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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AL FORUM INTERNAZIONALE DI AZIONE CATTOLICA

 

Cari Fratelli del FIAC,

Dopo l’elezione delle nuove autorità del Forum Internazionale di Azione Cattolica, mi congratulo con quanti hanno accettato l’impegno di assumerne la direzione per il prossimo periodo, che segue il cammino iniziato più di trent’anni fa. In quel momento, il venerabile Cardinale Eduardo Pironio intuì la necessità di creare questo forum affinché la vita dell’Azione Cattolica contribuisse alla sfida della nuova evangelizzazione, arricchita con la peculiarità di ogni luogo e cultura. Molti di voi hanno accompagnato fermamente quella intuizione e hanno posto le proprie capacità e il desiderio di annunciare il Vangelo in quel servizio, nonostante le difficoltà proprie dell’epoca, in quanto non si disponeva dei mezzi di comunicazione e dell’avvicinamento tra paesi che esistono oggi.

Certo, il contesto mondiale che accompagna la nuova tappa non è lo stesso di trent’anni fa, e neppure quello della direzione precedente. Le conseguenze sociali della pandemia, come pure quelle personali, continuano a segnare l’animo e lo sguardo di fronte alla vita e al futuro di molti. In alcuni ambiti si è ravvivato l’individualismo di una salvezza a misura; senza dimenticare la piaga della violenza tra Paesi e fratelli che sta scuotendo il desiderio di fratellanza universale. Tuttavia, le epoche difficili possono rappresentare una sfida e divenire tempi di speranza. Come diceva il Cardinale Pironio, uomo di speranza: «Quanto è importante nella vita essere segno! Ma non un segno vuoto o di morte, bensì un segno di luce comunicatore di speranza. La speranza è capace di superare le difficoltà, i dissapori, le croci che si presentano nella vita quotidiana».

Al tempo stesso, come Chiesa stiamo attraversando un tempo in cui abbiamo bisogno che lo spirito sinodale si radichi nel nostro modo di essere Chiesa; ciò significa l’esercizio di camminare insieme nella stessa direzione. Sono convinto che è ciò che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio. Che riprenda coscienza che è un popolo in cammino e che deve farlo insieme. Perciò vorrei chiedervi di animare con questo spirito i gruppi di azione cattolica nelle diverse chiese locali. Con spirito sinodale abbiamo bisogno di imparare ad ascoltarci, riapprendere l’arte del parlare con l’altro senza barriere né pregiudizi, anche e in modo particolare con quanti sono fuori, al margine, per cercare la vicinanza, che è lo stile di Dio (cfr. Video del Papa per una Chiesa aperta a tutti, ottobre 2022).

In tale ottica, esorto il nuovo direttivo a essere uomini e donne dell’ascolto. Auspico che non siano “dirigenti” da scrivania, di carte e di Zoom, e che non cadano nella tentazione dello strutturalismo istituzionale che pianifica e organizza a partire da statuti, regolamenti e proposte ereditate, che sono state buone e utili a loro tempo, ma che forse oggi non sono significative. Per favore, vi chiedo di ascoltare.

Primo: ascoltate gli uomini, le donne, gli anziani, i giovani e i bambini reali, nelle loro realtà, nelle loro grida silenziose espresse nei loro sguardi e nei loro lamenti profondi. Abbiate l’orecchio attento per non dare risposte a domande che nessuno si fa, e neppure dire parole che non interessano nessuno né servono. Ascoltate con orecchie aperte la novità e con un cuore samaritano.

Secondo: ascoltate i battiti dei segni dei tempi, la Chiesa non può stare al margine della storia, invischiata nelle proprie faccende, mantenendo gonfia la sua bolla. La Chiesa è chiamata ad ascoltare e a vedere i segni dei tempi, per fare della storia, con le sue complessità e le sue contraddizioni, una storia di salvezza. Abbiamo bisogno di una Chiesa vitalmente profetica, a partire dai segni e dai gesti, che mostrino che esiste un’altra possibilità di convivenza, di relazioni umane, di lavoro, di amore, di potere e servizio.

E, infine, perché questo sia possibile, abbiamo bisogno di ascoltare la voce dello Spirito. In ogni epoca, lo Spirito ci apre alla sua novità; “sempre insegna alla Chiesa la necessità vitale di uscire, il bisogno fisiologico di annunciare, di non restare chiusa in sé stessa” (Omelia della Domenica di Pentecoste, 5 giugno 2022). Mentre lo spirito mondano ci spinge affinché ci concentriamo solo sui nostri problemi e interessi, sul bisogno di essere importanti, sulla difesa tenace dei nostri beni e del gruppo, lo Spirito ci libera dall’ossessionarci con le urgenze, e ci invita a percorrere cammini antichi e sempre nuovi: quelli della testimonianza, della povertà e della missione, per liberarci di noi stessi e inviarci nel mondo.

Forse sentite che la proposta di ascoltare è poca cosa, tuttavia non si ascolta passivamente: è l’ascolto attivo che dà il ritmo al nostro lavoro; è l’inalazione necessaria per essere una Chiesa che respira missionariamente. Così fece la Santissima Vergine, perché ascoltò, si mise in piedi e s’incamminò per andare a servire.

Prego affinché possiate fare di questo periodo un tempo di grazia, con l’audacia di saper ascoltare, la serenità per poter discernere e il coraggio per annunciare con la vita e a partire dalla vita. Grazie per aver accettato questa sfida. Prego Dio per ognuno di voi. Per favore, non smettete di pregare per me.

Che Gesù vi benedica e la Vergine Santa vi custodisca.

Fraternamente,

Francesco

Città del Vaticano, 27 novembre 2022.

 

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L'Osservatore Romano, Anno CLXII n. 272, lunedì 28 novembre 2022, p. 12.



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