pp. 263 - 267
 Tipografia Poliglotta Vaticana



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana