Index   Back Top Print

[ IT ]

DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AGLI STUDENTI DELLE SCUOLE MEDIE STATALI DI ROMA*

Basilica Vaticana - Domenica, 24 marzo 1957

  

Ancora una volta Noi vediamo questa Patriarcale Basilica affollata di lieta gioventù, e ancora una volta gli occhi Nostri contemplano come il fiorire di una primavera, mentre queste sacre mura ne sentono quasi i fremiti misteriosi. Noi vi ringraziamo, diletti figli e figlie, per la gioia che Ci procurate e per la speranza che fate nascere nel Nostro cuore paterno, dandoCi la conferma che il problema religioso-morale degli studenti romani sia avviato a felice soluzione.

Non sapremmo dirvi quel che prova l'animo Nostro in questi felici momenti, nel vedere qui presente tanta parte della gioventù delle scuole secondarie statali di Roma; abbiamo appreso con quanto fervore vi siete preparati a questo incontro col Padre comune, che tanto vi ama; siamo venuti a conoscenza di molti gentili e commoventi episodi di pietà filiale, di spirito di fede e di amore. Classi intere hanno mantenuto un silenzio e un contegno così edificante, che gli stessi Professori ne sono rimasti meravigliati. Migliaia di rinunzie a spettacoli cinematografici, teatrali, televisivi; atti di carità verso i poveri; obbedienza esemplare in casa e a scuola; fuga di facili occasioni del peccato; Sante Messe ascoltate, Sante Comunioni ricevute: ecco un bilancio che riempie d'indescrivibile gioia il Nostro cuore paterno. Anche non pochi giovani, rimasti finora lontani dalla pratica religiosa, hanno riacquistato in questa occasione la grazia di Dio, e perfino qualche giovane anima non appartenente alla Chiesa cattolica ha voluto associarsi, come poteva, a questo tributo di fede, di generosità e di amore. — Naturalmente la Nostra affettuosa riconoscenza va a coloro che con illuminato zelo hanno curato la preparazione remota e prossima di questa indimenticabile giornata.

Oltre a quel che nella scuola operano i cari e solerti insegnanti di religione, Ci hanno grandemente rallegrato il numero ed il vigore delle attività spirituali, ricreative e culturali promosse dall'ancora giovane, ma pur già, tanto benemerito Centro Studentesco Romano. E se molto ancora resta da fare, può tuttavia affermarsi che la presenza cattolica in mezzo alla classe studentesca romana sta diventando sempre più viva ed efficace.

Ma poiché Noi seguiamo con ansia paterna le vicende vostre, non ignoriamo, d'altra parte, nè alcuni vostri smarrimenti, nè qualche vostra sfiducia: quelli hanno origine dalla considerazione del grandioso progresso scientifico e del conseguente sviluppo tecnico, messo a confronto con la tristezza che molti assale per quel che sta accadendo oggi e potrebbe avvenire domani. La vostra sfiducia investe un po' tutto, e non risparmia nemmeno la scuola: sia i docenti che non risponderebbero talvolta alle vostre attese, sia i programmi che vi appaiono invecchiati; mentre tutto vi sembra spesso non più adatto alle esigenze nuove e ai nuovi orientamenti.

Chi — come i vostri educatori e specialmente i vostri sacerdoti — sa andare oltre alcune vostre apparenze, scopre facilmente la ragione della insofferenza e della inquietudine. Voi siete scontenti di come va il mondo e anelate a una costruzione nuova. E se è vero che molti giovani sono ancora vaganti e incerti e gemono lamentando l'inutilità di ogni tentativo di rinascita e di riscossa, è ugualmente indubitato che altri — molti altri — sono pieni di fiduciosa speranza.

Tra questi siete voi, diletti figli: di voi non può quindi davvero dirsi che siete una gioventù « bruciata ». Meglio si direbbe gioventù infuocata, gioventù bruciante: pronta ad accendere e a far divampare il fuoco che Gesù venne a portare sulla terra. Ma affinché questo vostro proposito non resti quasi una vana parola, è necessario che fin da ora non trascuriate nulla di ciò che il vostro stato esige da voi. Ed ecco il dovere dello studio, dello studio serio, dello studio organico, dello studio completo. Ecco la ricerca della verità, ecco lo sforzo per possederla: ecco, finalmente, la volontà di metterla in atto con le opere.

