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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
IN OCCASIONE DELL’INAUGURAZIONE
DELLA CASA DI ACCOGLIENZA PER I POVERI «DONO DI MARIA»

Sabato, 21 maggio 1988

 

Signori Cardinali e venerati fratelli nell’Episcopato,
Illustri Autorità,
Fratelli e Sorelle carissime!

1. Voi potete comprendere la gioia e l’emozione che provo in questo momento, nel vedere finalmente divenuto realtà un progetto che da tempo mi stava a cuore: una “Casa di accoglienza per i più poveri”, qui, entro le mura di quella città ov’è il centro stesso della Chiesa.

Benedicevo la prima pietra di questo edificio il 17 giugno dello scorso anno; ed eccolo ormai aperto e pronto. Esso darà accoglienza, nei limiti del possibile, a quanti, in questa Roma, non hanno un posto ove rifugiarsi la notte, e soprattutto sono privi di un minimo di calore familiare e umano che li circondi e sostenga nella dura lotta per la vita.

Ringrazio il Signore e la Vergine santa per averci così visibilmente aiutato, da veder compiuta in così breve tempo un’opera tanto necessaria e significativa. Essa rientra, sia pure parzialmente, nel mio desiderio di dare una qualche risposta, una qualche soluzione - come accennavo il 3 gennaio di quest’anno nell’incontro a tavola con gli assistiti del Circolo San Pietro - ad un problema tanto grave come quello dei senza tetto a Roma. Dicevo allora: “Incontrando queste persone senza lavoro e molte volte senza casa, ho fatto una breve indagine e sono uscite le cose più fondamentali dell’esistenza umana” (“Allocutio ad pauperes in Civitate Vaticana admissos”, die 3 ian. 1988: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XI, 1 [1988] 16).

2. Ora, qualcosa è stato fatto. La casa c’è.

Affido perciò al Signore, fin da questo suo primo sorgere, l’iniziativa voluta nel suo nome e per suo amore: poiché l’amore a Cristo non può non coinvolgerci a fondo, tutti nell’amore ai fratelli. Il Vangelo sta tutto e solo qui. Non parole, ma fatti.

“Cristo stesso, nei poveri - ha detto il Concilio Vaticano II -, reclama quasi ad alta voce la carità dei suoi discepoli” (Gaudium et Spes, 88). Questo ci deve spingere a seguire ed imitare l’esempio di lui, che, “da ricco che era, si è fatto povero per noi, perché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà” (cf. 2 Cor 8, 9). Ricordiamo appunto che tutta la vita di Gesù si è svolta nel segno di questa povertà - dalla stalla di Betlemme alla nudità della croce -; affermavo nell’occasione già ricordata: “Possiamo dire che ci troviamo nella stessa linea o piuttosto, lui, Gesù, si è trovato nella stessa linea di tutti quelli che sono senza casa e senza altri mezzi per vivere”. (“Allocutio ad pauperes in Civitate Vaticana admissos”, die 3 ian. 1988: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XI, 1 [1988] 17).

3. E, in quest’anno mariano, affido la casa di accoglienza ancora a lei, alla Vergine Maria, che ha condiviso in tutto la povertà del Figlio di Dio in lei fattosi uomo, e la precarietà della Chiesa nascente. È molto bello che questa casa si chiami “Dono di Maria”: non solo a perenne ricordo dell’anno che stiamo celebrando; ma perché, in questi ambienti, gli ospiti troveranno soprattutto il cuore di lei, la cui vita è stata tutto un dono di amore, una luce di carità dolce e discreta.

4. Ringrazio doverosamente, ora, quanti hanno collaborato affinché questa iniziativa diventasse realtà.

I benefattori, anzitutto, che con il loro aiuto sono venuti incontro alla carità del Papa.

Ringrazio, poi, i responsabili dell’amministrazione del Patrimonio della Sede apostolica del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, e le capaci maestranze, che hanno reso possibile, nell’arco di nemmeno un anno, una costruzione così solida e ben fatta.

Una parola di particolare gratitudine rivolgo infine a Madre Teresa di Calcutta che, fin dall’inizio, ha seguito con interesse e dedizione l’intera fase di realizzazione del progetto; alle sue figlie sono affidate le mansioni di guida e di assistenza, connesse con l’attività dell’opera: la loro ben nota sollecitudine per i più poveri tra i poveri assicura le più liete speranze per l’inizio di questa nuova attività.

Rinnovando il mio cordiale saluto a tutti gli intervenuti, mi è gradito impartire una particolare benedizione.

 

© Copyright 1988 - Libreria Editrice Vaticana

 



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