VIAGGIO APOSTOLICO NEGLI STATI UNITI
SANTA MESSA NELL’«AQUEDUCT RACECOURSE» DI BROOKLYN
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
New York (USA) - Venerdì, 6 ottobre 1995
Cari Fratelli e Sorelle in Cristo,
1. Le parole di Gesù del Vangelo di oggi mi riportano alla mia gioventù e mi ricordano una canzone che cantavamo nella mia parrocchia a Wadowice. Le parole di quel canto sono molto semplici, ma allo stesso tempo molto profonde:
“Vieni, Spirito Santo, abbiamo bisogno della tua grazia. Facci crescere nella conoscenza celeste che hai rivelato. Fa’ che sia semplice per noi comprenderla e, grazie alla nostra perseveranza, possa rimanere in noi. Illuminati da questa verità, saremo confermati nella bontà”.
Queste parole esprimono bene la teologia dello Spirito Santo, attraverso il quale il Padre rivela ciò che è nascosto ai sapienti e agli intelligenti (cf. Mt 11, 25), e grazie al quale il Figlio rivela il Padre (cf. Mt 11, 27). Lo Spirito, infatti, è l’agente attivo della missione evangelizzatrice della Chiesa. Per questo motivo, la Chiesa invoca costantemente lo Spirito Santo sulle singole comunità, e oggi noi rinnoviamo qui questa invocazione, presso l’“Aqueduct Racecourse” di Queens.
2. Sono felice di vedere un’assemblea così rappresentativa dei fedeli di questa Chiesa locale. Saluto tutti voi con sentito affetto: il vostro coraggioso Pastore, il Vescovo Thomas Daily, i miei confratelli Cardinali e Vescovi, gli altri miei fratelli Vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e i laici della Diocesi di Brooklyn e di molte altre Diocesi. Allo stesso tempo rivolgo un saluto ai capi delle diverse denominazioni religiose e alle autorità civili del governo sia locale che statale. Sono lieto inoltre di salutare i diversi Consigli dei Cavalieri di Colombo degli Stati Uniti e del Canada che sono qui rappresentati, insieme al Cavaliere Supremo, il Signor Virgil Dechant. Riuniti attorno all’Altare del Signore, offriamo questo sacro atto di adorazione chiedendo la forza per affrontare le sfide della nuova evangelizzazione, a cui lo Spirito sta chiamando la Chiesa di Dio.
So che a questa Messa sono presenti numerose persone, famiglie e comunità di lingua spagnola. Essi occupano un posto speciale nel cuore del Papa e della Chiesa. A ciascuno di loro esprimo il mio amore e il mio affetto più cordiali nel Signore.
3. Il tema della Santa Messa di questa mattina è il “Progresso dei Popoli”. Si tratta di un argomento pertinente nel contesto della mia visita agli Stati Uniti in occasione del Cinquantesimo Anniversario dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. La presenza del Papa in quel foro internazionale è infatti un atto di evangelizzazione, che mira a servire il progresso dell’umanità nella grande famiglia delle nazioni che quell’Organizzazione mondiale rappresenta.
Il “progresso dei popoli” è strettamente connesso alla proclamazione del messaggio di Cristo di salvezza e di speranza. Di questa salvezza parla Isaia nella prima lettura: “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce. Su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is 9, 1). Queste tenebre rappresentano l’oscurità spirituale che talvolta avvolge i popoli, le nazioni e la storia stessa nel proprio manto desolato. Certamente il ventesimo secolo ha assistito a tali periodi di buio. Le due Guerre Mondiali hanno rappresentato tempi di grande oscurità, che hanno precipitato popoli e nazioni in un’immensa sofferenza. Per molte persone il ventesimo secolo continua a essere un tempo di terribile angoscia e tortura. Dalle profondità di queste tristi esperienze la famiglia umana cerca un cammino di giustizia e di pace.
