DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI GIOVANI
Oratorio di Capocroce (Frascati), 8 settembre 1980
Carissimi giovani,
Sono felice di essere in mezzo a voi, cari giovani di Frascati, che appartenete al Gruppo Catechistico Diocesano, all’Azione Cattolica ed ai Movimenti di GEN e di Comunione e Liberazione! Siete qui convenuti per il colloquio ormai consueto col Papa, accompagnati da molti altri giovani ed anche in rappresentanza di tanti ragazzi e ragazze che collaborano con voi nello sforzo di costruire una società viva, perché animata dall’amore di Cristo. Ed è nel nome e nel segno vittorioso di Cristo, che oggi rivolgo il mio saluto paterno e festoso a ciascuno di voi, in questa piazza divenuta giardino di liete speranze.
Accogliete il mio ringraziamento per questo incontro che, come in ogni altra occasione, occupa un posto centrale nella mia visita alla Comunità ecclesiale di Frascati, e che nell’odierna circostanza è animato anche dai vostri sinceri e coraggiosi interventi. Ho ascoltato, infatti, con grande piacere le notizie che mi avete dato sul vostro impegno di conoscere e di far conoscere Cristo nell’ambiente che vi circonda, attraverso piani sempre rinnovati ed aggiornati di evangelizzazione, progetti di nuovi incrementi di vita cristiana nei vari strati della compagine sociale, e validi contributi di concreta testimonianza di fede. Grazie, cari giovani, per tutto quello che fate, in vista di offrire ad una società, talvolta avvilita e cupamente esasperata dalle sue stesse interiori contraddizioni, un messaggio di gioia e di fiducia. È una grande missione la vostra, che la Chiesa vuole sostenere, animare ed incoraggiare, in nome del Vangelo che è buona novella e quindi annunzio di salvezza e di incorruttibile felicità del cuore.
1. La Chiesa ha il mandato, affidato alle deboli forze di uomini spesso fragili ed imperfetti, di comunicarvi autenticamente Cristo nella sua Parola divina e nella sua Vita, attraverso la Liturgia e i Sacramenti, affinché possiate assumere le vostre responsabilità future, le vostre decisioni importanti, nello spirito e nell’atteggiamento di Cristo. Così sarete in grado di influire, anche nell’esercizio dei vostri compiti personali, sull’operare degli altri e sull’auspicato mutamento della convivenza civile.
Vi è chiesto di apprendere fin d’ora l’arte, difficile ed insieme allettante, di affrontare le ricorrenti sfide, presentate dall’impegno terrestre quotidiano, nella luce della Croce e della Risurrezione di Cristo, in una donazione che non esclude nemmeno il sacrificio totale di se stessi, ed è aperta, contemporaneamente, e con certezza, ad un’aurora luminosa di rinnovamento, che non potrà mancare, perché la nostra è una speranza che non delude (cf. Rm 5,5).
Come già dissi nell’ottobre scorso ai ventimila giovani raccolti nel Madison Square Garden di New York: “Quando voi siete stupiti del mistero di voi stessi, guardate a Cristo che vi offre il significato della vita. Quando cercate di sapere che cosa significhi essere una persona matura, guardate a Cristo che è la pienezza dell’essere umano. E quando cercate di immaginare quale sarà il vostro ruolo nel futuro del mondo... guardate a Cristo. È solo in Cristo che raggiungerete l’attuazione piena delle vostre potenzialità sia come uomini che come cittadini”(Giovanni Paolo II, Allocutio ad studiosam inventam apud “Madison Square Garden” habita, 2, die 3 oct. 1979: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II, 2 [1979] 567).
2. Mentre la Chiesa ha il compito di costruire in voi Cristo, affinché possiate raggiungere la piena maturità dell’uomo, in Lui che è l’Uomo perfetto ed insieme il Figlio di Dio, voi, da parte vostra, accogliendone le parole di vita, incarnate sempre più a fondo in voi stessi il mistero stesso della Chiesa, entrate a far parte di essa, ne assumete le sorti ed i destini, e siete così chiamati a rendere un servizio alla Chiesa, e, al tempo stesso, ai fratelli. Siete interpellati, nelle forme più varie, in sintonia con le propensioni interiori del vostro cuore, per servire, nella verità e nella carità, quanti soffrono ancora per la loro debolezza e per la fatica del lungo, incerto camminare.
