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CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA
ALL'APERTURA DEL SINODO DEI VESCOVI PER L' EUROPA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Basilica di San Pietro - Giovedì, 28 novembre 1991

 

1. “Signore . . . Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6, 68).

Questa professione fu pronunciata da Pietro nei pressi di Cafarnao dopo la promessa dell’Eucaristia, che sembrò a molti ascoltatori di Gesù un “linguaggio duro” (cf. Gv 6, 60). “Forse anche voi volete andarvene?” (Gv 6, 67), disse il Maestro agli Apostoli. La risposta di Pietro non si fece attendere: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6, 68).

Noi, celebrando oggi l’Eucaristia, ripetiamo queste parole che sono collegate all’annuncio di essa. Le ripetiamo con gli Apostoli. Le ripetiamo a nome della Chiesa, che vive dell’Eucaristia, che vive della parola della vita eterna, che vive del Sacramento della Nuova Alleanza. Le ripetiamo a nome della Chiesa che è in Europa, nelle diverse Nazioni e Paesi del nostro continente: dall’Atlantico agli Urali, dal Mar Mediterraneo al Polo Nord.

2. “Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo” (Rm 1, 7)! Con queste parole dell’apostolo Paolo ai cristiani di Roma vi saluto e vi do il mio cordiale benvenuto ai lavori di questa Assemblea Speciale per l’Europa del Sinodo dei Vescovi.

Esprimo il mio ringraziamento ai Padri Sinodali, nostri Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio; ai Delegati Fraterni delle altre Chiese e Comunità cristiane; agli Adiutores, Auditores e ai membri della Segreteria del Sinodo, a cominciare dal Segretario Generale, Monsignor Jan Schotte, che tanto si è prodigato nella fase preparatoria di questo evento ecclesiale; ai giornalisti, a tutti i Fedeli presenti e a quanti pregano in tutta Europa e nel mondo per il buon esito di questa Assise, in un momento così denso di questioni importanti per la vita spirituale e sociale dell’Europa.

Abbiamo letto gli avvenimenti degli ultimi anni come “segni dei tempi”, mediante i quali lo Spirito Santo ci parla e ci convoca a questa iniziativa pastorale.

Inauguriamo questa Assise Sinodale con la celebrazione eucaristica, con la preghiera, e desideriamo collegarla, in modo particolare, con la preghiera di ogni giorno. “Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà: perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18, 19-20).

Desideriamo che ci riunisca, giorno dopo giorno, questo santissimo Nome; che nella potenza di questo Nome, Cristo sia in mezzo a noi; che il suo Nome ci guidi, così come ha guidato gli Apostoli sin dai primi giorni fino alla Pentecoste; così come ha guidato la Chiesa apostolica in mezzo alle Nazioni e popoli dell’Europa nel corso di quasi due millenni.

3. Riuniti nel Nome di Cristo, noi siamo la Chiesa. Nella potenza del suo Nome Egli è in mezzo a noi e lo Spirito Santo, il suo Spirito, rende insieme a noi la testimonianza a Cristo.

Desideriamo che lo Spirito parli alla Chiesa (cf. Ap 2, 7.11.17); che la Chiesa dell’Europa ascolti lo Spirito Santo, lo Spirito di Verità, il Paraclito; che la sua testimonianza sia fruttuosa nell’ultimo scorcio di questo secolo e di questo millennio.

Riuniti in Assemblea Sinodale desideriamo ascoltare la testimonianza dello Spirito di Cristo. In base a questa testimonianza vogliamo dire alla Chiesa tutto ciò che è essenziale e importante nell’attuale fase della storia. Quindi chiediamo allo Spirito di Verità che la Chiesa sia ascoltata dagli uomini e dalle società prima di tutto per il fatto che essa riceve da Cristo “parole di vita eterna” (cf. Gv 6, 68).