4. Isaia, proseguendo, afferma che la giustizia e la pace autentiche, il vero progresso dei popoli, si incentrano sul disegno di Dio di inviare un Salvatore. Scrive infatti: “Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio... grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine... egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre” (Is 9, 5-6). Qui il Profeta parla del Messia, il cui avvento Israele attendeva con tanta ansia. È questo il Messia in cui hanno riposto tante aspettative gli uomini e le donne di oggi, soprattutto quando hanno vissuto le esperienze devastanti della guerra, dei campi di concentramento, della brutalità e del disprezzo della dignità umana.
Qui le parole di Gesù, nostra salvezza e nostra speranza, assumono un significato speciale: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” (Mt 11, 28). Lo stesso Cristo portò un fardello, e il suo fardello – la Croce – era reso più pesante dai peccati di tutti noi. Tuttavia Cristo non evitò la Croce; la accettò e la portò volontariamente. Inoltre, adesso sta accanto a tutti quelli che affrontano prove e subiscono persecuzioni, e rimane accanto a loro fino alla fine. Proprio per tutti e con tutti egli porta la Croce fino al Calvario, e lì viene inchiodato alla Croce per tutti noi. Muore come un criminale nel modo più umiliante per il mondo di allora. Per questo motivo a quanti, nel nostro secolo, portano sulle spalle fardelli terribili, può dire: “Venite a me. Sono vostro fratello nella sofferenza. Non esiste umiliazione o amarezza che io non conosca”.
5. È proprio attraverso il Vangelo della Croce e grazie alla sua Risurrezione che Cristo getta le fondamenta della diffusione del Regno di Dio nel mondo. La presenza di questo Regno ci rivela la dimensione dell’eternità in Dio, e dischiude il significato più profondo dei nostri sforzi per migliorare la vita qui sulla terra. I popoli, ovunque si trovino, anelano a una vita piena e libera, degna della persona umana. Vi è un grande desiderio di istituzioni politiche, sociali ed economiche che aiutino gli individui e le nazioni ad affermare e a sviluppare la propria dignità (cf. Gaudium et Spes, 9).
Che tipo di società è degna della persona umana? La Chiesa risponde con l’unica prospettiva della storia della salvezza. Essa proclama la verità che la Parola di Dio, attraverso la quale tutte le cose sono state create, si è fatta carne ed è venuta ad abitare in mezzo a noi. Egli è intervenuto nella storia del mondo – la nostra storia – come un uomo, un essere umano, una persona divina; ha assunto la nostra storia e l’ha resa completa. Attraverso la sua Risurrezione è diventato Signore e ha ricevuto pieno potere in cielo e in terra. Quindi, attraverso il potere del suo Spirito, Cristo è adesso all’opera nei nostri cuori e nel nostro mondo. Lo Spirito infonde in noi il desiderio per il mondo che verrà, ma allo stesso tempo ispira, purifica e rafforza quei nobili aneliti, grazie ai quali ci sforziamo di rendere la vita terrena più umana (cf. Gaudium et Spes, 38).
6. Cari Amici, siamo riuniti in questa enorme metropoli di New York, considerata da molti lo zenith della civiltà e del progresso moderni, simbolo d’America e della vita americana. Da oltre duecento anni popoli di diverse nazioni, lingue e culture arrivano qui, portando con sé memorie e tradizioni del “vecchio paese” e allo stesso tempo diventando parte di una nuova nazione. L’America ha una reputazione in tutto il mondo, una reputazione di potere, prestigio e benessere. Ma non tutti qui sono potenti. Non tutti sono ricchi. In effetti l’abbondanza talvolta smodata dell’America spesso nasconde molte sofferenze e molta povertà.
Dalla prospettiva del Regno di Dio, dobbiamo dunque porci una domanda veramente fondamentale: le persone che vivono in questa gigantesca metropoli hanno forse dimenticato le beatitudini che appartengono ai poveri in spirito? In mezzo alla splendida civiltà scientifica e tecnologica di cui l’America va fiera, e soprattutto qui a Queens, a Brooklyn, a New York, c’è posto per il mistero di Dio? Quel mistero che è stato “rivelato ai piccoli” (cf. Mt 11, 25); il mistero del Padre e del Figlio nell’unità dello Spirito Santo; il mistero dell’amore divino che è la fonte di ogni cosa? Vi è ancora posto per il mistero dell’amore? C’è posto per la rivelazione della vita, quella vita trascendente che Cristo ci offre a prezzo della sua Croce e attraverso la vittoria della sua Risurrezione?
