VIAGGIO APOSTOLICO IN URUGUAY, CILE E ARGENTINA
SANTA MESSA PER LE FAMIGLIE
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Córdoba (Argentina)
Mercoledì, 8 aprile 1987
1. “L’amore è da Dio” (1 Gv 4, 7).
Il tempo della Quaresima continua ad invitarci, in modo insistente, a meditare su questa verità: l’amore che procede da Dio. È questa una realtà viva e attuale che non dobbiamo mai dimenticare, ancor meno quando ci stiamo avvicinando alla Settimana Santa e alla Pasqua.
Questo amore che procede da Dio, l’amore dello stesso Dio Padre verso di noi, gli uomini, si è manifestato soprattutto “ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui” (1 Gv 4, 9); e lo inviò “come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1 Gv 4, 10).
Ci troviamo di fronte ad un ineffabile mistero divino. La croce di Cristo sul Calvario, la sua passione e morte in offerta e sacrificio per l’umanità peccatrice rivelano, all’uomo e al mondo, l’amore di Dio. Lo rivelano pienamente perché “nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 13), ed è lo stesso Figlio unigenito di Dio, Gesù Cristo, colui che dà la vita per gli uomini. Il mistero pasquale diventa - come l’ultima e definitiva parola della rivelazione di Dio, che è amore. Egli stesso ci amò per primo: non siamo stati noi ad amarlo, ma lui che ha amato noi.
Questo mistero dell’amore divino, che ci è stato rivelato in Cristo, rimane irrevocabilmente nella storia dell’uomo. Nessuno lo può sradicare o eliminare.
2. “L’amore proviene da Dio”.
Alla luce di questa verità di salvezza, do il benvenuto e saluto tutte le famiglie qui riunite. Non soltanto di questa grande città, Córdoba, ma anche di tutta l’Argentina. Come Vescovo di Roma e successore di Pietro, compio oggi il mio servizio pastorale, pregando per la famiglia insieme con voi, cari fratelli e sorelle: mariti e mogli, padri e figli, tutti voi che realizzate nella famiglia la vostra vocazione umana e cristiana.
Svolgo questo straordinario servizio, in presenza dei pastori della Chiesa qui a Córdoba, e in tutta l’Argentina. A voi tutti vada personalmente il mio saluto, in modo particolare al vostro Arcivescovo, il Cardinale Raul Primatesta. Con lo stesso affetto saluto anche i sacerdoti, le religiose e i religiosi, e tutti i fedeli che con tanto entusiasmo si dedicano, nel nome di Cristo, alla diffusione nelle famiglie di questa grande verità: l’amore è da Dio.
Che grande missione è la vostra, padri e madri di famiglia! Non dimenticatelo mai: “L’avvenire dell’umanità passa attraverso la famiglia!” (Ioannis Pauli PP. II, Familiaris Consortio, 86). Il Papa è venuto per chiedervi, nel nome di Dio, un particolare impegno: considerare con sommo interesse la realtà del matrimonio e della famiglia in questo tempo di prova e di grazia; perché “il matrimonio non è quindi effetto del caso o prodotto della evoluzione di inconsce forze naturali: è una sapiente istituzione del Creatore per realizzare nell’umanità il suo disegno di amore” (Pauli VI, Humanae Vitae, 8).
Ricordandovi queste verità non faccio altro che sottolineare ciò che è stata costante tradizione di questa cara terra argentina e che senza alcun dubbio - costituisce uno dei fondamenti più solidi che hanno fatto della vostra, una grande nazione.
3. “L’amore e da Dio”.
L’uomo e la donna dovranno essere particolarmente coscienti di questa grande verità di fede, che animerà la vita familiare, quando, avvicinandosi all’altare, pronunciano le parole contenute nel rituale del sacramento del matrimonio: “Io . . . prendo te . . . come sposa (o mio sposo) e prometto di esserti fedele sempre nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita” (Ordo celebrandi matrimonium, 25).