Chiediamo che il tema del Sinodo: “Siamo testimoni di Cristo che ci ha liberato” sia da tutti sentito come proprio, interiorizzato e vissuto con esemplare coerenza di vita. Possa il Sinodo coglierne tutte le esigenze al fine di dare una risposta che sia in grado di mobilitare gli animi per una nuova evangelizzazione dell’Europa in questo momento storico così decisivo.

4. Siamo qui, insieme, anche per fare i conti dinanzi al Re dei secoli, così come i servi dell’odierna parabola. “Fare i conti” alla luce del Vangelo significa anzitutto compiere un atto di “discernimento” e poi un atto di “perdono”.

Alla fine di questo secolo drammatico sembra acquistare importanza particolare la domanda di Pietro: “quante volte dovrò perdonare?” (cf. Mt 18, 21).

La risposta che Cristo dà nella parabola è pure espressa nel discorso della montagna: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” (Mt 5, 7). Infatti dobbiamo perdonare sempre, memori di aver bisogno noi stessi del perdono. Ne abbiamo bisogno molto più spesso di quanto noi stessi dobbiamo perdonare.

Occorre anche che, mediante la mutua comprensione e il perdono reciproco, formiamo sempre più una cosa sola, “perché il mondo creda” (cf. Gv 17, 21): perché creda di più la vecchia Europa cristiana!

Sono molto grato ai nostri Fratelli delle Chiese e Comunità cristiane per aver voluto essere con noi in questo Sinodo come “Delegati Fraterni”. Ad essi va il mio cordiale abbraccio. Auspico che essi, con la loro significativa presenza, con i loro apprezzati consigli e suggerimenti, ma soprattutto con la loro comprensione e carità fraterna, possano contribuire validamente alla desiderata ricomposizione della piena unità, per la quale il Signore ha pregato.

5. Intanto incominciamo nel Nome di Cristo. E mentre incominciamo, ci raggiungono le parole dell’apostolo Paolo, il quale per primo ha attraversato la frontiera dell’Europa per il servizio del Vangelo (cf. At 16, 9-10). Attraverso secoli e generazioni quell’infaticabile servo della Parola e della Croce di Cristo sembra così parlare a noi, qui riuniti: “rendete piena la mia gioia con l’unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti. Non fate nulla per spirito di vanità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà consideri gli altri superiori a se stesso, senza cercare il proprio interesse, ma quello degli altri” (Fil 2, 2-4).

6. “Tu hai parole di vita eterna”.

Proprio sulla Parola del Signore sono inserite le radici cristiane dell’Europa, e la testimonianza dello Spirito svela i segni dei tempi anche all’Europa di oggi. Facciamo sì che i frutti dello Spirito (cf. Gal 5, 22-23) abbiano sempre a prevalere sui frutti della carne, che sono tristemente segnati da dissensi, divisioni, fazioni (cf. Gal 5, 20-21).

Lo Spirito del Signore Risorto non ha terminato di parlare. Come afferma l’apostolo Giovanni, colui che crede “farà cose maggiori di queste” (cf. Gv 14, 12). Non tutto è stato rivelato e ciò che saremo non è stato ancora reso noto; l’uomo è continuamente sollecitato dallo Spirito (cf. 1 Gv 3, 2); (Gaudium et spes, 41). Lasciamoci guidare, pertanto, da questo Spirito.

Non è forse questo che il mondo contemporaneo aspetta maggiormente? Non necessita forse di questo l’uomo europeo alle soglie del terzo Millennio? E poiché - come dice san Paolo - “non abbiamo quaggiù una città stabile” (cf. Eb 13, 14), egli avverte la necessità di ancorare sempre più la propria esistenza a Cristo.

Ci ottenga tutto ciò, cari Fratelli e Sorelle, l’umile Serva di Dio, Maria, ed insieme con Lei i Patroni dell’Europa: Benedetto, Cirillo e Metodio, e gli altri Santi e Beati che ci hanno preceduto, nelle nostre patrie europee. Amen!

 

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