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215.âCi sono altri esseri fragili e indifesi, che
molte volte rimangono alla mercé degli interessi
economici o di un uso indiscriminato. Mi riferisco
allâinsieme della creazione. Come esseri umani
non siamo dei meri beneficiari, ma custodi delle
altre creature. Mediante la nostra realtà corpo-
rea, Dio ci ha unito tanto strettamente al mondo
che ci circonda, che la desertificazione del suo-
lo è come una malattia per ciascuno, e possiamo
lamentare lâestinzione di una specie come fosse
una mutilazione. Non lasciamo che al nostro pas-
saggio rimangano segni di distruzione e di morte
che colpiscono la nostra vita e quella delle future
generazioni.
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In questo senso, faccio proprio il
lamento bello e profetico che diversi anni fa han-
no espresso i Vescovi delle Filippine: «Unâincre-
dibile varietà dâinsetti viveva nella selva ed erano
impegnati con ogni sorta di compito proprio [â¦]
Gli uccelli volavano nellâaria, le loro brillanti piu-
me e i loro differenti canti aggiungevano colore
e melodie al verde dei boschi [...] Dio ha voluto
questa terra per noi, sue creature speciali, ma non
perché potessimo distruggerla e trasformarla in
un terreno desertico [...] Dopo una sola notte di
pioggia, guarda verso i fiumi marron-cioccolato
dei tuoi paraggi, e ricorda che si portano via il
sangue vivo della terra verso il mare [...] Come po-
tranno nuotare i pesci in fogne come il rio Pasig e
tanti altri fiumi che abbiamo contaminato? Chi ha
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âCfr
Propositio
56.