Tutto questo costituisce il contenuto del patto matrimoniale, mediante il quale assume significato e si realizza il sacramento del matrimonio, sacramento grande riferito a Cristo e alla Chiesa, come leggiamo nella Lettera agli Efesini (cf. Ef 5, 32).
Allo stesso tempo, questa alleanza sacramentale, sottoscrive il programma e i doveri che gli sposi si assumono per tutta la vita. Ognuna delle sue parole descrive, molto concretamente, come è e come deve essere, l’amore che li unisce al cospetto di Dio: alla presenza di questo Dio “che ci amò per primo”, e che è la fonte e il principio di ogni vero amore.
In questo programma di vita che contiene il patto coniugale, si mette in rilievo con chiarezza che il vero amore non esiste se non è fedele. E non può esistere, se non è onesto. E nemmeno si dona - nella concreta vocazione del matrimonio - se non comprende un impegno pieno che duri fino alla morte. Solo un matrimonio indissolubile sarà appoggio fermo e duraturo per la comunità familiare, che si basa proprio sul matrimonio.
Nella liturgia del sacramento si domanda anche: “Siete disposti ad accogliere responsabilmente e con amore i figli che Dio vorrà donarvi, e ad educarli secondo la legge di Cristo e della sua Chiesa?” (Ordo celebrandi matrimonium, 24). Con esso si completano le principali caratteristiche dell’amore matrimoniale che per la sua stessa natura per volontà di Dio autore del matrimonio, è chiamato ad essere umano e cristianamente fecondo, aperto alla vita.
Care famiglie: l’amore, che procede da Dio Padre, che si manifesta pienamente nel mistero pasquale di Cristo e che lo Spirito Santo diffonde in noi, è “protezione potente e sostegno di forza” (Sir 34, 16) per il compimento di questo programma e di questi doveri; perché “l’autentico amore coniugale è assunto nell’amore divino ed è sostenuto e arricchito dalla forza redentiva del Cristo e dalla azione salvifica della Chiesa, perché i coniugi, in maniera efficace, siano condotti a Dio e siano aiutati e rafforzati nella sublime missione di padre e madre” (Gaudium et Spes, 48). Grazie a questo sicuro sostegno troviamo, nel nostro mondo, numerosi aspetti positivi nella situazione delle famiglie, che sono segno della salvezza di Cristo operante nelle nostre vite.
Tuttavia non mancano segni di preoccupante degrado, rispetto ad alcuni valori fondamentali del matrimonio e della famiglia. “Alla radice di questi fenomeni negativi sta spesso una corruzione dell’idea e dell’esperienza della libertà, concepita non come la capacità di realizzare la verità del progetto di Dio sul matrimonio e la famiglia, ma come autonoma forza di affermazione, non di rado contro gli altri, per il proprio egoistico benessere” (Familiaris Consortio, 6).
Noi sappiamo, certamente di colui che “ama e conosce Dio” (cf. 1 Gv 4, 7), che non esiste un’autentica libertà quando questa si contrappone all’amore ed alle sue esigenze; che non esiste vero rispetto per le persone, se si contraddice il disegno divino sugli uomini.
Opponetevi, dunque, risolutamente, con la vostra parola e con il vostro esempio, a qualsiasi intento di deteriorare il genuino amore matrimoniale e familiare. Proprio perché il mondo sta vivendo momenti di oscurità e di disordine riguardo la famiglia, dobbiamo pensare, cari figli, che questo è un momento propizio: il Signore ha avuto fiducia in voi, e, anche se in mezzo alle difficoltà, vi ha destinato ad essere testimoni del suo amore per gli uomini, dal quale deriva ogni vero amore coniugale.
“Chi teme il Signore non ha paura di nulla, e non teme perché egli è la sua speranza” (Sir 34, 14). Combattete, con impegno e coraggio, le battaglie dell’amore. Una lotta che deve iniziare in voi stessi e nelle vostre famiglie, per eliminare egoismi e incomprensioni; una lotta che cerca di soffocare il male con abbondanza del bene (cf. Rm 12, 17).
