PREGHIERA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
DURANTE L'ADORAZIONE NOTTURNA
Domenica, 31 ottobre 1982
Signore Gesù! Ci presentiamo davanti a te, sapendo che ci chiami e ci ami così come siamo. “Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio” (Gv 6, 69). La tua presenza nell’Eucarestia è cominciata con il sacrificio dell’ultima cena e continua come comunione e donazione di tutto ciò che sei. Aumenta la nostra fede.
Per mezzo di te e nello Spirito Santo che ci comunichi, vogliamo arrivare fino al Padre per dirgli il nostro “sì” unito al tuo. Con te possiamo ormai dire: “Padre nostro”. Seguendo te, “via, verità e vita”, desideriamo penetrare nell’apparente “silenzio” e “assenza” di Dio, squarciando la nube del Tabor, per ascoltare la voce del Padre che dice: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo” (Mt 17, 5). Con questa fede fatta di ascolto contemplativo, sapremo illuminare le nostre situazioni personali, così come i diversi settori della vita familiare e sociale.
Tu sei la nostra speranza, la nostra pace, il nostro Mediatore, fratello e amico. Il nostro cuore si riempie di gioia e di speranza nel sapere che sei “sempre vivo per intercedere per noi” (Eb 7, 25). La nostra speranza si traduce in fiducia, gioia pasquale e rapido cammino con te verso il Padre.
Vogliamo avere i tuoi stessi sentimenti e vedere le cose come le vedi tu. Perché tu sei il centro, il principio e la fine di tutto. Sorretti da questa speranza, vogliamo infondere nel mondo questa gerarchia di valori evangelici, per cui Dio e i suoi doni salvifici occupano il primo posto nel cuore e nelle azioni della vita concreta.
Vogliamo amare come te, che dai la vita e comunichi te stesso con tutto ciò che sei. Vorremmo poter dire come san Paolo: “Per me vivere è Cristo” (Fil 1, 21). La nostra vita non ha senso senza te. Vogliamo apprendere a “stare con chi sappiamo che ci ama”, perché “con un così buon amico presente, si può sopportare ogni cosa”. In te impariamo a unirci alla volontà del Padre, perché, nell’orazione, “è l’amore che parla” (Sancta Teresia).
Entrando nella tua intimità, vogliamo assumere le determinazioni e gli atteggiamenti importanti, le decisioni durevoli, le scelte fondamentali conformi alla nostra propria vocazione cristiana.
Credendo, sperando e amando, ti adoriamo con atteggiamento semplice di presenza, silenzio e attesa, che vuole essere anche riparazione, in risposta alle tue parole: “Restate qui e vegliate con me” (Mt 26, 38).
Tu superi la povertà dei nostri pensieri, sentimenti e parole; per questo vogliamo apprendere ad adorare ammirando il tuo mistero, amandolo così come è e tacendo con un silenzio di amico e con una presenza di donazione. Lo Spirito Santo, che hai infuso nei nostri cuori, ci aiuta ad esprimere questi “gemiti inesprimibili” (Rm 8, 26), che si traducono in una disposizione semplice e di ringraziamento, e nel gesto filiale di chi si appaga con la tua sola presenza, il tuo amore e la tua parola. Nelle nostre notti fisiche e morali, se tu sei presente, ci ami e ci parli, tanto ci basta, nonostante, molte volte, non avvertiremo la consolazione. Imparando questa dimensione dell’adorazione, staremo nella tua intimità o “mistero”; allora la nostra orazione si convertirà in rispetto verso il “mistero” di ogni fratello e di ogni avvenimento per introdurci nel nostro ambiente familiare e sociale, e costruire la storia con questo silenzio attivo e fecondo che nasce dalla contemplazione. Grazie a te, la nostra capacità di silenzio e di adorazione si convertirà in capacità di amare e di servire.
Ci hai dato tua Madre come nostra, perché ci insegni a meditare e adorare nel cuore. Lei, accogliendo la Parola e ponendola in pratica, si rese la Madre più perfetta. Aiutaci ad essere la tua Chiesa missionaria che sa meditare, adorando e amando la tua Parola, per trasformarla in vita e comunicarla a tutti i fratelli. Amen.
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