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PAPA FRANCESCO

MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE

Due tentazioni

Giovedì, 14 settembre 2017

 

(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLVII, n.211, 15/09/2017)

Gesù non è un semplice «maestro spirituale» dispensatore di «buoni consigli» o di «un po’ di consolazioni». Ma seguirlo non significa certo abbandonarsi a «un masochismo spirituale» senza speranza, come se si fosse protagonisti di «una tragedia pagana». È da queste «due tentazioni» che Papa Francesco ha messo in guardia ricordando che «la croce è un mistero d’amore» e che non può esserci «Cristo senza croce» né «croce senza Cristo». Una meditazione proposta significativamente proprio nella festa dell’esaltazione della Santa croce, giovedì 14 settembre, giorno in cui il Pontefice ha ripreso la celebrazione della messa a Santa Marta dopo la pausa estiva.

«Nella preghiera abbiamo detto che la croce è mistero d’amore, mistero che si capisce soltanto dal cuore e dall’amore» ha fatto subito notare Francesco, facendo riferimento alla colletta proposta dalla liturgia. E «la liturgia, quando parla della croce, la vede come un albero e dice: “è un albero nobile, è un albero fedele”». Proprio «questo è il mistero d’amore: la nobiltà dell’amore di Gesù Cristo, la fedeltà dell’amore di Dio».

Ma, ha avvertito il Papa, «non è sempre facile capire la croce, perché soltanto con la contemplazione si va avanti in questo mistero d’amore». Così, ha aggiunto riferendosi al passo evangelico di Giovanni (3, 13-17), «Gesù, quando vuol spiegare questo mistero d’amore a Nicodemo, usa due verbi: salire, scendere o scendere, salire».

Dunque, «questo è il mistero d’amore: Gesù sceso dal cielo per portare tutti noi a salire in cielo: questo è il mistero della croce».

Nella seconda lettura, ha affermato ancora il Papa riprendendo i contenuti della lettera a ai Filippesi (2, 6-11), «Paolo spiega questo salire e questo scendere di Gesù; e dello scendere di Gesù dice: “Svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce”». Questa «è la discesa di Gesù: fino al basso, all’umiliazione, svuotò se stesso per amore, e per questo Dio lo esaltò e lo ha fatto salire». Perciò, ha spiegato Francesco, «soltanto se noi riusciamo a capire questa discesa fino alla fine possiamo capire la salvezza che ci offre questo mistero d’amore».

«Ma non è facile — ha rilanciato il Pontefice — perché sempre ci sono stati nella storia e nella vita nostra tentazioni; spiegare o prendere metà e non l’altra metà, no?». A questo proposito, ha proseguito, «Paolo disse una parola forte ai Galati — “o Galati sciocchi” — quando loro hanno ceduto alla tentazione di non entrare nel mistero d’amore, ma spiegarlo». Paolo li apostrofa: “O Galati sciocchi, chi vi ha incantato? Come il serpente aveva incantato Eva, come il serpente nel deserto aveva avvelenato gli israeliti. Chi vi ha incantato, ai quali Gesù Cristo è stato presentato crocifisso?”». In realtà, ha spiegato il Papa, «sono stati incantati da un’illusione di un Cristo senza croce o di una croce senza Cristo. Queste sono le due tentazioni: un Cristo senza croce, cioè un maestro spirituale che ti porta avanti tranquillo, non ci sono le sofferenze o almeno tu scappi dalle sofferenze e vai». Ma «un Cristo senza croce che non è il Signore: è un maestro, niente di più. È quello che, senza saperlo, forse cercava Nicodemo».

Ed «è una delle tentazioni. Sì, Gesù, che buono il maestro, ma senza croce: chi vi ha incantato con questa immagine?». Questa è appunto «la rabbia di Paolo: presentato Gesù Cristo ma non crocifisso».

«L’altra tentazione — ha detto Francesco — è la croce senza Cristo, l’angoscia di rimanere giù, abbassati, col peso del peccato, senza speranza. È una specie di “masochismo” spirituale. Solo la croce, ma senza speranza, senza Cristo. È un mistero di tragedia, no? Possiamo pensare alle tragedie pagane». Ma «la croce è un mistero d’amore, la croce è fedele, la croce è nobile».

«Oggi possiamo prendere qualche minuto — ha riassunto il Pontefice suggerendo le coordinate di un esame di coscienza — e ognuno farsi la domanda: il Cristo crocifisso, per me, è mistero d’amore? Io seguo Gesù senza croce, un maestro spirituale che riempie di consolazione, di consigli buoni? Seguo la croce senza Gesù, sempre lamentandomi, con questo “masochismo” dello spirito?». E ancora: «Mi lascio portare da questo mistero dell’abbassamento, svuotamento totale e innalzamento del Signore?». In conclusione, il Papa ha auspicato, nella preghiera, «che il Signore ci dia la grazia non dico di capire ma di entrare, entrare — poi col cuore, con la mente, con il corpo, con tutto, capiremo qualcosa — in questo mistero d’amore».



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