4. L’amore matrimoniale è certamente un grande dono nel quale due esseri umani, uomo e donna si donano reciprocamente per vivere uno per l’altra: per se stessi e per la famiglia. Conseguentemente, questo dono è il ringraziare il Signore, essendone coscienti e conservandolo nel cuore.
Nello stesso tempo, l’amore - proprio perché presuppone la totale donazione di una persona all’altra - è contemporaneamente un grande dovere e un grande impegno. E l’amore coniugale lo è in un modo particolare. Così, l’unione matrimoniale e la stabilità familiare comportano l’impegno, non solo di mantenere, ma anche di accrescere costantemente l’amore e la reciproca donazione. Coloro che pensano che nel matrimonio sia sufficiente un amore vissuto stancamente si sbagliano; è vero invece il contrario: le coppie hanno l’importante dovere - contratto nel fidanzamento - di far crescere continuamente questo amore coniugale e familiare.
Ci sono persone che negano, e addirittura ridicolizzano, l’idea di un patto fedele per tutta la vita. Queste persone - potete esserne certi - purtroppo non sanno ciò che significa amare: colui che non si decide ad amare per sempre, è difficile che possa amare sinceramente un solo giorno. L’amore vero - a somiglianza di Cristo - presuppone totale donazione, non egoismo; cerca sempre il bene dell’amato, non la propria soddisfazione egoistica.
Non ammettere che l’amore coniugale può e deve durare fino alla morte, significa negare la capacità di autodonazione totale e definitiva; equivale a negare ciò che è più profondamente umano: la libertà e la spiritualità. Non riconoscere queste realtà umane significa contribuire a scalzare i fondamenti della società; perché, in questa ipotesi, si dovrebbe continuare ad esigere dall’uomo la lealtà alla patria, agli impegni di lavoro, all’adempimento delle leggi e contratti? Non ci sarebbe niente di strano che la diffusione del divorzio in una società sia accompagnata da una diminuzione della moralità pubblica in tutti i settori.
Cari Argentini, l’amore, che è allo stesso tempo un grande dono e un grande impegno, vi darà la forza per essere fedeli e leali fino alla fine.
5. Il Vangelo proclamato ricorda il comandamento dell’amore: “Amerai il Signore tuo Dio . . . Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: amerai il prossimo tuo come te stesso” (Mt 22, 37-39). L’amore per il prossimo traduce una necessità del cuore umano, e riflette anche la coscienza di un dono; ma questo amore è anche, come abbiamo visto, il contenuto di un mandato: comporta un dovere ed una responsabilità, che ha un particolare rilievo nella famiglia, poiché tra tutte le persone alle quali si riferisce il concetto evangelico di “prossimo”, ci sono, prima di tutto, quelle che sono unite dal vincolo matrimoniale e familiare.
In questo senso, è significativo che le letture della liturgia parlino allo stesso tempo, di amore e di “timore”, del timore di Dio. Non si tratta certamente di un timore che spaventa e impedisce la propria libertà; ma è un timore filiale che nasce dall’amore e cerca di non offendere e, anzi, cerca di compiacere Dio Padre nostro; è, pertanto, un timore salvifico che nasce dalla coscienza del bene e del valore, e che si manifesta proprio con un atteggiamento di responsabilità.
Nelle stesse relazioni umane e, più concretamente, in quelle familiari, sono uniti questo amore reciproco e questa mutua responsabilità. Responsabilità del marito verso la moglie e della moglie verso il marito. Responsabilità dei genitori per i figli, e anche dei figli per i genitori.