Ricordiamo insieme a tale riguardo, quanto Gesù disse durante l’ultima cena, dopo la lavanda dei piedi: “Se dunque io, il Signore ed il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi, gli uni gli altri. Vi ho dato, infatti, l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi” (Gv 13,14-15). E San Paolo traduce questo mandato di Cristo con le parole: “Noi che siamo forti abbiamo il dovere di sopportare l’infermità dei deboli, senza compiacere noi stessi... Cristo, infatti, non cercò di piacere a se stesso” (Rm 15,1.3). Cari giovani, voi ed io, é noi tutti insieme formiamo la Chiesa e siamo chiamati a “compiacere il prossimo nel bene, per edificarlo” (Rm 15,2), offrendo a tutti “il supremo vantaggio di conoscere Gesù Cristo” (Fil 3,8), in cui solo è il vero amore dell’uomo e la pienezza della vita.
3. Ed ora il mio invito a guardare a Cristo per rendere un servizio ai fratelli, assume un significato preciso che sottopongo alla vostra riflessione: la Chiesa ha bisogno di voi.
Voi ne siete convinti. La Chiesa spera molto da voi, anzi essa dipende dal vostro impegno nel testimoniare Cristo e nel trasmettere ad altri il Vangelo. Voi che siete “Chiesa” non potete sottrarvi ad un tale appello, giustificato dalla vostra formazione cattolica, a collaborare con ogni mezzo alla diffusione del Vangelo. Da voi si attende questo servizio. Ma servire la Chiesa vuol dire accogliere la sua costituzione gerarchica e spirituale insieme, e quindi sentirsi parte di un’ordinata compagine, il cui governo è affidato ai Pastori che Cristo incessantemente sceglie quali Successori degli apostoli.
Non può esistere servizio vero, efficace, duraturo, senza unione di propositi e di iniziative col Vescovo diocesano, al fine di coadiuvarne l’opera pastorale a beneficio dell’intera comunità ecclesiale.
Tale opera impone particolari scelte prioritarie, esige un coordinato sviluppo nel tempo e nello spazio, deve esser difesa da tante insidie. Tutto ciò richiede la vigilanza, il presidio ed il governo del Vescovo, a cui deve corrispondere la vostra fiduciosa ed ubbidiente collaborazione. Dovete servire la Chiesa nella Chiesa, in comunione di amore e di disciplina con i Pastori legittimamente costituiti.
Esiste poi un servizio specialissimo, che è quello reso dal sacerdozio ministeriale, compito sublime che assicura la continuità tra gli uomini dell’opera redentrice di Cristo. La Chiesa ha bisogno di uomini che garantiscano ai propri fratelli un servizio di vita, altissimo ed esaltante, quello di essere depositari ed amministratori dei misteri di Dio, strumenti viventi di perdono e di grazia, ministri della Parola che salva.
Cari giovani, oggi, Gesù Cristo vi rivolge, mediante il suo Vicario, l’appello a seguirlo con donazione irrevocabile e totale per essere suoi rappresentanti viventi e continuatori del suo ministero di redenzione tra le folle anelanti alla salvezza. È un appello rivolto alla vostra libertà ed alla vostra generosità. Io confido fermamente che la voce di Gesù penetri il cuore, s’immedesimi con le speranze, animi le interiori prospettive dei più generosi tra voi. La vostra risposta al suo invito non è soltanto prova di un coraggio umano, ma anche e soprattutto frutto autentico dell’efficacia della grazia divina.
È, quindi, nella preghiera, nella meditazione, nel profondo anelito di aderire a Cristo Signore, che voi dovete confrontarvi con tale appello a prestare alla Chiesa, quando il Signore chiama, il sublime servizio del sacerdozio ministeriale.
La Vergine Santissima, Madre della Chiesa, di cui oggi festeggiamo la Natività, cioè l’aurora radiosa e promettente della grande opera della redenzione dell’uomo, vi assista nella vostra riflessione, apra il vostro cuore ad autentica donazione e vi dia il coraggio di assumere con fiducia e letizia responsabilità feconde nel servizio della Chiesa.
Vi accompagni sempre la mia affettuosa Benedizione.
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