Il Vangelo del Regno di Dio è aperto a ogni aspetto del progresso terreno che aiuti i popoli a scoprire e a entrare nello spazio della vita divina, lo spazio della salvezza eterna. È questa l’opera della Chiesa; questa è l’opera che lo Spirito Santo compirà attraverso ciascuno di noi, se soltanto ascolteremo la verità che ci rivela e se saremo confermati nella bontà!
7. In pratica, questa verità ci dice che non esiste vita degna della persona umana senza una cultura e un sistema legale che onorino e difendano il matrimonio e la famiglia. Il benessere degli individui e delle comunità dipende dallo stato di salute della famiglia. Alcuni anni fa, la vostra Commissione Nazionale sulle Famiglie Urbane in America ha concluso come cito: “La tendenza delle famiglie del nostro tempo è la deistituzionalizzazione del matrimonio e la progressiva disintegrazione dell’unità madre-padre nella crescita dei figli... Nessuna tendenza interna è più pericolosa per il benessere dei nostri figli e per la nostra sicurezza nazionale a lungo termine” (Rapporto, gennaio 1993). Cito queste parole per dimostrare che non sono soltanto il Papa e la Chiesa a parlare con preoccupazione di questi importanti problemi.
La società deve riaffermare con forza il diritto del bambino a crescere in una famiglia in cui, per quanto possibile, siano presenti entrambi i genitori. I padri di famiglia devono assumersi tutta la loro parte di responsabilità riguardo alla vita e all’educazione dei propri figli. Entrambi i genitori devono trascorrere del tempo con i loro figli e interessarsi personalmente della loro educazione morale e religiosa. I bambini hanno bisogno non soltanto di sostegno materiale da parte dei loro genitori, ma soprattutto di un ambiente familiare sicuro, affettuoso e moralmente corretto.
I genitori cattolici devono imparare a fare della propria famiglia una “Chiesa domestica”, vale a dire una Chiesa in casa, in cui Dio sia onorato, la sua legge rispettata, la preghiera un evento normale, la virtù trasmessa con le parole e con l’esempio, e nella quale ciascuno condivida le speranze, i problemi e le sofferenze di tutti gli altri. Tutto ciò non significa invocare un ritorno a un certo stile di vita superato: significa piuttosto tornare alle radici dello sviluppo umano e dell’umana felicità!
La verità che Cristo ci rivela afferma che dobbiamo sostenerci l’un l’altro e operare insieme agli altri, nonostante le differenze culturali, sociali o religiose. Ciò ci sfida a impegnarci. Ci dà il coraggio di vedere Cristo nel nostro prossimo e di servirlo in lui. E, a imitazione del nostro Divino Maestro, che ha detto “venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi” (Mt 11, 28), dobbiamo invitare gli altri a venire a noi, tendendo una mano soccorritrice verso quanti sono nel bisogno, accogliendo i nuovi venuti, offrendo parole di conforto agli afflitti. Questa è la bontà in cui lo Spirito Santo ci conferma! È così che voi, donne e uomini, giovani e vecchi, sposati o no, genitori, figli e famiglie, studenti e insegnanti, professionisti, quanti lavorano e quanti sopportano il terribile peso della disoccupazione, potete offrire un apporto positivo all’America e contribuire a trasformare la vostra cultura in una vibrante cultura di vita.
Ciò, cari Fratelli e Sorelle, significa lavorare per il Regno di Dio in America oggi. È questa la via che conduce all’autentico progresso delle nazioni e dei popoli; è il cammino della giustizia e della pace, la luce che risplende nelle tenebre, il giogo che è lieve e il fardello che è leggero. In questo modo le nostre anime troveranno la pace.
“Vieni, Spirito Santo, abbiamo bisogno della tua grazia. Facci crescere nella conoscenza celeste che hai rivelato. Fa’ che sia semplice per noi comprenderla e, grazie alla nostra perseveranza, possa rimanere in noi. Illuminati da questa verità, saremo confermati nella bontà”.
Sia lodato Gesù Cristo! Amen.
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