Grande responsabilità, proprio perché nasce con l’amore e ha come missione di metterlo alla prova e di confermarlo. La vita ci insegna, infatti, che l’amore - l’amore matrimoniale - è pietra di paragone di tutta la vita. Esso è grande e autentico non solo quando appare facile e gradevole, ma soprattutto quando si conferma nelle prove della vita, così come l’oro che si saggia con il fuoco. Chi pensa che, al sopraggiungere delle difficoltà, l’amore e la gioia si spengono, ha un concetto molto ristretto dell’amore umano e coniugale; è proprio qui che i sentimenti che animano le persone rivelano la loro vera consistenza, è qui che si consolidano la donazione e la tenerezza, perché il vero amore non pensa a se stesso, ma a come accrescere il bene della persona amata, la sua gioia più grande consiste nella felicità degli esseri amati.
Ogni famiglia cristiana deve essere come un’oasi di serenità nella quale, al di sopra delle piccole disavventure quotidiane, si avverta un affetto profondo e sincero, una grande tranquillità, frutto dell’amore e di una fede reale e viva.
6. Permettetemi, cari cittadini di Córdoba e Argentini tutti, di proporvi il modello della Sacra Famiglia. La famiglia di Nazaret, mostra precisamente come gli obblighi familiari, anche se piccoli e comuni, sono luogo di incontro con Dio. Non trascurate, pertanto, queste relazioni familiari e queste occupazioni: se una persona dimostra un grande interesse per i problemi del lavoro, della società, della politica, e trascura quelli della famiglia, si potrebbe dire che ha alterato la sua scala dei valori.
Il tempo che viene impiegato meglio è quello che viene dedicato alla sposa, allo sposo, ai figli. Il miglior sacrificio è la rinuncia a tutto quello che potrebbe rendere la vita di famiglia meno piacevole. Il compito più importante che avete nelle vostre mani è quello di impegnarvi affinché, l’amore dentro la vostra casa, fruttifichi ogni giorno con maggiore intensità.
La lettura del Libro dell’Ecclesiastico ricordava: “Beata l’anima di chi teme il Signore” (Sir 34, 15). E il salmista insiste: “Beato l’uomo che teme il Signore e cammina nelle sue vie” (Sal 128, 1). Beato il cristiano che lavora e si sforza per la sua salvezza con timore e trepidazione (cf. Fil 3, 12). Beato il coniuge che accetta con il timore di Dio il grande dono dell’amore dell’altro coniuge, e lo corrisponde. Beata la coppia la cui unione matrimoniale è contraddistinta da una profonda responsabilità per il dono della vita, che ha il suo principio in questa unione. Questa è veramente un grande mistero e una grande responsabilità: dare la vita a nuovi esseri “fatti ad immagine e somiglianza di Dio”.
È quindi necessario, di conseguenza, che il timore salvifico di Dio, porti a far durare, l’autentico amore degli sposi, “tutti i giorni della loro vita”. È necessario anche che porti frutto mediante una procreazione responsabile, secondo il volere di Dio.
L’amore responsabile, proprio del matrimonio, rivela anche che la donazione coniugale, per essere totale, compromette tutta la sua persona: corpo e anima. Per questo, la relazione matrimoniale non sarebbe autentica, ma sarebbe una convergenza di egoismi, se si trascurasse l’aspetto spirituale e religioso dell’uomo. In questa relazione, pertanto, non potete dimenticarvi di Dio, né opporvi alla sua volontà, chiudendo, artificialmente, le fonti della vita. L’atteggiamento di rifiuto della vita, che è lontano dalle vostre genuine tradizioni, costituisce una grave alterazione della vita coniugale. Viene infatti messo in rilievo nell’esortazione apostolica Familiaris Consortio: “È proprio movendo dalla “visione integrale dell’uomo e della sua vocazione, non solo naturale e terrena, ma anche soprannaturale ed eterna” che Paolo VI ha affermato che la dottrina della Chiesa “è fondata sulla connessione inscindibile, che Dio ha voluto e che l’uomo non può rompere di sua iniziativa, tra i due significati dell’atto coniugale: il significato unitivo e il significato procreativo”. Ed ha concluso ribadendo che è da escludere come intrinsecamente disonesta “ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di rendere impossibile la procreazione” (Ioannis Pauli PP. II, Familiaris Consortio, 23).