I.
STUDIATE LA VERITÀ

Le vostre intelligenze giovanili sbocciano alla vita ansiose di conoscere, e la natura è aperta dinanzi a voi con le sue meraviglie e i suoi misteri; i problemi dell'esistenza, i fatti umani, le vostre aspirazioni, il fine da conseguire, le vie da battere, mezzi da usare: tutto è una domanda; tutto esige chiarezza di luce e precisione di risposta. Studiate, dunque. Applicatevi a costo di qualsiasi sforzo e non trascurate nulla di ciò che i programmi e i maestri vi propongono. Essere svogliati e pigri significherebbe tradire voi stessi e rinunciare allo sviluppo completo ed armonico della vostra persona. Deludereste anche i vostri genitori, che per mantenervi agli studi hanno forse fatto gravi sacrifici ed affrontato rinunzie; privereste la Patria e il mondo del necessario numero di uomini capaci, uomini di scienza, cultori dell'arte, tecnici della politica, della economia e del diritto.

2.
STUDIATE SERIAMENTE

a) A tale scopo guardatevi anzitutto dal valutare l'importanza dello studio col criterio immediata. Quel che la vita vi riserva, non lo conoscete ancora; nè sapete bene dove si indirizzerà effettivamente la vostra carriera.

È ben noto come ai futuri capitani di mare e agli ufficiali delle navi da guerra è prescritta la manovra velica. Nessuno immaginerebbe, a prima vista, che essa possa essere necessaria alla soluzione dei complicati problemi tecnici riguardanti la rotta di un transatlantico e il tiro di una corazzata. Ma se chiedete ai periti perchè, dunque, i futuri navigatori devono apprendere la manovra velica e perfezionarsi in essa, vi risponderanno che così più facilmente i marinai acquisteranno quel sesto senso, detto appunto « senso marino ».

L'applicazione al caso vostro Ci sembra naturale e facile. Ad ogni apertura di libro, a ogni principio di lezione, a ogni svolgimento di esame, voi non dovete chiedervi: a che cosa mi serve? Non dite: io sarò ingegnere; a che mi serve la filosofia? Io sarò avvocato; a che serve la fisica? Io sarò medico; a che serve lo studio dell'arte? La verità è che alcune nozioni e notizie, taluni abiti conoscitivi e un certo ordine mentale, il senso della misura e dell'armonia intellettuale; insomma la maggiore vastità e profondità delle basi aiutano sempre nella vita e spesso giovano in modo inatteso e insperato: il che vale generalmente per due materie, il latino e la storia.

b) Per studiare seriamente bisogna guardarsi dal credere che il numero delle cognizioni sia l'elemento fondamentale per costruire l'edificio della vostra cultura. Non le troppe cose abbisognano, ma tutto il necessario e conveniente, appreso bene, compreso giustamente, approfondito intensamente. Occorre quindi evitare di obbligarvi a uno sforzo quasi sovrumano e a rincorrere affannosamente tutto ciò che lo scibile ha messo sulle cattedre e tenta di portare sui banchi degli alunni. Ciò è tanto più vero, se si tratta di soverchi apprendimenti puramente mnemonici, che sono ben diversi dallo studio serio e gioioso, dalla vera e profonda formazione culturale, e per i quali la scuola rischia di trasformarsi in un dramma che rattrista i genitori ed irrita gli alunni.

c) Ma vi è un terzo difetto, dal quale è necessario che si guardino gli alunni con l'aiuto degli insegnanti coscienziosi, e agevolati da coloro che si incaricano di formulare i programmi.

Chi conosce i problemi della scuola, sa che nulla è tanto nocivo quanto una congerie di nozioni accumulate alla rinfusa e con disordine: che non s'incontrano e non si integrano; che spesso piuttosto si scontrano od anche si elidono a vicenda. Avviene non di rado che l'insegnamento e lo studio delle materie scientifiche si sviluppi astraendo intieramente dal considerare la necessità di una completa formazione dell'intelligenza. Questa deve acquistare sempre più la capacità della sintesi e la profondità dell'indagine per mezzo di un serio studio filosofico. Scienza e filosofia dunque debbono mutualmente integrarsi, incontrandosi là dove lo studio tratta delle più intime e profonde strutture della materia e là, dove debbono suscitarsi o scoprirsi le più ampie e più elevate armonie.

Accade altresì che l'insegnamento e lo studio della religione venga trascurato da alcuni alunni o guardato con sospetto e diffidenza da taluni insegnanti di altre materie, che forse non risparmiano frizzi ed insinuazioni. E come prima si faceva ricorso alle certezze e alle luci della scienza per deridere i dubbi e le ombre della filosofia, così ora si confronta la « ragionevolezza » di certe nozioni filosofiche con la « insostenibilità » dei misteri. Ognuno può immaginare il caos che deriva da un simile metodo di insegnamento e di studio. Lo sanno purtroppo le vostre menti giovanili fragili e impreparate.

Ben altri risultati si otterrebbero, se l'insegnamento di tutte le materie fosse perfettamente ordinato ed organico. Infatti il « corpus doctrinae » ubbidisce, in maniera simile, alle leggi di ogni corpo vivente. Questo cresce per effetto dello sviluppo interiore dei suoi membri, i quali, a loro volta, trovano nel tutto gli alimenti per la propria vita. L'impoverimento interiore di alcuni membri o la loro crescita disordinata provoca nel resto del « corpus » perdita di vitalità, debolezza, e quindi inefficacia di azione. Avviene altrettanto per i rami del sapere umano. Una crescita disordinata non gioverebbe al complesso culturale, così come nuocerebbe la mancata distinzione tra ciò che è fondamentale o principale e ciò che invece è accessorio.

L'auspicata unità organica della cultura si conseguirà, quando anche il « corpus doctrinae » avrà come capo Cristo. « Io sono... la verità », esclamò Egli un giorno (Io. 14, 6). Quando studiate la natura, ricordate che « le cose tutte furono fatte per mezzo di lui, e senza di lui nulla fu fatto di quanto esiste » (Io. 1, 3). Quando apprendete la storia, non dimenticate che non è un semplice elenco di fatti più o meno sanguinosi o edificanti, perché in essa è facilmente visibile un'architettura, che va studiata ed approfondita alla luce della universale provvidenza divina e della innegabile libertà operativa umana. In particolare noterete con quale altro occhio guardereste gli avvenimenti di due millenni, se li consideraste come svolgimento della civiltà cristiana, partendo da quelli che furono i primi albori della Chiesa, sostando sulle grandi e insuperate sintesi antiche e medioevali, riflettendo sulle dolorose apostasie, ma anche sulle grandi conquiste moderne, e guardando fiduciosi ai molti segni di rinascita e di riscossa.

3.
 MA, AFFINCHÉ QUESTA ORGANICA CULTURA
SIA POSSIBILE, BISOGNA PROCURARE
CHE IL VOSTRO STUDIO SIA COMPLETO

a) Primo in ordine di immediatezza si presenta a voi il mondo naturale che impressiona i vostri sensi e muove la vostra curiosità. È necessario che la natura con le sue bellezze e con il suo fascino attiri ancora prepotentemente la gioventù della generazione moderna. Spingete il vostro sguardo fino alle arcane profondità delle nebulose e degli ammassi stellari dispersi nell'universo immenso; fermatevi a contemplare le meraviglie del vostro pianeta, reggia dell'uomo; penetrate fino alle strutture più profonde dell'atomo e del suo nucleo. Per leggere questo libro stupendo, prendete come interprete la scienza, appassionandovi ai suoi problemi, alle sue soluzioni, alle sue ipotesi, ai suoi stessi misteri. Mentre i piccoli presuntuosi rimangono soddisfatti delle poche nozioni apprese, voi vi accorgerete che verrà aumentando sempre più la sproporzione tra ciò che sapete e ciò che desiderate conoscere. Se i vostri maestri — cui rivolgiamo il Nostro affettuoso e grato pensiero — sapranno guidarvi in questa lettura, in questo studio, voi rimarrete stupiti della facilità con la quale in ogni creatura si scorge il Creatore, che da questa conoscenza è glorificato e vi ricambia riempiendo di felicità il cuore vostro.

b) Dalle scienze sperimentali passate alle verità della filosofia, che è fondamento di ogni sapere. Sappiamo bene che spesso, purtroppo, uno studio tanto nobile e necessario si riduce ad un elenco oppressivo di errori provenienti da menti sconvolte e da cuori disordinati. Un tale studio è certamente dannoso agli alunni, come attesta il lamento sempre più forte ed accorato da parte di genitori giustamente solleciti della dottrina dei figli. Perché debba chiamarsi « maestro » chi semina le nebbie dello scetticismo nelle menti sprovvedute dei giovani, Noi non sapremmo comprendere. La libertà dell'intelletto consiste nella possibilità di penetrare sempre più profondamente questo o quel vero, di considerarne un aspetto piuttosto che un altro, di formare sintesi e deduzioni di maggiore o minore ampiezza. È dunque una libertà tutta positiva, e tanto maggiore quanto più è illuminata e protetta contro l'errore.

Bisognerà dunque bensì conoscere la storia del pensiero filosofico, ma occorrerà insistere anche più nello studio della realtà in tutti i suoi elementi e in tutti i suoi aspetti. Ognuno di voi dovrà essere in grado di rispondere con precisione e chiarezza alle domande che inevitabilmente vi porrete da voi stessi o vi saranno poste da altri: che cosa è, in genere, la realtà? Che cosa è, in specie, il mondo? Qual è il valore della cognizione umana? Esiste Dio? Qual è la sua natura, quali i suoi attributi? Quali relazioni intercorrono tra Lui e il mondo? Tra Lui e gli uomini? Qual è il senso della vita? e della morte? Qual è la natura della gioia e qual è la funzione del piacere? Con quali criteri debbono essere rette le società umane, quella familiare e quella civile?

Affinché tali domande abbiano adeguata risposta, è necessario ricorrere alla filosofia perenne, che nel corso dei secoli sommi ingegni elaborarono e che nulla ha perduto del suo valore oggettivo e della sua efficacia didattica; tanto più che gli sviluppi delle conoscenze scientifiche non sono in contrasto con le tesi certe di quella filosofia.

c) Dalla filosofia passate alla scienza che deriva le sue cognizioni dalle dottrine della fede, apprese per divina rivelazione.

Tutti i cristiani, ma specialmente quelli dediti allo studio, dovrebbero avere, per quanto è possibile, una istruzione religiosa profonda ed organica. Sarebbe infatti pericoloso lo sviluppare tutte le altre cognizioni e lasciare il patrimonio religioso immutato, come ai tempi della prima infanzia. Necessariamente incompleto e superficiale, esso verrebbe soffocato, e forse distrutto, dalla cultura areligiosa e dalle esperienze della vita adulta, come attestano tante fedi fatte naufragare da dubbi rimasti nell'ombra, da problemi restati insoluti. Siccome è necessario che sia razionale il fondamento della vostra fede, diviene indispensabile un sufficiente studio dell'apologetica; poi dovrete gustare le bellezze del dogma e le armonie della morale; infine vi proverete a spingere il vostro sguardo oltre le vie dell'ascetica cristiana, su, su, fino alle altezze della mistica. Oh, se il cristianesimo vi apparisse in tutta la sua grandezza e in tutto il suo splendore!

Un'ultima parola, diletti figli. Fate che la verità, conosciuta e posseduta, diventi norma di vita e di azione. Rendetevi per essa liberi da passioni e da preconcetti. Crescete, per essa, in Cristo. « Veritatem... facientes in caritate, crescamus in illo per omnia, qui est caput Christus » (Eph. 4, 15).

Corre per il mondo una voce di rinascita, un grido di riscossa: sarà la riscossa cristiana. Voi — lo dicevamo al principio — vo- lete una costruzione nuova sulle rovine accumulate da chi alla verità preferì l'errore. Il mondo dovrà essere ricostruito in Gesù. Chi va sognando insussistenti decadenze e prevedendo impossibili tramonti della Chiesa, guardi indietro nella storia, rifletta sul presente e preveda — perché non è impossibile — il futuro. Ricordi che cosa avvenne a chi tentò di distruggere la Sposa Cristo, veda che cosa sta accadendo a chi si ostina nel proposito insano. Chi andrà contro la Chiesa, si infrangerà sulla pietra su cui Cristo, suo divin Fondatore, ha voluto edificarla.

Giovani! volete cooperare alla gigantesca impresa di ricostruzione? La vittoria sarà di Cristo: volete combattere con Lui? soffrire con Lui? Non siate dunque gioventù molle e fiacca. Siate, piuttosto gioventù infuocata, gioventù ardente. Accendete e fate divampare il fuoco che Gesù venne a portare nel mondo!


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XIX,
Diciannovesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1957 - 1° marzo 1958, pp. 59-66
Tipografia Poliglotta Vaticana;

A.A.S., vol. XXXXIX (1957), n. 5-6, pp. 281-287.



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana