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LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
A TUTTI I FRATELLI NELL'EPISCOPATO

Domenica, 19 maggio 1991

 

Venerato e caro fratello nell’Episcopato,

Il recente Concistoro straordinario dei Cardinali, che si è svolto dal 4 al 7 aprile nella Città del Vaticano, ha sviluppato un’ampia e approfondita discussione sulle minacce alla vita umana e si è concluso con un voto unanime: i Cardinali si sono rivolti al Papa chiedendo che “riaffermi solennemente in un documento (la maggior parte dei Cardinali ha proposto un’Enciclica) il valore della vita umana e la sua intangibilità, in riferimento alle attuali circostanze ed agli attentati che oggi la minacciano”.

Come Ella potrà rilevare nella sintesi che Le sarà inviata dall’Ecc.mo Pro-Segretario di Stato, dalle relazioni e dai lavori del Concistoro è emerso un quadro impressionante: nel contesto della multiforme aggressività degli odierni attacchi alla vita umana, soprattutto quando essa è più debole e indifesa, il dato statistico registra una vera e propria “strage degli innocenti” a livello mondiale; ma soprattutto è preoccupante il fatto che la coscienza morale sembra offuscarsi paurosamente e faticare sempre più ad avvertire la chiara e netta distinzione tra il bene e il male in ciò che tocca lo stesso fondamentale valore della vita umana.

In realtà, se è quanto mai grave e inquietante il fenomeno, così esteso, dell’eliminazione di tante vite umane nascenti o sulla via del tramonto, non meno grave e inquietante è lo spegnersi della sensibilità morale nelle coscienze. Le leggi e le normative civili non solo rendono manifesto questo oscuramento, ma altresì contribuiscono a rafforzarlo. Infatti, quando dei parlamenti votano leggi che autorizzano la messa a morte di innocenti e degli Stati pongono le loro risorse e le loro strutture al servizio di questi crimini, le coscienze individuali, spesso poco formate, sono più facilmente indotte in errore. Per spezzare un tale circolo vizioso, sembra più urgente che mai riaffermare con forza il nostro magistero comune, fondato sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione, a proposito dell’intangibilità della vita umana innocente.

La ricorrenza centenaria che quest’anno la Chiesa celebra dell’Enciclica Rerum novarum mi suggerisce un’analogia sulla quale vorrei attirare l’attenzione di tutti. Come un secolo fa ad essere oppressa nei suoi fondamentali diritti era la classe operaia, e la Chiesa con grande coraggio ne prese le difese, proclamando i sacrosanti diritti della persona del lavoratore, così ora, quando un’altra categoria di persone è oppressa nel diritto fondamentale alla vita, la Chiesa sente di dover dare voce con immutato coraggio a chi non ha voce. Il suo è sempre il grido evangelico in difesa dei poveri del mondo, di quanti sono minacciati, disprezzati e oppressi nei loro diritti umani.

La Chiesa non solo intende riaffermare il diritto alla vita, la cui violazione offende insieme la persona umana e Dio Creatore e Padre, fonte amorosa di ogni vita, ma intende altresì porsi con dedizione sempre maggiore al servizio concreto della difesa e della promozione di tale diritto.

A questo la Chiesa si sente chiamata dal suo Signore. Essa riceve da Cristo il “Vangelo della vita” e si sente responsabile dell’annuncio di questo Vangelo ad ogni creatura. Lo deve coraggiosamente annunciare, anche a costo di andare contro corrente, con le parole e con le opere, davanti ai singoli, ai popoli e agli Stati, senza alcuna paura.

Proprio questa fedeltà a Cristo Signore è la legge e la forza della Chiesa, anche in questo campo. La nuova evangelizzazione, che è istanza pastorale fondamentale nel mondo attuale, non può prescindere dall’annuncio del diritto inviolabile alla vita, di cui ogni uomo è titolare dal concepimento al suo termine naturale.

Nello stesso tempo la Chiesa sente di esprimere, con questo annuncio e con questa testimonianza operosa, la sua stima e il suo amore all’uomo. Essa si rivolge al cuore di ogni persona, credente e anche non credente, perché è consapevole che il dono della vita è bene così fondamentale da poter essere compreso ed apprezzato nel suo significato da chiunque, anche alla luce della semplice ragione.

Nella recente Enciclica Centesimus annus ho ricordato l’apprezzamento della Chiesa per il sistema democratico, che permette la partecipazione di tutti i cittadini alla vita politica, ma ho anche richiamato che una vera democrazia può fondarsi solo sul coerente riconoscimento dei diritti di ciascuno (Ioannis Pauli PP. II, Centesimus annus, 46-47).

Dopo aver meditato e pregato davanti al Signore, ho pensato di scriverLe in forma personale, caro fratello nell’Episcopato, per condividere con Lei la preoccupazione che nasce da un problema così capitale e, soprattutto, per sollecitare il suo aiuto e la sua collaborazione, nello spirito della collegialità episcopale, di fronte alla grave sfida costituita dalle attuali minacce e attentati contro la vita umana.

In realtà è una grave responsabilità per ciascuno di noi, Pastori del gregge del Signore, promuovere nelle nostre diocesi il rispetto della vita umana. Dopo di aver colto tutte le occasioni per dichiarazioni pubbliche, dovremo esercitare una particolare vigilanza sull’insegnamento che viene impartito al riguardo nei nostri seminari, nelle scuole e nelle università cattoliche. Dobbiamo essere Pastori vigilanti affinché la pratica negli ospedali e cliniche cattoliche si mantenga conforme alla loro natura. Nella misura dei nostri mezzi, dovremo, poi, sostenere le iniziative di aiuto concreto alle donne o alle famiglie in difficoltà, di accompagnamento a coloro che soffrono e soprattutto ai morenti, ecc. Dovremo, inoltre, incoraggiare le riflessioni scientifiche, le iniziative legislative o politiche, che vanno controcorrente nei confronti della “mentalità di morte”.

Con l’azione concorde di tutti i Vescovi e col rinnovato impegno pastorale che ne seguirà, la Chiesa intende contribuire, mediante la civiltà della verità e dell’amore, all’instaurarsi sempre più ampio e radicale di quella “cultura della vita” che costituisce il presupposto essenziale per la umanizzazione della nostra società.

Lo Spirito Santo, “che è Signore e dà la vita”, ci colmi dei suoi doni e sia pure al nostro fianco in questa responsabilità Maria, la Vergine Madre che ha generato l’Autore della vita.

Dal Vaticano, 19 maggio  - Solennità di Pntecoste -  dell'anno 1991.

IOANNES PAULUS PP. II

 

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