Come insegna il Concilio Vaticano II, ricordate anche che “i genitori, poiché han trasmesso la vita ai figli, hanno l’obbligo gravissimo di educare la prole: vanno pertanto considerati come i primi e i principali educatori di essa. Questa loro funzione educativa è tanto importante che, se manca, può difficilmente essere supplita. Tocca infatti ai genitori creare in seno alla famiglia quell’atmosfera vivificata dall’amore e dalla pietà verso Dio e verso gli uomini, che favorisce l’educazione completa dei figli in senso personale e sociale. La famiglia à dunque la prima scuola” (Gravissimum Educationis, 3).
Questo obbligo e questo diritto dei genitori, “originale e primario, rispetto al compito educativo di altri” (Ioannis Pauli PP. II, Familiaris Consortio, 36) non si limita solo all’educazione domestica, che spetta loro necessariamente: si estende anche alla libertà di cui devono godere per scegliere le scuole dove educare i propri figli, senza essere colpiti da impedimenti amministrativi ed economici da parte dello Stato; al contrario, la società deve permettere facilitazioni perché questa libera scelta possa essere realizzata con efficacia” (Carta dei Diritti della Famiglia, 22.10.1983).
7. Poiché la famiglia è la cellula base, sia della società civile come di quella ecclesiale, la forza della vita familiare riveste particolare importanza per lo Stato e per la Chiesa. Le due dimensioni, anche se distinte, sono unite intimamente, e spiegano esse stesse le attenzioni che la Chiesa e lo Stato devono fornire per il benessere familiare! Nella esortazione apostolica Familiaris Consortio si chiede alle comunità ecclesiali: “Bisogna fare ogni sforzo perché la pastorale della famiglia si affermi e si sviluppi, dedicandosi a un settore veramente prioritario, con la certezza che l’evangelizzazione, in futuro, dipende in gran parte dalla Chiesa domestica” (Ioannis Pauli PP. II, Familiaris Consortio, n. 65). So che i vostri pastori, cari figli di Argentina, stanno elaborando un piano di pastorale familiare: ringraziateli per questo sforzo e chiedete al Signore che la sua applicazione dia i frutti che Dio e la Chiesa si aspettano da voi.
Incoraggio caldamente gli operatori della pastorale familiare - sacerdoti, religiosi, catechisti, ecc - affinché siano coscienti dell’importanza del loro compito; che sappiano insegnare e aiutino a portare a compimento il progetto cristiano della vita familiare, che non si lascino coinvolgere da mode passeggere contrarie al disegno divino sul matrimonio; che realizzino una grande opera apostolica per ottenere una seria e responsabile preparazione e celebrazione di questo “grande sacramento”, segno dell’amore e dell’unione di Cristo con la sua Chiesa.
8. Tutto ciò, mostra l’importanza del nostro incontro e il valore di questa grande preghiera con le famiglie e per le famiglie di tutta l’Argentina.
Ci troviamo alla presenza di Cristo nel suo mistero pasquale, dove si è manifestato pienamente l’amore di Dio per l’essere umano: per l’uomo e per la donna, per ogni matrimonio, per tutte le famiglie.
“È lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1 Gv 4, 10). E il Figlio, Cristo, ci ha amati con amore di redenzione, e insieme, sponsale. Questo amore rimane, come un suo dono per ogni matrimonio e per ogni famiglia, nel “grande sacramento” della Chiesa.
Sposi e genitori argentini! Amatevi con amore reciproco! Invocate l’intercessione di Maria santissima e quella del suo sposo san Giuseppe perché la grazia del sacramento del matrimonio rimanga in voi, e dia frutto con l’amore che è in Dio! E che Dio vi guidi! Così sia.
© Copyright 1987 - Libreria Editrice Vaticana
Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana